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Le Azioni Buzzi Unicem Sono un Titolo da Comprare?

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Buzzi Unicem è una società quotata su Borsa Italiana operante nel settore cementifero. Ha una capitalizzazione di 3 miliardi di euro, una quotazione di 15, 69 € e attività sparse per il mondo. L’azienda è presente negli USA, in Germania, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ucraina, Russia e Messico. Essa opera in un settore trascurato, di certo non di moda, il terreno ideale per i “bargain hunters” sempre alla ricerca dei titoli più sottovalutati.

Notizie e Indicatori Patrimoniali delle Azioni Buzzi Unicem

La società ha un rapporto Prezzo/Utili di 8,65 contro una media storica di 18,31 e contro una media del settore di 17,10. La massima quotazione raggiunta è stata di 24,87 € nel 2017, mentre il prezzo più basso fu toccato nel 2011 ad un valore di 5,66 €.  La performance ottenuta da chi ha comprato il titolo al minimo e venduto al massimo (ammesso che un investitore simile esista) è stata del 439%.

La quotazione attuale è sotto del 33% rispetto ai massimi del 2018. Il Rapporto Prezzo/Valore Contabile si ferma a 1,06, un valore decisamente contenuto.

A penalizzare il titolo è stato un vistoso ribasso dei ricavi semestrali,  con un fatturato passato da 1452,46 milioni di €uro a fine 2017 a 1337,38 milioni a giugno 2018. L’utile semestrale è sceso da 273,98 milioni di fine 2017 a 123, 04 del primo semestre 2018.

Ottime notizie per chi cerca affari nel cestino della carta straccia.

I Fondamentali di Buzzi Unicem

La società dispone di una buona dose di liquidità. Il rapporto tra le disponibilità liquide e i debiti ammonta allo 0,51, contro una media di settore di 0,37 e una media della stessa azienda dello 0,35. La redditività del capitale investito è molto alta: il ROE è al 13,92% contro il 7,07% della categoria e contro una media storica di 5,10%.

Il fatturato nei 10 anni precedenti (2008 – 2018) mostra una flessione di appena il 2,90%: un ottimo dato se pensi che dieci anni fa c’è stata una grave recessione e una crisi immobiliare durissima.

Gran parte dei dividendi sono stati reinvestiti, ma la crescita dei pagamenti è stata comunque buona: negli ultimi 5 anni il dividendo è cresciuto del 14%.

I Dividendi Azionari

La tabella sotto riportata mostra i dividendi pagati da Buzzi Unicem a partire dal 2001. Il loro ammontare rispetto al valore corrente dell’azione è piuttosto basso. Questo implica, a mio parere, una ulteriore possibile sottovalutazione del titolo a causa dello scarso interesse degli investitori in caccia di cedole.

 

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Se deciderai di investire nel titolo, sappi che il grosso del guadagno che potrai ottenere deriverà da un aumento del prezzo delle azioni più che non dai dividendi.

Buzzi Unicem: Pro e Contro del Titolo

Comprare azioni Buzzi significa aderire ad una filosofia di investimento ben precisa, nota come “value investing“. In base ad essa i titoli migliori sono quelli sottovalutati dal mercato a causa dello scarso interesse che gli investitori offrono per le società sottostanti. Comprare ciò che gli altri trascurano non è sempre facile né è una strategia che va bene per tutti.

Se te la senti, sappi comunque che non ci sono garanzie che il titolo recuperi valore nel breve termine. Possono passare anche anni prima che il mercato si accorga della convenienza di un’azione e i riflettori si accendano su di essa.

La fragilità del mercato azionario italiano, peraltro, potrebbe provocare ulteriori discese del titolo. Se deciderai di comprarlo metti in conto una possibile flessione del 40 -50% a fronte di un guadagno potenziale a 3 cifre.

E’ bene che il titolo non sia l’unica azione che hai in portafoglio, perché per avere una buona diversificazione è necessario investire in più strumenti. Se vuoi investire i tuoi soldi ma non sai da dove partire, puoi iniziare dal corso gratuito via email  IC Warm Up che ti darà subito quattro strumenti diversificati per costruire un portafoglio equilibrato. Sappi che non è necessario investire in singole azioni per costruire un portafoglio efficace.

Se l’analisi che hai appena letto ha acceso in te la passione per la finanza e vuoi imparare ad investire ti consiglio il video corso GRATIS A Scuola di Investimenti.

Per tutte le domande che vorrai farmi su Buzzi Unicem sono a tua disposizione nei commenti. Grazie se vorrai condividere questo articolo con coloro ai quali pensi possa essere utile.

Giacomo Saver

 

 

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ETF Russia: I 3 Migliori ETF per Investire

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investire in russia con gli etf

Investire in Russia con gli ETF potrebbe essere una buona idea per diversificare il tuo portafoglio azionario. La Russia è uno Stato enorme, ricco di materie prime naturali, in modo particolare petrolio e gas. E’ al sesto posto nel mondo per potere di acquisto, mentre il suo Pil, il prodotto interno lordo, è al decimo.

La crescita è trainata dai servizi non commerciabili e dal mercato interno. Il petrolio, gas naturale, metalli e legname rappresentano oltre il 80% delle esportazioni russe all’estero. La tassazione è semplice e conveniente, con una flat tax al 13%, il che rende il paese interessante agli occhi degli investitori esteri.

Se desideri investire in Russia, ecco i tre migliori ETF per beneficiare della possibile crescita di uno Stato emergente che presenta valutazioni convenienti, con un rapporto Price/Earning di 7,87.

Lyxor Russia (Dj Russ Gdr) – FR0010326140

L’ETF di Lyxor costa lo 0,65% l’anno ed è ad accumulazione dei proventi, L’indice replicato è il Dow Jones Russia, composto dai principali Russian Global Depositary Receipts (GDRs) scambiati sul mercato azionario londinese.

L’indice è ribilanciato ogni tre mesi, marzo, giugno, settembre e dicembre. E’ composto da 11 titoli. Ecco i settori più importanti, con il peso percentuale relativo:

  • Energia 66,80%
  • Finanza: 22,70%
  • Materiali di base: 6,30%

La replica è indiretta (sintetica), mentre i titoli più importanti sono:

  • Lukoil PJSC (20,36%)
  • SBERBANK-SPONSORED ADR (20,15%)
  • GAZPROM OAO-SPON ADR (18,38%).

Come puoi notare l’indice è piuttosto concentrato.

Ishares Msci Russ Adr/Gdr – IE00B5V87390

L’ETF di iShares costa lo 0,65% l’anno ed è ad accumulazione dei proventi. L’indice replicato è l‘MSCI Russia, composto da 23 azioni che coprono l’80% della capitalizzazione di mercato.

Rispetto al caso precedente l’indice è più frazionato grazie al minor peso dei singoli titoli che lo compongono. Ecco i settori più importanti:

  • Energia: 58,50%
  • Finanza: 19,57%
  • Materiali: 14,07%

La replica è fisica, mentre i titoli più importanti sono:

  • SBERBANK RUSSIA COM (17,46%)
  • LUKOIL HOLDING (17%)
  • GAZPROM (13,79%)

Xtrackers Msci Russia Cap – LU0322252502

L’ETF di XTrackers costa lo 0,65% l’anno ed è a distribuzione annuale dei dividendi. L’indice replicato è MSCI RUSSIA CAPPED. Esso è composto da 23 titoli a larga e media capitalizzazione ed è praticamente identico al MSCI Russia replicato dal prodotto iShares.

L’unica differenza sta nel fatto che nessuna società può pesare oltre il 30% dell’indice. Se ciò accadesse il suo peso sarebbe automaticamente impostato sul 30%.

Applicando la metodologia che insegno al corso Investitore Libero il migliore dei tre è senza dubbio il primo, il prodotto di Lyxor.

Oggi è un Buon Momento per Investire?

Investire in Russia è una operazione di nicchia che va valutata con attenzione. A mio avviso, considerato il basso livello prezzo/utili, può essere interessante farci un pensierino, tenendo però presente i rischi.

Anzitutto il mercato emergente è sotto pressione da un po’ di tempo ed il quadro generale è debole. Ciò significa che il mercato azionario russo potrebbe venire travolto da un eventuale crollo di borsa sempre possibile.

Se hai bisogno di aiuto per sapere quando è il momento giusto per investire il video corso GRATUITO A Scuola di Investimenti fa al caso tuo.

Se “getti la spugna” e non vuoi impegolarti con investimenti troppo specifici, puoi iniziare ad investire subito seguendo le indicazioni che ti arriveranno GRATIS via email con IC Warm Up.

Se hai domande sul post sono a tua disposizione nei commenti. Grazie se vorrai condividere il mio articolo con i tuoi contatti che pensi lo troveranno utile.

Giacomo Saver

 

 

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Le Due Migliori Banche Italiane in cui Investire Oggi

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Investire oggi nelle banche italiane può sembrare un tantino azzardato, e forse lo è. Ma il settore sta scontando pesantemente i riflessi della bufera che sta travolgendo i titoli del nostro debito pubblico. E ci sono fondate ragioni per credere che il pessimismo sia eccessivo, rispetto allo stato di salute del sistema creditizio domestico.

La discesa delle quotazioni, in perdita del 35% da inizio anno, è un ottima notizia per chi va in cerca di affari e vuole investire nelle migliori banche italiane, nell’ambito di un progetto ben definito e con la giusta ottica di medio – lungo termine.

Cosa Succede alle Banche Italiane?

Le banche italiane sono grandi investitori in BTP che hanno comprato ripetutamente dopo la crisi del 2011, che aveva fatto impennare i rendimenti. Peccato che in bilancio i bond governativi debbano essere iscritti al valore di mercato, rivisto ogni tre mesi. La risalita dello spread ha fatto scendere il valore dei BTP detenuti in portafoglio, con il conseguente indebolimento del capitale e del coefficiente di solvibilità CET1.

A causa dell’impennata del differenziale di rendimento tra BTP e Bund, passato da 150 punti di maggio 2018 ai 311 di fine ottobre 2018, l’erosione stimata del CET1 ratio è stata pari a 42 punti. Ciò significa due cose:

  • le banche più “forti” hanno meno risorse da dare in prestito
  • le banche più piccole soffrono maggiormente la riduzione del capitale proprio rispetto al totale degli attivi.

Il tutto accade in uno scenario di forte pressione per il settore del credito. Il risparmio gestito, vero motore della redditività bancaria, è in caduta libera per colpa dell’avvento degli ETF e dei fondi passivi a basso costo.

Ecco spiegate le fosche prospettive del settore. Tuttavia questo pessimismo ha fatto precipitare le quotazioni dei più importanti istituti italiani, che ora possono rappresentare una occasione interessante se te la senti di correre qualche rischio.

Le Migliori Banche Italiane

Senza la pretesa di essere esaustivo, esaminerò quelle che a mio avviso sono le due migliori banche italiane, sia come solidità patrimoniale, sia come redditività prospettica. Esse sono passate indenni attraverso una crisi peggiore di questa, sopravvivendo alla Grande Recessione del 2007 – 2008. Entrambe fanno parte dell’indice FTSEMIB e hanno una capitalizzazione notevole, ma lo tsunami del debito le ha travolte, rendendo le loro quotazioni piuttosto appetibili.

Intesa San Paolo

Con una capitalizzazione di 33.835 milioni di Euro, il gruppo nasce dalla fusione tra San Paolo IMI e Banca Intesa. L’istituto è leader nel risparmio gestito (dove è presente con il marchio storico Fideuram), nell’investment banking, nella finanza aziendale e nell’asset management.

I Fondamentali di Banca Intesa San Paolo

La quotazione del titolo è scesa fino a 1,94 € il che implica che i principali indici di valutazione siano molto convenienti.

Il rapporto Prezzo/Utili è pari a 7,46 contro una media di settore di 14,76 e una media storica della stessa banca di 11,86.

Il rapporto Prezzo/Valore Contabile è pari a 0,64 contro una media di settore di 1,24 e una media storica di 0,7.

La redditività del capitale investito (ROE) è buona con un 8,25%, in linea con la media del settore e superiore alla media storica.

I ricavi sono scesi dai 10284 milioni di euro di giugno 2017 ai 6225 di giugno 2018. L’utile per azione è precipitato da 0,26 € a 0,06 €.

Per contro è aumentata moltissimo la liquidità disponibile in cassa.

La quotazione di Intesa San Paolo

Il titolo da inizio anno ha perso il 27,16%, mentre da aprile ad ottobre è in declino del 36,41%. Il peggioramento della redditività ha avuto evidenti impatti sui prezzi.

La quotazione più bassa è stata toccata nel 2011, ad un livello di 0,97 € mentre il massimo è stato raggiunto nel 2008 a 5,06€.

Elementi positivi:

  • alto rendimento da dividendo, vicino ai massimi per la banca
  • rapporto Prezzo/Valore Contabile vicino ai minimi degli ultimi due anni
  • rapporto Prezzo/Fatturato vicino ai minimi dell’anno

Elementi negativi:

  • forte riduzione degli utili per azione (EPS)

Chi ha comprato il titolo:

  • Invesco European Growth Fund
  • David Herro della Oakmark International Fund

Chi ha venduto il titolo:

  • Bestinfond

I dividendi di Banca Intesa San Paolo

Il rendimento da dividendo, pari al rapporto tra lo stesso e la quotazione del titolo, si attesa al 4,13%. Il 32% dell’utile è stato distribuito mentre la differenza è capitalizzata per aumentare la liquidità aziendale. Ciò spiega la differenza tra la redditività “percepita” attraverso il dividendo e quella del capitale proprio.

La tabella mostra i dividendi pagati dalla banca negli anni:

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UniCredit

Con una capitalizzazione di 24.477 milioni il gruppo è una banca commerciale che offre servizi tradizionali e di ricerca. Ha una forte vocazione internazionale ed è presente in alcuni Paesi dell’Est Europa , dell’Europa Centrale e di quella Occidentale.

I Fondamentali di UniCredit Banca

La quotazione dell’azione è scesa a 10,97 €, il che rende il prezzo particolarmente conveniente per un investitore consapevole e di lungo periodo.

Il rapporto Prezzo/Utili è pari a 3,78 contro una media di settore di 14,76 e una media storica della stessa banca di 18,1.

Il rapporto Prezzo/Valore Contabile è pari a 0,44 contro una media di settore di 1,24 e una media storica di 0,54.

La redditività del capitale investito (ROE) è buona con un 10,06%, superiore alla media del settore e pari a 5 volte la media storica.

I ricavi sono saliti dai 5166 milioni di euro di giugno 2017 ai 5337 di giugno 2018. L’utile per azione è cresciuto da 0,42 € a 0,46 € ma ora è in contrazione.

Per contro la liquidità si è dimezzata tra fine 2017 e metà del 2018.

La quotazione di UniCredit

Il titolo da inizio anno ha perso il 27,50%, mentre da aprile ad ottobre è in declino del 40%. L’aggressività del titolo (beta pari a 2,10) si è tradotta in una forte discesa della quotazione, non giustificata dai fondamentali.

La quotazione più bassa è stata toccata nel 2016, ad un livello di 8,78 €, mentre il massimo è stato raggiunto nel 2008 a 153,87 €.

Elementi positivi:

  • alto rendimento da dividendo, vicino ai massimi per la banca
  • rapporto Prezzo/Valore Contabile vicino ai minimi dell’ultimo anno
  • rapporto Prezzo/Utili vicino ai minimi degli ultimi 10 anni

Elementi negativi:

  • riduzione degli utili per azione (EPS)
  • posizione finanziaria debole

Chi ha comprato il titolo:

  • Causeway International Value

Chi ha venduto il titolo:

  • Bestinfond

I dividendi di UniCredit Banca

Il rendimento da dividendo è stato pari al 2,92%. Solo il 21% dell’utile è stato distribuito, mentre il restante è stato accantonato per potenziare la struttura finanziaria della banca.

La tabella mostra i dividendi pagati negli ultimi anni:

dividendi-unicredit

Hai Davvero Bisogno di Investire nelle Migliori Banche italiane?

Non correre a comprare azioni Intesa San paolo, né Unicredit. Per prima cosa fai una valutazione della tua strategia di investimento, e decidi se è il caso – per te – di avere questo tipo di titolo in portafoglio. Se hai bisogno di aiuto gratuito puoi contare sul video corso A Scuola di investimenti.

Se hai almeno 100.000 € liquidi o investiti, ricorda che puoi costruire un buon portafoglio usando una maggiore diversificazione. Se ti interessa sapere quali strumenti usare puoi contare sul corso gratuito via email  IC Warm Up.

Grazie se vorrai condividere questo articolo con le persone cui pensi possa essere utile.

Giacomo Saver

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Borsa Australiana: I Migliori ETF per Investire in Australia

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i migliori etf per investire nella borsa australiana

Perché la borsa australiana potrebbe rappresentare un buon investimento? Le ragioni vanno ricercate nel carattere difensivo del dollaro, nella solida economia del Paese e nell’economia in espansione.  L’Australia esporta in modo particolare materie prime non lavorate, è un grande produttore di lana (la merino in modo particolare) e di carne.

Dalle miniere australiane vengono estratti, fra gli altri, carbone, lignite, bauxite, rame, uranio (terzo produttore mondiale), oro (12% della produzione mondiale), ferro, diamanti (primo produttore mondiale), manganese, nichel e stagno.

Il Dollaro Australiano è una valuta solida, percepita come bene rifugio nei momenti di crisi.

I Migliori ETF per Investire nella Borsa Australiana

Esistono due “Etf Australia” che ti permetteranno di prendere posizione sul continente baciato dagli oceani pacifico e indiano. Uno di essi è azionario, l’altro è obbligazionario.

Ishares Msci Australia – IE00B5377D42

L’ETF replica l’indice MSCI Australia, nella versione “total return“, ossia con reinvestimento dei dividendi. L’indice è composto da 67 azioni di società a larga capitalizzazione che coprono l’85% del mercato. L’ETF è a replica fisica, per cui detiene tutti i titoli che compongono l’indice. Costa lo 0,50% l’anno ed è ad accumulazione dei proventi.

I settori più importanti sono i seguenti (tra parentesi il peso che ognuno di essi ha sull’indice):

  • finanza (37,32%)
  • materiali di base (18,030%)
  • salute (8,79%)
  • beni di largo consumo (8,21%)

I titoli più importanti sono:

  • COMMONWEALTH BANK OF AUSTRALIA (9,23%)
  • BHP BILLITON LTD (7,99%)
  • WESTPAC BANKING CORP (7,08%)
  • CSL LTD (6,38%)

L’indice ha un rapporto Prezzo/Utili di 15,24  mentre il trend, nel momento in cui scrivo, novembre 2018, è in peggioramento.

Xtrackers Australian Govt Bond – LU0494592974

L’ETF clona l’indice FTSE Australian Government Bond, composto da 24 bond rappresentativi del mercato obbligazionario australiano. La replica è diretta (fisica), il costo annuo di gestione è dello 0,25% e l’ETF è ad accumulazione dei proventi. Il rendimento a scadenza del portafoglio titoli è del 2,45% mentre la durata media finanziaria del portafoglio è di 6 anni e mezzo.

Chi investe in questo ETF lo fa prevalentemente per beneficiare di un apprezzamento del Dollaro Australiano nei confronti dell’Euro, più che per ottenere un rendimento elevato in valuta . La sicurezza si paga.

Il portafoglio è composto da titoli governativi australiani. Al momento in cui scrivo il trend dell’ETF è neutrale.

Obbligazioni Australiane

Sul TLX sono quotate numerose obbligazioni australiane, se all’investimento in ETF preferisci selezionare da solo qualche singolo titolo. Tieni solo presente che se compri dei bond dell’Australia non farai una diversificazione efficace lungo la curva dei rendimenti, cosa possibile se opti per l’investimento in ETF.

Dovendo fare una selezione, ecco alcune delle obbligazioni australiane più interessanti per scadenza e rendimento:

AUSTRALIA 35 2.75% – AU000XCLWAM0

Il titolo scadrà il 21 giugno 2035, ha una cedola lorda del 2,75% annuale, costa 98,25 ed ha un rendimento netto in Dollari del 2,54%. il bond ha un rating pari alla Tripla A, il massimo in termini di affidabilità.

BANCAIMI 08ST20 4.3% – IT0005045221

L’obbligazione scadrà l’8/9/2020, ha una cedola annua lorda del 4,30%, costa 101,60 ed ha un rendimento in Dollari del 2,28%. Il rating dell’emittente è la Tripla B.

GSI 23 REG-S 3.50% – XS1166378718

Il titolo scadrà il 28 aprile 2013, ha un cedola lorda del 3,50% annuale, costa 101,45 e presenta un rendimento netto in Dollari del 2,25%. Il rating dell’emittente è pari ad A+.

Investire in Australia: Pro e Contro

Investire nella borsa australiana, sia attraverso le obbligazioni, sia attraverso le azioni ti permette di diversificare il tuo portafoglio in modo efficace e redditizio. L’interesse verso i bond australiani è cresciuto dopo la crisi del 2008 e si riaccende ogni volta che i timori di disfatta della moneta unica si fanno più acuti.

Tuttavia sappi che il Dollaro Australiano è una divisa volatile, che si muove in cicli. Se scegli di investire in azioni hai un sottostante più “pericoloso” ma al tempo stesso ammortizzerai meglio le oscillazioni della valuta. Se opti per i bond australiani, invece, avrai una minore volatilità del sottostante, ma il cuscinetto di garanzia è ridotto perché una piccola svalutazione del dollaro porterà il tuo investimento in territorio negativo.

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Se hai domande sui contenuti di questo articolo scrivile pure nei commenti. Sentiti libero di condividere questo post con i tuoi contatti ai quali pensi possa interessare. Grazie.

Giacomo Saver

 

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Elezioni di Midterm Usa: Come Investire alla Viglia dell’Evento che Scuoterà i Mercati

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Le elezioni di Midterm Usa sono un evento che si ripete ogni quattro anni. Esse seguono di due la nomina del Presidente degli Stati Uniti e precedono di due la nomina di quello successivo. Sebbene gli elettori non siano chiamati ad esprimere giudizi sull’operato del Presidente in carica, il voto assume un ruolo politico molto importante.

E i mercati finanziari di certo non stanno a guardare, soprattutto se il passato recente ha consegnato agli investitori uno dei più grandi rialzi della storia. E’ il momento giusto per investire o è bene attendere l’anno prossimo? Quale sarà l’effetto della votazione sui principali mercati?

Cosa Sono e Perché Sono Importanti le Elezioni di Medio Termine

Con le elezioni di Midterm i cittadini americani sono chiamati alle urne per nominare membri del Congresso, delle Assemblee Direttive dei singoli Stati e i Governatori di alcuni Stati.

Anche se il voto non contribuisce alla nomina del Presidente, esso esprime un attendibile giudizio politico sull’operato di chi è in carica. L’esito del voto, infatti, permette di fare una previsione attendibile circa l’esito delle successive votazioni presidenziali che avranno luogo il secondo anno successivo. Oggi il mondo è diviso attorno alla controversa figura di Donald Trump e delle sue politiche economiche (leggi anche: Investire con Trump Presidente).

E’ logico attendersi che le lezioni di Midterm saranno particolarmente infuocate ed al centro dell’attenzione degli operatori e dei mercati finanziari. Quando le borse crescono da nove anni, praticamente ininterrottamente, i nervi degli investitori si fanno tesi. E le notizie in grado di scuotere i mercati sono seguite con sempre maggiore attenzione e apprensione.

Come Investire alla Vigilia delle Elezioni di Midterm Usa

Per rispondere ai dubbi di chi vuole sapere come e dove investire i suoi soldi, o come ottimizzare un portfolio già investito, è utile fare un’indagine storica. Ho elaborato le serie storiche degli indici Morgan Stanley Capital International in valuta locale, senza tenere conto dei dividendi,  dal 1990 ad oggi, sulle tre principali aree geografiche del Pianeta.

Quello che il passato ci consegna è un messaggio chiaro, ma che va letto con attenzione. Se è vero che la storia è maestra di vita è anche vero che se i mercati ripetessero esattamente gli schemi del passato gli investitori più ricchi sarebbero i librai.

L’analisi riguarda il mercato azionario, che è quello più sensibile agli sbalzi di umore degli operatori. Inoltre le borse destano più preoccupazione a causa dei rialzi, mentre i bond già da tempo danno segnali di stanchezza.

Mercato Azionario Usa

La tabella mostra cosa è successo all’indice azionario MSCI Usa dopo uno, due e tre anni dalle elezioni di Midterm.

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Come puoi vedere la media dei rendimenti ad un anno è stata, in dollari, di quasi il 14%. Non ci sono stati anni negativi in nessuna delle sette tornate elettorali considerate. Lo scenario cambia se allunghiamo il periodo di riferimento: dopo due anni la media dei rendimenti sul periodo scende al 18,50% e si affaccia il segno meno.

Dopo tre anni il numero di periodi negativi è cresciuto (abbiamo avuto un ribasso tra il 1998 ed il 2001, e tra il 2006 ed il 2009, in occasione della crisi della Lehman).

Quello che emerge da questi dati è che le elezioni di Midterm hanno un effetto positivo a breve termine, mentre nel più lungo andare il loro impatto sulla borsa americana si riduce notevolmente.

Interessato a conoscere la strategia migliore per investire? Scopri il corso gratuito A Scuola di Investimenti

Mercato Azionario Europeo

Se è fuor di discussione il fatto che le elezioni Usa siano un evento americano, è indubbio che le sue ripercussioni si fanno sentire in ogni capo del mondo. La tabella ti mostra cosa è accaduto in Europa nell’anno immediatamente successivo alle elezioni ed in quelli seguenti:

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Come puoi vedere la reazione dell’Europa è simile a quella degli States. Sei volte su sette la performance dell’indice MSCI Europe è stata positiva un anno dopo le elezioni. Nei due e tre anni successivi l’evento è meno impattante e le borse del Vecchio Continente sembrano più legate all’andamento della loro economia che non a questioni politiche esterne.

E’ interessante notare come Wall Street abbia sempre offerto guadagni migliori dell’Europa. Tuttavia non dimenticare che l’andamento dell’indice è in dollari e che una svalutazione della moneta verde ridurrebbe il risultato finale per un investitore europeo.

Mercati Emergenti

I mercati emergenti sono l’area geografica più delicata, anche alla luce della guerra commerciale e dei dazi imposti dall’Amministrazione Trump. Vediamo insieme cosa ci dice la tabella:

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Come era logico attendersi da un investimento ad alto rischio e alto rendimento, i Paesi Emergenti hanno offerto rendimenti più alti di Europa ed Usa ma a fronte di rischi maggiori.

La media dei rialzi nell’anno successivo alle elezioni di Midterm Usa è stato di quasi il 30%.  Tuttavia per tre anni su sette l’indice MSCI Emerging Market ha perso nei dodici mesi successivi al voto. Allungando l’orizzonte temporale il rendimento diventa positivo.

Mentre negli Usa l’effetto di breve periodo è positivo ma tende a svanire negli anni successivi, le borse dei Paesi Emergenti si comportano in modo opposto. Nel breve non è possibile fare delle previsioni, tuttavia due fenomeni si ripetono con regolarità:

  • il forte rialzo medio dei mercati un anno dopo il voto
  • il rialzo positivo nei tre anni successivi.

Quest’anno abbiamo un motivo in più per guardare con attenzione agli Emerging: essi hanno stornato molto per effetto delle politiche restrittive di Trump, ma potrebbero rimbalzare fortemente nei prossimi dodici mesi.

Considerazioni Finali su Elezioni Usa e Investimenti

Le elezioni di Midterm hanno un forte effetto sui mercati finanziari. Tuttavia questo sembra essere mediamente positivo (almeno per Usa ed Europa) ed esaurirsi in breve tempo. La turbolenza che potrà scatenarsi è quindi più pane per i denti dei trader di breve periodo che non per gli investitori di lungo termine.

Quello che maggiormente interessa agli investitori sono le prospettive economiche a medio termine, più che non i risvolti politici di un evento a corto raggio. Un possibile allentamento del laccio al collo dei mercati emergenti potrebbe fare salire in modo significativo l’indice MSCI Emerging Markets. Sempre che il futuro non ci riservi misteriose sorprese.

Giacomo Saver

Segretibancari.com

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Amundi First Eagle Income Builder: Analisi e Opinioni

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Il First Eagle Income Builder è un fondo gestito da Amundi che appartiene alla categoria dei prodotti bilanciati moderati. E’ il classico prodotto che le banche offrono nei momenti di incertezza, quando non sanno bene che cosa fare e credono che delegare le scelte ad un gestore sia la cosa migliore. Purtroppo, però, chi gestisce un prodotto come questo non è per nulla libero di fare una movimentazione drastica al portafoglio, perché la politica di gestione del fondo “impone” di mantenere una quota di azioni prossima al 50%.

I Rendimenti del Fondo Amundi

Sebbene l’obiettivo del fondo sia ottenere un rendimento stabile e fare crescere in modo “moderato” il capitale nel tempo, i risultati ottenuti fino ad oggi sono stati deludenti.

Il grafico che segue mostra l’andamento del fondo paragonato a quello di un portafoglio composto da due ETF che replicano il benchmark del prodotto, a partire dalla data di lancio del fondo stesso:

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In un arco temporale di 4 anni il fondo ha perso, in totale, il 3,19% contro un guadagno del portafoglio benchmark del 24,33%.

I Rischi di First Eagle Amundi Income Builder Fund

E’ un errore pensare che a fronte di un minor rendimento il fondo abbia offerto rischi più contenuti. Se esaminiamo i principali indicatori per il periodo compreso tra settembre 2014 e ottobre 2018, notiamo una divergenza anche su questo aspetto.

La volatilità è piuttosto simile, (6,24% per il portafoglio benchmark e 6,11% per il fondo) ma un’analisi più approfondita mette in luce una discrepanza notevole.

Il draw down, ossia la caduta da un massimo ad un minimo successivo, è stata del 12,12% complessivo per il portafoglio e del 14,81% per il fondo.

La cosa bizzarra è la situazione è peggiorata nell’ultimo anno, con il fondo che ha avuto una caduta rispetto al massimo precedente dell’8,93% contro il 4,53% del portafoglio.

Il First Eagle, dal 1 settembre 2018 al 31 ottobre dello stesso anno, ha perso il 4,26% contro il 3,45% del portafoglio benchmark.

I Costi del Fondo Income Builder

Una delle ragioni per le quali il fondo ha performato così male sono i costi che gravano sullo stesso. L’onere annuo di gestione è dell’1,80% cui si aggiunge il 5% di commissione di ingresso. Se tieni il fondo per cinque anni il costo  che ti troverai a fronteggiare sarà del 2,80% annuo. Se nei prossimi cinque anni il rendimento medio del mercato azionario sarà del 7% annuo mentre i bond renderanno mediamente il 2%, la performance del fondo sarà pari all’1,70% annuo.

I costi avranno eroso il 70% della performance ottenuta dal mercato sottostante. Se è vero che il costo di ingresso può essere azzerato, altrettanto non si può dire del costo di gestione, che erode gran parte dei guadagni, in ogni caso.

L’Analisi di Efficienza del prodotto Amundi

Applicando un metodo rigoroso all’analisi del prodotto, è possibile fare una ulteriore indagine sulle ragioni per cui il prodotto è stato così deludente. Anzitutto un semplice confronto con il benchmark mostra che il gestore è riuscito a sovraperformanre il mercato solo nel 2017. Il posizionamento del prodotto rispetto alla categoria è piuttosto deludente su tutti gli anni.

L’analisi della performance attribution mostra una correlazione anomala tra l’andamento del fondo e quello dell’indice azionario dei Paesi Emergenti MSCI Emerging Market. Non è possibile, solo sulla base di questo indicatore, dedurre che il gestore sia stato troppo esposto sugli emergenti. Il portafoglio mostra tuttavia una forte sottoesposizione sugli Usa che ha penalizzato il fondo in un momento in cui la forza relativa degli States è stata forte.

E se in Portafoglio Avessi un Fondo Simile a Questo?

L’Amundi First Eagle Income Builder non è il solo fondo bilanciato che sottoperforma alla grande l’indice benchmark con cui si confronta. Altri prodotti della categoria sono accomunati dallo stesso destino. Ecco due vie di uscita per impedire che a guadagnare sia prevalentemente l’intermediario che ti offre il prodotto:

  • Applica un metodo di analisi rigoroso di analisi ai fondi di investimento che hai o che ti propongono. Puoi iniziare a sbirciare cosa fare nel corso video gratuito A Scuola di Investimenti
  • Abbandona i fondi tradizionali a gestione attiva per usare solo ETF. Se hai un patrimonio liquido o investito di almeno 100.000 € troverai i migliori prodotti disponibili nel corso via email gratuito IC Warm Up.

Giacomo Saver

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Dove Investire nel 2019

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Investire nel 2019 sarà una grande sfida per tutti: banche, consulenti ed investitori. I mercati azionari provengono da un rally che dura da dieci anni e che, secondo alcuni esperti, inizia a scricchiolare. Le obbligazioni non sono più sicure come una volta: lo sa bene chi sta perdendo con i sicuri BTP o con i bond high yield.

La risposta che gli investitori si danno nelle fasi di incertezza è l’immobilismo. Conosco alcune persone che hanno i soldi fermi sul conto corrente perché attendono il momento migliore per investire, da anni ormai. Ma questa loro indecisione è costata cara, in termini di rendimento perduto.

L’investitore che voglia sapere come e dove investire nel 2019 si trova quindi di fronte uno scenario particolarmente complesso sia a causa dell’incertezza globale sia a causa della battaglia interiore che vive. Da un lato l’investitore  vorrebbe “mettere a reddito” il proprio capitale, dall’altra teme che il 2019 sarà l’anno della nuova crisi finanziaria, che secondo alcuni sta già covando sotto la cenere.

Cosa fare allora? Dove e come investire i soldi nel 2019 in modo redditizio ma al tempo stesso sicuro?

I Mercati Finanziari nel 2019

Scrivere in anticipo cosa ci riserverà il futuro è davvero complesso. Forse inutile. Ma proviamo a fare il punto della situazione oggi per capire insieme cosa potrà attenderci nel prossimo futuro al fine di preparare le adeguate contro mosse. Al termine di questa analisi ti darò anche dei portafogli di riferimento che potrai utilizzare a tuo piacimento.

Le Azioni

Investire in azioni è stato redditizio fino al 2017. Dopo la Grande Crisi del 2007 – 2008 le borse hanno registrato crescite impressionanti che ora però sembra cedano il passo di fronte ad un possibile rallentamento delle economie.

Wall Street: Festa Finita?

Nel 2019 è probabile che l’economia Usa rallenti. Alcuni segnali sono già visibili negli indicatori anticipatori e, se ciò accadrà, la borsa più importante del mondo potrebbe vacillare. Un secondo motivo di preoccupazione sono gli utili aziendali che potrebbero subire una battuta di arresto nella crescita. Infine il rialzo dei tassi deciso dalla Fed rende i bond governativi più interessanti delle azioni, invogliando gli investitori a spostarsi.

A fronte di ciò ci sono alcuni motivi per essere ottimisti. Anzitutto il rapporto Prezzo/Utili dello S&P 500 è sceso a causa della correzione del mese di ottobre. Sebbene esso superi la media storica, ora è stabile ad un valore di 21, il che non esprime certo una sopravvalutazione azionaria. Il rendimento da dividendo è pari al 2%, concorrenziale rispetto al Treasury decennale che rende il 3% a fronte di un “vincolo” piuttosto lungo.

La risalita dei rendimenti brevi potrebbe fare concorrenza alle azioni, spingendo gli investitori verso i titoli pubblici per poi rientrare successivamente in borsa.

Nel 2019 è possibile che si verifichi una correzione a Wall Street e che il ribasso interessi maggiormente le azioni growth dalle valutazioni piuttosto elevate, mentre rischi minori saranno corsi da chi investe in settori meno aggressivi.

Borse Europee: I Best Performer del 2019?

Le borse europee stanno recuperando forza sul finire del 2018. Esse sono rimaste indietro sia rispetto agli Usa sia rispetto agli emergenti, ma il 2019 potrebbe essere l’anno del riscatto, a condizione che non sia in arrivo una recessione globale, per ora da escludere.

Il Price Earning dell’Europa è di 14, in linea con la media storica a dieci anni e decisamente più contenuto rispetto agli Usa. Nel 2019 potrebbe verificarsi ciò che accadde tra il 2012 ed il 2013: gli investitori alla ricerca di migliori opportunità di investimento potrebbero decidere di spostarsi dal Nuovo al Vecchio Continente facendo crescere le quotazioni.

Il rendimento da dividendo è pari al 3,45% ma a differenza degli Usa in Europa la politica monetaria resta accomodante e questo potrebbe favorire il flusso di investimento verso le azioni.

I Mercati Azionari Emergenti

L’universo degli emerging markets è piuttosto variegato, ma nel 2018 ha sofferto le politiche restrittive volute dall’Amministrazione Trump. L’indice rappresentativo della categoria, l’MSCI Emerging Markets, ha perso progressivamente forza sia rispetto gli Usa sia rispetto all’Europa, dopo anni di rendimenti eccezionali. Le valutazioni del comparto non sono elevate, e gli emergenti potranno offrire sorprese positive nel 2019.

La Cina e la Russia sono i Paesi che presentano le valutazioni più attraenti, India ed Indonesia quelli relativamente più cari.

Le Obbligazioni

Investire in obbligazioni nel 2019 potrebbe non essere la scelta migliore. I bassi tassi di interesse spingono gli investitori a cercare alternative allungando le scadenze e assoggettando l’investimento a fluttuazioni del controvalore. Oppure ad indirizzarsi verso bond con alta cedola ma emessi da soggetti economicamente instabili o in valute con forte rischio di deprezzamento.

Le obbligazioni societarie offrono una remunerazione maggiore rispetto ai bond governativi, ma il rischio di default fa impallidire molti investitori. Non solo. Se anche scegli di investire in ETF o in fondi per diversificare il rischio, una crisi di liquidità provocata, ad esempio, da un fallimento importante, farebbe scendere il controvalore dell’intero portafoglio obbligazionario.

Come Investire nel 2019: Linee Guida

Prendere decisioni in condizioni di incertezza non è semplice. Molti investitori non lo accettano, credendo che attraverso tecniche o strumenti miracolosi sia possibile esorcizzare il rischio e ottenere guadagni elevati, comunque vada. Per evitare che tu commetta i due errori classici tanto frequenti tra le persone, ecco alcune linee guida utili prima di esaminare i portafogli.

Ragiona in termina di anni non di mesi

Esistono alcune “leggi” in finanza che è bene tu conosca se vuoi investire con successo. La prima di esse afferma che i mercati azionari, negli anni, hanno offerto rendimenti superiori ai bond ed alla liquidità. Ma i guadagni non sono lineari, perché ci sono delle inevitabili battute di arresto. Se sei disposto a investire non per il 2019 ma per il 2029, allora potrai permetterti una quota importante di azioni in portafoglio, anche se dovrai prepararti ad affrontare le inevitabili fasi di ribasso.

Ricorda che rischio e rendimento viaggiano insieme

Il rischio on è un fantasma astratto. Esso si traduce nelle perdite concrete che ti troverai ad affrontare durante il percorso. Non sopravvalutare la tua capacità di tollerare il rischio, e non recriminare dopo dicendo che ti saresti accontentato del 2% netto offerto da un conto deposito. Per la cronaca conti deposito che rendono così tanto non ne esistono, e se ce ne sono sono a rischio bail in.

Anche con i bond puoi perdere

Se sei disposto a comprare i BTP decennali pensando di tenerli fino alla scadenza se scendono di prezzo, allora il tuo orizzonte temporale è di dieci anni. Ma in questo caso un portafoglio con una maggiore vocazione azionaria sarà più remunerativo.

Se sei un affezionato dei bond riconosci che puoi perdere anche con le obbligazioni.

Dove Investire nel 2019: i Portafogli

Ti offro quattro modelli di portafoglio per investire nel 2019. Per ognuno di essi ti darò le caratteristiche e le modalità di replica, in modo che tu possa muoverti con consapevolezza.

Portafoglio Prudente

Adatto ad investitori che vogliono una volatilità contenuta. il portafoglio è composto per il 20% da azioni globali e per l’80% da obbligazioni euro.

Il rischio valutario sarà presente solo per la parte investita in azioni, mentre le obbligazioni saranno denominate in Euro e andranno cercate sia all’interno del settore pubblico sia privato.

Portafoglio Conservativo

Consigliato per quegli investitori che desiderano aumentare i rendimenti, a fronte di una volatilità più alta. La quota azionaria globale  (emergenti inclusi) è pari al 30% mentre i bond rappresentano il 70% dell’investimento e sono denominati in Euro.

Portafoglio Dinamico

L’investitore alla ricerca di maggiori opportunità potrà investire il 50% del suo capitale in azioni globali sia di mercati sviluppati sia emergenti ed il restante il 50% in obbligazioni in Euro. La volatilità potrà essere marcata, soprattutto se nel 2019 ci sarà una correzione importante, ma i rendimenti nel tempo ripagheranno dei rischi corsi.

Portafoglio Determinato

Se hai una forte tolleranza al rischio e le correzioni non ti spaventano, potrai impiegare il 70% del tuo capitale in azioni globali diversificate e il restante 30% in bond in Euro. Il 2019 potrebbe essere un anno di passione, ma nel tempo i guadagni saranno molto elevati.

Investire nel 2019 ti Preoccupa? Sono qui per Aiutarti

Se questo articolo non ha soddisfatto appieno le tue aspettative e desideri ricevere GRATUITAMENTE il mio aiuto, permettimi di dirti cosa posso fare per te:

  • il video corso A Scuola di investimenti ti aiuterà ad impostare una strategia di investimento “moda free
  • il corso via email Ic Warm Up ti permetterà di conoscere i migliori ETF in cui investire. Ma solo se hai almeno 100.000 € di capitale 🙂

Per le tue domande sono a tua disposizione e ti ringrazio se vorrai condividere questo articolo con le persone cui pensi possa essere utile.

Giacomo Saver – segretibancari.com

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Il Miglior ETF per Investire nelle Azioni FANG

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Cosa sono le Azioni Fang

Fang è l’acronimo di Facebook, Amazon, Netflix e Google (Alphabet). Si tratta di quattro società ad alta crescita che hanno mostrato ritorni spettacolari nel corso degli ultimi anni. Esse sono quotate sul NASDAQ, il mercato Usa che raggruppa 3.000 azioni growth rappresentative, per lo più, del settore dell’alta tecnologia.

Sebbene le azioni FANG siano presenti anche nell’indice S&P 500, che racchiude i 500 principali titoli azionari Usa, esse hanno un peso maggiore all’interno del Nasdaq.

Tra ottobre 2013 e ottobre 2018 le azioni hanno avuto performance eccezionali:

  • Facebook + 267,47 %
  • Amazon +456,94 %
  • Netflix +694,07 %
  • Google +146,24 %

Rispetto ai massimi raggiunti, tra gennaio e ottobre 2018, le azioni FANG hanno perso parecchio, mostrando – forse – una certa stanchezza:

  • Facebook -32,89 %
  • Amazon -23,70 %
  • Netflix -30,49 %
  • Google -17,57 %

Il grafico mostra l’incredibile performance dei FANG negli ultimi cinque anni:

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Il Miglior ETF per Investire nelle FANG’s

Sebbene esistano più ETF per acquistare le azioni FANG’s, quello che ho selezionato mi sembra il migliore sulla base dell’All Inclusive Cost corretto per la liquidità.

iShares NASDAQ 100: dati generali

L’ETF è quotato presso borsa italiana e replica l’indice Nasdaq 100 attraverso la detenzione fisica delle azioni che lo compongono.

Ecco le sue caratteristiche essenziali:

  • ISIN: IE00B53SZB19
  • modalità di erogazione dei rendimenti: accumulazione
  • costo annuo: 0,33%
  • ribilanciamento trimestrale
  • rapporto P/E: 23,47 al 6 novembre 2018
  • rapporto Price to Book: 5,09 al 6 novembre 2018

Quanto Pesano le Fang nell’ETF?

Ecco il peso di ciascuna delle quattro azioni FANG all’interno dell’ETF:

  • Facebook 4,50 %
  • Amazon 9,97 %
  • Netflix 1,68 %
  • Google 8,58%

Giacomo Saver – Segretibancari.com

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Fonditalia di Banca Fideuram: Investimenti Redditizi o Prodotti Finanziari Inutilmente Costosi?

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Banca Fideuram è nata nel 1992, con la fusione con Banca Manusardi, voluta da Ugo Ruffolo. Oggi l’istituto compie 50 anni e si conferma come uno dei big del risparmio gestito con Fonditalia.

Tra le tappe fondamentali ricordiamo:

  • l’inclusione nell’indice Mib 30 nel 1996
  • l’introduzione in Italia della figura del Financial Planner
  • l’acquisizione della rete di promotori finanziari San Paolo Invest.

Investire con Fideuram

Banca Fideuram vanta una clientela ricca, e fa leva sulla sua anzianità per raccogliere nuovi capitali, che convoglia verso i fondi di investimento.

Sebbene l’offerta di prodotti finanziari negli anni si sia arricchita e abbia abbracciato l’architettura aperta, il cavallo di battaglia della banca restano i fondi della casa. Ed è proprio la lunga storia di Fonditalia che ci permette di avere dati sufficienti per un primo bilancio sui risultati ottenuti dai loro sottoscrittori, e rispondere alla fatidica domanda: “fu vera gloria?

I Fondi Fideuram

Nell’analisi che segue esaminerò i principali fondi di investimento offerti in modo da permetterti una sana valutazione dell’opportunità di sottoscriverli. Lo studio approfondito della performance attribution ti permetterà anche di individuare i possibili focolai di rischio, mentre l’analisi di efficienza ti consentirà di stabilire con consapevolezza se è opportuno mantenere o no l’investimento.

Fonditalia Core 1 R

Il fondo appartiene alla categoria dei bilanciati prudenti. Lo stile di investimento azionario privilegia le società a larga capitalizzazione, sia di tipo value sia growth. L’investimento in obbligazioni è orientato in prevalenza verso bond ad alto rischio e basso rating. Core 1 è un fondo di fondi, ossia investe in quote di altri OICR, organismi di investimento collettivo del risparmio.

Il titolo più pesante in portafoglio è l’Interfund Euro Bond Medium Term che rappresenta il 14% del fondo. Il benchmark del prodotto è un indice composto per il 25% dalle azioni globali e per il 75% dai bond euro. Dal 2011 a fine 2017 Fonditalia Core 1 ha sempre ottenuto rendimenti inferiori a quelli del proprio parametro di riferimento. Il fondo è molto difensivo e presenta una correlazione discreta con l’indice azionario globale di Morgan Stanley.

Tuttavia a penalizzare i rendimenti, oltre ai costi elevati, è la scarsa attitudine del gestore di scegliere i titoli migliori (stock picking).

La commissione di gestione è esageratamente alta: il fondo trattiene ogni anno il 2,48% del suo valore patrimoniale. Con i tassi ai minimi e una forte quota di obbligazioni, è praticamente impossibile supporre che le performance future siano soddisfacenti.

Un investimento in un portafoglio ottimizzato, composto per lo più da ETF a basso costo, avrebbe avuto – a parità di mercato – rendimenti decisamente migliori:

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  • 100.000 € investiti nel Fonditalia Core 1 nel 2010 sarebbero diventati, a novembre 2018, 114.000 € con un rendimento medio annuo composto dell’1,51%
  • 100.000 € investiti in un Portafoglio di ETF Bilanciato 30% azioni e 70% Obbligazioni sarebbero diventati, nello stesso periodo, 165.000 € con un rendimento medio annuo composto del 5,87%.

A chi obietta che il Core 1 è meno rischioso rispondo che la volatilità del prodotto e quella del portafoglio coincidono (e sono pari rispettivamente al 4,94% e al 4,24%), mentre la caduta da un massimo ad un minimo (drawdown) è molto più elevata per il Fonditalia che per il portafoglio (13,82% contro l’8,22%).

Nel confronto non ho tenuto conto dei costi di ingresso, presenti nel prodotto Fideuram ma assenti nel portafoglio di ETF.

Fonditalia Core 2 R

Classificato come Bilanciato Moderato, Fonditalia Core 2 rispecchia la medesima politica di investimento del prodotto precedente. La quota azionaria, mediamente pari al 50% del totale, privilegia società a larga capitalizzazione senza un orientamento particolare (growth o value). La quota impiegata in bond privilegia le obbligazioni emesse da emittenti con basso rating o prive del giudizio di affidabilità.

Fondo di fondi, all’interno del portafoglio troviamo – in prima posizione – l”Interfund Equity USA A (che rappresenta il 9,18% del totale) e l’Interfund Bond Global Emerging Markets (con l’8,80%).

La correlazione con l’indice azionario globale è piuttosto alta, ma il fondo non riesce a stare al passo. Ancora una volta svetta l’incapacità di fare un corretto stock picking.

Il Core 2 ha sempre generato rendimenti inferiori rispetto al portafoglio benkmark (50% azioni globali e 50% bond euro) fin dal 2011.

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  • 100.000 € investiti nel Fonditalia Core 2 nel 2010 sarebbero diventati 120.000 € con un rendimento medio annuo composto del 2,14%
  • 100.000 € investiti in un opportuno portafoglio di ETF sarebbero diventati 190.000 € con un rendimento medio annuo composto del 7,51%.

La volatilità del fondo è stata maggiore di quella del portafoglio (4,27% contro 3,99%) mentre la caduta massimo – minimo è doppia per il fondo rispetto al portafoglio (21,16% contro 12,12%).

Il costo annuo di gestione del Core 2 è piuttosto alto: 2,83%. I costi contano ed è questa una delle ragioni per cui i guadagni sono stati piuttosto deludenti (e probabilmente lo saranno anche in futuro).

Fonditalia Core 3 R

Il fondo è classificato come bilanciato aggressivo per effetto della maggiore quota di azioni che detiene.

La politica di gestione è uguale agli altri casi ed i risultati sono assolutamente simili. Il grafico confronta i rendimenti del fondo con quelli di un portafoglio di ETF a basso costo:

fonditalia-bancafideuram-core-3-confronto-rendimento-con-ETF

  • 100.000 € investiti nel Fonditalia Core 3 nel 2010 sarebbero diventati 126.000 € con un rendimento medio annuo composto del 2,67%
  • 100.000 € investiti in un opportuno portafoglio di ETF sarebbero diventati 227.000 € con un rendimento medio annuo composto del 9,61%.

La volatilità del fondo è stata maggiore di quella del portafoglio (9,51% contro 8,48%), mentre la caduta massimo – minimo è più alta per il fondo rispetto al portafoglio (26,02% contro 18,77%).

Il costo annuo di gestione del Core 3 è piuttosto alto: 3,80%. Ancora una volta i costi contano.

Fonditalia Global Bond R

Classificato come fondo obbligazionario globale, Fonditalia Global  Bond R ha avuto rendimenti piuttosto deludenti nel corso del tempo. Per quattro volte su sette dal 2011 al 2017 ha avuto rendimenti inferiori al benchmark rappresentato dall’indice Barlcays Global Aggregate in dollari.

Il fondo investe per lo più in titoli di debito della zona Euro e presenta una elevata correlazione con un indice composto da bond danesi a breve scadenza. L’1,75% di costo annuo di gestione che il fondo addebita non riesce ad essere compensato da un accurato stock picking.  Il risultato è una performance scarsa a fronte di costi certi.

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  • 100.000 € investiti nel Global Bond di Fonditalia nell’aprile 2014 sarebbero diventati 97.000 €  con un rendimento medio annuo composto negativo dello 0,67%
  • 100.000 € investiti nell’ETF Xtrackers nella stessa data sarebbero diventati 120.000 € con un rendimento medio annuo composto del 4,27%.

La volatilità dell’ETF è stata doppia rispetto al fondo (6,56% contro il 3,01%), mentre il drawdown sarebbe stato del 12,15% per il fondo contro l’11,78% dell’ETF.

Il costo del fondo, pari all’1,75% non è stato ben speso per quegli investitori che lo hanno scelto.

Opinioni sui Fondi di Banca Fideuram

Investire nei fondi comuni di Banca Fideuram non appare una buona scelta. Privilegiando una politica di gestione prudente ma tenendo alte le commissioni di ingresso e quelle di gestione per remunerare la rete di vendita, i principali prodotti Fonditalia appaiono poco performanti.

Per maggiori informazioni sul come e dove investire in modo consapevole semplice ed indipendente visita il sito Segretibancari.com.

Giacomo Saver

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I Migliori Investimenti per i Millennials

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i migliori investimenti per i millennials

La generazione Y, nota come Millennials, è alla ricerca di nuove opportunità di investimento. E non solo grazie alla forte capacità di reddito, ma anche al passaggio intergenerazionale di fronte al quale non vogliono farsi trovare impreparati.

Ma chi sono i Millennials, quali sfide finanziarie si troveranno ad affrontare e quali possono essere i migliori investimenti per loro?

Radiografia di un Millennial

E’ nato (o nata) tra il 1984 ed il 2000, ovvero a cavallo tra il ventesimo ed il ventunesimo secolo. Una visione più restrittiva si ferma al 1993, ma non è questo ciò che conta. Quello che è importante è che la generazione di cui stiamo parlando è potentissima a livello di consumi. Dotati di un livello culturale più elevato di quello dei genitori e di un reddito alto, si stima che i Millennials spenderanno, nel mondo, oltre 200 miliardi di dollari solo nel 2018.

Questo rende il target attraente per molte aziende, comprese quelle del settore finanziario, che cercheranno di irretirli nelle trappole dei fondi pensione e del risparmio gestito.

Secondo uno studio fatto in Italia solo il 24% dimostra di possedere competenze finanziarie di base. Il 34%, invece, è insoddisfatto della propria situazione finanziaria. Una manna per chi vuole vendere fondi e polizze.

Come Investono i Millennials?

La preoccupazione più grande di un Millennial è la stabilità economica. Si tratta di un traguardo difficile da raggiungere, soprattutto ora che viviamo in una situazione di “stabile precarietà.” Per questo molti non investono, o lo fanno per importi limitati in vista della costruzione di un capitale per il loro futuro. Ma non tutti i giovani usano un Piano di Accumulo: alcuni di essi si trovano a gestire il patrimonio di famiglia, che i genitori affidano a loro.

Non sono un Millennial, perché sono nato parecchi anni prima del 2000, ma ricordo benissimo quando mio padre mi affidò la gestione del patrimonio familiare, perché lui amava dedicarsi ad altro. Fatto sta che la generazione Y ha paura di sbagliare, per cui preferisce investire in prodotti finanziari sicuri o affidarsi agli intermediari, mantenendo il più possibile lo “status quo“.

E’ semplice capire la ragione del loro comportamento. Da un lato i Millennials vivono una condizione di incertezza futura che li spinge a voler disporre del proprio capitale (o di quello di famiglia) in tempi brevi. Dall’altro la paura di commettere sbagli è molto forte, per cui il mantra è: non rischiare. Purtroppo, però, il rischio che sottostimano è grande e finirà per fare loro danni ingenti nel tempo.

Investimenti per Millennials: Linee Guida

Un giovane Millennial dovrebbe fare alcuni ragionamenti, prima di passare alla fase dell’investimento. Anzitutto dovrebbe fare una distinzione tra il risparmio e l’investimento. Il primo equivale a quella parte della propria ricchezza personale o familiare che non si può mettere a rischio. Esso serve a fronteggiare imprevisti e spese al momento non quantificabili, o che sono già state identificate.

Se, ad esempio, so che tra due anni mi trasferirò all’estero per lavoro i soldi relativi alla trasferta faranno parte del risparmio e non potranno essere considerati in altro modo.

L’investimento, al contrario, è quella porzione della ricchezza che non servirà per almeno cinque anni e che potrà essere “messa a rischio”, ovvero soggiacere alle oscillazioni di breve periodo dei mercati.

Uno degli errori più frequenti che le persone commettono consiste nel accrescere troppo la quota di risparmio a scapito di quella degli investimenti.

Poiché le nuove generazioni non spenderanno il proprio capitale tanto presto, l’inflazione finirà per corroderne il potere di acquisto, rappresentando il vero rischio per un Millennial.

La scelta degli investimenti migliori si basa quindi sulla individuazione dei tre obiettivi che un giovane può avere, e nella creazione di un portafoglio di investimenti adatto a ciascuna di esse.

Gli Investimenti Migliori per i Millennials

Fermo restando che il consiglio di evitare i consigli interessati delle banche resta sempre valido e che è meglio preferire strumenti finanziari a basso costo, come gli ETF, ecco una guida ragionata per i migliori investimenti per i Millennials suddivisi per tipo di esigenza che gli stessi andranno a soddisfare.

Come Impiegare i Risparmi

La prima esigenza per un giovane consiste nel disporre di una dose di liquidità con cui affrontare le spese già programmate a breve termine o gli imprevisti. Questa parte del capitale dovrà essere impiegata in modo tale da non subire perdite, mentre il rischio di inflazione è mitigato dal fatto che si tratta di una somma relativamente piccola rispetto al totale.

Gli strumenti finanziari da usare avranno quindi la caratteristica della sicurezza e della elevata liquidabilità, potendo trasformarsi in denaro contante in fretta e senza penalizzazioni.

I prodotti migliori saranno quindi i conti deposito e gli ETF obbligazionari a breve scadenza.

Come Investire i Soldi Tuoi o della tua Famiglia

Se il patrimonio familiare del Millennial non servirà per esigenze a breve termine e sarà per lo più destinato al futuro del giovane, è ragionevole impostare una strategia di investimento più aggressiva. L’obiettivo è quello di aumentare i rendimenti nel corso del tempo proteggendo il capitale dall’inflazione.

Gli investimenti migliori sono gli ETF obbligazionari e gli ETF azionari, che andranno opportunamente scelti e “miscelati” in un portafoglio efficace.

La parte di azioni potrà variare da un minimo del 20% ad un massimo del 50%, mentre le obbligazioni copriranno la restante parte del capitale. Tanto più grande è la quota di risparmio rispetto al patrimonio complessivo, tanto maggiore potrà essere la quota azionaria.

Allo stesso modo, tanto più si vive una situazione economica stabile, tanto maggiore potrà essere l’investimento azionario. Questo si riferisce alla capacità di correre rischi; ognuno poi avrà una sua personale tolleranza al rischio sulla cui base dovrà tarare le scelte finanziarie.

La Pensione: Traguardo e Incubo dei Millennials

Se l’obiettivo è la creazione di un capitale per la pensione, la logica sottostante dovrà cambiare del tutto. La capacità di mettere da parte qualche cosa mese dopo mese, insieme con l’orizzonte temporale esteso, faranno preferire le azioni ai bond.

Gli strumenti ideali restano gli ETF, sia obbligazionari sia azionari, ma questa volta la prevalenza andrà ai secondi. Il portafoglio previdenziale potrà essere composto per una quota di azioni che va da un minimo del 50% ad un massimo dell’80%.

Tanto più alta è la quota di risparmio che si riesce ad accantonare e tanto più il soggetto è giovane, tanto più spinta potrà essere la parte azionaria.

Millennial Tools For Investing

Investire è semplice, ma non facile. La semplicità deriva da alcune regole base di cui ti ho parlato in questo articolo. Inoltre ti basterà evitare gli errori più comuni per migliorare le performance. Scegliendo prodotti finanziari a basso costo, evitando di movimentare il portafoglio troppo spesso e di seguire le mode e i consigli delle banche sei avanti al 95% degli italiani.

La complessità deriva dal fatto che non è facile mantenere la rotta quando le incertezze e i dubbi crescono. A te che vuoi approfondire lo studio della finanza consiglio il percorso di formazione Investitore Libero.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

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Come Investire nell’Indice NASDAQ Americano

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Come Investire nel NASDAQ USA - Segretibancari.com

 

Aveva raggiunto 5.132 punti nel marzo 2000 per poi crollare a 1.108 a ottobre del 2002, registrando un calo del 78%. Ma ha saputo risorgere dalle sue stesse ceneri: chi ha comprato il Nasdaq ai minimi ha registrato, a novembre 2018, una performance eccezionale: il 544%.

In questo articolo ti spiegherò come investire nel NASDAQ, che cosa significa questa sigla, come è composto l’indice e quali possono essere le insidie per il futuro.

NASDAQ: Cosa Significa?

La National Association of Securities Dealers Automated Quotations è nata nel 1971. L’8 febbraio di quell’anno sono iniziate le contrattazioni. Il NASDAQ è un mercato “quote driven” fatto di operatori che comprano e vendono azioni in proprio (dealers). A differenza di altri mercati, order driven, che vedono la presenza sia di operatori professionisti sia di investitori e trader privati nel book di negoziazione, gli ordini impartiti si abbineranno alle proposte di un dealer.

Sul mercato sono quotate  3.000 imprese non finanziarie. Primo mercato elettronico al mondo, il NASDAQ è caratterizzato da una notevole volatilità, grazie al fatto che esso funge per lo più da “incubatore” per le aziende ad alta crescita e con forte vocazione tecnologica.

Sebbene la sede del mercato sia a Times Square il NASDAQ è un mercato completamente elettronico che può essere “raggiunto” attraverso una qualunque banca italiana abilitata.

L’andamento del mercato è misurato attraverso due diversi indici, uno dei quali è anche una opportunità di investimento grazie agli ETF.

L’Indice NASDAQ Composite

Composto da circa 3.200 azioni esso è uno degli indici più “popolosi” al mondo. Per fare parte del Composite una società deve essere quotata solo sul NASDAQ, anche se sono ammesse eccezioni per quelle aziende che nel 2004 erano già quotate presso un altro listino.

Ad essere quotati possono essere i seguenti tipi di strumento finanziario:

  • American Depositary Receipts (ADRs)
  • Common Stock
  • Limited Partnership Interests
  • Ordinary Shares
  • Real Estate Investment Trusts (REITs)
  • Shares of Beneficial Interest (SBIs)
  • Tracking Stocks

L’Indice NASDAQ 100

Si tratta di un indice più diffuso che rappresenta una “sotto categoria” del composite con il quale spesso è confuso. E’ composto da 103 azioni emesse dai principali 100 emittenti del NASDAQ. L’indice è costruito secondo una metodologia a capitalizzazione. Esso privilegia, quindi, le società che hanno un valore di mercato più elevato sebbene ci siano dei tetti massimi per consentire una adeguata diversificazione.

L’assenza di società finanziarie differenza il NASDAQ 100 sia dallo Standard & Poor’s 500 sia dal più noto Dow Jones.

I titoli più rappresentati nell’indice sono:

  • Apple (11,57%)
  • Microsoft (10,32%)
  • Amazon (10%)
  • Alphabet (4,69%)
  • Facebook (4,46%)

Due Modi per Investire nel Nasdaq

Come investire nel NASDAQ Usa? Se hai scelto di mettere in portafoglio delle azioni tecnologiche americane, hai essenzialmente due modi per farlo. In entrambi i casi non dovrai compiere grossi sforzi, perché potrai effettuare le operazioni direttamente dal tuo PC o Smartphone in pochi clic.

Se operi attraverso una banca fisica ti sarà comunque possibile investire nel NASDAQ, anche se pagherai una commissione più alta sulle operazioni.

Come Comprare Azioni NASDAQ

Il primo modo per investire nel NASDAQ consiste nel comprare singole azioni quotate. Se non sei in grado di scegliere le migliori, una strategia può essere quella di individuare i titoli più importanti che compongono l’indice e comprare quelli.

Il vantaggio di questo modo di operare sta nel fatto che avrai una correlazione forte tra l’andamento del tuo “portafoglio tecnologico” e quello dell’indice sottostante.Lo svantaggio sta nel fatto che dovrai seguire l’evoluzione dell’indice e cambiare i titoli quando questi non fanno più parte del NASDAQ 100.

Se investi in singole azioni da te scelte, invece, dovrai seguirne l’andamento in rapporto ai dati fondamentali e sostituirle quando la società sottostante perde colpi. Se saprai individuare i titoli migliori il grande vantaggio starà nella performance più elevata che otterrai, rispetto all’investimento nell’indice complessivo.

Le principali banche on line italiane ti permettono di inserire ordini sul mercato Usa. L’unica accortezza cui dovrai prestare attenzione è il fuso orario. Se disponi di un conto valutario potrai farti accreditare le vendite e addebitare gli acquisti direttamente in dollari, senza cambiare la valuta volta per volta. Questo ti permetterà di ridurre i costi e di farti scegliere il momento migliore per trasformare Dollari in Euro e viceversa.

Se non disponi di un conto valutario o non vuoi aprirne uno, non importa. In questo caso gli addebiti e gli accrediti saranno regolati sempre in Euro, attraverso la conversione automatica tra le due valute. Questo comporterà costi maggiori (anche le transazioni valutarie hanno una loro commissione) e non potrai separare la vendita di un titolo da quello della valuta. Idem in caso di acquisto.

Come Investire sul NASDAQ Con gli ETF

Se scegli di investire nel NASDAQ usando gli ETF hai diverse opportunità a tua disposizione. Tutti gli strumenti che vedremo sono quotati presso Borsa Italiana e sono accessibili da TUTTE le piattaforme: sia le banche tradizionali sia quelle on line.

Lyxor ETF NASDAQ100 – FR0007063177

L’ETF è a replica sintetica attraverso un derivato (Swap). Il costo annuo di gestione ammonta allo 0,30% ed il prodotto è a distribuzione dei proventi. I dividendi sono pagati con frequenza annuale.

iShares NASDAQ 100 – IE00B53SZB19

Il prodotto è a replica fisica, ossia detiene i titoli che compongono l’indice. Costa lo 0,33% l’anno ed è ad accumulazione dei proventi. Non prevedendo lo stacco di alcun dividendo questo ETF è fiscalmente più efficiente rispetto al Lyxor.

Invesco Eqqq Nasdaq 100 – IE0032077012

L’ETF costa lo 0,30% (anche se il sito di Borsa Italiana riporta lo 0,20%) ed è a distribuzione dei proventi. Il dividendo è staccato con periodicità trimestrale.

Amundi Nasdaq 100 – Eur – LU1681038243

Il prodotto Amundi è il meno costoso di tutti. L’onere di gestione ammonta allo 0,23%, la modalità di replica del sottostante è sintetica e l’ETF è ad accumulazione dei proventi.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

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Templeton Global Bond: Quotazione, Rendimento e Opinioni

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Investire nel Fondo Templeton Global Bond - Segretibancari.com

Il fondo di investimento Templeton Global Bond è una delle star indiscusse nel panorama dei fondi obbligazionari collocati in Italia.  Con i suoi 14,66 miliardi di dollari di capitalizzazione, e una storia lunga quasi 28 anni, il prodotto di casa Templeton merita un approfondimento.

Anche perché, grazie alle sue cinque stelle di rating Morningstar, il fondo è un candidato ideale a finire nel tuo portafoglio. Ma vediamo se si tratta di un investimento che vale la pena prendere in considerazione oppure no.

Le Caratteristiche Fondamentali del Templeton Global Bond

Il fondo è classificato come obbligazionario globale (secondo Morningstar) e come obbligazionario flessibile (secondo Assogestioni). Il fondo investe in titoli emessi dai Governi e dagli Stati di tutto il mondo, con l’obiettivo di massimizzare i rendimenti sia grazie ai bond comprati sia alle fluttuazioni delle valute.

La rischiosità del prodotto è “media”. Su una scala che va da uno a sette il prodotto si colloca sul quattro. La presenza delle valute estere e un portafoglio orientato in modo prevalente ai titoli dei Paesi Emergenti lo rendono abbastanza volatile. La deviazione standard dei rendimenti è pari al 6,77% per il comparto con copertura del rischio cambio e del 10,68% per quella che espone alle oscillazioni valutarie.

 Le Classi Disponibili per Investire

Il Templeton Global Bond è disponibile in quattro diverse classi. Due di esse sono ad accumulazione, ossia capitalizzano i proventi. Le altre due sono a distribuzione, ossia pagano una cedola periodica a fronte di una crescita più modesta del valore quota. Ognuna delle classi è disponibile sia nella versione hedged sia a rischio di cambio “aperto”.

Templeton Global Bond Fund A (Mdis) EUR – LU0152981543

Si tratta della versione a cambio aperto. Chi investe nel prodotto corre due tipi di rischio:

  • il rischio derivante dalla fluttuazione dei titoli sottostanti in cui il fondo ha investito
  • il rischio di cambio derivante dalla fluttuazione delle divise estere in cui i titoli stessi sono denominati.

Questa classe prevede il pagamento di una cedola mensile. La quotazione del fondo è di 15,23 € a novembre 2018.

Templeton Global Bond Fund A (Mdis) EUR-H1 – LU0366770310

Il comparto (o classe) è a distribuzione mensile dei proventi. Tuttavia, a differenza del caso precedente, il fondo è hedged. In altre parole il gestore sterilizza le fluttuazioni valutarie attraverso apposite tecniche di gestione. Poiché grazie alla copertura il rischio di cambio è neutralizzato, le oscillazioni del valore quota saranno minori rispetto al caso precedente.

Il fondo renderà di più del precedente nelle fasi di rafforzamento dell’Euro, quando le valute estere in cui il prodotto investe si svalutano nei confronti della moneta unica. Quando, invece, l’Euro tende a deprezzarsi, il fondo otterrà rendimenti inferiori, perché non potrà contare sul guadagno in conto valutario.

La quotazione è di 10,63 € a novembre 2018.

Templeton Global Bond Fund A (acc) EUR – LU0152980495

Il fondo è identico a quello esaminato per primo poco sopra. La differenza sta nel fatto che il comprato è ad accumulazione. Esso, pertanto, non distribuisce proventi periodici ma li reinveste automaticamente all’interno del fondo stesso. La quotazione a novembre 2018 è di 26,14 €.

Templeton Global Bond Fund A (acc) EUR-H1 – LU0294219869

Il comparto è identico al secondo fondo che abbiamo esaminato. La differenza sta nel fatto che esso accumula i proventi invece di distribuirli, ovvero li reinveste nel fondo. La quotazione è di 20,48 € a novembre 2018.

Il Portafoglio del Franklin Templeton Global Bond

Indipendentemente dalla classe (e dalla copertura o meno del rischio di cambio), il portafoglio del Global Bond resta lo stesso. Si tratta di un giardinetto formato da 172 titoli diversi, emessi per lo più da Stati, Governi e organismi sovranazionali.

La durata media del portafoglio è contenuta (inferiore ai 3 anni), ma la qualità del credito è molto bassa. Per aumentare i rendimenti i gestori hanno “esasperato” la quota di bond emessi da Stati Emergenti, rendendo il portafoglio parecchio volatile.

L’85% delle disponibilità totali è investito in obbligazioni, il restante 15% circa è impiegato in liquidità.

I Costi ed i Rischi del Templeton

Investire nel Fondo Global Bond è abbastanza rischioso a causa del sottostante in cui il portafoglio del fondo è investito. Anche scegliendo uno dei due comparti hedged il rischio permane, perché le obbligazioni emesse da organismi considerati “non sicuri” tendono a perdere valore piuttosto rapidamente in caso di crisi o recessione.

A causa di queste sue caratteristiche, il prodotto è più simile – entro certi limiti – ad un investimento azionario che ad un impiego in tranquilli bond.

Il costo annuo di gestione è piuttosto elevato: il fondo si prende l’1,40% del patrimonio, costringendo il gestore a investire in obbligazioni rischiose per recuperare un po’ di performance.

Il costo di ingresso è del al 5% massimo,  ma può essere azzerato sottoscrivendo il fondo presso broker on line come Onlinesim o Fundstore.

Le Performance dei Fondi Templeton Global Bond

In passato il fondo, nei suoi diversi comparti, ha reso molto bene. Le tabelle che seguono mostrano, caso per caso, i rendimenti storici dei quattro comparti:

Templeton Global Bond Fund A (Mdis) EUR

Performance del Fondo Rendimenti AnnualiTempleton Global Bond Fund A(Mdis)

 

Templeton Global Bond Fund A (Mdis) EUR-H1

Performance del Fondo Rendimenti Annuali Templeton Global Bond Fund A H1

Templeton Global Bond Fund A (acc) EUR

Rendimenti del Fondo Templeton Global Bond Fund A(acc)EUR

Templeton Global Bond Fund A (acc) EUR-H1

Performance del Fondo Templeton Global Bond Fund A(acc) H1

In un contesto di tassi di interesse in crescita i comparti con cambio aperto sono stati quelli più redditizi.

Per il futuro non è detto che la tendenza in atto continui. Se sceglierai di investire nel Templeton Global Bond ricorda di fare una attenta analisi del prodotto, della sua performance attribution e di monitorarne costantemente l’andamento.

Personalmente non ho investito nel fondo, che quindi non troverai nei miei portafogli, né ho intenzione di farlo in futuro.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

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H2O Fondi: Analisi e Opinioni di H2O Allegro, Multibond e Adagio

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fondi h2o

I fondi H2O mostrano rendimenti eccezionali. Allegro ha reso, dal 2013 al 2018, il 16% medio annuo composto. Adagio ha reso il 3,57% medio annuo mentre il Multibond il 21,03% l’anno.

La strategia di investimento è attiva, e la volatilità molto marcata. La trasparenza non è uno dei punti cardini di Natixis Global Asset Management. Gli H2O sono una via di mezzo tra i prodotti tradizionali e i fondi alternativi. Cerchiamo di capire di più cosa si nasconde dietro questa strabiliante performance, se la stessa è sostenibile e come fare – eventualmente – a sottoscrivere i fondi che ti interessano.

H2O Allegro R C – FR0011015460

Il fondo si prefigge di ottenere un rendimento elevato, superiore al tasso a breve termine EONIA. I rendimenti passati sono anormalmente alti e richiedono ulteriori analisi:

Rendimenti Annuali e Performance del Fondo H2O Allegro R C ISIN FR0011015460

Dal resoconto annuale del fondo si trovano alcuni dati interessanti. Anzitutto il fondo investe in modo massiccio in derivati, compiendo transazioni molto aggressive su vari mercati, tra cui il Forex. La quota obbligazionaria è parecchio concentrata. Ecco i principali Paesi in cui il portafoglio è impiegato:

  • Grecia (24,92%)
  • Mexico (17,07%)
  • Portogallo (13,54%)
  • Italia (9,89%)

Il fondo fa quindi operazioni che si collocano a metà strada tra l’investimento di lungo periodo e il trading di breve. Questo è indubbiamente positivo, ma espone l’investitore ad alcuni rischi, come vedremo in seguito.

I rendimenti ottenuti sono stati possibili grazie alla sopportazione di una elevata volatilità. L’Informatio Ratio che misura l’extra rendimento di un fondo tenuto conto della sua volatilità non è esaltante. H2O Allegro è nel primo quartile per i rendimenti, mentre è nell’ultima posizione per quanto riguarda la volatilità.

Ad un anno essa è pari al 26,16%, il che denota una fortissima variabilità dei rendimenti nel breve periodo. Il drawdown è stato del 25,91% negli ultimi cinque anni.

Il costo annuo di gestione è dell’1,38%, non è possibile fare switch e ci sono commissioni di incentivo piuttosto alte. Fino ad oggi il gestore ha creato un grande valore per i suoi clienti, resta da vedere se continuerà a farlo in futuro.

H2O Adagio R C – FR0010923359

In modo analogo ad Allegro, Adagio si pone l’obiettivo di ottenere un rendimento superiore a quello del tasso EONIA. Mentre il primo fondo è più aggressivo e la società che lo gestisce consiglia di tenerlo per almeno 4 anni, il secondo è adatto per investitori con orizzonti temporali più brevi.

I rendimenti passato sono davvero degni di nota:

Rendimenti Annuali e Performance Fondo H2O Adagio R C ISIN FR0010923359

Esaminando l’ultimo resoconto disponibile troviamo alcuni dati interessanti sul portafoglio:

  • Spagna (11,06%)
  • Messico (10,11%)
  • Italia (9,23%)

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L‘Informatio Ratio è ancora più basso del fondo Allegro. Riuscire a compensare la maggiore volatilità con un guadagno aggiuntivo non è semplice nemmeno per dei “fuori classe” come i portfolio managers di H2O.

Il fondo è nel primo quartile per i rendimenti mentre si situa a metà della classifica per quanto riguarda la volatilità. E’ apprezzabile che Adagio sia meno soggetto a sbalzi rispetto l’Allegro. Il drawdown è stato del 7,49% negli ultimi 5 anni mentre la volatilità annuale si ferma al 5,22%.

In una settimana il fondo ha perso l’1,30% ad un mese l’1,45% a causa dell’allargamento dello Spread tra BTP e Bund.

Il costo annuo di gestione del fondo è dello 0,85%. Gli switch non sono possibili.

H2O Multibonds R C – FR0010923375

Classificato come fondo obbligazionario flessibile, H2O Multibond ha avuto rendimenti eccezionali. Negli ultimi 5 anni, ossia dal 2013 al 2018, la performance media annua composta è stata del 21,03%.

Fatta eccezione per il 2011 il gestore ha stracciato il benchmark del fondo riportando guadagni davvero molto, ma molto elevati:

Rendimenti Annuali e Performance del Fondo H2O Multibonds R C ISIN FR0010923375

Il portafoglio del fondo, secondo l’ultimo report disponibile, è così investito:

  • Portogallo (20,78%)
  • Grecia (18,17%)
  • Messico (13,76%)
  • Olanda (11,63%)
  • Italia (7,44%)

Il fondo fa un uso massiccio di derivati, in modo particolare di Swap. La volatilità del prodotto è elevatissima, tanto da renderlo paragonabile ad un fondo azionario. Essa è pari al 21,49% ad un anno e al 18,16% a cinque anni.

Il draw down a cinque anni è stato del 30%, un valore decisamente molto elevato. Sebbene sia nell’ultimo quartile per quanto riguarda la volatilità paradossalmente l‘Information Ratio è più elevato che nei casi precedenti. Il gestore ha ripagato chi ha subìto le elevate fluttuazioni del valore quota.

In una settimana il fondo ha perso il 4,68%.

Il costo annuo di gestione è dell’1,28% e gli switch non sono ammessi.

Fondi H2O: Opinioni

Investire in uno dei fondi H2O ti espone ad oscillazioni molto elevate del capitale investito. E’ bene che tu lo sappia fin da subito, per evitare che tu esca nel momento peggiore perché ti trovi a fronteggiare un rischio che non avevi preventivamente calcolato in modo corretto. A causa di ciò non è assolutamente detto che i rendimenti passati ottenuti dal fondo siano quelli realizzati dagli investitori.

Ingressi ed uscite fatti nel tentativo di battere il mercato hanno penalizzato gli investitori che non hanno avuto lo stomaco di restare investiti a lungo nel prodotto. L’elevata volatilità dei fondi H2O può trarre in inganno, perché sebbene si tratti per lo più di prodotti obbligazionari e bilanciati, essi presentano caratteristiche che li accomunano a investimenti azionari piuttosto aggressivi.

La forte concentrazione del portafoglio e l’assunzione di posizioni particolarmente forti è il pregio indiscutibile dei fondi. Ed è anche la ragione delle loro performance.  Se il gestore sbaglia una o più operazioni, il rendimento decadrà.

Sette anni sono pochi per valutare la bontà della gestione. Secondo il fenomeno del ritorno in media i gestori che ottengono rendimenti eccezionali per un decennio deluderanno gli investitori nel decennio successivo. Inoltre non sappiamo dire cosa accadrà quando i mercati cominceranno a scendere.

Chi è stato così bravo a generare rendimenti in un mercato rialzista, farà altrettanto bene in uno scenario dominato dai ribassi? E ammesso che ci sia la recovery successiva, quanti investitori ne trarranno beneficio e quanti, invece, avranno abbandonato la nave troppo presto?

Dove Sottoscrivere i Fondi H2O

Investire nei fondi H2O è piuttosto semplice. Se sceglierai di farlo attraverso le principali piattaforme on line, come Fundstore o Onlinesim avrai lo sconto o l’azzeramento  delle commissioni di ingresso.

Se non ti fidi ad aprire un conto presso un intermediario “digitale” dovrai informarti presso la tua banca se è possibile sottoscrivere i prodotti che ti interessano. In caso contrario dovrai prendere contatto con un collocatore, ossia con un intermediario abilitato alla vendita dei fondi.

Giacomo Saver

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I 4 Migliori ETF per Investire nella Borsa del Brasile

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investire nel bovespa della borsa del brasile

Investire nel Brasile ha dato ottime soddisfazioni agli investitori, seppur a fasi alterne. Il Bovespa, l’indice della borsa del Paese Sudamericano, è in crescita del 4,28% da gennaio a novembre 2018, mentre le borse mondiali scendevano. Nei tre anni precedenti la crescita è stata del 68% mentre nel trimestre agosto – novembre l’indice è salito del 23%.

Prima di analizzare quali siano i migliori ETF in cui investire, è bene porci una domanda più ampia: conviene investire in Brasile?

Investire in Brasile: Pro e Contro

Il Brasile è uno Stato molto esteso a livello geografico. Con una superficie di oltre 8,5 milioni di km², è il quinto stato del mondo per superficie totale. La sua economia è la più grande dell’America Latina e la settima al mondo per il suo PIL. Il Brasile è uno Stato in forte crescita economica, il che ha spinto verso l’alto l’indice della Borsa di Buenos Aires, il Bovespa.

Esistono due modi per investire in Brasile: clonando l’indice Bovespa o il Morngan Stanley Brazil. Entrambi gli indici della borsa del Brasile sono però molto volatili.

La volatilità dell’indice Bovespa si situa stabilmente intorno al 30%. Il  timing di ingresso è fondamentale, perché chi ha scelto di investire nel Brasile nel momento peggiore si è trovato, in occasione del minimo successivo, con una perdita del 75%.

Il trend della borsa del Brasile sembra piuttosto buono. Il grafico ti mostra l’andamento del Bovespa nel periodo compreso tra il 2013 ed il 2018:

andamento-bovespa-indice-borsa-brasile

Lyxor Brazil (Ibovespa) – FR0010408799

L’ETF costa lo 0,65% l’anno, è ad accumulazione dei proventi e replica l’indice Bovespa. La modalità di funzionamento del prodotto è sintetica. Il gestore usa un contratto di Swap per replicare l’andamento del sottostante, mentre non possiede i titoli che compongono l’indice.

Ecco i settori merceologici più importanti del Bovespa (e dell’ETF) con indicazione del relativo perso percentuale:

  • Finanza (35%)
  • Materiali di base (18,30%)
  • Energia (14,80%)

Le azioni più rappresentate sono:

  • Vale SA (11,64%)
  • Itau Unibanco Holding SA (11,40%)
  • BANCO BRADESCO SA-PREF (8,20%)

L’indice è piuttosto concentrato. Puoi vederlo sia dal peso dei primi titoli che lo compongono, sia dal numero di azioni comprese nel Bovespa, che sono 65 in totale. Il Lyxor Brazil è ad accumulazione dei proventi. Ciò lo rende adatto a strategie di investimento orientate più alla crescita del capitale che all’ottenimento di un reddito periodico.

Ishares Msci Brazil – IE00B0M63516

Il fondo costa lo 0,74% l’anno e replica l’indice MSCI Brazil attraverso la detenzione dei titoli che lo compongono (replica fisica). L’indice è ribilanciato ogni 3 mesi e l’ETF è a distribuzione dei proventi. Con cadenza trimestrale esso paga un dividendo variabile.

La composizione settoriale del MSCI Brazil è simile a quella del Bovespa. Ecco, infatti, come è composto l’indice:

  • Finanza (37,31%)
  • Materiali di base (17,93%)
  • Energia (14,60%)

Le azioni più “pesanti” sono:

  • CIA VALE DO RIO DOCE SH (12,41%)
  • ITAU UNIBANCO HOLDING PREF SA (12,04%)
  • BANCO BRADESCO PREF SA (8,80%)

Mentre la composizione settoriale è simile, i titoli che compongono di due indici variano parecchio. Tienine debito conto, se deciderai di investire nella borsa brasiliana. Considera inoltre che il MSCI Brazil è più concentrato, poiché è formato da 54 azioni.

Xtrackers Msci Brazil – LU0292109344

Il costo dell’ETF è dello 0,65% l’anno. Il prodotto è ad accumulazione e pertanto non distribuisce dividendi. La replica è diretta, ossia il fondo detiene in portafoglio i titoli che compongono l’indice.

Poiché l’indice replicato è il MSCI Brazil la composizione del portafoglio sottostante sarà la medesima del caso precedente.

Amundi Msci Brazil – LU1437024992

L’ETF è il meno costoso di tutti. L’onere annuo di gestione è dello 0,55%.  La replica è sintetica, e il prodotto è ad accumulazione, ossia non distribuisce alcun dividendo. L’indice replicato è il MSCI Brazil, la cui composizione è stata esaminata nel caso precedente.

La scelta del miglior prodotto in cui investire è del tutto soggettiva. Essa andrà fatta avendo riguardo sia dell’orizzonte temporale dell’investimento sia della frequenza con cui si prevede di movimentare il portafoglio.

Investire nella borsa del Brasile è molto rischioso e non è adatto a tutti gli investitori. Prima di procedere eventualmente all’acquisto di uno dei prodotti esaminati ricorda di impostare un piano di investimento efficace a monte.

Se sei alla ricerca di temi di investimento ma hai le idee confuse, permettimi di aiutarti in modo del tutto gratuito.

  • Il tuo obiettivo è capire come fare ad investire da solo? => A Scuola di Investimenti
  • Il tuo obiettivo è essere subito operativo e sapere quali sono i migliori ETF in cui investire? => IC Warm Up.

Giacomo Saver

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Fondo Bilanciato Arca Obbligazioni Europa: Opinioni e Analisi

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arca-obbligazioni-europa

Arca Obbligazioni Europa, ISIN IT0001248324, è un prodotto insignito di 4 stelle Morningstar. Si tratta di un fondo bilanciato prudente che ha come obiettivo la crescita moderata ma costante dei capitali impiegati. Per cercare di compensare gli elevati oneri di gestione il fondo è sbilanciato sui rischi, in modo particolare per quanto riguarda i bond. La mia opinione sul fondo Arca non è positiva: si tratta di un prodotto che puoi tranquillamente evitare.

Nel post che stai per leggere argomenterò le ragioni per cui investire nel prodotto Arca non conviene.

Perché ti Sconsiglio di Investire in Fondi Bilanciati?

Prima di parlare nello specifico di Arca Obbligazioni Europa, permettimi di fare una piccola precisazione sui fondi bilanciati.

Essi sono strumenti fortemente penalizzati dalle commissioni di gestione, che sono eccessivamente care se consideri che almeno la metà del portafoglio è impiegato in obbligazioni. L’applicazione di costi di gestione degni di un prodotto azionario ad un fondo bilanciato finirà con il ledere in modo pesante la performance.

Non è un caso che moltissimi strumenti abbiano ottenuto risultati deludenti, come emerge da un’analisi che ho svolto qualche mese fa (Fondi bilanciati 2018: le promesse sono state mantenute?).

Detto ciò procediamo ad analizzare i rendimenti e la composizione del prodotto Arca cui è dedicato questo articolo.

La Composizione del Fondo Arca Obbligazioni Europa

A dispetto del nome, che farebbe pensare ad un prodotto obbligazionario, Obbligazioni Europa è un fondo bilanciato prudente il cui parametro oggettivo di riferimento (benchmark) è rappresentato per il 25% da un indice azionario globale e per il 75% da un indice obbligazionario euro.

Il portafoglio azionario è concentrato su società a larga capitalizzazione con uno stile di gestione di tipo growth, mentre la parte obbligazionaria privilegia i titoli a basso rating e alto rendimento. Il 10% del portafoglio del fondo è investito in azioni, l’85% in obbligazioni mentre il resto è impiegato in liquidità.

Nel tentativo di recuperare redditività sui bond senza essere penalizzati da un rialzo dei tassi di interesse, il gestore ha inserito in portafoglio moltissime obbligazioni rischiose. Questa politica, comune a molti altri gestori di prodotti obbligazionari e bilanciati, rende il fondo più volatile di quanto ci si aspetterebbe.

La Performance Attribution del Fondo Arca

Il fondo ha ottenuto risultati deludenti, rispetto al proprio benchmark, cinque volte su otto. E’ andato male negli anni:

  • 2012
  • 2013
  • 2015
  • 2016
  • 2018

E’ andato bene, ottenendo risultati superiori a quelli dell’indice, negli anni:

  • 2011
  • 2014
  • 2017

Il prodotto è stato gestito in modo non efficiente. Se esaminiamo l’Informatio Ratio che esprime la capacità del gestore di creare valore per i clienti in base ai rischi corsi, notiamo che esso è negativo sia ad un anno, sia a tre sia a cinque.

I Rendimenti di Arca Obbligazioni Europa

La tabella che segue mostra le performance del fondo Arca negli ultimi anni. Non lasciarti abbagliare dai dati in senso assoluto. Considera piuttosto il differenziale di rendimento rispetto al benchmark ed al posizionamento nei “quartili”. Una classifica troppo “bassa” esprime una scarsa qualità della gestione rispetto ai concorrenti.

Performance Rendimenti del Fondo Arca Obbligazioni Europa

Nota come il fondo, negli ultimi anni, ha perso smalto pur essendo gestito sempre dal medesimo esperto. I segni meno rispetto alla categoria e all’indice esprimono il minor guadagno rispetto alla media dei concorrenti e dell’indice benchmark che puoi replicare in modo agevole usando gli ETF.

Come Battere il Fondo Arca

Il grafico che segue confronta, a partire dal 2010, il rendimento dell’Arca Obbligazioni Europa con quello di un portafoglio composto da due ETF in modo tale da replicare il benchmark del fondo.

Grafico Arca Obbligazioni Europa

Come puoi vedere fino al 2012 l’andamento è piuttosto simile, per poi divergere completamente. 100.000 € investiti nel fondo Arca nel 2010 sarebbero diventati 138.570 € a novembre 2018. 100.000 € investiti nel portafoglio di ETF sarebbero diventati 163.630 €. Una bella differenza, a parità di mercato.

Il rendimento di Arca è stato, nel complesso, pari al 38,71% mentre il portafoglio ha reso il 63,77%.

La volatilità è stato peraltro molto simile: 4,35% di Arca contro il 4,24% del portafoglio. Al maggior rendimento del portafoglio di ETF non è corrisposto un incremento dei rischi, come ci si aspetterebbe. Un’ulteriore conferma che il gestore è soffocato dai costi, troppo elevati per poter essere compensati dalla sua gestione attiva.

Risorse Utili per Investire

Segretibancari è il sito che si rivolge ad investitori con patrimoni pari ad almeno 100.000 € che siano disorientati nella loro gestione. Se possiedi queste caratteristiche ecco due risorse gratuite che ti aiuteranno.

  • Se il post che hai letto ha stimolato il tuo interesse a saperne di più sugli investimenti per diventare autonomo nella loro gestione iscriviti subito al video corso A Scuola di investimenti.
  • Se vuoi usare gli ETF per costruire un portafoglio efficace e a basso costo, iscriviti al corso via email Ic Warm Up e ricevi indicazioni precise sul dove investire.

Giacomo Saver

 

 

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Mercati Asiatici Oggi: I 4 Migliori ETF per Investire nelle Borse Asiatiche

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i migliori etf per investire oggi nei mercati azionari asiatici e nelle borse asiatiche- segretibancari.com

Sui mercati asiatici oggi esistono delle opportunità di investimento? L’area è senza dubbio molto importante per l’economia globale, perché lì si trovano alcuni colossi del calibro di Cina ed India. Si tratta di un’area geografica in forte espansione, che nel passato ha dato molto agli investitori, e che potrebbe offrire tanto anche in futuro. Ma come fare per investire nelle borse asiatiche?

Una dei consigli che do attraverso questo sito è quello di usare degli ETF per investire in modo efficace e diversificato. Per questa ragione vedremo i migliori strumenti per beneficiare della crescita dell’area del Pacifico.

Conviene Investire nei Mercati Asiatici?

Quando si parla di borse asiatiche non si prendono in considerazione i soli mercati sviluppati, come il Giappone ad esempio, ma si considerano anche Paesi Emergenti molto importanti.  L‘anello del Pacifico (Pacific Rim) costituisce il 57% del commercio mondiale, mentre entro il 2030 gli analisti economici prevedono una crescita del 70% PIL nella regione Asia-Pacifico.

Secondo alcuni economisti al processo di de-industrializzazione dell’Europa e degli Stati Uniti orientali potrebbe fare seguito uno spostamento verso Hong Kong, Taiwan e Singapore del centro dell’economia mondiale.

Se vuoi investire in modo consapevole farai bene a considerare seriamente l’opportunità di investire nei mercati azionari asiatici, sia oggi sia nel prossimo futuro.

I 4 Migliori ETF per Investire nelle borse asiatiche

Investire nei mercati azionari asiatici oggi è piuttosto semplice, se sceglierai di usare gli ETF. Il loro vantaggio sta nel fatto che potrai detenere in portafoglio azioni estere pur operando dall’Italia, nella nostra borsa e usando la tua banca abituale.

ETF Ishares Core Msci Pac Ex-Japan – IE00B52MJY50

L’ETF permette di investire nei mercati asiatici, Giappone escluso. L’indice replicato è MSCI PACIFIC EX JAPAN TRN INDEX. Esso è composto da azioni a larga e media capitalizzazione dei 4 Paesi sviluppati dell’area. Con i suoi 146 componenti l’indice copre l’85% del flottante (ossia delle azioni regolarmente scambiate) di ogni Paese.

I Paesi rappresentati sono:

  • Australia (58%)
  • Hong Kong (29%)
  • Singapore (11%)
  • Nuova Zelanda (2%)

L’ETF costa lo 0,20% l’anno ed è ad accumulazione dei proventi.

ETF Lyxor Japan Topix – FR0010245514

L’ETF permette di investire nell’indice TOPIX della borsa del Giappone. A differenza degli altri strumenti esaminati questo fondo è molto specifico, perché è concentrato su un solo Paese dell’area, che peraltro rappresenta il 9% dell’indice azionario globale MSCI World.

Esso costa lo 0,45% l’anno ed è a distribuzione dei proventi.

ETF Lyxor Msci Ac Asia Ex Japan – FR0010652867

L’ETF clona l’indice MSCI AC ASIA EX JAPAN TRN INDEX, composto da 953 azioni di 2 Paesi Sviluppati e 9 emergenti dell’area. Vengono ricomprese sia azioni di emittenti a larga sia a media capitalizzazione.

Ecco i Paesi rappresentati con il relativo peso percentuale:

  • Cina (35%)
  • Corea del Sud (16%)
  • Taiwan (14%)
  • Hong Kong (11%)
  • India (10%)
  • Altri (14%).

L’ETF costa lo 0,50% annuo ed è ad accumulazione dei proventi.

ETF Ishares Msci Emerging Asia – IE00B5L8K969

Il fondo replica l’andamento dell’indice MSCI EM ASIA TRN INDEX composto da 881 azioni dei 9 più importanti mercati asiatici emergenti (large cap e mid cap).

Ecco i Paesi più rappresentati:

  • Cina (41%)
  • Corea del Sud (19%)
  • Taiwan (16%)
  • India (12%)
  • Thailandia (3%)
  • Altri (9%)

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Giacomo Saver

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I 6 Migliori BTP da Acquistare Oggi

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i migliori-btp- per-investire-oggi

 

Articolo Aggiornato il 30 novembre 2018

Quali sono i migliori BTP da acquistare oggi, se vuoi guadagnare con lo spread a 300 punti base? Alcuni investitori hanno deciso di stare alla larga dai titoli pubblici italiani, mentre altri vedono nelle quotazioni attuali un’occasione di investimento irripetibile, come non si vedeva dal 2011.

Come sempre la decisione di acquistare o meno i titoli dipende dal rendimento dei BTP e dalla tua strategia di investimento. Quello che posso fare io per te in questa sede è offrirti una selezione dei più interessanti BTP disponibili oggi, affinché tu possa fare le scelte opportune.

Per aiutarti nel compito suddividerò i titoli in tre sotto categorie: BTP a breve scadenza, a medio e a lungo termine. Per ognuna di esse ti proporrò i due migliori titoli sulla base dei loro rendimento effettivo, che tiene conto sia della cedola sia del prezzo di acquisto.

I Migliori BTP a Breve Termine da Acquistare Oggi

Per BTP a breve scadenza si intendono quei titoli che verranno rimborsati entro i prossimi due anni. Può anche trattarsi di bond governativi emessi all’origine con una scadenza molto lunga, ma che per effetto del passare del tempo ora hanno i giorni “contati”. Fino a qualche tempo fa acquistare BTP così brevi non aveva molto senso a causa dei rendimenti risicati, ma ora – grazie alle tensioni sui tassi – il loro guadagno è tornato ad essere relativamente allettante.

BTP Italia 27 ottobre 2020 – IT0005058919

  • Quotazione: 102,30
  • Cedola annuale: 1,25%
  • Rendimento netto: 1,68% su base annua

BTP Italia 23 aprile 2020 – IT0005012783

  • Quotazione: 102,15
  • Cedola annuale: 1,65%
  • Rendimento netto: 1,25% su base annua

I BTP Italia sono molto interessanti grazie al fatto che le loro cedole effettive saranno maggiorate per effetto del recupero del tasso di inflazione sia sugli interessi sia sul valore nominale del titolo stesso.

Eviterei di comprare BTP standard sulle durate brevi perché ad eccezione dei due titoli appena visti i rendimenti sono limitati nell’ordine dello 0,70%. Se a ciò sottrai le commissioni di acquisto il guadagno netto resta piuttosto basso.

I Migliori BTP a Medio Termine da Acquistare Oggi

I BTP a medio termine sono quei titoli la cui scadenza è compresa tra i 3 ed i 5 anni. In condizioni “normali” il loro rendimento supera quello offerto da titoli simili ma con durata più breve grazie al fatto che se così non fosse gli investitori non li vorrebbero. La loro volatilità è più elevata rispetto ai BTP a breve termine, tuttavia portando i titoli alla scadenza e salvo problemi in capo all’emittente, l’investitore riceverà il valore nominale.

 

BTPi 15 maggio 2023 – IT0005329344

  • Quotazione: 94,20
  • Cedola annuale: 0,10% cui va aggiunta l’inflazione
  • Rendimento netto: 3,21% reale. Tale valore si aggiunge al tasso di inflazione europeo

BTP Italia 20 novembre 2023 – IT0005312142

  • Quotazione: 94,57
  • Cedola annuale: 0,25%
  • Rendimento netto: 2,75%

I Migliori BTP a Lunga Scadenza da Comprare Oggi

I BTP a lungo termine sono quei bond la cui scadenza supera i 5 anni. Si tratta di una categoria piuttosto eterogenea che arriva a comprendere bond della durata di cinquant’anni anni. La loro rischiosità è più elevata, perché variazioni relativamente piccole nei tassi di rendimento (o nello spread in senso lato) avranno ripercussioni pesantissime sul valore corrente dei titoli.

Investire in BTP lunghi va bene in modo particolare se ritieni di fare un impiego a lungo termine o se credi che successivamente all’acquisto i tassi di interesse scenderanno. Mi sono limitato a scegliere i migliori BTP restando su scadenze inferiori ai 20 anni, per non cadere nella trappola della speculazione.

BTPi 15 maggio 2028 – IT0005246134

  • Quotazione: 93
  • Cedola annuale: 1,30% cui va aggiunta l’inflazione
  • Rendimento netto: 3,80% reale. Tale valore si aggiunge al tasso di inflazione europeo

BTPi 15 settembre 2032 – IT0005138828

  • Quotazione: 87,50
  • Cedola annuale: 1,25% cui va aggiunta l’inflazione
  • Rendimento netto:4,06% reale. Tale valore si aggiunge al tasso di inflazione europeo

Considerazioni Finali

Ora che abbiamo visto quali siano i BTP migliori da acquistare oggi facciamo le ultime due considerazioni.

Le opportunità più interessanti si trovano nel comparto dei BTPi e dei BTP Italia

I titoli indicizzati all’inflazione europea (BTPi) e a quella italiana (BTP Italia) sono i titoli più redditizi tra quelli disponibili. Ricordando che se vuoi ottenere rendimenti superiori alla media devi abituarti a ragionare in modo diverso dalle masse, sappi che in questo momento i BTP standard  su cui si concentra l’attenzione dei media non sono così redditizi. Al contrario i meno noti BTP indicizzati offrono rendimenti più interessanti.

I BTP migliori sono quelli a medio e lungo termine

Acquistare BTP corti ti fa sopportare oneri piuttosto elevati in termini di commissioni di acquisto oggi e di rinnovo alla scadenza, quando li dovrai sostituire. Investire in BTP lunghissima scadenza ti farà guadagnare di più, ma ti esporrà ad oscillazioni di prezzo eccessivamente elevate.

I BTP con durata non troppo corta ma nemmeno eccessivamente lunga sono i prodotti migliori in cui valutare un investimento.

Risorse Utili

Permettimi di aiutarti se sei in alto mare con le tue scelte finanziarie. Entrambe le risorse che ti suggerirò sono GRATUITE, per cui non devi preoccuparti del loro costo 🙂

Se hai domande relative al post scrivi il tuo commento qui sotto. Grazie.

Giacomo Saver

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Meglio Investire in Azioni Value o Growth?

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azioni value vs azioni growth quali sono meglio- segretibancari.com

Articolo aggiornato il 3 dicembre 2018

Un’azione di una determinata società può essere classificata come “value” o come “growth” a seconda del suo rapporto price/earning, insieme con la maggiore o minore velocità del tasso di crescita del business sottostante. Su periodi di tempo molto lunghi le value stocks sono state più redditizie di quelle growth. Non è sempre così, ovviamente. Non dimenticare, poi, che il value investing è noioso e richiede molta pazienza per apprezzarne i frutti.

La cosa importante è che tu scelga lo stile di investimento adatto al tuo modo di essere e di pensare. Solo così hai la ragionevole certezza di non abbandonare la strada intrapresa perdendo gli inevitabili profitti che il tempo ti porterà. Sappi inoltre che non è nemmeno necessario scegliere uno stile in particolare. Puoi ottenere ottimi guadagni semplicemente costruendo un portafoglio diversificato di ETF a basso costo, come ti insegno nel corso gratuito IC Warm Up,  una utile RISORSA di approfondimento.

Che Cosa Sono le Azioni Value?

Le value stocks, o azioni value, sono titoli di società che operano in settori merceologici piuttosto stabili, nei quali il tasso di crescita degli utili è limitato. Per questa ragione i titoli presentano bassi multipli di bilancio, in modo particolare modesti rapporti Prezzo/Utili e Prezzo/Valore Contabile.

Esse presentano un margine di sicurezza elevato grazie alla stabilità dei profitti aziendali e del numero relativamente modesto di anni per rientrare in possesso della somma investita grazie agli utili prodotti. Nell’ambito dei titoli value è possibile scovare veri e propri affari quando il pessimismo dilagante sui mercati deprime le quotazioni, portando il prezzo di una determinata azione a livelli di Price Earning molto basso.

Le azioni Enel, quando la loro quotazione è particolarmente bassa rispetto agli utili, sono un buon esempio di titolo “di valore”

Cosa Sono le Azioni Growth?

Le azioni growth sono titoli che presentano una quotazione piuttosto elevata rispetto agli utili prodotti. In occasione delle bolle speculative nella categoria rientrano anche società che di fatto non generano utili, poiché il fatturato è interamente assorbito dai costi di gestione.

Gli alti rapporti Prezzo/Utili e Prezzo/Valore Contabile mostrano come gli operatori finanziari siano particolarmente ottimisti circa il futuro andamento della società. Il punto debole sta nel fatto che qualora il tasso di crescita degli utili dovesse rallentare i titoli perderebbero subito di valore.

Le growth stocks sono più adatte al trader che all’investitore. Le società relative operano in settori in rapida espansione, in grado di catturare l’immaginario collettivo che le vuole portatrici di una nuova era. Amazon e Netflix, con i loro multipli elevati, fanno parte della categoria.

Spesso accade che un titolo growth diventi un’azione value quando il prezzo scende a livelli molto bassi rispetto agli utili prodotti. Quelli sono i momenti migliori per investire in azioni growth.

Meglio Investire in Azioni Value o Growth?

Il grafico che segue ti mostra l’andamento comparato degli indici MSCI World rispettivamente calcolati sulle azioni Value e sulle Growth dal 1975 ad oggi:

azioni borsa

Come puoi vedere le azioni Value hanno performato meglio delle growth e ottenuto rendimenti migliori dell’indice MSCI World.

Inoltre l’indice MSCI World Value ha una deviazione standard del 16,19% e un total return annualizzato del 4,40%, mentre l’indice MSCI World Growth ha una deviazione standard del 16,29% e un total return annualizzato del 2,19% (Dati storici).

Da inizio 2018 a fine anno tuttavia l’indice MSCI Europe Growth ha performato del MSCI Europe Value. Il primo ha perso il 6% mentre il secondo il 9%. Negli Usa l’MSCI Growth in dollari è positivo per il 3% mentre quello value è negativo per circa il 3%.

Il 2018 è stato però un anno difficile, guidato dai titoli high tech (tipicamente growth). Escludendo questi i rendimenti sarebbero caduti velocemente.

Negli ultimi dieci anni in Europa ha vinto lo stile growth con l’indice di Morgan Stanley in crescita del 100% contro il 40% di quello value. Su periodi di tempo molto lunghi lo stile value è quello più redditizio e al tempo stesso il meno rischioso. E potrà esserlo in futuro qualora la crescita economica rallentasse.

Risorse Utili per Approfondire

Giacomo Saver

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Come Usare i BTP per Abbattere le Imposte

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come compensare le minusvalenze con i btp e pagare meno tasse

Usare i BTP per compensare le minusvalenze e pagare meno imposte è possibile. E la fine dell’anno è il momento ideale per farlo, mettendo ordine nella propria posizione fiscale e ottimizzando le tasse da pagare.

Purtroppo la tassazione delle attività e dei prodotti finanziari rappresenta un problema per molti investitori. Alcuni di essi danno troppa importanza alla materia, finendo con il fare scelte inopportune con il solo scopo di recuperare le minusvalenze pregresse.

Altri, al contrario, sottovalutano l’aspetto fiscale e si comportano come se lo Stato non fosse il socio occulto di ogni investitore che pretende la sua parte in modo non sempre corretto. Ecco allora come fare per cercare di ottimizzare le imposte che pagheremo, senza stravolgere la strategia di investimento.

Tassazione Interessi e Rendite Finanziarie 2019

Le minusvalenze pregresse possono essere compensate con plusvalenze realizzate nello stesso anno e nei quattro successivi. Ciò significa che al 31 dicembre 2019 scadranno le minusvalenze realizzate nell’anno 2014. Dal 1 gennaio 2019 esse non potranno più essere “compensate”.

Difficilmente le banche si occupano di avvertire i clienti di questo aspetto. Spetta quindi a te andare a verificare la tua posizione fiscale. Se, come tutti, hai scelto il regime amministrato, delegando la banca agli adempimenti, controlla lo “zainetto fiscale“. Esso è un prospetto che riassume la tua posizione in termini di minusvalenze con il dettaglio del loro termine di utilizzo.

Se ti sei accorto di avere delle minusvalenze create nel 2014 allora puoi pensare di usare i BTP per recuperarle, evitando di perdere un credito di imposta.

Come Abbattere le Imposte Grazie ai BTP

I BTP generano due tipi di guadagno:

  • i redditi di capitale, che purtroppo non sono deducibili
  • i redditi diversi, che si possono compensare con minusvalenze precedenti.

I primi sono formati dagli interessi e dal rateo maturato sullo scarto di emissione, i secondi dalla differenza tra il prezzo di vendita di un BTP e quello di acquisto, al netto del rateo sul disaggio.

Per conoscere esattamente l’ammontare del guadagno compensabile dovresti conoscere il corso super secco, ossia la quotazione di vendita e quella di acquisto “nettata” dal rateo di disaggio maturato. Se la cosa ti appare troppo complessa, ignora il problema e concentrati sulla differenza tra il valore di mercato del titolo e il prezzo di acquisto.

Quello che otterrai è una buona proxi della plusvalenza compensabile. Ad esempio, se un BTP oggi quota 101 mentre tu lo hai pagato 95, il guadagno compensabile ammonta a circa il 6%. Se hai investito 100.000 € in quel titolo, vendendolo ora avrai un guadagno di 6.000 € sul quale non pagherai le imposte, se hai un analogo credito fiscale da minus.

Quello che ti consiglio di fare, se hai delle minusvalenze in scadenza, è di vedere se hai dei BTP o delle obbligazioni comprate tempo fa ed in forte utile. Così monetizzerai un guadagno che andrà a compensare le minusvalenze precedenti, permettendoti il loro recupero.

Se il titolo che vuoi vendere è redditizio anche ai prezzi attuali, ricompralo il giorno dopo. In questo modo lo avrai in carico ad un prezzo fiscale maggiore e pagherai le imposte solo in caso di rialzi del prezzi a partire da oggi.

Nell’esempio precedente pagherai imposte solo se al momento della seconda rivendita il titolo quoterà più di 101, perché quello è il nuovo prezzo di acquisto.

I BTP più favoriti sono quelli indicizzati all’inflazione perché il loro valore di mercato è cresciuto più in fretta per effetto della svalutazione monetaria, ma anche i BTP e le obbligazioni standard vanno bene. A patto che l’operazione nell’insieme sia conveniente tenuto conto dei costi.

I Costi del Recupero Fiscale

Vendere un titolo prima della scadenza per poi ricomprarlo il giorno seguente comporta una serie di costi che è bene tu conosca.

Anzitutto pagherai due volte la commissione bancaria: una sulla prima vendita e l’altra sul riacquisto successivo. Immaginando di pagare lo 0,20% ad operazione, lo 0,40% del capitale movimentato se ne andrà per colpa dei costi. In secondo luogo se il titolo è poco liquido, il prezzo a cui venderai il bond sarà inferiore a quello al quale lo ricomprerai.

Con i BTP non hai questo tipo di problema, perché le differenze tra prezzo di vendita e di acquisto sono minime, tuttavia da un giorno all’altro il prezzo varia. E potresti ricomprare più caro ciò che hai venduto.

Il recupero fiscale delle minusvalenze è un’attività che va valutata con attenzione, caso per caso. Ma che in alcune situazioni fa davvero la differenza, soprattutto se hai dei begli utili che possono essere monetizzati prima che le minusvalenze scadano.

Risorse Utili

Se hai un capitale liquido o investito pari ad almeno 100.000 € è probabile che tu abbia bisogno di ulteriore aiuto. Se vuoi sapere dove investire in modo immediato senza capire più di tanto i meccanismi della finanza ti consiglio il corso GRATUITO via email IC Warm Up.

Se la finanza ti appassiona e il tuo obiettivo è diventare un investitore indipendente che vuole fare da solo, il corso GRATUITO A Scuola di Investimenti è un ottimo punto di inizio.

Giacomo Saver

 

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Core Series: Opinioni sui Fondi Fineco

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Core Series: i Fondi di Fondi Targati Fineco

Articolo Aggiornato il 7 dicembre 2018

Core Series è una gamma di fondi di investimento offerti da Fineco Bank con l’obiettivo di raccogliere, sotto un unico “ombrello”, i migliori gestori dei fondi a livello globale. La creazione di una squadra di eccellenza, in un modo competitivo dominato dal ruolo della fortuna e dalla incapacità dei gestori di battere il mercato nel lungo periodo, non sembra portare i frutti promessi.

I Fondi di Fondi Fineco

I fondi comuni di investimento sono contenitori di strumenti finanziari in cui il gestore investe nel rispetto del regolamento del fondo.

Essi offrono due tipi di servizio:

  • la diversificazione del portafoglio
  • la gestione professionale dei capitali ad opera di una Società di Gestione del Risparmio (SGR).

I fondi di fondi sostituiscono l’investimento diretto in strumenti finanziari elementari con la sottoscrizione di quote di altri fondi. Questo si traduce in una duplicazione dei costi a carico dell’investitore. Alle commissioni di gestione applicate sul “contenitore”, si sommano i costi di gestione applicati ai prodotti che il fondo di fondi ha in portafoglio.

La duplicazione dei costi è così impattante da annullare del tutto il beneficio della diversificazione. Con la Mifi2 questo problema sarebbe dovuto essere risolto, ma non ho trovato nulla in merito.

Resta il fatto che investire in fondi di fondi, di Fineco o di Mediolanum – per citare solo gli attori principali – resta un pessimo affare.

Investimenti Fineco: Quello che Dicono i Numeri su Core Series

Dato che i Core Fineco sono una famiglia di fondi è impossibile analizzarli tutti. Io ho studiato tre di essi, scegliendoli sulla base dei rendimenti passati. Poiché è “vizietto comune” rifilare agli investitori i prodotti che nel periodo precedente hanno reso di più, è probabile che quelli di cui ti parlerò siano i prodotti più venduti.

Core Series Core Emerg. Mkts Equity E Cap EUR – LU0690021372

Si tratta di un fondo azionario Paesi Emergenti, che investe in fondi specializzati sui Paesi in via di Sviluppo.

I dati relativi alle performance sono raggruppati nella tabella che segue che li confronta con un ETF che replica l’indice MSCI Emerging Market, il parametro di confronto per il fondo:

core-series-fineco-emergenti

  • 100.000 € euro investiti 5 anni fa nel fondo Fineco sarebbero diventati 114.890 €
  • 100.000 € investiti nell’ETF sarebbero diventati, a parità di mercato, 130.620 €

Gli indicatori di rischiosità ci spiegano il motivo di tale differenza. Se il drawdown e la volatilità sono simili per entrambi i prodotti, ciò significa che la differenza è da imputarsi unicamente ai costi di gestione che nel caso del prodotto Fineco ammontano al 3,61% annuo, senza contare i costi di ingresso.

Core Series Core US Strategy E Cap EUR – LU0762831922

Si tratta, in questo caso, di un fondo azionario specializzato negli Usa.

La tabella fa il paragone tra un investimento nel fondo Fineco e quello in un ETF che replica l’indice MSCI Usa, parametro che il Core Series non riesce a battere:

core-series-fineco-usa

  • 100.000 € euro investiti 5 anni fa nel fondo Fineco sarebbero diventati 164.240 €
  • 100.000 € investiti nell’ETF sarebbero diventati, a parità di mercato, 189.980 €

Ancora una volta, i costi di gestione annui, pari al 3,31%, hanno avuto un ruolo decisivo nella creazione di questa sotto performance del fondo rispetto all’ETF.

Core Series Core Champions E Cap EUR – LU0575777544

Si tratta dell’immancabile fondo bilanciato, quello che viene proposto agli investitori che “non vogliono rischiare troppo”, ma non si accontentano del 2% offerto da un BTP decennale.

Posto che ottenere il 2% netto annuo di guadagno in presenza di un rischio basso, ad oggi, non è per nulla semplice, vediamo come se l’è cavata Fineco Bank.

core-series-fineco-bilanciato

  • 100.000 € euro investiti 5 anni fa nel fondo Fineco sarebbero diventati 118.880 €
  • 100.000 € investiti nell’ETF sarebbero diventati, a parità di mercato, 140.930 €

Per il fondo bilanciato la differenza di guadagno è più ampia che negli altri casi. A causa di tassi di interesse bassi, le commissioni di gestione annue (pari al 2,88%), hanno avuto un forte impatto sui rendimenti finali.

Fineco Investimenti: Convengono?

I Core Series Fineco sono solo una delle possibilità per investire con la banca. Un’altra opzione conosciuta è il Cash Park, ma ci sono anche gli ETF.

La regola base è che è bene evitare quei prodotti finanziari e quei servizi di consulenza (come Fineco Advice) che sono troppo cari. La mia opinione, suffragata da anni di studi e ricerche in ambito accademico e aziendale, è che tanto più una soluzione di investimento è cara tanto meno è redditizia.

Fineco è un’ottima banca come istituto tradizionale. All’interno del catalogo prodotti dispone di diverse alternative, alcune valide altre meno. Prima di inseguire il fondo o il prodotto che ha reso di più in passato informati bene sui costi. Puoi trovare queste informazioni direttamente nell’area riservata del sito o chiedendo al tuo consulente Fineco.

Risorse Utili (e Gratuite) per Approfondire

Giacomo Saver

 

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