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Come Investire in Svizzera Senza Uscire dall’Italia

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Due Motivi per cui Conviene Investire in Svizzera

Perché investire in Svizzera? Le ragioni sono essenzialmente due:

  • per fare un investimento diversificato e redditizio
  • per proteggere il capitale da possibili crolli dei mercati.

Per sua natura la Svizzera e le sue casseforti sono considerate a tutti gli effetti beni rifugio.

La borsa di Zurigo è particolarmente correlata con il dollaro, perché tende a performare bene quando il biglietto verde si rafforza.

Investire in azioni svizzere potrebbe essere una scelta vincente per l’investitore preoccupato dal un possibile crollo di borsa e dalla tenuta dell’Europa e dell’Euro. Non prendo in considerazione l’ipotesi di investire in obbligazioni in Franchi Svizzeri, perché per quanto riguarda la valuta l’operazione comporta gli stessi rischi dell’azionario, ma i rendimenti sono inferiori.

Come Investire in Svizzera Dall’Italia

Se vuoi fare un investimento in azioni svizzere non è necessario aprire un conto presso il Paese d’oltralpe. Puoi operare tranquillamente dall’Italia, e se sceglierai di usare degli ETF diversificati non avrai nemmeno i due classici problemi che incontra chi vuole comprare azioni dirette.

Potrai investire piccole somme, aggirando il problema dei tagli minimi e delle quotazioni elevate che presentano molte società elvetiche. Inoltre non avrai nessuna complicazione fiscale, perché i prodotti di cui sto per parlarti sono quotati su Borsaitaliana.

Se, invece, vuoi comprare singole azioni, puoi farlo ma occorre che la tua banca ti permetta l’accesso alla borsa di Zurigo. Ancora una volta potrai operare da casa in via telematica, ma difficilmente riuscirai a costruire un portafoglio equilibrato a meno che tu non disponga di capitali davvero ingenti.

Non Solo Opportunità, Anche Rischi

La borsa svizzera non presenta solo opportunità, ma anche rischi che devi conoscere se vuoi fare una scelta consapevole.

Tasso di cambio elevato

A settembre 2018 il tasso di cambio tra il Franco Svizzero e l’Euro è ai massimi storici. Un euro vale 1,12 franchi. Si tratta del livello più basso dall’agosto 2017. Tempo fa la Banca Centrale Svizzera aveva posto come obiettivo un livello del cambio a 1,20 per evitare che un apprezzamento eccessivo della moneta penalizzasse le esportazioni. Ad aprile 2018 il cambio era a quota 1,17.

Senza dubbio la caduta della Lira turca ha avuto un effetto catalizzatore sulla divisa elvetica, ma a questi livelli di prezzo è ragionevole ipotizzare un apprezzamento dell’Euro. Se ciò accadrà il tuo investimento andrà in perdita, a meno che la salita dell’indice SMI di Zurigo non sia più forte della svalutazione della moneta.

Rapporto Prezzo Utili Alto

Secondo Starcapital il rapporto Prezzo/Utili della Svizzera è pari a 24, superiore a quello di Francia, Germania e gran parte degli altri Stati europei. Sebbene una ondata di panico possa portare nuovi capitali verso la Svizzera facendo salire le quotazioni azionarie, la prudenza è d’obbligo.

Se sceglierai di investire in Svizzera sappi che in questo momento stai comprando una specie di assicurazione contro un possibile crack a livello globale. Tuttavia il prezzo dell’assicurazione è alto ed i fondamentali del Paese non trovano corrispondenza nelle quotazioni. Se comunque vuoi investire in Svizzera senza allontanarti da casa, ecco tre strumenti efficaci che puoi usare.

Gli ETF per Investire in Svizzera

Posto che tu abbia deciso di usare gli ETF invece delle singole azioni per prendere posizione sul mercato elvetico, ecco i prodotti che hai a disposizione.

UBS ETF (LU) MSCI Switzerland 20/35 – LU0977261329

E’ un ETF a replica fisica completa che clona l’indice MSCI Switzerland. L’indice è composto da 38 titoli azionari con un limite alla concentrazione. In particolare l’azione più “pesante” non potrà superare il 35% dell’indice globale, mentre il peso di tutte le altre è limitato al 20%. Nell’indice ci sono sia aziende di grandi dimensioni, sia mid cap. Il prodotto costa lo 0,20% l’anno ed è ad accumulazione, ossia non distribuisce proventi.

Il titolo più pesante nell’indice è NESTLE’ con il 21,90%. Seguono NOVARTIS con il 15,46%, ROCHE con il 14,63% e UBS con il 5,04%. L’indice appare piuttosto concentrato sul settore  farmaceutico, dei beni di largo consumo e finanziario.

UBS ETF (LU) MSCI Switzerland 20/35 Hdg – LU0977260941

Si tratta di un ETF simile a quello che abbiamo appena esaminato. La differenza sta nel fatto che esso è “hedged” ossia copre sistematicamente le fluttuazioni del tasso di cambio tra Euro e Franco. Esso ti permette quindi di investire nella borsa svizzera senza subire le oscillazioni in conto valuta.

Questa sua caratteristica lo rende più costoso del precedente. Alle commissioni visibili dell’ETF pari allo 0,30% occorrerà aggiungere i costi relativi alla copertura dal rischio di cambio.

L’ETF è ad accumulazione dei proventi.

Xtrackers Switzerland – LU0274221281

Si tratta di un ETF a distribuzione annuale dei proventi che replica l’indice SMI della Borsa di Zurigo. Esso investe nelle 20 maggiori società a larga capitalizzazione con domicilio e quotazione in Svizzera.  Il costo annuo di gestione è pari allo 0,30%. La società di maggiori dimensioni non può superare il 32,5% dell’Indice e tutte le altre società non possono superare il 17,5% dell’Indice.

Ancora una volta si tratta di un indice parecchio concentrato. Il settore più rappresentato è il farmaceutico con il 37% del totale, seguito dal beni di consumo/alimentari per il 24% e dalla finanza per il 12%.

Il titolo più pesante nell’indice è NESTLE’ con il 23,87%. Seguono NOVARTIS con il 17,98%, ROCHE con il 16,67% e UBS con il 5,75%. I pesi delle azioni sono più alti rispetto ai due ETF precedenti perché questo prodotto investe solo nelle aziende più grandi.

Il grafico che segue ti mostra l’andamento comparato dei tre ETF a partire dal 2 dicembre 2013, data dalla quale sono disponibili tutti i prodotti.

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Se hai domande o dubbi sull’investimento in Svizzera scrivi il tuo commento qui sotto. Grazie.

Giacomo Saver

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Mercati Finanziari: le Incognite dell’Autunno 2018

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Mercati finanziari sotto pressione nell’ultima parte del 2018. L’autunno si preannuncia “caldo” a causa di una serie di incognite che mettono in allarme gli operatori. Un esame ragionato dei fattori critici che potranno turbare i tuoi investimenti nelle prossime settimane ti permetterà di non farti cogliere impreparato.

Per ognuno di essi esprimerò anche un personale giudizio sulla loro importanza strategica, su una scala da uno a dieci.

Wall Street a Rischio Correzione: 10

Dopo un rialzo che ormai dura da nove anni, la borsa Usa sembra mostrare i primi segnali di stanchezza. L’incremento degli stipendi superiore alle attese degli analisti ha subito riacceso i timori di un rialzo dei tassi più duro di quello preventivato. Qualche osservatore ha notato come il rialzo della borsa americana per lo più dipenda da un piccolo gruppo di azioni tecnologiche, le cui quotazioni elevate sollevano qualche perplessità. (Leggi anche:  Investire nelle GAFA è redditizio o troppo rischioso?) .

Non a caso è stato il NASDAQ a subire i ribassi maggiori. Che ci piaccia o no, Wall Street è il mercato finanziario più importante a livello globale. Una sua correzione, innescata da un rallentamento del ciclo economico Usa o da qualche fattore esterno, avrà conseguenze sfavorevoli per le borse di tutto il pianeta.

Mercati Emergenti e Guerra Valutaria: 5

Non sono un dotto economista, ma credo che l’imposizione di dazi in un sistema economico caratterizzato da cambi flessibili serva a poco. Se alle misure protettive fanno da contraltare svalutazioni delle monete dei Paesi “vessati”, l’effetto dei dazi sarà in gran parte annullato. Le elezioni di medio termine degli Usa, previste per novembre 2018, potrebbero inoltre segnare una svolta.

La politica di Trump è stata palesemente contro le economie emergenti. Se è vero che qualora lo stravagante Presidente vedesse rinnovato o rinforzato il consenso nuovi dazi verrebbero messi con nuova veemenza, è anche vero il contrario. L’ammorbidirsi dell’accanimento americano contro i Paesi Emergenti potrebbe ridursi, e questo manderebbe un segnale politico molto forte ai mercati, che potrebbero tornare a crescere.

Poiché gran parte delle conseguenze dei dazi commerciali sono già state scontate dai mercati, credo che questo fattore avrà un peso modesto sull’andamento degli stessi nei prossimi mesi.

Banche Centrali: 3

I timori degli investitori riguardo alle Banche Centrali sono relativi all’aumento dei tassi di interesse ed alla fine del percorso del Quantitative Easing.

Non credo che gli istituti di emissione avranno interesse a creare un crollo di borsa. Seppur stretti tra “falchi” e “colombe” i banchieri centrali sanno come sia pericoloso aumentare in modo eccessivo i tassi di interesse.

Un loro incremento deciso farebbe scendere sia le quotazioni delle azioni sia delle obbligazioni. L’effetto ricchezza derivante dalla svalutazione dei propri attivi finanziari avrebbe immediate ripercussioni sui consumi delle famiglie, e di conseguenza sulla crescita economica.

In Europa i tassi resteranno stabili, mentre la salita negli Usa dovrebbe essere graduale e prevedibile, così da non creare traumi.

Lo Spettro della Lehman Brothers: 4

Il 15 settembre del 2008 falliva la Lehamn Brothers. A dieci anni da quell’evento “molto è stato fatto ma parecchio resta da fare“, sottolinea Christine Lagarde riferendosi alla riduzione dell’indebitamento complessivo. I timori maggiori riguardano l’Italia ed il suo debito pubblico.

Se gli esponenti di primo piano dell’Esecutivo italiano non sapranno tranquillizzare i mercati e mostreranno ostilità nei confronti dell’Europa, potrebbe riaffacciarsi il timore dell’Italexit che scatenerebbe uno tzunami molto forte a livello globale.

Credo però che le incaute dichiarazioni fatte alla fine di agosto siano state correttamente ritirate e che il governo si sia reso conto dell’assoluta priorità nella riduzione del debito pubblico e nel contenimento del deficit.

Sebbene a livello globale l’indebitamento sia ancora molto alto (è passato dai 165.000 miliari di dollari del 2007 ai 237.000 miliardi di dollari del 2017), non credo vi siano rischi di esplosione.

Il Domino delle Valute: 8

La caduta della Lira turca che ha perso il 40% nei confronti del dollaro avrebbe potuto innescare una reazione a catena sui mercati. In parte lo ha fatto, con l’indice JPMorgan dei bond in valuta locale in rosso del 9% da inizio anno. Ma il peggio per ora non si è  visto. Non ancora. L’effetto valuta potrebbe essere il detonatore della volatilità, se consideri che il debito di molti emergenti è denominato in dollari e che un rialzo dei tassi negli Usa potrebbe fare apprezzare la divisa, rendendo il pagamento del debito più oneroso.

Una tempesta valutaria insieme con una correzione di Wall Street sono i due fattori più critici nell’autunno 2018. I mercati potrebbero reagire a nove anni di rialzo ininterrotto con uno storno di media entità.

Tuttavia attendere che le acque si calmino per investire potrebbe essere un errore. Come diceva Peter Lynch anni fa “se siamo soggetti ad una sindrome post traumatica da crollo restiamo immobilizzati nelle nostre scelte finanziarie. Tuttavia la perdita del potere di acquisto della moneta e il mancato guadagno rischiano di creare nei portafogli degli investitori danni maggiori di quelli provocati da un ribasso dei mercati, se si fosse verificato“.

Giacomo Saver

Segretibancari.com

 

 

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Elezioni di Midterm Usa: Come Investire alla Viglia dell’Evento che Scuoterà i Mercati

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Le elezioni di Midterm Usa sono un evento che si ripete ogni quattro anni. Esse seguono di due la nomina del Presidente degli Stati Uniti e precedono di due la nomina di quello successivo. Sebbene gli elettori non siano chiamati ad esprimere giudizi sull’operato del Presidente in carica, il voto assume un ruolo politico molto importante.

E i mercati finanziari di certo non stanno a guardare, soprattutto se il passato recente ha consegnato agli investitori uno dei più grandi rialzi della storia. E’ il momento giusto per investire o è bene attendere l’anno prossimo? Quale sarà l’effetto della votazione sui principali mercati?

Cosa Sono e Perché Sono Importanti le Elezioni di Medio Termine

Con le elezioni di Midterm i cittadini americani sono chiamati alle urne per nominare membri del Congresso, delle Assemblee Direttive dei singoli Stati e i Governatori di alcuni Stati.

Anche se il voto non contribuisce alla nomina del Presidente, esso esprime un attendibile giudizio politico sull’operato di chi è in carica. L’esito del voto, infatti, permette di fare una previsione attendibile circa l’esito delle successive votazioni presidenziali che avranno luogo il secondo anno successivo. Oggi il mondo è diviso attorno alla controversa figura di Donald Trump e delle sue politiche economiche (leggi anche: Investire con Trump Presidente).

E’ logico attendersi che le lezioni di Midterm saranno particolarmente infuocate ed al centro dell’attenzione degli operatori e dei mercati finanziari. Quando le borse crescono da nove anni, praticamente ininterrottamente, i nervi degli investitori si fanno tesi. E le notizie in grado di scuotere i mercati sono seguite con sempre maggiore attenzione e apprensione.

Come Investire alla Vigilia delle Elezioni di Midterm Usa

Per rispondere ai dubbi di chi vuole sapere come e dove investire i suoi soldi, o come ottimizzare un portfolio già investito, è utile fare un’indagine storica. Ho elaborato le serie storiche degli indici Morgan Stanley Capital International in valuta locale, senza tenere conto dei dividendi,  dal 1990 ad oggi, sulle tre principali aree geografiche del Pianeta.

Quello che il passato ci consegna è un messaggio chiaro, ma che va letto con attenzione. Se è vero che la storia è maestra di vita è anche vero che se i mercati ripetessero esattamente gli schemi del passato gli investitori più ricchi sarebbero i librai.

L’analisi riguarda il mercato azionario, che è quello più sensibile agli sbalzi di umore degli operatori. Inoltre le borse destano più preoccupazione a causa dei rialzi, mentre i bond già da tempo danno segnali di stanchezza.

Mercato Azionario Usa

La tabella mostra cosa è successo all’indice azionario MSCI Usa dopo uno, due e tre anni dalle elezioni di Midterm.

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Come puoi vedere la media dei rendimenti ad un anno è stata, in dollari, di quasi il 14%. Non ci sono stati anni negativi in nessuna delle sette tornate elettorali considerate. Lo scenario cambia se allunghiamo il periodo di riferimento: dopo due anni la media dei rendimenti sul periodo scende al 18,50% e si affaccia il segno meno.

Dopo tre anni il numero di periodi negativi è cresciuto (abbiamo avuto un ribasso tra il 1998 ed il 2001, e tra il 2006 ed il 2009, in occasione della crisi della Lehman).

Quello che emerge da questi dati è che le elezioni di Midterm hanno un effetto positivo a breve termine, mentre nel più lungo andare il loro impatto sulla borsa americana si riduce notevolmente.

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Mercato Azionario Europeo

Se è fuor di discussione il fatto che le elezioni Usa siano un evento americano, è indubbio che le sue ripercussioni si fanno sentire in ogni capo del mondo. La tabella ti mostra cosa è accaduto in Europa nell’anno immediatamente successivo alle elezioni ed in quelli seguenti:

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Come puoi vedere la reazione dell’Europa è simile a quella degli States. Sei volte su sette la performance dell’indice MSCI Europe è stata positiva un anno dopo le elezioni. Nei due e tre anni successivi l’evento è meno impattante e le borse del Vecchio Continente sembrano più legate all’andamento della loro economia che non a questioni politiche esterne.

E’ interessante notare come Wall Street abbia sempre offerto guadagni migliori dell’Europa. Tuttavia non dimenticare che l’andamento dell’indice è in dollari e che una svalutazione della moneta verde ridurrebbe il risultato finale per un investitore europeo.

Mercati Emergenti

I mercati emergenti sono l’area geografica più delicata, anche alla luce della guerra commerciale e dei dazi imposti dall’Amministrazione Trump. Vediamo insieme cosa ci dice la tabella:

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Come era logico attendersi da un investimento ad alto rischio e alto rendimento, i Paesi Emergenti hanno offerto rendimenti più alti di Europa ed Usa ma a fronte di rischi maggiori.

La media dei rialzi nell’anno successivo alle elezioni di Midterm Usa è stato di quasi il 30%.  Tuttavia per tre anni su sette l’indice MSCI Emerging Market ha perso nei dodici mesi successivi al voto. Allungando l’orizzonte temporale il rendimento diventa positivo.

Mentre negli Usa l’effetto di breve periodo è positivo ma tende a svanire negli anni successivi, le borse dei Paesi Emergenti si comportano in modo opposto. Nel breve non è possibile fare delle previsioni, tuttavia due fenomeni si ripetono con regolarità:

  • il forte rialzo medio dei mercati un anno dopo il voto
  • il rialzo positivo nei tre anni successivi.

Quest’anno abbiamo un motivo in più per guardare con attenzione agli Emerging: essi hanno stornato molto per effetto delle politiche restrittive di Trump, ma potrebbero rimbalzare fortemente nei prossimi dodici mesi.

Considerazioni Finali su Elezioni Usa e Investimenti

Le elezioni di Midterm hanno un forte effetto sui mercati finanziari. Tuttavia questo sembra essere mediamente positivo (almeno per Usa ed Europa) ed esaurirsi in breve tempo. La turbolenza che potrà scatenarsi è quindi più pane per i denti dei trader di breve periodo che non per gli investitori di lungo termine.

Quello che maggiormente interessa agli investitori sono le prospettive economiche a medio termine, più che non i risvolti politici di un evento a corto raggio. Un possibile allentamento del laccio al collo dei mercati emergenti potrebbe fare salire in modo significativo l’indice MSCI Emerging Markets. Sempre che il futuro non ci riservi misteriose sorprese.

Giacomo Saver

Segretibancari.com

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I Migliori ETF/ETC per Investire nell’Oro

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Esistono diversi ETF/ETC che ti permettono di investire nell’oro e che sono quotati su Borsaitaliana. Tutti ti permettono di godere dei vantaggi dell”oro in borsa” (facilità di smobilizzo, costi ridotti, nessuna detenzione del prezioso in casa, ecc).

Tra i vari strumenti esistono però delle differenze che è bene conoscere per evitare di commettere grossolani errori.

ETF Xtrackers Physical Gold – DE000A1E0HR8

L’ETF Gold di Deutsche Bank (DB) è uno dei principali strumenti disponibili per l’investitore italiano. Esso permette di investire in oro fisico, detenuto presso i forzieri di Londra della Banca Depositaria. Ciò significa che ad ogni ETC/ETF è associata una certa quantità di oro allocato, il che evita il rischio di perdite in caso di dissesto finanziario dell’emittente.

Ad ogni ETC è collegato 1/10 di oncia Troy di oro.

Il costo annuo di gestione è dello 0,25%, ma poiché l’oro è quotato in dollari, l’ETC espone l’investitore al rischio di cambio tra euro e dollaro.

ETF Xtrackers Physical Gold EUR Hedged – DE000A1EK0G3

Si tratta di un ETF oro fisico in euro, ossia con copertura dal rischio di cambio. Grazie ad apposite e sofisticate tecniche di copertura, le oscillazioni del tasso di cambio euro/dollaro sono ridotte al minimo. Ciò significa che l’investitore guadagnerà o perderà a seconda dell’andamento della quotazione dell’oro, senza interferenze da parte della valuta.

L’ETF permette di investire in oro fisico, allocato, come nel caso precedente, presso i forzieri della Banca Depositaria a Londra. La cosa non deve stupire, poiché il prodotto è sempre lo stesso, l’unica differenza sta nella copertura valutaria. A fronte di questa opzione, i costi di gestione raddoppiano. L’ETF costa lo 0,59% l’anno.

EFT Gold Bullion Securities – GB00B00FHZ82

E’ il più vecchio ETF sull’oro quotato. L’ETF/ETC è gestito da Gold Bullion Securities Limited. Il sottostante è l’oro fisico allocato, custodito presso i forzieri della HSBC a Londra. Il costo annuo di gestione è pari allo 0,40%.

ETFS Physical Gold – JE00B1VS3770

E’ un ETF oro a replica fisica, ma senza copertura dal rischio di cambio. Il prodotto è gestito da ETFS Metal Securities Limited. la presenza di metallo allocato presso i forzieri della HSBC di Londra ne garantiscono la solvibilità. Il costo annuo di gestione è dello 0,39% e, come negli altri casi, viene prelevato direttamente dal valore netto del fondo (NAV).

Lyxor Etn Gold – XS0416722857

E’ un prodotto passivo (ETP; Exchange Traded Prodcut), emesso da Codeis Securities SA e garantito da Societé Générale. Non ha il metallo fisico come sottostante, per cui comporta il rischio di controparte.

Oro in Euro o in Dollari?

Una delle domande che gli investitori si pongono, riguarda la possibilità di investire in ETF/ETC sull’oro assumendosi il rischio di cambio o eliminandolo attraverso la scelta di un prodotto con copertura valutaria.

Il grafico qui sotto mostra l’andamento della quotazione del prezioso in dollari:

Come puoi vedere il metallo ha avuto un decennio d’oro tra il 2002 ed il 2012, per poi scendere vistosamente. Questo secondo grafico, invece, mostra l’andamento delle quotazioni in euro, ossia tenendo conto delle variazioni del tasso di cambio:

etf oro in euro andamento

La credenza diffusa secondo cui l’oro ed il dollaro sono negativamente correlati trova quindi conferma nei fatti. Nel lungo periodo, tuttavia, investire in ETF gold con copertura dal rischio cambio comporta rischi aggiuntivi.

La Tassazione degli ETF/ETC Oro

Prima di concludere, una piccola nota sulla fiscalità. I proventi degli ETF oro sono tassati al 26% ma, poiché sono considerati dalla normativa dei REDDITI DIVERSI si possono compensare con minusvalenze pregresse.

Se sei interessato a conoscere quale prodotto, secondo me, è il migliore in assoluto (e che ho anche io in portafoglio), dai un’occhiata qui: https://www.segretibancari.com/ic-warm-up/.

Giacomo Saver

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I CIR: Meno Tasse sui BTP Grazie ai Conti Individuali di Risparmio

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Dopo i PIR, i CIR. I conti individuali di risparmio hanno un doppio obiettivo: favorire l’acquisto dei BTP da parte dei risparmiatori ed investitori italiani e finanziare i cantieri. Vediamo in dettaglio cosa sono e come funzionano i CIR, tenendo presente che al momento in cui scrivo lo strumento è in fase di “affinamento” a livello ministeriale, per cui potrò darti solo alcune indicazioni di massima.

Cosa Sono i CIR

I conti individuali di risparmio sono una proposta di “strumento finanziario contenitore” proposto dalla Lega. Essi cercano di contrastare la fuga degli investitori esteri dai nostri BTP riportando il debito pubblico in mani italiane. Per darti un’idea del fenomeno, basti ricordare che la quota di titoli pubblici in mano ad operatori esteri è scesa al 28,3% a giugno 2018 e la cosa preoccupa non poco il MEF.

Grazie ai Conti Individuali di Risparmio sarà possibile comprare BTP beneficiando di un doppio vantaggio fiscale, che renderà l’investimento ancora più redditizio, a patto di tenerlo fino alla scadenza dei titoli che lo compongono.

I Vantaggi Fiscali dei Conti Individuali di Risparmio

Il sottoscrittore dei CIR avrà due vantaggi:

  • le cedole incassate sui BTP saranno esentasse. Il risparmio fiscale sarà quindi pari al 12,50% attualmente pagato sugli interessi
  • un credito di imposta per un importo compreso tra l’1,50% ed il 3,50% delle somme investite.

Per beneficiare di queste agevolazioni, l’investitore dovrà conservare i titoli fino alla scadenza. Sarà possibile, ovviamente, vendere i BTP prima del termine, ma in questo caso si perderanno i vantaggi fiscali di cui ti ho appena parlato.

Il tetto sottoscrivibile è di 30.0000 € annui con un limite massimo di 900.000 €.

Ci saranno anche i CIR junior, dedicati a figli e nipoti, risparmiatori comunque minorenni. In questo caso il beneficio fiscale si sposterà sul donante.

Sarà anche possibile fare un PAC nei Conti Individuali di Risparmio, ma in questo caso il credito di imposta sarà ridotto allo 0,50% fino a che non si fa l’investimento vero e proprio.

Investire in CIR Conviene?

E’ presto dire se converrà investire in CIR. Quel che è certo è che questo strumento è adatto a chi vuole portare i propri BTP fino alla scadenza. Non è quindi un prodotto finanziario adatto ad un’operatività di breve periodo sul mercato obbligazionario.

La convenienza dell’operazione, per ora presente grazie alle agevolazioni fiscali, dovrà fare pace con i costi che le banche applicheranno ai propri clienti. Sebbene un conto titoli “dedicato” e “vincolato” su cui conservare i BTP sia sufficiente per accendere un Conto Individuale di Risparmio, è ragionevole immaginare che le banche vorranno partecipare al banchetto. Non a caso dal Ministero affermano che “l’interesse delle banche verso questi prodotti è alto”.

Temi che la tua banca spilli soldi alle tue spalle? Diventa un Investitore Libero!!

E’ ragionevole supporre che verranno creati fondi comuni di investimento ad hoc per permettere di godere degli sgravi fiscali. Tuttavia i costi addebitati, in un contesto di tassi e rendimenti bassi, finiranno probabilmente con l’erodere gran parte dei rendimenti.

Mi rendo conto che è presto per fare una valutazione su questo nuovo prodotto, ancora in fase embrionale, tuttavia è bene stare all’erta e fare delle valutazioni accurate prima di investire. Ricordando che i costi rivestono un ruolo fondamentale e che prima viene la strategia di investimento, poi seguono i prodotti.

Giacomo Saver

Segretibancari.com

 

 

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Mercati Emergenti Oggi: Andamento, Prospettive e Previsioni per Investire

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Il futuro dei Mercati Emergenti appare incerto, dopo la notizia dei nuovi dazi in arrivo dagli States.  Eppure i Paesi Emergenti continuano ad attirare l’interesse degli investitori da sempre alla ricerca di rendimenti potenzialmente elevati dai propri soldi.

Ma quali sono le prospettive di questi Stati? Quali le previsioni circa il loro andamento futuro e qual è la situazione economica dei principali di essi? Un’analisi degli indicatori chiave ti permetterà di fare un investimento consapevole.

Quali Sono i Mercati Emergenti?

Con l’espressione Paesi Emergenti ci si riferisce, di solito, a Stati in rapida espansione la cui struttura economica è però in ritardo rispetto ai Paesi Sviluppati. Si tratta quindi di economie ricche, nelle quali la popolazione cresce velocemente, con i conti pubblici in ordine. Tuttavia per colpa del connubio tra malavita organizzata e politica, e spesso per causa della corruzione, i Mercati Emergenti sono una opportunità di investimento che presenta rischi piuttosto elevati, anche se il potenziale guadagno è altrettanto alto.

Non esiste un elenco dei Paesi che fanno parte di questo gruppo. Alcuni di essi, con il tempo, potranno diventare sviluppati a tutti gli effetti. Altri, invece, peggioreranno la propria situazione, scivolando verso il basso tra le regioni più povere del Pianeta.

Secondo l’Università del Michigan e la rivista The Economist, un Paese è emergente se:

  • rappresenta un mercato sufficientemente “grande”
  • ha un tasso di crescita elevato
  • possiede una grande capacità di consumo
  • è dotato di una importante infrastruttura commerciale, favorisce la libertà economica ed è aperto al resto del mondo.

Sulla base di queste caratteristiche è possibile individuare ventisette Stati Emergenti: Cina, Hong Kong, Singapore, Taiwan, Israele, Corea del Sud, Repubblica Ceca, Ungheria, India, Polonia, Turchia, Malesia, Russia, Messico, Thailandia, Cile, Argentina, Arabia Saudita, Egitto, Pakistan, Indonesia, Filippine, Brasile, Sud Africa, Perù, Venezuela, e Colombia.

Mercati Emergenti: Che Fare?

Conviene investire nei Mercati Emergenti? Non esiste una risposta univoca a questa domanda, perché all’interno dell'”Universo” Emerging ci sono Stati solidi ed altri meno. Inoltre occorre decidere se preferire le azioni o le obbligazioni, tenendo presente che queste ultime – pur essendo bond – presentano una volatilità elevata.

Se scegli di investire in obbligazioni dei Paesi Emergenti farai bene a considerare la situazione economica e la solidità delle economie sottostanti. Se opti per le azioni emergenti dovrai prezzare il livello delle quotazioni rispetto alla loro media storica, al rapporto prezzo/utili ed alle prospettive economiche del Paese.

Ecco una sintesi dei principali mercati a livello globale.

Africa

Il Sud Africa presenta una debolezza nei fondamentali economici. Va quindi preso con cautela, sebbene il rapporto debito/pil non sia particolarmente elevato (53%).

Il rendimento dei bond in Rand a 10 anni viaggia intorno al 9%. La moneta ha subito una svalutazione da inizio 2018 sia nei confronti dell’Euro sia del Dollaro, mentre il mercato azionario non sembra essere stato particolarmente penalizzato.

America Latina

La situazione dei mercati emergenti del Sud America non è particolarmente esaltante, né per l’investitore che voglia comprare obbligazioni né per chi desidera investire in azioni.

Argentina

Con un rapporto debito/pil del 53% lo Stato sudamericano sembra essere solido. Purtroppo la moneta locale ha subito una durissima svalutazione nei confronti del dollaro e le prospettive non sembrano buone. La divisa ha perso il 52% del proprio valore contro dollaro da inizio anno, e questo mette il Paese sotto pressione. Il rendimento dei bond in valuta locale veleggia intorno al 18% annuo, nel tentativo di attrarre qualche investitore dai nervi molto saldi.

La borsa di Buenos Aires ha perso il 4% da inizio anno a fine agosto 2018. La ridotta volatilità dimostra come l’Argentina sia un Paese che attrae obbligazionisti in cerca di cedole elevate, più che non per investitori in azioni.

Brasile

Il Paese del “samba” ha un indebitamento piuttosto alto, pari all’84% del prodotto interno lordo. Il Real ha perso il 20% da inizio anno nei confronti del dollaro, mentre la borsa è scesa del 2% circa. I bond decennali in valuta locale rendono  il 13% circa, ma le prospettive del Pese non sono buone.

Messico

Con un indebitamento pari al 54% del pil il Messico è un Paese che ha i conti pubblici sotto controllo. Il rendimento dei bond decennali in valuta locale è pari all’8% circa mentre il Peso si è addirittura rivalutato nei confronti del dollaro Usa nei primi 8 mesi del 2018. Sebbene il rischio implicito nei rendimenti obbligazionari sia inferiore rispetto ai casi precedenti, è sempre bene essere prudenti.

Asia

La regione asiatica è quella maggiormente esposta alle politiche protezionistiche di Trump. Mentre i Pesi sopra esaminati sono il terreno di caccia per l’investitore in bond, i mercati emergenti asiatici sono di particolare interesse per chi vuole investire in azioni. L’indice MSCI Emerging Market, il più importante indice azionario dell’area, infatti, è composto per la prevalenza da azioni cinesi e di emittenti dell’Asia.

Cina

La Cina ha un rapporto debito/pil decisamente contenuto e pari solo al 48%. Il Renminbi da inizio anno ha perso solo 4,75% del suo valore, mentre il rendimento dei bond decennali in valuta locale è solo pari al 4%. Chi investe in Cina lo fa prevalentemente comprando azioni, e qui purtroppo il discorso cambia. La borsa cinese ha perso il 20% nei primi otto mesi dell’anno a causa delle politiche protezionistiche di Trump.

La discesa potrebbe arrestarsi in occasione delle elezioni di midterm Usa, qualora esse fossero sfavorevoli alla presidenza attuale. Il basso livello raggiunto dalle quotazioni le rende decisamente interessanti per un investimento contro tendenza.

L’Investimento in Azioni Emergenti

Investire in azioni dei Mercati Emergenti va fatto con cura all’interno di un ben definito progetto complessivo. Si tratta di una operazione finanziaria ad alto rischio e ad alto rendimento, che va valutata con estrema attenzione. Occorre inoltre pesare bene la quota di “emerging” rispetto all’investimento in economie sviluppate.

Il modo migliore per investire consiste nello scegliere un ETF diversificato a basso costo ma dotato di una buona liquidità che cloni l’intero indice MSCI Emerging Markets.

Così facendo prenderai posizione sui principali Paesi del mondo intero, anche se avrai comunque una netta prevalenza di Stati asiatici. Se deciderai di investire tieni d’occhio sia gli indicatori fondamentali (il rapporto prezzo/utili, ad esempio) sia il trend di fondo, e cerca di avere sott’occhio degli ulteriori indicatori predittivi del ciclo economico.

Investire in Obbligazioni Emergenti

Contrariamente a ciò che si crede, l’investimento in bond emergenti è un’operazione finanziaria ad alto rischio. A causa dell’impatto delle valute e della forte volatilità dei bond, le obbligazioni emergenti sono a tutti gli effetti impieghi “equity like“. Esse hanno caratteristiche intrinseche tali da essere più simili alle azioni che non ai bond.

La scelta di investire in azioni o in obbligazioni dei Mercati Emergenti spetta solo a te. Una regola saggia prevede di non eccedere né con le une né con le altre.  Tieni comunque presente che l’impatto del cambio è molto maggiore sulle obbligazioni che non sulle azioni, a motivo della ridotta capacità di crescita del sottostante.

E’ Indispensabile Investire nei Mercati Emergenti?

No, anche se una quota di emerging è fondamentale per l’ottimizzazione del portafoglio. Se sei un investitore “fai da te” puoi evitare le obbligazioni emergenti e concentrarti sulle azioni.

Se hai bisogno di ulteriore assistenza per investire, ecco due risorse preziose (e gratuite):

A Scuola di Investimenti, il video corso che ti insegnerà come imbastire un programma di investimento efficace partendo dalle basi e mettendoti in guardia dai possibili errori.

IC Warm Up, dedicato a chi ha un patrimonio liquido o investito di almeno 100.000€,  ti dirà come iniziare ad investire in modo semplice e redditizio usando strumenti finanziari efficaci ed eccellenti sotto il profilo dei costi.

Giacomo Saver

 

 

 

 

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Conviene Investire negli ETF Vanguard Quotati Presso Borsa Italiana?

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Vanguard, lo storico gestore di fondi passivi negli Usa, approderà presto in Italia grazie all’arrivo di nuovi ETF su Borsa Italiana. L’avvio della quotazione è previsto per il mese di marzo 2019 secondo quanto ha detto al Sole 24 Ore Simome Rosti, responsabile Vanguard in Italia.

Chi è Vanguard

Negli anni ’70 John Bogle creò il primo fondo indicizzato al mondo. Scettico circa la convenienza dei tradizionali e costosi fondi a gestione attiva, Bogle intuì che il modo migliore per generare performance per i risparmiatori consisteva in una strategia semplice a basso costo.

Semplice significa che un fondo passivo si limita a replicare l’andamento di un indice finanziario, con lo scopo di catturarne la performance, senza cercare di “battere il mercato”. A basso costo significa che gli oneri addebitati agli investitori sono una piccola parte delle commissioni di gestione pagate da chi sottoscrive i tradizionali fondi comuni di investimento.

Vanguard oggi è un colosso dalle dimensioni globali, con 19 uffici in tutto il mondo, e 5,2 trilioni di masse gestite. Nella sola Europa le masse affidate al gestore ammontano a 179 miliardi di Dollari.

Le sue peculiarità sono due:

  • la specializzazione nella creazione e gestione di prodotti di investimento passivi
  • la mancanza del fine di lucro, il che permette di ridurre ai minimi gli oneri pagati dai soci/investitori.

Gli ETF: un Tema Controverso

Gli ETF sono nati negli Usa negli anni ’90 e sono disponibili in Italia dal 2002. La loro crescita è stata enorme, ma questo ha ridotto i margini di guadagno per i gestori. Visto che molte volte l’indice clonato è sempre lo stesso, una delle ragioni per preferire un prodotto rispetto ad un altro risiede nel minor costo che questo presenta. Ma la concorrenza, se ha fatto bene agli investitori, ha messo in crisi gli stessi emittenti.

Che ora stanno proponendo prodotti più complicati, assolutamente da evitare. L’arrivo di Vanguard sul mercato italiano non farà altro che aumentare la competizione tra gli emittenti/gestori di ETF, con il risultato, da un lato, di ridurre ancora i costi, dall’altro di fare crescere la pressione alla creazione di prodotti inefficienti.

Lo stesso Bogel, nel suo libro “Il Piccolo Libro dell’Investimento” mette in guardia l’investitore dall’uso smodato degli ETF. Essi vanno bene se inseriti in una strategia di portafoglio di lungo termine, ma non vanno usati per una speculazione finanziaria di breve termine.

Conviene Investire negli ETF Vanguard?

Non c’è una risposta univoca e precisa a questa domanda. Alcuni prodotti sono, in apparenza, meno cari dei quelli attualmente disponibili. Tuttavia il costo annuo di gestione non è l’unico parametro da tenere in considerazione: occorre anche valutare lo spread tra il prezzo di acquisto e quello di vendita dell’ETF. Se questo è molto ampio potrebbe vanificare il beneficio di costi ridotti all’osso.

Visto che gli ETF Vanguard non sono quotati presso Borsa Italiana faremo riferimento agli spread medi osservati sul mercato di Londra e pubblicati sul Sole 24 Ore.

Azioni Area Euro

Se confrontiamo il Vanguard Eurostoxx 50 con l’Xtrackers sul medesimo indice, notiamo come il secondo batta il primo. A fronte di un costo di gestione simile (lo 0,10% annuo contro lo 0,90% annuo) lo spread è più ampio per il prodotto Vanguard. La patrimonialità di questo è limitata, e ciò influenza sia il volume scambiato sia gli spread.

Azioni Europa

Il Vanguard FTSE Developed Europe e l’IShares MSCI Europe hanno lo stesso costo annuo di gestione. Tuttavia il primo presenta degli spread più ampi, scivolando in una posizione deteriore.

Azioni Globali

Se confrontiamo l’ETF Vanguard FTSE Developed World  con l’Xtrackers MSCI World il primo esce perdente. Ancora una volta è lo spread a fare la differenza, posto che il costo annuo è praticamente lo stesso (lo 0,18% annuo contro lo 0,19%).

Azioni Paesi Emergenti

Il Vanguard FTSE Emerging Markets risulta perdente rispetto, ad esempio, all’IShares MSCI Emerging Markets. Oltre a costare di più (lo 0,25% annuo contro lo 0,18%), presenta anche un differenziale denaro lettera più ampio.

Obbligazionari

Gli ETF Vanguard obbligazionari non appaiono particolarmente vantaggiosi. A fronte di un costo di gestione paragonabile con i suoi principali concorrenti (IShares e Xtrackers) Vanguard risulta essere penalizzato da spread troppo alti.

Quando i Prodotti Vanguard Sono Vincenti?

Non lasciarti sedurre dal nome importante, ma ragiona sempre con la tua testa e la calcolatrice in mano. Se sei un investitore di lungo periodo per te è più importante privilegiare il basso costo dei prodotti, perché differenze anche minime, su orizzonti davvero estesi, avranno grossi impatti. Se investi per la pensione, ad esempio, il principale elemento di scelta di un ETF devono essere i costi di gestione bassi.

In questo senso investire negli ETF Vanguard converrà, laddove essi presentano oneri di gestione più bassi rispetto ai concorrenti.

Se, invece, sei un investitore di medio periodo, dovrai tenere conto sia dei costi di gestione sia dello spread. In ogni caso, prima di investire, ti consiglio di attendere che i fondi Vanguard arrivino in Italia in modo tale da poterne valutare la liquidità, nel giro di qualche mese.

Alternative ai Fondi Vanguard?

Se vuoi investire in modo efficace il tuo portafoglio, non è necessario che aspetti il 2019 per andare sui prodotti Vanguard.

Ecco due risorse che ti possono essere di aiuto fin d’ora.

>> Se vuoi imparare come muoverti in modo autonomo sui mercati investendo in modo semplice con gli ETF, il corso GRATUITO A Scuola di Investimenti ti aiuterà moltissimo.

>> Se hai almeno 100.000 € investiti o da investire e vuoi migliorarne la performance grazie ai migliori ETF disponibili oggi sul mercato, il corso GRATUITO IC-Warm-Up è ciò che fa per te.

Giacomo Saver

 

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Quanto Ancora Durerà la Festa a Wall Street?

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Prove di Irrazionalità Controllata a Wall Street

La corsa senza sosta della Borsa Americana è sotto gli occhi di tutti, e molti investitori sono spaventati dalle elevate quotazioni raggiunte da molti titoli. Chi paventa la possibilità di un crollo di borsa, poi, fa riferimento ad episodi come quello relativo alla Sarepta Therapeutics.

Il titolo è cresciuto, dal 2016 ad oggi,  del 280% contro il 41% dell’indice S&P 500, nonostante l’azienda abbia registrato utili solo in un trimestre. A dispetto di ciò la maggior parte degli analisti finanziari è ancora in “buy” sul titolo. Si tratta di un caso isolato, o stiamo entrando in una pericolosa bolla speculativa come quella di inizio millennio?

Quattro Motivi per Essere Ottimisti sul Futuro della Borsa Usa

Gli ottimisti sul futuro di Wall Street prendono spunto da quattro fattori che potrebbero continuare a favorire la crescita della borsa. Ecco di che si tratta.

 Trimestrali Ancora  Buone

L’economia Usa continua a crescere e le società quotate a breve rilasceranno le relazioni trimestrali sugli utili. Secondo i veterani di Wall Street le aziende riporteranno ancora buoni utili sia nel terzo sia nell’ultimo trimestre del 2018. Se così sarà la robustezza della crescita getterà altra benzina sul fuoco del rialzo più lungo degli ultimi anni.

Price Earning Non Surriscaldato

Il rapporto Prezzo/Utili dell’indice S%P 500 è pari a 23. Di certo non è a buon mercato, ma fino a che non ci portiamo sopra 25 non ci sono pericoli concreti di una sopravvalutazione del mercato azionario. Ribaltando il rapporto otteniamo il rendimento atteso del mercato azionario. Ad un P/E di 23 corrisponde un guadagno da utili (distribuiti e no) del 4,40%, ben superiore al rendimento del Treasury decennale, in dollari.

Elezioni di Midterm

L’anno successivo alle elezioni di medio termine Usa il mercato azionario a stelle e strisce è mediamente cresciuto. Questa “regolarità statistica” ha ottime chances di ripetersi anche nel 2019.

Buy Back Azionari

Nel 2018 le aziende quotate a Wall Street spenderanno mille miliardi di dollari per ricomprare le loro stesse azioni. Poiché i manager sono in una posizione privilegiata, se comprano loro significa che ritengono che il valore delle proprie aziende non sia sopravvalutato, ma abbia ancora spazio per crescere.

Quattro Motivi per Essere Pessimisti sul Futuro della Borsa Usa

I pessimisti, dal canto loro, evidenziano alcuni fattori di rischio che potrebbero portare ad una discesa importante e repentina della Borsa Usa.

Le Performance Migliori Arrivano dalle Peggiori Aziende

Secondo una ricerca del Wall Street Journal, quest’anno sono le peggiori società ad offrire le migliori performance. Si tratta di un fatto curioso che potrebbe preludere allo scollamento tra i fondamentali e l’appetito per il rischio degli investitori, che stanno dirottando somme importanti verso gli Usa, ritirandole dalle altre parti del mondo.

Le aziende non profittevoli, incluse nell’indice Russel 1000, da inizio anno hanno guadagnato mediamente il 18% in dollari contro il 16% dell’intero indice.

Forza Relativa in Riduzione Rispetto all’Europa

Il grafico che ti mostro fa vedere come la performance degli USA abbia “stracciato” quella dell’Europa, negli ultimi anni. Sia in valuta locale, sia in Euro, un investimento fatto nell’indice MSCI USA avrebbe reso molto di più di un operazione simile fatta sull’indice MSCI Europe:

wallstreet-vs-europa

Grazie al rafforzamento del dollaro un investitore europeo avrebbe ottenuto guadagni superiori ad uno stesso cittadino statunitense. Tuttavia la forza relativa di Wall Street (misurata in Euro) rispetto all’Europa si sta indebolendo. Che sia ora di investire in Europa?

forza-relativa

Rialzo dei Tassi Fed

Il rialzo dei tassi potrebbe  impattare sugli utili delle aziende, facendo scoppiare un nuovo bubbone. Il debito delle aziende è sui massimi storici, sia in relazione al PIL (75% secondo quanto stimato da Credit Suisse), sia in rapporto agli utili operativi (2,5 volte). Entro il 2020 scadranno debiti per complessivi 1.300 miliardi di dollari. Il rialzo dei tassi inoltre renderebbe più conveniente acquistare bond del Tesoro invece che correre il rischio tipico del mercato azionario.

Guerra Commerciale

La guerra commerciale con la Cina potrebbe portare ad un rallentamento nella crescita. Alibaba ha cancellato il progetto che avrebbe creato un milione di posti di lavoro negli Usa. Il botta e risposta tra i due Stati potrebbe portare a danni notevoli e creare una situazione come quella vista a gennaio 2016, se non peggiore.

Dove e Come Investire con Wall Street ai Massimi?

Permettimi di darti il mio piccolo contributo per aiutarti ad investire al meglio in questa fase così incerta di mercato.

Se il tuo patrimonio ammonta ad ALMENO 100.000 € accedendo al corso gratuito IC Warm Up saprai esattamente dove investire i tuoi soldi. Esaminerò per te quattro ETF base e ti darò utili indicazioni su come mixarli per costruire un portafoglio interessante.

Se sei una persona che vuole capire e fare da sola, il video corso gratuito  A Scuola di Investimenti ti aiuterà a capire come investire, grazie ad un programma di investimento semplice che potrai realizzare da solo, con il mio aiuto.

Se hai domande o dubbi relativi al contenuto di questo articolo, scrivi il tuo commento.

Giacomo Saver

 

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Investire nella Cannabis con un ETF sulla Marijuana

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investire nella canapa cannabis

La decisione del Canada di liberalizzare la marijuana a scopo ricreativo, da giugno 2018, ha acceso i riflettori su un settore in forte crescita che promette utili da capogiro. Il fondo hedge specializzato Tribeca Global Natural Resources nel 20187 ha guadagnato il 153%. La notizia ha fatto scatenare gli speculatori, tanto che alcuni già parlano di bolla speculativa. Secondo gli esperti il mercato della cannabis potrebbe valere 115 miliardi di euro entro il prossimo decennio.

Fatto sta che negli ultimi 12 mesi i principali operatori del settore hanno ottenuto un guadagno del 296% arrivando a triplicare di valore. E l’industria degli ETF non è stata a guardare, lanciando il primo prodotto specializzato mente a Copenaghen il 21 settembre 2018 è arrivata in borsa StenoCare.

Perché Investire nella Canapa (Cannabis)?

L’uso della Cannabis a scopo terapeutico è ormai stato sdoganato. Uno dei primi stati a legalizzare la sostanza fu la California nel 1996, cui seguirono altri Paesi. Coca Cola sta siglando un accordo con Aurora Cannabis per mettere sul mercato una nuova bevanda a base di Cdb. Il riconoscimento dell’utilità della pianta in ambito terapeutico, insieme con l’allentamento normativo degli Stati, sta facendo letteralmente esplodere un mercato.

L’Horizons Marijuana Life Sciences Index ETF – CA44054J1012

Dal 5 aprile 2017 è disponibile, solo sulla borsa Canadese, per il momento, un ETF che ha come sottostante un indice composto dalle “Cannabis Stock“. Denominato il dollari canadesi, il prodotto ha un costo annuo di gestione dello 0,75% e attivi per un miliardo e 100 mila dollari.

Il portafoglio è composto da 49 azioni di società attive nel mercato della Cannabis ed è molto concentrato, poiché i primi 6 titoli rappresentano il 67% dell’indice. Ecco un rapido esame delle quattro società più importanti.

Aurora Cannabis

La società ha guadagnato il 354% nell’ultimo anno. I suoi dati fondamentali sono i seguenti:

  • Prezzo/Utili: 133
  • Prezzo/valore contabile: 4,6

Canopy Growth

La società ha avuto una performance del 546% rispetto al 2017. Ecco una sintesi dei dati fondamentali:

  • Prezzo/Utili: negativo
  • Prezzo/valore contabile: 12

Aphria

La società ha avuto una performance del 193% rispetto all’anno precedente. Ecco una sintesi dei dati fondamentali:

Prezzo/Utili: negativo
Prezzo/valore contabile: non disponibile

GW Pharmaceuticals

La società ha avuto una performance del 57% rispetto all’anno precedente. Ecco una sintesi dei dati fondamentali:

Prezzo/Utili: negativo
Prezzo/valore contabile: non disponibile

Conviene Investire nell’ETF sulla Canapa?

L’ETF ha avuto una performance del 100% in poco più di un anno. L’indice della Cannabis è quadruplicato di valore dal 2017 ad oggi, settembre 2018. I multipli di bilancio delle società sono su livelli folli, che richiamano alla mente gli eccessi della bolla speculativa del 2000 o l’esploit che precedette il crollo dei Bitcoin.

Pur non entrando in questioni etiche e moralistiche, mi appare evidente che il mercato delle marijuana stocks è decisamente sopravvalutato. E’ presto per dire se all’interno di un portafoglio equilibrato ci potrà essere spazio anche per prodotti di nicchia come questo.

Se sceglierai di comprare l’ETF horizons ricorda che esso è quotato su una borsa estera e che quindi ci saranno delle complicazioni a livello fiscale.

Giacomo Saver -Segretibancari.com

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Investire in Germania: i 4 ETF che Clonano l’Indice Dax 30

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Investire in Germania attraverso l’acquisto dei titoli che compongono il Dax 30, l’indice della borsa di Francoforte, è semplice. A patto di evitare i prodotti ad alto costo che la tua banca ti proporrà, come i fondi comuni di investimento o i certificates.

Ecco come investire nelle azioni tedesche replicando in modo economico l’intero mercato azionario di Francoforte.

La Composizione dell’Indice Dax

Il Dax è un indice finanziario composto dai trenta titoli a maggiore capitalizzazione quotati presso la borsa di Francoforte, nel segmento “prime standard“. Esso rappresenta l’80% del mercato tedesco, è disponibile dal 1988, ed è costruito in base alla capitalizzazione del flottante.

A livello settoriale il peso maggiore va ai titoli farmaceutici, che rappresentano il 14,20% del totale. Seguono il settore automobilistico (13,90%), il chimico (12,70%), l’assicurativo (10,70%), l’industria (10,10%) ed il software (10,0%).

Le azioni più pesanti all’interno dell’indice sono:

  • SAP (10%)
  • Siemens (9,0%)
  • Bayer (8,50%)
  • BASF (8,00%)
  • Allianz (8,0%).

A differenza di altri indici, che vedono un peso preponderante del settore finanziario, il DAX 30 è composto per lo più da aziende operanti nel settore manifatturiero.

Dal 14 settembre 2007 a fine settembre 2018, il Dax 30 ha avuto una performance media annua composta del 4,65%, a causa del crollo post Lehman. Nel momento peggiore l’indice ha perso il 54,60% rispetto al massimo precedente.

Tuttavia negli ultimi 10 anni l’indice è cresciuto, in media, del 7,40% annuo composto. Negli ultimi 5 anni il tasso di crescita è stato del 7,42% mostrando una stabilità sorprendente.

Questo grafico sintetizza l’andamento dell’indice negli ultimi anni:

dax-30-grafico

ETF sul Dax 30

Sulla Borsa Italiana sono quotati quattro ETF che ti permettono di investire sul DAX. Ognuno di essi presenta caratteristiche peculiari che è bene conoscere per agire con consapevolezza.

Amundi Dax – FR0010655712

Il costo annuo di gestione è dello 0,10%. Il prodotto è ad accumulazione dei proventi ed è a replica fisica, ovvero investe direttamente nei titoli che compongono il sottostante. La performance da inizio anno al 26 settembre 2018 è del -3,72%.

Ishares Core Dax – DE0005933931

Il prodotto costa lo 0,171% su base annua. l’ETF è ad accumulazione dei proventi e a replica fisica. Il rendimento da inizio anno è di -5,09%

Lyxor Dax – LU0252633754

Le commissioni annue di gestione ammontano allo 0,15%. Il prodotto è ad accumulazione dei proventi, la replica è fisica e il rendimento dal 1 gennaio 2018 al 26 settembre è del – 4,84%.

Xtrackers Dax – LU0274211480

Il costo annuo è di appena lo 0,09%. Il prodotto non distribuisce dividendi e la replica del sottostante è fisica, come nei casi precedenti. La performance da inizio anno è di -4,74%.

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Giacomo Saver – Segretibancari.com

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Gli Effetti del Panic Selling dei BTP

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La manovra finanziaria, che porta al 2,40% il rapporto deficit/Pil per i prossimi tre anni, ha scatenato il panico tra gli investitori in BTP, molti dei quali sono corsi a vendere. Il timore prevalente è che il rendimento dei titoli pubblici italiani non compensi adeguatamente il rischio corso.

Il Panic Selling Post Manovra

Venerdì 28 settembre, dopo l’annuncio della manovra “coraggiosa”, il BTP decennale ha subito un incremento del rendimento, provocato da una caduta del prezzo. La risalita dello spread, infatti, ha fatto lievitare il guadagno pagato dal titolo italiano fino al 3,25%, un valore che non si toccava da maggio del 2014. Al tempo stesso sono cresciuti i rendimenti dei BTP “corti”, mettendo in tensione la parte breve della curva dei tassi.

Alcuni grandi investitori esteri e gestori di fondi che avevano comprato BTP “scommettendo” su una manovra più leggera, volta a tenere  conti sotto controllo, sono rimasti scottati.

Ad innescare le vendite sono stati, ancor una volta, i timori della tenuta dei conti pubblici, dello scontro con la Commissione Europea ed il rischio di declassamento del debito italiano da parte delle Agenzie di Rating, che dovranno pronunciarsi entro la fine del mese.

I derivati sul credito (CDS, credit default swap) che misurano il costo richiesto dagli operatori per assicurarsi contro un default dell’Italia sono schizzati verso l’alto. Siamo vicini ai massimi dell’anno e superiori dello 0,50% rispetto ai titoli del Sud Africa. Che l’Italia sia percepita come un Paese a rischio non c’è dubbio. Sarà determinante capire fino a che punto le oscillazioni dei prezzi siano imputabili alla speculazione e quando la situazione potrà rientrare.

Gli Effetti del Panic Selling sui BTP

Banche

Le prime a pagare il conto del ribasso dei prezzi dei BTP sono state le banche. L’indice del settore, FTSE Italia Banche, ha perso in un solo giorno il 7,26% per colpa dell’incesto esistente tra aziende di credito e Stato. Le prime, dopo la crisi del 2011, hanno investito parecchia liquidità in BTP, esponendosi così al rischio di oscillazione delle quotazioni. Poiché la solidità delle banche è data dal rapporto tra il patrimonio netto ed il totale impieghi, se il primo si assottiglia a causa del ribasso delle quotazioni, anche gli indici di solidità bancaria soffrono.

Cittadini e imprese

L’aumento dello spread renderà impossibile per gli istituti di credito mantenere l’attuale livello dei tassi di interesse. L’aumento che ne seguirà colpirà sia i mutui a tasso variabile, sia quelli a tasso fisso di nuova emissione. Anche le rate di leasing e i noleggi di autovetture a lungo termine saranno più cari per colpa dell’incremento dei tassi. A meno che la situazione non si stabilizzi.

E’ Il Momento di Investire in BTP?

Alcuni investitori mi domandano se sia il caso di comprare BTP, agendo controcorrente. Purtroppo non ho una risposta valida per tutti, perché occorre anzitutto progettare un portafoglio sulla base delle personali esigenze di ognuno, oltre che sulla base del rischio tollerato. Tuttavia lo scenario attuale non sembra particolarmente vantaggioso per i titoli di stato italiani.

La tabella che segue ti mostra di quanto scenderebbe il BTP decennale, dicembre 2018,  in risposta ad una variazione nei tassi di interesse:

variazione-prezzo-btp

Come puoi vedere l’andamento del prezzo del titolo è alquanto volatile.  Se conservi il titolo fino alla scadenza, il rendimento netto che otterrai, ai prezzi di oggi, è pari al 2,85% netto. A fronte di questo tasso devi essere disposto a sopportare delle oscillazioni comprese tra il 10 ed il 15% nella migliore delle ipotesi.

Nello stesso periodo l’indice delle borse mondiali Morgan Stanley, in euro,  ha reso l’11,27% annuo lordo. A fronte di ciò la volatilità media è stata dell’11,80%. Se nel 2011 investire in BTP era un affare per tutti, oggi occorre fare molta più attenzione. Non sto mettendo in dubbio la solidità del nostro Paese, ma limitandomi a fare una analisi del rendimento ottenibile versus la volatilità sopportata.

E ora come ora le azioni appaiono più interessanti del BTP, anche se quasi certamente i rendimenti del passato non si ripeteranno in futuro. Ma ottenere più del 3% annuo medio nei prossimi 10 anni dalle azioni globali mi sembra essere un obiettivo assolutamente raggiungibile.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

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ETF Lyxor ESG Treand Leaders?

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Investire in Europa, nel mercato mondiale, negli Usa e nei Paesi Emergenti selezionando società di aziende “sostenibili” sotto il profilo ambientale, sociale e della governabilità. Questo è l’obiettivo dei nuovi ETF Lyxor ESG Trend Leaders.

Poiché i prodotti sono appena partiti non è possibile avere uno storico sufficientemente esteso per fare dei confronti appropriati con gli indici standard. La mia analisi riguarderà quindi aspetti più “qualitativi” degli ETF, per permetterti di valutare sia è opportuno o meno prenderli in considerazione nella costruzione del tuo portafoglio.

Lyxor MSCI World ESG Trend Leaders – LU1792117779

Si tratta di un fondo passivo che replica l’indice MSCI World Select ESG Rating and Trend Leaders Net Return. Esso è composto da azioni di società a grande e media capitalizzazione quotate in 23 Paesi sviluppati. Per poter fare parte dell’indice le aziende devono avere un profilo ESG alto, ossia essere responsabili nei confronti dell’ambiente (Environment), delle comunità umane (Social) e nel governo societario (Governance).

L’ETF è a replica fisica, costa lo 0,3% l’anno ed è ad accumulazione, ossia reinveste automaticamente i dividendi.

A livello geografico l’ETF presenta grosso modo la stessa ripartizione del MSCI World, con un peso prevalente degli Stati Uniti (60%), seguiti da Giappone (9%) ed Europa. Per questa sua caratteristica l’ETF è soggetto al rischio di cambio per oltre il 70% del suo ammontare, e la sua quotazione dipende dall’andamento di Wall Street in modo “pesante”.

Lyxor MSCI EM ESG Trend Leaders – LU1769088581

L’ETF replica l’indice MSCI EM Select ESG Rating and Trend Leaders Net Return  composto da società a larga e media capitalizzazione di 24 Paesi Emergenti.

Per fare parte dell’indice gli emittenti devono avere un alto profilo ESG, ossia ambientale, sociale e di governabilità.

L’ETF è a replica sintetica, costa lo 0,30% all’anno e reinveste i dividendi. Potrai incassare l’utile al momento della vendita del titolo, ma non prima.

A livello geografico la ripartizione dell’indice (e quindi dell’ETF che lo replica) assomiglia molto a quella del MSCI Emerging Markets, con una predominanza della Cina (che pesa per il 22%) e dell’area asiatica. Essendo investito in valute non euro l’ETF comporta il rischio di cambio.

Lyxor MSCI EMU ESG Trend Leaders – LU1792117340

L’ETF clona l’ MSCI EMU Select ESG Rating and Trend Leaders Net Return. Esso è composto da azioni di società operanti in 10 Pesi della zona Euro, a larga e media capitalizzazione, con elevati requisiti ambientali, sociali e di governance aziendale.

L’ETF è a replica fisica, costa lo 0,20% l’anno ed è ad accumulazione dei proventi. L’indice è concentrato su pochi pesi, con Francia e Germania che insieme coprono il 60% dell’indice.

Grazie al fatto che il sottostante è denominato in Euro il prodotto non presenta rischi di cambio.

Lyxor MSCI USA ESG Trend Leaders – LU1792117696

Il prodotto replica l’indice MSCI USA Select ESG Rating and Trend Leaders Net Return  rappresentativo di società con “alto ESG” a media e grande capitalizzazione, quotate sul mercato Usa.

L’ETF è a replica fisica, costa lo 0,25% l’anno, è ad accumulazione dei proventi e presenta grosso modo la stessa allocazione dell’MSCI Usa.

Poiché le società sottostanti sono in dollari, l’investimento nel prodotto comporta il rischio di cambio.

Pro e Contro dell’Investimento

Gli ETF Trend Leaders di Lyxor replicano indici che grosso modo hanno la stessa composizione geografica dei noti MSCI geografici. Comprarli  equivale a fare un investimento in un “sotto-indice” che screma solo alcune società che hanno requisiti etici stabiliti da Morgan Stanely. E’ ragionevole attendersi una performance migliore dei prodotti standard che investono in quelli stessi indice senza ulteriori selezioni? Non saprei.

Di certo questi indici sono molto simili a quelli “tradizionali”, dei quali ricavano la liquidità, importante affinché gli arbitraggisti entrino in gioco garantendo la corretta replica dell’indice da parte dell’ETF. D’altro canto temo che questi strumenti non avranno grandissimi volumi scambiati, poiché sono per lo più pensati per il popolo degli investitori non professionisti.

Se investire negli ETF Lyxor è un impegno tangibile fatto nei confronti dell’ambiente e della società, credo sia illusorio attendersi performance molto superiori a quelle di prodotti simili che replicano indici standard.

Investire è un Rebus?

Se pensare di investire ti crea un disagio perché non sai da che parte iniziare e, giustamente, non ti fidi dei consigli interessati della tua banca, permettimi di aiutarti.

Se vuoi imparare ad investire da solo in modo autonomo perché ti piace sapere ciò che fai, puoi iniziare dal corso gratuito A Scuola di investimenti. Esso ti darà i primi elementi utili per capire cosa fare e cosa non fare quando si tratta di impiegare i tuoi soldi.

Se preferisci avere subito una soluzione pronta senza tanti “perché”, e se il tuo capitale ammonta ad almeno 100.000 €, puoi accedere al corso gratuito IC Warm Up. Esso ti aiuterà a costruire un portafoglio diversificato, per partire, usando solo 4 ETF a basso costo.

Se hai domande o dubbi scrivi il tuo commento qui sotto. Grazie.

Giacomo Saver

 

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Investire in Svezia

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La Svezia è un Paese solido, tra quelli che meglio hanno recuperato dopo la crisi del 2008. Essa inoltre è percepita come un porto sicuro dove mettere i soldi nel caso in cui si scatenasse una tempesta sui mercati globali. In questo post vedremo quali strumenti hai a disposizione se vuoi diversificare il tuo portafoglio impiegando parte dei tuoi soldi nello Stato nordico.

Perché Investire in Svezia?

Con un PIL in crescita del 2,5% nel 2017 ed tasso stimato del 2,6% nel 2018, la Svezia si conferma come uno Stato in salute. L’inflazione è sotto controllo e stabilmente sotto il 2% l’anno, il deficit di bilancio è stato annullato mentre il rapporto tra il debito pubblico ed il Pil è fermo al 41%.

Il rating attribuito alla Svezia è AAA ed il Paese è percepito come stabile dalla comunità finanziaria internazionale.

Come Investire nella Borsa Svedese

Chi vuole investire nel mercato azionario svedese ha a disposizione l’ETF IShares MSCI Sweden Capped – US4642867562. Esso purtroppo non è quotato in Italia ma è disponibile su NYSE di New York.

L’ETF costa lo 0,49% l’anno, è a replica fisica ed ha come sottostante 32 azioni di società svedesi. Sebbene lo stesso sia denominato in dollari chi lo acquista è soggetto al rischio di cambio tra la Corona Svedese e l’Euro, poiché il Dollaro Usa è solo una divisa “di passaggio”.

Il price earning del portafoglio è di appena 15, ben al di sotto dei principali indici internazionali. Il price to book value è pari a 2,31, un valore non basso ma nemmeno troppo elevato.

I titoli principali che compongono il portafoglio sono i seguenti (tra parentesi il peso sul totale):

  • Nordea (8%)
  • Volvo (6,71%)
  • Ericsson (6,67%)
  • Swedbank (5,45%)

Il settore più rappresentato è l’industria, con il 33,66%, seguito da finanza (30,60%) e informatica (10,70%).

Come Investire in Bond Svedesi

Sul mercato Euro-TLX sono quotati due bond governativi svedesi:

SWEDEN 13/11/2023 – SE0004869071

Il titolo scadrà a novembre del 2013, ha una cedola annua dell’1,50%, una quotazione di 107 ed un rendimento in Corone dello 0,18%. Taglio minimo 5.000 SEK corrispondenti a 520 €.

SWEDEN 12/5/2028 – SE0009496367

Il bond scadrà a maggio del 2018, ha una cedola annua dello 0,75%, quota 102 ed ha un rendimento dello 0,54%, sempre in Corone. Taglio minimo 5.000 SEK corrispondenti a 486 € circa.

I Rischi dell’Investimento in Svezia

La Svezia ricava gran parte del Pil dalle esportazioni verso l’Europa, che “pesa” per il 70% del totale. La debolezza della Corona, inoltre, rappresenta un ulteriore elemento di incertezza che potrebbe fare virare in negativo il ritorno dell’investimento.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

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Morgan Stanley US Growth Fund

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Investire nel fondo Morgan Stanley US Growth sembra la scelta obbligata per molti. Grazie al fatto che il fondo ha cinque stelle di Morningstar, ed ha avuto rendimenti eccezionali, sembra promettere performance elevate. Ecco cosa si nasconde dietro questi numeri impressionanti e a cosa devi prestare attenzione.

Dove Investe il Fondo Morngan Stanley?

Il comparto investe nelle azioni di società a larga capitalizzazione, ma catalogate come “di crescita” dalla comunità finanziaria. Si tratta per lo più di titoli aventi un alto rapporto Prezzo/Utili, pagato dagli investitori nell’attesa che la crescita futura dei profitti sia tale da compensare l’elevato costo sopportato.

Con un Price/Earning di 41 e un Prezzo/Valore di libro di 8 il portafoglio del prodotto Morgan Stanley appare decisamente sopravvalutato e suscettibile di subire perdite in caso di ribasso della borsa americana.

Il fondo è molto concentrato, avendo in portafoglio solo 32 titoli. Questa sua caratteristica lo ha premiato in alcuni momenti di mercato favorevoli, ma potrebbe danneggiarne la performance in altri. Il team di gestione ha dimostrato di saper scegliere accuratamente i titoli giusti. Facendo un’analisi di attribuzione della performance emerge come l’extra-rendimento offerto rispetto al mercato sottostante derivi quasi unicamente dalla scelta dei titoli.

Il titolo più pesante in portafoglio è Amazon, mentre più in basso troviamo anche Alphabet sui quali ho espresso le mie perplessità. (Investire nelle GAFA è Redditizio o Troppo Rischioso?)

Le Classi del Fondo US Growth

Il Morgan Stanley US Growth Fund è una Sicav di diritto lussemburhgese collocata in Italia dalle principali banche e reti di promozione finanziaria. Per il pubblico di investitori non professionisti sono disponibili due classi di investimento, ciascuna in più varianti: con o senza copertura dal rischio di cambio.

Morgan Stanley US Growth Fund – Classe A LU0073232471

E’ un fondo ad accumulazione dei proventi. Prevede una commissione di ingresso di massimo 5,75% dell’investimento iniziale e dell’1,64% annuo di gestione, o mantenimento. Poiché gli investimenti sono fatti in dollari l’investimento in questo comparto della Sicav presenta il rischio di cambio.

Morgan Stanley US Growth Fund – Classe AH LU0266117414

Si tratta dello stesso fondo, sempre ad accumulazione, ma con copertura dal rischio di cambio. Grazie ad apposite tecniche di “immunizzazione valutaria” gli investimenti fatti non risentono dell’andamento del tassi di cambio tra euro e dollaro.  La commissione di ingresso resta al 5,75% annuo mentre crescono i costi di gestione, che devono ricomprendere anche gli oneri di copertura valutaria.

Il costo annuo del comparto è dell’1,68%. La differenza rispetto alla classe A appare minima, ma su un investimento mantenuto per parecchi anni la differenza si sente, a mano che il dollaro non si svaluti nei confronti dell’Euro. In questo caso la copertura valutaria sarà efficace.

Morgan Stanley US Growth Fund – Classe B- LU0073232554

Il comparto non prevede commissioni di ingresso, mentre sono presenti costi in uscita se il disinvestimento avviene entro i primi quattro anni. La scaletta commissionale è la seguente:

  • rimborso entro il primo anno: costo di uscita 4%
  • rimborso entro il secondo anno: onere di uscita 3%
  • rimborso entro il terzo anno: costo di uscita 2%
  • rimborso entro il quarto anno: costo di uscita 1%
  • rimborso dopo il quarto anno: costo di uscita zero.

L’obiettivo del “tunnel di uscita” è quello di tenere gli investitori bloccati per almeno quattro anni, per permette alle commissioni di gestione più elevate di prelevare ciò che non è stato tolto prima. I costi annui ammontano, infatti, al 2,64%, un valore decisamente alto.

Morgan Stanley US Growth Fund – Classe BH- LU0341473964

La struttura commissionale è la stessa del caso precedente. L’unica differenza sta nel fatto che il comparto copre il rischio di cambio mentre la classe B no. I costi annui ammontano al 2,68%.

Il grafico che segue mostra il rendimento comparato delle classi A e B. Salta subito all’occhio come, con il passare del tempo, l’incidenza delle maggiori commissioni di gestione si faccia sentire. Per contro il comparto A presenta costi di ingresso piuttosto elevati, ma scontabili a discrezione del consulente/collocatore.

Morgan-Stanley-Us-Growth

I Rendimenti dell’US Growth

La tabella che segue ti mostra i rendimenti passati del fondo:

Performance del Fondo Morgan Stanley Investment Funds - US Growth

Come puoi vedere dal 2011 in avanti la qualità della gestione è migliorata. Tuttavia essendo un prodotto a gestione attiva è “fisiologico” che in alcuni anni la sotto performance rispetto al benchmark sia piuttosto marcata.

Incerto sul Futuro dell’America?

Di certo l’andamento del prodotto Morgan Stanley è condizionato da quello che accadrà al listino Usa, in modo particolare al Nasdaq, visto che il settore tecnologico rappresenta la metà del portafoglio complessivo.

Tieni inoltre presente che per te potrebbe non essere opportuno investire nelle growth stocks, che presentano una volatilità piuttosto marcata.

Se hai le idee confuse, permettimi di suggerirti due RISORSE GRATUITE che ti aiuteranno ad investire in modo semplice, consapevole ed indipendente:

A Scuola di Investimenti è il video corso che ti insegnerà come impostare un piano di investimento. Consigliato se sei un investitore “fai da te”.

IC Warm Up è il video corso che ti darà 4 ETF a basso costo per iniziare a investire seguendo il mio metodo. Consigliato se vuoi subito la soluzione e se hai più di 100.000 €.

Per le tue domande inerenti al contenuto dell’articolo sono a tua disposizione nei commenti.

Giacomo Saver

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Rischio Default Italia: Ultime News

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rischiodefaultitalia

Articolo aggiornato il 9 ottobre 2018

Perché l’Italia è a Rischio Default

La legge di stabilità 2018 impone seri rischi al nostro Paese. Le misure promesse in campagna elettorale dai partiti di maggioranza (superamento della legge Fornero e erogazione del reddito di cittadinanza) rischiano di portare il rapporto deficit/Pil al 2,40%. Oltre a rendere più difficoltosa la riduzione del debito, essa è una palese violazione al Patto di Stabilità europeo.

L’arroganza con cui esponenti del governo trattano l’Europa non fa altro che creare dell’acredine tra il nostro Paese e gli organi di governo comunitario.  Con un debito pubblico così elevato non siamo nella condizione di dettare regole a nessuno, così come non lo è una famiglia sovra indebitata che pretende di “battere i pugni” sul tavolo dei banchieri che la finanziano.

Fino ad oggi lo “scudo” di protezione attivato dalla BCE (il quantitative easing) ha tenuto lo spread sotto controllo, ma l’avvicinarsi del termine del piano insieme alla forza travolgente dei mercati, stanno mettendo a dura prova la tenuta dei conti pubblici.

Banche a Rischio Fallimento Italia

Dopo la crisi del debito del 2011, le banche hanno iniziato a investire massicciamente nei BTP e nei titoli del debito italiano. Questo fenomeno ha avuto due effetti sul sistema economico.

In primo luogo ha drenato risorse finanziarie destinate all’economia reale, perché le banche invece di prestare soldi alle imprese acquistavano BTP. In secondo luogo si è venuto a creare un pericoloso incesto in virtù del quale un ribasso dei BTP si traduce in una svalutazione del capitale proprio degli istituti. Ciò implica un peggioramento dei ratio patrimoniali che la BCE tiene sotto controllo per valutare la solidità delle aziende di credito.

Va da sé che le banche più a rischio sono quelle che in pancia hanno la maggiore quantità di titoli di debito. Ad oggi la situazione è sotto controllo, ma un eventuale default dell’Italia implicherebbe quasi automaticamente il fallimento delle banche, che vedrebbero azzerarsi o ridursi il valore delle loro partecipazioni in titoli di Stato.

Un Default “Economico”

Il rapporto debito/Pil è arrivato a quota 132%. Il Governo sostiene che le misure volte a stimolare la crescita ridurranno questo rapporto grazie all’aumento del denominatore: la crescita. Di diverso avviso sono il Fondo Monetario Internazionale e altri istituti di ricerca che stimano una crescita economica inferiore a quella prevista dall’organo politico.

L’Italia è a rischio fallimento nella misura in cui si è venuto a creare una “schema di Ponzi” naturale che richiede che ci siano creditori disposti a rinnovare i BTP in scadenza, prorogando così il problema della liquidità in un futuro più o meno prossimo. Se i timori di default dell’Italia diventassero più concreti per i mercati, i rubinetti della liquidità si chiuderebbero. Ci troveremmo quindi di fronte a quella che gli economisti chiamano “aspettativa auto-realizzante” che conduce proprio a ciò che temiamo.

Nel mondo l’economia sta rallentando, mentre il prezzo del petrolio e la guerra commerciale fanno sentire i loro effetti. Qualora arrivasse una recessione ci sarebbe bisogno di risorse pubbliche per tirare il sistema fuori dalle secche, come accadde nel 2008 con i salvataggi delle banche. Peccato che l’Italia con il debito pubblico che ha sulle spalle non sia nelle condizioni di reggere.

La prossima crisi, probabilmente, sarà peggio di quella del 2008.

Cosa Fare per Annullare i Rischi del Default dell’Italia

Investire in BTP nel 2011 era un sicuro affare. Oggi potrebbe esserlo ancora, con il decennale che rende più del 3%, ma i rischi sono maggiori rispetto a sette anni fa. Il rialzo dei tassi negli Usa ha portato il rendimenti dei Treasury oltre il 3%. Gli investitori globali possono scegliere se comprare “carta” italiana che presenta indubbi rischi, oppure investire nei più sicuri buoni del Tesoro statunitensi.

Ecco tre mosse per scongiurare l’ipotesi di un default dell’Italia, e le sue conseguenze sui tuoi investimenti. Le mosse sono graduate sulla base della tua paura. La prima è per chi dà quasi per certo il default del Paese, le altre due per chi è meno intimorito.

Investire Fuori dall’Euro

Non ci sono dubbi sul fatto che l’Italia sia troppo grande per fallire. Forse è proprio questa consapevolezza che ha spinto i nostri governanti verso la linea dura contro l’Europa. Se temi che l’Italia sia davvero ad un passo dal baratro, la cosa migliore da fare consiste nell’aprire un conto presso una banca extra comunitaria e trasferire titoli e liquidi presso quell’istituto. Il conto e i titoli ad esso collegati dovranno essere investiti in valute non euro, per evitare che un eventuale default dell’Italia si trasmetta all’Euro, decretandone la fine.

Investire in Italia, ma Fuori dal Paese

Se sei preoccupato ma non spaventato, la cosa migliore che puoi fare è usare la tua banca in Italia per comprare strumenti finanziari esteri. Ad esempio puoi creare un portafoglio investimenti completamente al di fuori dello Stato, usando ETF e prodotti a vocazione internazionale. In questo modo la turbolenza che colpisce l’Italia non si trasmetterà al tuo portafoglio.

Ridurre il Peso dei BTP

Se sei convinto che l’Italia stia attraversando una bufera passeggera, limitati a ridurre il peso dei BTP in portafoglio, ma solo se la quota che hai impiegato in questi strumenti è “rilevante” per te. Al contrario se non hai BTP, potresti pensare di comprarne un po’, in un’ottica contrarian, se ritieni che il rendimento offerto nella bufera dello spread sia soddisfacente.

RISORSE UTILI e GRATUITE

IC Warm Up. Per chi desidera sapere DOVE investire. Consigliato se hai un patrimonio liquido o investito di almeno 100.000 e e vuoi essere subito operativo

A Scuola di Investimenti. Per chi desidera imparare a investire da solo. Consigliato per gli appassionati di finanza.

Giacomo Saver

 

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Obbligazioni Astaldi: un Disastro Annunciato?

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Articolo Aggiornato il 10 ottobre 2018

Obbligazioni Astaldi 2020

Astaldi è un’azienda attiva in cinque aree di business:

  • costruzione di infrastrutture per il trasporto
  • impianti di produzione di energia
  • costruzioni civili e industriali
  • ingegneria e manutenzione di impianti

La società presentava, fino a pochi anni fa,  una redditività del capitale investito del 16%, disponeva di una grande liquidità ma è soffocata dai debiti che ammontano a 6 volte circa il capitale proprio. La situazione era altamente infiammabile, così non appena voci di un imminente aumento del capitale sociale hanno iniziato a circolare, la quotazione delle azioni è colata a picco trascinando nel baratro il bond Astaldi 2020 al 7,125% – XS1000393899.

La quotazione dell’obbligazione Astaldi è scivolata fino ad un minimo di 25,50. Il max del 2018 toccato è stato di 92,51. La discesa tra i due valori è molto alta. Senza contare che chi ha comprato il bond in precedenza lo ha pagato di più, con una quotazione di 37 il titolo presenta una perdita del 70% rispetto al valore (ipotetico) di rimborso.

Astaldi Ultime News sul Titolo e sul Bond

Novità per quanto riguarda Astaldi. Sul tavolo c’è l’ipotesi di un salvataggio da realizzare attraverso un aumento di capitale per la cifra record di 400 milioni, da realizzare anche con la conversione del bond. Secondo indiscrezioni che circolano nelle sale operative la conversione in azioni avverrebbe con un taglio sul valore nominale del 40%. Oltre a ciò dovrebbe entrare un nuovo socio per portare l’iniezione di liquidità per complessivi 1,5 miliardi di euro.

Quel che è certo che le obbligazioni Astaldi non hanno soddisfatto ciò che l’investitore si attendeva: a fronte di un guadagno superiore a quello offerto da titoli più sicuri, il bond ha eroso in gran parte il valore investito, esibendo una volatilità tipica del mercato azionario, senza peraltro la possibilità di recuperare nel lungo termine.

Negli ultimi giorni la quotazione dell’azione Astaldi è schizzata verso l’alto. Nella sola giornata del 5 ottobre 2018 il titolo ha guadagnato il 12,73%.

Cosa Fare se Hai il Bond Astaldi 2020?

Il taglio minimo del titolo è di 100.000 €, per cui è ragionevole immaginare che chi lo ha comprato non abbia fatto una sufficiente diversificazione. Se sei tra questi ora ti domanderai, giustamente, che cosa fare.

Non ti faccio ramanzine perché probabilmente sei in apprensione da parecchio, ma ti do qualche consiglio per uscire indenne dal disastro.

Ascolta… La società presentava un’ottima redditività, fino a pochi anni fa, prima di finire schiacciata sotto il peso dei debiti. Non fosse per l’eccessivo ricorso ai finanziamenti, Astaldi avrebbe ottime prospettive:un business redditizio, ricavi elevati ed utili poco volatili.

Ad oggi però l’azienda si trova in una gravissima crisi finanziaria. Qualora ci fosse un default azionisti ed obbligazionisti si troverebbero sulla stessa barca.

Se l’azienda salta perderai tutto comunque.

La buona notizia è che è molto più redditizio essere azionista che non creditore di Astaldi, perché se è vero che nel caso peggiore entrambi gli investitori andranno a gambe all’aria, è altrettanto vero che le potenzialità di guadagno da un investimento in azioni sono molto maggiori.

Secondo le mie analisi Astaldi sta pagando lo scotto di un indebitamento eccessivo e di una discutibile politica finanziaria,  ma se uscisse indenne da questa situazione le azioni potrebbero crescere di valore in modo esponenziale. Quello che sto cercando di dirti è che forse ti conviene vendere i bond e con il ricavato comprare azioni della stessa società.

Se la società dovesse tirarsi fuori dalle secche in cui si è venuta a trovare potresti portare a casa un ottimo utile che come obbligazionista ti verrebbe precluso perché il bond più di tanto non potrà apprezzarsi.

L’Eredità di Astaldi

Quale eredità ci lascia la vicenda che, attraverso il crollo del bond Astaldi, ha bruciato centinaia di investitori? Quale lezione puoi trarre da questo episodio, sia che tu abbia sia che non abbia il titolo?

Le Obbligazioni Possono essere più Rischiose delle azioni

Per quanto sia dura da digerire, il singolo titolo obbligazionario presenta rischi tipici del mercato azionario, qualora problemi finanziari o di redditività colpissero il “sottostante”. Se le cose vanno bene, ovviamente no, ma i bond sono meno protettivi di quanto l’investitore comune creda. Paradossalmente un portafoglio di azioni globali, nel lungo andare, presenta rischi inferiori a quelli associati all’acquisto di un singolo bond.

Se questo poi ha un taglio elevato, non potrai diversificare in modo adeguato il tuo portafoglio, esponendoti al rischio di perdite elevate.

Investire in Obbligazioni Richiede Competenze Elevate

Lo sapevi che i gestori di portafoglio che si occupano di bond hanno maggiori skills di quelli che seguono il mercato azionario? Il motivo è semplice: il mondo bond è MOLTO COMPLESSO. Prima di comprare le obbligazioni di una società occorre fare una attenta analisi della sua situazione patrimoniale, economica e finanziaria, attuale e prospettica. Poi bisogna andare a vedere se il rendimento offerto da quel titolo rispetto ad un bond risk free (credit spread) è adeguato per il rischio corso.

Per questo motivo la cosa più saggia da fare consiste nell’investire in ETF Obbligazionari, invece che in pochi bond, soprattutto se il loro taglio minimo è parecchio elevato.Per questo motivo la cosa più saggia da fare consiste nell’investire in ETF Obbligazionari, invece che in pochi bond, soprattutto se il loro taglio minimo è parecchio elevato.

Risorse Utili

Se hai domande o dubbi sui titoli Astaldi sono qui…

Giacomo Saver

 

 

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Tre Modi per Portare I Soldi Fuori dall’Italia

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soldi fuori dall'Italia

Come portare i soldi all’estero legalmente? Sempre più investitori si pongono questa domanda, alla luce dell’incertezza politica ed economica che stiamo attraversando ed ai timori crescenti di un prelievo forzoso. I grandi investitori hanno già, almeno in parte, trasferito i propri soldi fuori confine. Secondo stime del Sole 24 Ore, l’80% dei patrimoni oggetto dello scudo fiscale negli anni precedenti è rimasto fuori.

Ma ora anche chi ha due-tre cento mila euro, ossia il lettore tipico di Segreti Bancari, si sta facendo allettare dalla possibilità di trasferire fuori dall’Italia il proprio patrimonio. Ecco tre strade diverse per raggiungere il medesimo obiettivo, con le controindicazioni del caso.

Conti Bancari in Svizzera

Aprire un conto in Svizzera è il primo modo per portare fuori dall’Italia i soldi. L’operazione non è economica, perché richiede molto spesso un viaggio oltre frontiera e il sostenimento di costi elevati. Naturalmente l’apertura di un conto bancario è un’operazione perfettamente legale, anche se implica un piccolo adempimenti fiscale (il conto va dichiarato nel quadro RW del Modello Unico o del 730).

Le due banche elvetiche più economiche presso le quali aprire un conto sono:

  • Poste Elvetiche
  • Banca Migros

Attenzione alla valuta di denominazione del conto. Operare in Franchi Svizzeri può essere molto pericoloso perché la divisa potrebbe svalutarsi in modo significativo, come avvenne il 15 gennaio 2015. Una ipotetica uscita dell’Italia dall’Euro farebbe crescere il Franco, ma poi è ragionevole ipotizzare una sua discesa forte.

Conti Presso Banche dell’Unione Europea

Aprire un conto corrente presso una banca di uno Stato diverso dal nostro è il secondo modo che hai a disposizione per portare fuori dall’Italia i tuoi soldi.

Ogni cittadino dell’Unione, infatti, ha il diritto di aprire rapporti bancari con istituti di credito stranieri. Se il conto prevede la possibilità di accedere ai mercati finanziari sarà possibile fare investimenti redditizi anche dal proprio Smartphone o dal PC senza doversi recare in filiale all’estero per inserire gli ordini.

Portare Fuori i Soldi con i Conti Online

La terza soluzione per trasferire in tutto o in parte la propria ricchezza fuori dai confini nazionali consiste nell’aprire un conto presso una banca estera on line. Senza voler fare pubblicità a nessuno (non ho nessun legame commerciale con alcun istituto), la tedesca N26 Bank ti permette di aprire un conto in pochi minuti.

Strumenti Finanziari all’Estero: Fiscalità

L’apertura di un conto corrente è solamente il primo dei passi necessari a trasferire il proprio denaro all’estero. Il passaggio successivo consiste nel trasferire anche gli strumenti finanziari che si hanno in Italia. Il primo modo per farlo consiste nello spostare i titoli da un dossier ad un altro, sempre che la cosa sia possibile ed economicamente conveniente.

Il secondo modo consiste nel liquidare le attività finanziarie che si hanno in Italia, trasferire la liquidità per poi ricomprare all’estero gli stessi prodotti, o alcuni simili, ma disponibili nel nuovo Stato.

Affidandosi ad un intermediario estero crescono le spese, anche nei confronti del fisco italiano a causa della doppia tassazione delle rendite. Gli interessi ed i dividendi incassati sono soggetti ad una doppia tassazione, che si potrà recuperare solo in parte attraverso complicate procedure.

I conti correnti sono tassati in base alle normative dei singoli Paesi più l’imposta di 34,20 € l’anno applicata in Italia.

Consigli Pratici per chi Vuole Portare Fuori dai Confini i Propri Soldi

Il consiglio che ti do, se vuoi portare i soldi fuori dall’Italia, è di procedere per gradi. Inizia con il capire bene a quali costi e sosterrai e su quali mercati potrai operare. A nulla ti serve aprire un conto corrente se poi non puoi fare investimenti perché esso non ti permette di accedere a nessun mercato. Una volta capito l’istituto che fa per te apri un conto e trasferisci della liquidità.

Dopo alcuni mesi di test, potrai decidere di spostare anche il resto, ma non essere precipitoso.

Tieni inoltre presente che poiché lo Stato italiano è a conoscenza dei tuoi movimenti finanziari oltre confine, l’apertura di un conto all’estero non ti difenderà da una eventuale e temuta imposta patrimoniale.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

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Fondi Monetari: Come Fare Investimenti Sicuri a Breve Termine

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Il fondo monetario è uno strumento di investimento/parcheggio della liquidità adatto per attraversare indenni le fasi di turbolenza sui mercati. Capirne il funzionamento è semplice, ma scegliere il migliore non è sempre facile a causa dei costi che rendono questi prodotti troppo costosi in base alla situazione attuale dei tassi di interesse.

Cosa Sono e Come Funzionano i Fondi Monetari

I fondi monetari sono fondi comuni di investimento specializzati sulle obbligazioni a breve termine. Il loro obiettivo è la conservazione del capitale investito e l’ottenimento di un reddito tarato in base alla situazione contingente dei mercati. Di norma gli strumenti finanziari in cui il gestore investe sono:

  • certificati di deposito
  • obbligazioni a breve scadenza
  • titoli di stato a scadenza breve
  • altri strumenti del mercato monetario purché caratterizzati da liquidità e sicurezza.

Investire in fondi monetari è sicuro, perché grazie alla durata contenuta del portafoglio obbligazionario è praticamente impossibile subire forti oscillazioni di valore del capitale investito.

I Migliori Fondi Monetari

Se pensi che investire in fondi monetari sia conveniente, purtroppo devo deluderti. A causa dei tassi di interesse molto bassi, se non negativi, per gran parte della curva dei rendimenti, la quasi totalità dei fondi specializzati sul breve termine ha performance negative. Secondo quanto riporta Morningstar, su 81 fondi collocati in Italia, solo due hanno un guadagno positivo ad un anno:AZ Fund 1 Alternative Cash e AcomeA Liquidità.

Il secondo deve il suo “successo”, se così vogliamo definire una performance dello 0,09% da ottobre 2017 ad ottobre 2018, alle commissioni basse. Il costo di gestione, infatti, ammonta ad appena lo 0,18%. Il prodotto Azimut, invece, svetta in classifica con un +1,07% a fronte di una commissione di gestione dello 0,74%.

Analizzando la documentazione del fondo si legge che “Il comparto si propone di ottenere l’apprezzamento del capitale nel breve/medio periodo con un profilo di rischio contenuto, in
condizioni normali.” Non solo, ma il fondo usa derivati su indici azionari ed obbligazionari per generare redditività. Non so tu ma io non sono tranquillo ad investire in un fondo che mira a contenere il rischio in condizioni “normali” di mercato, usando poi prodotti derivati.

L’obiettivo di un prodotto di questo tipo dovrebbe essere la protezione in caso di eventi straordinari, non in condizioni stabili dei mercati, non credi?

Posto che la performance non è il modo migliore per scegliere un fondo di investimento, la cosa migliore che puoi fare è selezionare quei prodotti che presentano i costi di gestione più bassi.

Il problema è che risulta impossibile trovare dei prodotti monetari, sottoscrivibili dagli investitori privati, che abbiano costi inferiori allo 0,50% l’anno. Nel momento in cui scrivo, quindi, i migliori fondi monetari NON ESISTONO.

Quando e Perché Investire in Fondi Monetari?

L’investimento in prodotti specializzati sui bond a breve scadenza ha senso solo in alcuni casi. Vediamoli insieme.

Timori del Bail In

Se sul conto corrente hai una somma liquida che supera i  100.000 € non sarai coperto dal FITD se la tua banca andrà in default. A questo punto le alternative sono due: aprire più conti presso banche diverse, tenendo il saldo di ogni rapporto sotto i cento mila euro, o tenere tutto nella stessa banca ma investire in un fondo monetario. Poiché quest’ultimo è uno strumento finanziario e non un credito, esso è fuori dal bail in e non sarà toccato nel caso in cui la tua banca venga posta in liquidazione.

In questo scenario l’investimento è fatto per proteggere il capitale, ben sapendo che le commissioni di gestione ne eroderanno una parte.

Il disinvestimento temporaneo

Immagina di essere uscito da un fondo azionario, magari perché temevi una discesa delle quotazioni. Se il tuo fondo è ad ombrello (multicomparto) e magari ha la commissione di uscita, trasferire i soldi sul conto corrente non è la scelta migliore da fare. Meglio allora restare nella stessa “famiglia” di fondi facendo un passaggio (switch) verso un prodotto di tipo monetario.

Timori di rialzo dei tassi

Un rialzo dei tassi di interesse farà scendere il valore delle obbligazioni in circolazione in misura proporzionale alla durata del titolo. Tanto più lontana è la scadenza tanto più forte sarà la pressione al ribasso, se e quando i rendimenti risaliranno. Investire in  un fondo monetario ti permette di ridurre l’onda d’urto provocata dai tassi in salita grazie alla breve durata dei titoli che il prodotto ha in portafoglio.

L’elevato turnover del portafoglio, però, creerà ulteriori costi che ridurranno ancora i rendimenti.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

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Algebris: Scopriamo gli Investimenti Gestiti da Davide Serra

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Algebris Investments è una società con sede nel Rgno Unito che vanta 15 miliardi di masse gestite. Il Team è guidato da Davide Serra, ex Morgan Stanley,  dove guidava il Team di ricerca sulle banche globali.

Sebbene i fondi non siano armonizzati secondo le regole dell’unione Europea, grazie alle performance raggiunte negli anni e ad un impegno pubblicitario non indifferente, gli investimenti Algebris stanno diventando famosi presso il pubblico degli investitori.

Ma quali fondi è possibile sottoscrivere? Quali sono le performance e qual è lo stile di gestione?

Algebris Investments

Si legge sul loro sito che la Algebris è una società globale, con 6 uffici in 3 continenti e con collaboratori global oriented (il tema è composto da esperti di 17 nazionalità diverse).

Fondata nel 2006 la società opera secondo un approccio value, con una forte specializzazione sulla finanza mondiale e sul credito. Il loro credo si basa sulla integrità, sull’impegno e sulla capacità di generare performance stabili e sostenibili per gli investitori.

I Fondi di Investimento Algebris

La società gestisce sei fondi di investimento, le cui performance negli anni passati sono state piuttosto buone. Seguendo un processo rigoroso, quello che insegno nel percorso Investitore Libero, esaminiamoli uno ad uno.

Algebris Financial Credit Fund – IE00B8J38129

Partito il 3 settembre del 2012 e domiciliato in Irlanda il fondo mira a creare un notevole flusso di cassa (e un modesto apprezzamento del valore capitale). grazie all’investimento in obbligazioni subordinate del settore finanziario globale.

L’investimento minimo è di 10.000 €. Le commissioni di ingresso ammontano al 3% mentre il TER (total expense ratio, costo annuo complessivo di gestione) è dell’1,32%. E’ prevista una commissione di incentivo del 10%.

Le performance degli ultimi anni sono state le seguenti: (fonte: Morningstar):

  • 2014: 6,62%
  • 2015: 5,02%
  • 2016: 6,45%
  • 2017: 9,67%
  • 2018 (gennaio-ottobre): – 4,75%

Il fondo ha offerto ottimi rendimenti in passato, grazie all’aggressività mostrata nella gestione. Esso ha amplificato le oscillazioni dell’indice Barclays delle obbligazioni high yield europee.  Il gestore non ha mostrato particolari capacità di stock picking, ovvero di selezione dei titoli migliori in cui investire. La stessa “aggressività” che gli ha permesso di ottenere rendimenti elevati potrebbe fare scendere rapidamente la quotazione del fondo se il comparto dei bond ad alto rischio e alto rendimento entrasse in crisi.

Algebris Macro Credit Fund – IE00BYT35X57

E’ un fondo obbligazionario che opera in tutto il mondo senza limitazioni. Esso potrà investire in titoli del debito sovrano (governativi), in obbligazioni private (di buon merito creditizio e ad alto rischio-rendimento) e nel debito bancario.

L’investimento minimo è di 10.000 €, la commissione di ingresso è del 3%, mentre il costo all inclusive di gestione ammonta all’1,67%. La commissione di incentivo è del 15%.

Nel 2017 il fondo ha reso il 7,09% per poi perdere il 7% nei primi dieci mesi del 2018.

A causa della storia troppo breve (il fondo è partito il 19 luglio 2016) non è possibile fare la performance attribution al prodotto. Resta comunque il nodo critico dei costi di gestione, eccessivamente alti per un prodotto obbligazionario.

Algebris Financial Income – IE00BCZQ7T48

Si tratta di un fondo ad ampio spettro che può investire sia in azioni sia in obbligazioni emesse da banche ed istituzioni a livello globale.

L’investimento minimo è pari a 10.000 €, il costo di ingresso ammonta al 3% mentre il costo di gestione è del 2,07% annuo. Non ci sono commissioni di incentivo.

I rendimenti del prodotto sono stati questi:

  • 2014: 5,39%
  • 2015: 1,83%
  • 2016: 5,31%
  • 2017: 15,64%
  • 2018 (da gennaio a ottobre): -8,69%

Il fondo è presumibilmente molto concentrato, visto che presenta una forte correlazione con l’indice azionario austriaco. La performance non è da attribuire ad una capacità di selezionare i titoli migliori, quanto piuttosto ad una politica di maggiore o minore esposizione al mercato nel suo complesso.

Algebris Financial Equity – IE00BWY56V74

Il prodotto è specializzato in azioni mondiali, ma solo del settore bancario. L’obiettivo dichiarato è di selezionare i titoli più sottovalutati, il cui prezzo di borsa non esprime correttamente il valore aziendale.

Le commissioni di ingresso e l’investimento minimo sono identici ai prodotti precedenti. Il costo annuo di gestione è piuttosto alto, il 2,50%, la commissione di incentivo è del 15%.

I dati sono troppo pochi per fare la performance attribution e vedere cosa ha generato la performance passata, perché il fondo è stato aperto il 20 aprile del 2015. Tuttavia il prodotto risente del momento non favorevole per il settore finanziario globale e da inizio 2018 perde il 13,39%.

Algebris Core Italy Fund – IE00BF4RGB44

E’ un fondo PIR specializzato in azioni di società a piccola capitalizzazione lanciato il 13 ottobre del 2017.  E’ possibile sottoscriverlo con 500€; il costo di ingresso è del 3% e il costo annuo di gestione dell’1,50%.

Lo stile di gestione è misto, ossia comprende sia società sottovalutate (approccio value) sia azioni di società in crescita (approccio growth).

Non è possibile fare la scomposizione della performance, ma il prodotto presenta le vulnerabilità comuni a strumenti analoghi:

  • elevata volatilità
  • grande concentrazione su titoli “sottili” ossia secondari.

La performance da gennaio 2018 ad ottobre è stata del – 6,30%.

Algebris Asset Allocation Fund – IE00BTLJY954

Il fondo è un total return che si concentra in modo prevalente sull’allocazione del portafoglio. Il costo di ingresso è del 3%, l’investimento minimo di 10.000 € ed è prevista una commissione di incentivo del 10%. A causa di ciò il costo effettivo annuo è balzato al 4,28%.

Il fondo è stato lanciato il 20 aprile del 2015, per cui non ci sono sufficienti dati per la performance attribution. Da inizio 2018 ad ottobre esso perde il 6,80%. Con una struttura commissionale così alta dubito che il futuro sarà molto diverso dal passato.

Opinioni sui Fondi Algebris

Le masse amministrate sono molto grandi e potrebbero rappresentare un problema. Accreditati studi (Jack Bogle – Common Sense on Mutual Funds) testimoniano che esiste un legame inverso tra la dimensione  di un fondo e la sua performance. Al crescere della prima scende la seconda. Carmignac Patrimoine docet.

La politica di gestione di Algebris Investments è piuttosto concentrata nel settore bancario/finanziario. Una eventuale crisi del settore potrebbe facilmente fare precipitare i rendimenti.

Secondo il Sole 24 ore i fondi sono non armonizzati UE, il che può comportare complicazioni di tipo fiscale.

Confronta i rendimenti Algebris con quelli dei portafogli dell’Investment Club.

Conviene investire nei fondi Algebris? Come sempre non esiste una risposta univoca, ma la conoscenza approfondita dei prodotti ti aiuterà a fare scelte più consapevoli.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

L'articolo Algebris: Scopriamo gli Investimenti Gestiti da Davide Serra proviene da Segreti Bancari.

In Quali BTP è Meglio Investire Oggi?

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i migliori-btp- per-investire-oggi

Mentre gli investitori esteri hanno, almeno in parte, venduto BTP nei mesi scorsi, la minor domanda di titoli governativi italiani è stata compensata dalle richieste provenienti dai residenti: investitori privati, banche e assicurazioni. Secondo Sfefan Kreuzkamp di DWS e Matteo Ramenghi di UBS l’Italia non presenta rischi particolari nel breve termine.

Ecco allora una guida ragionata all’investimento in BTP, per coloro i quali vogliono approfittare delle tensioni sullo spread per mettere in portafoglio titoli del debito pubblico italiano a prezzi decisamente più convenienti di qualche mese fa. La mia analisi sui migliori BTP in cui investire oggi parte dalla grande distinzione tra titoli a lungo termine e a più breve scadenza.

Investire in BTP a Breve Termine

I BTP brevi sono quelli che hanno – al momento del loro acquisto – una vita residua inferiore o uguale ai tre anni. Si tratta di titoli con elevata liquidità naturale, nel senso che grazie alla loro scadenza ravvicinata ritorneranno in forma liquida in breve tempo. Acquistare BTP brevi presenta alcuni vantaggi e dei limiti che è bene che tu conosca.

I Vantaggi di Investire in BTP a Breve Scadenza

La ragione per cui gli investitori esteri preferiscono i BTP con scadenza ravvicinata è semplice. Grazie alla durata corta essi potranno scegliere di non rinnovarli qualora le cose peggiorassero, senza essere costretti ad effettuare delle vendite anticipate penalizzate da un eventuale ribasso dei prezzi. Se temi che l’Italia possa andare in default, investire in BTP corti ti permetterà di rientrare in possesso dei tuoi soldi in un lasso di tempo contenuto, se non addirittura breve.

Il secondo vantaggio che offrono i BTP con durata breve sta nella possibilità di beneficiare di un rialzo dei tassi. Se lo spread continuerà a crescere o i tassi saliranno, potrai reinvestire il valore ottenuto dai titoli vecchi in BTP nuovi più redditizi.

Gli Svantaggi dei BTP “corti”

Investire nei BTP con durata limitata a 2-3 anni, presenta dei limiti. In primo luogo qualora lo spread dovesse scendere e i tassi riportarsi su un livello inferiore, saresti penalizzato. Al momento del rinnovo, i nuovi BTP che andrai a comprare offriranno guadagni inferiori a quelli che sono appena scaduti. In questo scenario sarebbe stato meglio avere bond più lunghi, per godere maggiormente dei rendimenti elevati.

In secondo luogo il rinnovo dei titoli alla scadenza implica il pagamento di una nuova commissione bancaria. Tanto più la durata dei tuoi BTP è breve, tanto maggiore sarà il turnover del portafoglio e tanto più alti saranno i costi bancari.

I Migliori BTP a Breve Scadenza in cui Investire Oggi

Fatte le doverose premesse, ecco i migliori BTP in cui puoi investire:

BTP-15OT21 2.30% – IT0005348443

  • Quotazione: 100,63
  • Cedola: 1,15% semestrale, pagata il 15 ottobre e il 15 aprile
  • Scadenza: 15/10/2021
  • Rendimento: 1,75% annuo

BTP-15OT20 0.20 – IT0005285041

  • Quotazione: 97,67
  • Cedola: 0,10% semestrale, pagata il 15 ottobre e il 15 aprile
  • Scadenza: 15/10/2020
  • Rendimento: 1,35% annuo

Investire in BTP a Lungo Termine

I BTP a lungo termine hanno una durata, al momento dell’acquisto, superiore ai 5 anni. Essi hanno una elevata liquidità artificiale, grazie alla quotazione sui mercati regolamentati, ma una ridotta o nulla liquidità naturale a causa della scadenza lontana nel tempo.

Se li acquisti sappi che qualora dovessi aver bisogno di soldi prima della scadenza, dovrai venderli sul mercato a prezzi correnti. E non c’è nessuna garanzia che il valore di vendita superi il costo di acquisto.

I Vantaggi di Investire in BTP a Lunga Scadenza

Investire oggi in BTP a lunga scadenza presenta il vantaggio di “bloccare” i rendimenti. Se i tassi scenderanno grazie al rientro delle pressioni speculative contro l’Italia, potrai bloccare i rendimenti al livello attuale per molti anni a venire. Se ritieni che l’Italia uscirà presto da questa situazione di stallo senza grossi traumi, i BTP lunghi fanno al caso tuo.

Il secondo vantaggio dei bond governativi a lungo termine sta nel fatto che evitando rinnovi frequenti non ti troverai a pagare troppe commissioni bancarie. Oggi li compri e poi non ci pensi più fino alla naturale scadenza del titolo.

Gli Svantaggi dei BTP “lunghi”

Investire in BTP con scadenza lontana nel tempo ti espone a due tipi di problemi. Anzitutto se i tassi cresceranno il valore dei tuoi BTP scenderà, e lo farà in misura proporzionale alla vita residua del titolo. E’ indubbio che i BTP a lungo termine siano più volatili di quelli a breve termine.

In secondo luogo qualora la situazione dell’Italia peggiorasse, non potrai attendere la scadenza per rientrare in possesso dei tuoi soldi, ma sarai costretto a ricorrere al mercato, subendo un ribasso delle quotazioni.

I Migliori BTP a Lunga Scadenza in cui Investire Oggi

Evitando di investire in BTP la cui durata supera i 20 anni, ecco i migliori titoli da comprare oggi se desideri sfruttare il livello dello spread:

BTP-01ST38 2.95 – IT0005321325

  • Quotazione: 88
  • Cedola: 1,475% semestrale, pagata il 1 marzo e il 1 settembre
  • Scadenza: 1/9/2038
  • Rendimento: 3,42% annuo

BTP-01MZ32 1.65 – IT0005094088

  • Quotazione: 81,06
  • Cedola:0,825% semestrale, pagata il 1 marzo e il 1 settembre
  • Scadenza: 1/3/2032
  • Rendimento: 3,21% annuo

Ancora Confuso?

Permettimi di aiutarti se sei in alto mare con le tue scelte finanziarie. Entrambe le risorse che ti suggerirò sono GRATUITE, per cui non devi preoccuparti del loro costo 🙂

Se hai domande relative al post scrivi il tuo commento qui sotto. Grazie.

Giacomo Saver

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