Quantcast
Channel: Segreti Bancari
Viewing all 1283 articles
Browse latest View live

Tre Consigli per Investire al Meglio100000 euro

$
0
0

consigli per investire 100000 euro

Articolo Aggiornato l’11 luglio 2018

Investire 100 mila euro in banca in modo sicuro e redditizio è semplice, ma non facile. Tra il tuo capitale ed il successo finanziario si frappongono alcuni ostacoli che è bene conoscere e superare. Fatto ciò ti darò le “ricette” per investire i tuoi soldi in modo sicuro e redditizio, a seconda dei tuoi obiettivi e della tua personale tolleranza al rischio.

La Dimensione del tuo Capitale Non Conta!!

Se sei un investitore di lungo corso è probabile che nella tua mente scatti un ragionamento di questo tipo. “Ho 100.000 euro da investire, sono un privilegiato perché il mio capitale equivale a circa 200milioni di Lire. DEVO ottenere un guadagno superiore a quello che ottiene il mio vicino di casa che di euro ne ha solo 10.000.” Giusto?

Purtroppo no!! Il ragionamento è del tutto errato. Oggi le alternative per investire sono le stesse per tutti: sia che tu sia un milionario, sia che il tuo capitale ammonti ad un pugno di migliaia di euro. Quindi la redditività che otterrai, in termini percentuali, non dipende da quanti soldi investi.

Semmai al crescere del capitale disponibile crescerà il numero di strumenti con cui costruire le allocazioni che tra poco ti darò.

Il primo consiglio per investire 100000 euro in modo redditizio e sicuro è semplice: il guadagno è la diretta conseguenza dell’asset allocation che andrai a costruire ma non è direttamente connesso con la dimensione del tuo capitale. Concentrati sulla strategia e non sulla dimensione patrimoniale.Oggi la finanza è molto più democratica del passato quando “negoziavi” il tasso di interesse a seconda del capitale disponibile.

Fai Attenzione ai Consulenti!!

Ai tempi in cui lavoravo in banca, come gestore di patrimoni, il cliente che aveva un patrimonio di 100000 € era una persona “affluent” da trattare con garbo evitando di proporgli i soliti prodotti spazzatura, come i fondi comuni di investimento o le polizze vita. Oggi purtroppo non è più così. L’aggressività dei consulenti finanziari è cresciuta e se anche sei un cliente benestante verrai sollecitato a sottoscrivere prodotti scadenti, come tutti gli altri.

Se hai 100.000 euro da investire non pensare di essere un cliente privilegiato. In banca ti accomoderai agli uffici del piano terreno, e se anche ti faranno salire al primo piano, al “Private“, la musica non cambia. Il 99% di quello che ti proporranno è da evitare, perché le soluzioni per investire sono scadenti al pari di quelle proposte a tuo cugino che di euro ne ha 30.000.

Come e Dove Investire 100000 € nel 2018?

Per investire con successo ti basta fare alcune semplici operazioni. Per prima cosa limitare i costi, scegliendo prodotti finanziari low cost, come gli ETF. In secondo luogo dovrai evitare di fare movimentazioni eccessive al tuo portafoglio. Infine dovrai scegliere una ripartizione tra le varie classi di attivo idonea a raggiungere i tuoi obiettivi.

Consigli per Investire 100.000 € in modo Sicuro

La sicurezza assoluta, in finanza, non c’è mai stata né mai ci sarà. Mettilo in conto. Se per te la sicurezza significa che il tuo capitale non dovrà mai scendere, nemmeno un giorno, allora hai due alternative soltanto:

  • il conto corrente
  • un buon conto deposito.

Sono questi gli unici strumenti finanziari che ti danno la certezza assoluta di non perdere mai. Ma attento. Non c’è solo il problema della solidità della banca. Quello lo risolvi aprendo un paio di conti. Il vero problema è l’inflazione. Investi il tuo capitale in questo modo solo se pensi di doverlo spendere entro i prossimi 3  anni.

Investire soldi nei conti deposito per periodi lunghi oggi è una delle cose peggiori che tu possa fare perché se è vero che il tuo capitale non scende, è vero che perderà comunque potere di acquisto.

Come Investire 100 mila Euro in Modo Prudente

Se il tuo obiettivo è quello di ottenere un guadagno del 2-3% medio annuo e sei disposto ad accettare una volatilità contenuta, diciamo entro il 7 o l’8% complessivo allora puoi costruire la tua allocazione in questo modo:

  • Azioni: 20%
  • Obbligazioni: 70%
  • Commodities e Liquidità: 10%

Se fatta usando gli strumenti adeguati, questa allocazione ti permetterà di investire al meglio il tuo capitale senza correre grossi rischi. Tieni presente che dovrai mantenere l’investimento per almeno 4 o 5 anni ed accettare comunque periodi negativi, il cui impatto tuttavia sarà limitato nel tempo.

 

Investire 100.000 € in Modo Redditizio

Se non ti accontenti del 2-3% medio annuo dal tuo capitale, puoi ambire ad ottenere rendimenti migliori. A patto di pagarne il relativo prezzo, in termini di volatilità. Prima di vedere le due asset allocation che ti propongo, permettimi di ricordarti una cosa fondamentale. Investendo in modo più redditizio accrescerai anche la volatilità che il tuo portafoglio potrà subire nel corso del tempo.

Per attutire questa volatilità, un buon modo di procedere consiste nel mantenere più a lungo l’investimento rispetto al caso precedente. La regola secondo cui il tempo abbatte la volatilità è una delle poche certezze che abbiamo, in quanto investitori.

Un Approccio più Conservativo

Un portafoglio che rappresenta un buon compromesso tra redditività e sicurezza è il seguente:

  • Azioni: 40%
  • Obbligazioni: 50%
  • Liquidità e Commodities: 10%

La volatilità che ti troverai presto o tardi a fronteggiare è del 12 – 15% circa. Il rendimento potenziale potrà arrivare ad un 5-6% annuo. Non fare movimentazioni “di pancia” al portafoglio, tenere bassi i costi ed essere pazienti sono elementi chiave per ottenere successo.

Una Strategia più Aggressiva

Se il tuo obiettivo è fare in modo che il capitale cresca molto negli anni e sei disposto a tollerare una volatilità del 30% o più, puoi seguire questa ripartizione:

  • Azioni: 70%
  • Obbligazioni: 25%
  • Liquidità e Commodities: 5%

In quest’ultimo caso abbassiamo la quota di liquidità (poco remunerativa) per tenere molto alta la quota di azioni, che nel tempo sono più redditizie. Un rendimento realistico, facendo una media su 8-10 anni è del 7-8% annuo.

Quando Investire i tuoi Soldi?

La scelta del momento di ingresso riveste una grande importanza agli occhi degli investitori. Tuttavia vorrei essere chiaro su due aspetti.

Se pensi che indovinare il momento giusto di ingresso/uscita ti metta al riparo la volatilità, sei fuori strada.

Nessun sistema di timing è perfetto e presenta i suoi punti deboli. Invece di cercare di schivare l’ostacolo farai bene a imparare a conviverci, come fa mio zio con il diabete. Sappi che subire delle fluttuazioni negative è il prezzo da pagare per ottenere un rendimento, come la sudata è lo scotto da pagare per arrivare sulla cima del monte. Se ti senti a disagio con un certo livello di volatilità, invece di pensare a come annullare le oscillazioni, scegli un profilo di investimento meno aggressivo.

Un ribasso presto a tardi arriverà.

Non ci sono dubbi, né è possibile annullarne completamente gli effetti. Quello che puoi fare è contenere i danni, scegliendo una allocazione ottimale per te ed accettandone le conseguenze. Ad esempio un eccesso di prudenza conduce, nel tempo, a risultati mediocri in termini di guadagno ma ti fa dormire tranquillo.

Se hai la liquidità ferma sul conto non aspettare il prossimo ribasso, che potrebbe arrivare quando tu avrai già prelevato il tuo capitale.

Elaine Garzarelli, una analista di Wall Street molto famosa negli anni ’80,  ha atteso invano 20 anni che la borsa Usa crollasse. Durante questo periodo le quotazioni sono salite moltissimo, ma i suoi clienti non ne hanno beneficiato.

Se hai deciso di seguire i miei consigli per investire, tanto vale che tu lo faccia subito. Se ti serve un aiutino per capire quando entrare e quando uscire dai mercati, ti offro il mio aiuto.

Ma ricorda che si tratta pur sempre di una questione meno importante di quanto credi.

Giacomo Saver

Segretibancari.com

 

L'articolo Tre Consigli per Investire al Meglio100000 euro proviene da Segreti Bancari.


Pictet Global Megatrend Selection: Analisi e Opinioni

$
0
0

Megatrends

Il fondo Pictet Global Megatrend Selection investe in nove diversi settori che dovrebbero beneficiare, nel tempo, di tendenze ben definite e prevedibili riguardo allo sviluppo del nostro Pianeta. Indubbiamente l’idea di base è buona, ma in che misura questo fondo aggiunge valore rispetto ad un noioso ETF azionario globale?

I 9 Temi di Investimento del Pictet Global Megatrend

Robotica

Il futuro sarà sempre più dominato dalle macchine, dall’automazione e dai robot. Secondo Boston Consulting Group la spesa in questo settore passerà dai 19 miliardi di dollari del 2015 ai 50 miliardi nel 20125 offrendo grandi opportunità di business e di profitto.

Sicurezza

Il bisogno di sicurezza cresce nel tempo con l’aumento delle sfide che ci attendono e con l’aumento della complessità legata alla tecnologia. Pensa ad esempio al tema della protezione dei tuoi dati mentre navighi sul web ed alla necessità di coniugare comodità (ad esempio attraverso la condivisione di dati e la loro archiviazione remota) e protezione.

Sviluppo della tecnologia digitale

Come affermava Steve Jobs siamo entrati nell’era post informatica, in cui i pc tradizionali lasciano spazio ai nuovi dispositivi. Nel 2015 c’erano 25 miliardi di dispositivi connessi ad Internet; secondo stime fatte da Cisco nel 2035 saranno un trilione grazie soprattutto alle crescenti popolazioni dei Paesi Emergenti.

Acqua

Investire nell’acqua rappresenta sempre più un tema cruciale per gli investitori. Il consumo dell’oro blu è destinato a crescere con il crescente consumo di carne e di alimenti ricchi di proteine. Ancora una volta i Paesi in via di sviluppo eserciteranno un ruolo fondamentale nel processo.

Nutrizione

Lo sviluppo di una maggiore consapevolezza a livello alimentare porta con sé cambiamenti importanti, soprattutto dal consumo di cereali a quello delle proteine animali, indispensabili per il nostro organismo.

Premium Brand

la concorrenza a livello globale farà sì che in futuro non ci sia abbastanza business per tutti, ma “molto per pochi“. I marchi con un forte posizionamento di mercato trarranno profitti crescenti e vantaggi indiscussi nell’ambito di un sistema mondiale sempre più interconnesso e globalizzato.

Salute

La popolazione mondiale dei Paesi Sviluppati invecchia. Questo implica che risorse maggiori, nei prossimi anni, saranno dedicate alla ricerca medica ed al miglioramento dello stile di vita. La genetica apre scenari nuovi e meravigliosi che ci attendono, ma tutto questo potrà trasformarsi in un business redditizio?

Energia pulita

Investire nelle energie pulite e rinnovabili è un tema molto alla moda, negli ultimi tempi. Ciò non solo in risposta all’esaurimento delle fonti energetiche attuali, ma anche per preservare il Pianeta.

Legno

Lo sfruttamento della più antica risorsa rinnovabile è tornato di moda, anche nell’edilizia con le nuove “case clima” a basso impatto ambientale.

Analisi del fondo Pictet Global Megatrend Selection

Se investire nei megatrends che interesseranno il nostro Pianeta sembra interessante, vediamo se alla luce dei fatti i nove settori che abbiamo appena visto possono concretamente rappresentare un’alternativa interessante per investire in modo redditizio rispetto ad altre forme di impiego più noiose ma migliori.

Performance Storiche

Il Pictet Global Megatrend ha offerto rendimenti interessanti negli ultimi anni:

  • 2017: +11,46%
  • 2016: + 3,76%
  • 2015: +7,17%
  • 2014: +18,18%
  • 2013: +21,47%

E’ indubbio che si tratti di dati allettanti, ma come spiego sempre ai miei corsi di formazione: “mai fare investimenti basandosi sui soli rendimenti passati“.

Confronto con il benchmark

La cosa più semplice da fare è confrontare il fondo Pictet con l’indice MSCI World, rappresentativo di più di mille azioni scelte tra emittenti di tutto il mondo. Dal 1 gennaio 2013 a luglio 2018 il fondo ha fatto peggio di un ETF azionario globale a basso costo:

pictet-global-megatrend-vs-msci-world

L’andamento dei due strumenti, peraltro, è molto simile. Esaminando lo spaccato dei rendimenti anno su anno notiamo che quando il fondo ha battuto l’indice lo ha fatto per poche frazioni di punto percentuali, quando ha reso meno lo ha fatto in modo “deciso”.

Nel 2016, ad esempio, il Pictet ha avuto una sottoperformance del 6,97% rispetto all’indice globale, nel 2015 del 3,25% e nel 2011 addirittura del 7,89% (Fonte: Morningstar).

Il rendimento medio annuo composto del Pictet è stato del 12,13% contro il 13,74%.

Proiettando in modo fittizio questi dati per i prossimi 20 anni avremo che 100mila euro investiti diventerebbero 987.000 € nel Pictet e 1.313.000 e nell’ETF sull’azionario globale. Nel lungo periodo la capitalizzazione composta produce effetti pazzeschi anche su differenze annue minime.

Costi di Gestione e di Ingresso

Con un 5% di costo di ingresso e un costo annuo di gestione del 2,91%, è logico attendersi che il rendimento del fondo abbia ottime probabilità di posizionarsi sotto quello dell’indice di mercato. Questi dati non considerano i costi derivanti dalla rotazione del portafoglio, gli oneri di acquisto e vendita delle azioni da parte dei gestori ed altre “spesucce” di poco conto.

Il portafoglio del Global Megatrend confrontato con quello del MSCI World

Il Global Megatrend investe in prevalenza in azioni a larga capitalizzazione e con rapporti prezzo/utili elevati. Al 31 maggio 2018 il P/E arrivava a 19,35, il rapporto prezzo/valore contabile superava le 3 unità.

Il MSCI World, come gli ETF che lo replicano, investe in azioni di società a larga capitalizzazione sia con profilo più prudente (titoli con basso rapporto Prezzo/utili) sia aggressivo. Al 12 luglio 2018 il rapporto P/E dell’ETF era di 15,77, il rapporto prezzo/valore contabile si fermava a 2,22.

Entrambi i prodotti hanno una quota rilevante investita negli Usa, ma cambia molto la ripartizione settoriale. Il Global Megatrend investe in prevalenza in:

  • tecnologia (22,26% del portafoglio)
  • beni industriali (19,35%)
  • salute (16,06%)
  • beni di consumo ciclici (15,29%)

Il MSCI World investe prevalentemente in:

  • finanza (17,99%)
  • tecnologia (17,30%)
  • salute (12,28%)
  • beni di consumo ciclici (12,04%).

E’ interessante notare come il fondo Pictet Globaltrend Selection sia composto da 419 azioni, mentre l’ETF sull’indice MSCI World da 1.641 titoli.

Rischio

La rischiosità del Global Mega Trend risulta molto simile a quella dell’ETF se ci basiamo sulla volatilità. Se invece consideriamo la massima caduta da un picco precedente (il max drawdown), il fondo risulta più rischioso.

La tabella riporta il confronto tra gli indici di rischio dei due prodotti:

Il periodo selezionato va dal 1 gennaio 2013 al 12 luglio 2018.

Opinioni sul Pictet Global Megatrend

L’analisi che ho svolto sul prodotto mette in luce alcuni aspetti importanti.

Anzitutto che c’è una forte correlazione tra il Pictet e l’indice azionario globale. Il 93% dei rendimenti del fondo è spiegato dalle variazioni dell’indice. La scelta dei singoli titoli ha mostrato l’incapacità del gestore di creare valore per l’investitore avendo un contributo negativo.

Al di là delle sirene commerciali che attirano la tua attenzione su temi di attualità, un investimento a basso costo insieme con una strategia semplice hanno ottime probabilità di condurre i tuoi soldi verso vette più alte.

Pensaci quando ti troverai di fronte all’ennesima opportunità per investire.

Giacomo Saver

Segretibancari.com

L'articolo Pictet Global Megatrend Selection: Analisi e Opinioni proviene da Segreti Bancari.

Tre Mercati Emergenti di Nicchia in cui Investire

$
0
0

mercati emergenti dove investire 2018

Gli occhi degli investitori di tutto il mondo sono puntati sui mercati emergenti.  Il loro andamento è stato molto positivo, negli ultimi anni, ma la guerra commerciale e i dazi imposti dall’amministrazione Trump gettano ombre sul settore.

Sebbene in un portafoglio diversificato le azioni del Paesi Emergenti non debbano mancare, ecco tre mercati di nicchia che presentano valutazioni convenienti.

Investire in Russia

La Russia è uno dei più importanti mercati emergenti dell’Europa Orientale. Grazie alla sua posizione strategica, all’importanza nel contesto internazionale ed alle riserve di petrolio, il Paese rappresenta una interessante opportunità di investimento.

Le quotazioni azionarie sono interessanti. Il rapporto Prezzo/Utili si ferma a 7,40, allineato alla media storica ma di gran lunga inferiore a quello degli altri “emerging“. Ecco tre ETF per investire nel Paese di Putin.

Lyxor Russia – FR0010326140

Si tratta di un ETF a replica sintetica ad accumulazione dei proventi. Il costo annuo di gestione è dello 0,65%. L’ETF investe per il 65% in azioni del settore energetico, per il 23% nelle banche e nella finanza e per il 7% nei materiali.

L’indice replicato è il Dow Jones Russia GDR USD  che misura la performance dell’85% delle GDR scambiate a Londra ed aventi la maggiore capitalizzazione.

IShares MSCI Russia – IE00B5V87390

E’ un prodotto a replica fisica che clona l’indice MSCI Russia. Il costo di gestione è dello 0,65% annuo, i titoli che compongono il portafoglio sono 16 e i dividendi vengono automaticamente reinvestiti.

L’energia è il settore più importante, con un peso del 54%, seguito da banche (24%) e materiali (12%).

Xtrackers MSCI Russia Capped – LU0322252502

E’ un prodotto a replica sintetica che costa lo 0,65% annuo e permette di replicare l’MSCI Russia Issuer Capped 25%.

L’indice è composto da 23 azioni appartenenti, in modo preponderante, ai settori energetico (54%), banche e finanziario (24%) e materiali (13%). L’ETF distribuisce annualmente dividendi.

Investire in Turchia

Dopo le recenti vicende politiche e la grande svalutazione della lira, la Turchia presenta delle valutazioni interessanti. Certo, investire nel Paese presenta grandi rischi e non è adatto per tutti, ma con un rapporto Prezzo/Utili di 7,60 lo Stato si conferma tra uno dei più economici mercati emergenti dove investire.

IShares MSCI Turkey – IE00B1FZS574

E’ un prodotto a distribuzione semestrale dei dividendi e a replica fisica che clona l’MSCI Turkey. Il portafoglio del fondo è composto da 24 titoli azionari appartenenti, in prevalenza, al settore finanziario (34% del totale), industriale (20%) e generi di largo consumo (14%).

La grande esposizione al settore bancario e la fragilità della moneta rendono questo investimento particolarmente rischioso.

Investire a Singapore

Singapore è l’ultimo dei tre mercati emergenti che esaminiamo. Ancora una volta il punto di forza dell’isola asiatica sta nelle quotazioni molto contenute sia rispetto alla media storica (P/E attuale: 9,33 – P/E medio a 10 anni: 11,97) sia nei confronti degli emergenti in senso ampio. Ho lasciato per ultimo questo paese perché, purtroppo, non esistono ETF quotati in Italia che permettano un investimento diretto.

iShares MSCI Singapore

Si tratta di un ETF composto da 25 titoli azionari appartenenti ai seguenti settori: finanza e banche (48%), industria (17%) e immobiliare (17%). Il prodotto costa lo 0,48% l’anno ma non è disponibile in Italia.

Fidelity Funds – Singapore Fund A – LU0048588163

Il fondo Fidelity è il modo migliore per investire nelle azioni di Singapore. Sebbene l’andamento del fondo non sia esaltante se paragonato all’indice MSCI Singapore, se comprato senza commissioni di ingresso il prodotto non è così male.

Puoi trovarlo senza spese su Fundstore o su Onlinesim.

Nessun Mercato (Emergente o No) Va Bene per TE Se Non…

Se la tua idea è quella di correre ad investire in uno o in tutti e tre di questi Paesi, ti prego di FERMARTI SUBITO.

Rincorrere gli ETF che possono rappresentare un buon investimento non serve a nulla se non hai un piano per investire.

Per prima cosa decidi se è il caso, sulla base dei tuoi obiettivi di investimento, andare così a fondo a livello geografico. Poi stabilisci se l’inserimento dei Paesi Emergenti è coerente con la tua strategia. Infine scegli quanto investire in percentuale del totale del tuo portafoglio.

Un aiuto a impostare un programma di investimento efficace ti viene dal mio video corso on line gratuito A Scuola di investimenti.

Giacomo Saver

L'articolo Tre Mercati Emergenti di Nicchia in cui Investire proviene da Segreti Bancari.

8 ETF per Investire nelle Small e Mid Cap

$
0
0

investire in small mid cap

Cosa Sono le Mid Cap

Le Mid Cap sono società quotate in borsa la cui capitalizzazione di mercato è compresa tra un minimo di 2 ed un massimo di 10 miliardi di dollari (fonte: Investopedia). Di solito si tratta di aziende la cui dimensione non è così elevata da permettere loro di fare parte dei più comuni indici di borsa, che comprendono società più patrimonializzate.

Tra le Mid Cap si trovano molte aziende con un forte posizionamento di nicchia, ottimi business, interessanti prospettive di crescita e di guadagno.

Cosa Sono le Small Cap

Le Small Cap sono società quotate le cui dimensioni patrimoniali sono piccole rispetto alle Large e Mid Cap. La loro capitalizzazione di mercato è di solito compresa tra i 300 milioni e i 2 miliardi di dollari. Si tratta di aziende con un tasso di mortalità elevata, poiché non hanno ancora raggiunto una dimensione tale da poter essere leader indiscussi del loro mercato, ma che hanno – nell’insieme – ottime prospettive di crescita.

I Migliori ETF Per Investire nelle Mid Cap

L’inserimento in portafoglio di ETF specializzati su società a media e bassa capitalizzazione non ha sempre senso. Se scegli in modo opportuno gli ETF in cui investire avrai già una copertura a 360 gradi del tuo portafoglio, perché alcuni indici ampi, come i Morgan Stanley Capital International, comprendono una “fetta” di Mid Cap.

Se tuttavia ritieni di voler essere più specifico e inserire degli ETF ad hoc, questi due sono particolarmente interessanti.

Mid Cap Mondiali

iShares Edge MSCI World Size Factor – IE00BP3QZD73 è un ETF a replica fisica composto da 899 azioni globali di società a media capitalizzazione. Esso comprende le aziende il cui valore di mercato è troppo piccolo affinchè le stesse siano inserite all’interno dell’MSCI World, un indice che conoscerai presto.

Il prodotto costa lo 0,30% l’anno ed è ad accumulazione dei proventi, ossia reinveste in automatico i dividendi.

i principali Paesi in cui investe sono:

  • Stati Uniti 37%
  • Giappone 19%
  • Regno Unito 7%

A livello settoriale c’è una netta prevalenza dell’industria (18%), seguita da consumi discrezionali (17%) e dal finanziario (12%).

Mid Cap Europe

iShares EURO STOXX Mid – IE00B02KXL92 è un ETF a replica fisica che investe in 102 azioni a media capitalizzazione dell’Europa.

Il prodotto costa lo 0,40% annuo, è a distribuzione trimestrale dei proventi e la ripartizione degli attivi per Paesi è questa:

  • Francia 25%
  • Germania 23%
  • Spagna 9%
  • Italia 9%

I settori più rappresentati sono l’industria (20%), finanza (16%) e beni di consumo (12%).

I Migliori ETF per Investire nelle Small Cap

Investire in ETF specializzati in titoli a piccola capitalizzazione non sempre è conveniente. Di solito il comprato è più volatile rispetto agli indici azionari tradizionali, composti da società a larga capitalizzazione. Fatta questa doverosa premessa, esaminiamo i più interessanti ETF a livello globale.

Small Cap Europe

iShares EURO STOXX Small – IE00B02KXM00 è un ETF a replica fisica composto da 94 azioni di società a piccola capitalizzazione dell’Europa.

Il prodotto costa lo 0,40% ed è a distribuzione trimestrale dei proventi.

I Paesi più rappresentati sono:

  • Francia 27%
  • Germania 23%
  • Italia 11%

A livello settoriale troviamo industria (20%), finanza (18%) e beni di consumo (13%). E’ interessante notare come il peso dell’italia sia maggiore negli indici a piccola capitalizzazione rispetto a quelli a media. Ciò si spiega con il tessuto produttivo del nostro Paese che vede una forza enorme nelle piccole e medie imprese che negli anni ’70 furono studiate da un noto economista americano.

Amundi Euro Stoxx Small Cap – FR0010900076 è un ETF a replica sintetica che, al pari dell’iShares, replica fedelmente l’indice Euro Stoxx Small. Il costo annuo è dello 0,30% e il prodotto reinveste automaticamente i dividendi. Se quest’ultima caratteristica lo rende più appetibile dell’iShares, d’altro lato abbiamo che non tutti gli investitori amano prodotti a replica sintetica.

Lyxor MSCI EMU Small Cap – LU1598689153 è un ETF a replica sintetica che clona l’indice MSCI Euro Small.

Il prodotto costa lo 0,40% annuo e distribuisce semestralmente i dividendi. Sebbene la ripartizione settoriale sia simile all’iShares e al Lyxor, cambia notevolmente la suddivisione geografica. La ragione sta nel fatto che l’indice clonato è cambiato rispetto ai due prodotti precedenti. Ecco i paesi più importanti dell’ETF:

  • Germania 23%
  • Italia 15%
  • Francia: 15%

iShares MSCI EMU Small Cap – IE00B3VWMM18 è  un prodotto a replica fisica che clona l’indice MSCI EMU Small Cap. Rispetto al Lyxor questo prodotto costa lo 0,58% ed è ad accumulazione dei proventi, ossia reinveste gli stessi per una crescita più efficace nel lungo periodo.

Small Cap Asia – Giappone

iShares MSCI Japan Small Cap – IE00B2QWDY88 è un ETF a replica fisica composto da 962 azioni giapponesi a piccola capitalizzazione facenti parte dell’indice MSCI Japan Small Cap Index. Il prodotto costa lo 0,58% annuo, è a distribuzione semestrale dei proventi ed i settori più importanti in cui investe sono:

  • industria 24%
  • beni di consumo 16%
  • tecnologia dell’informazione 13%.

Small Cap Americane – Usa

iShares MSCI USA Small Cap – IE00B3VWM098 è un prodotto a replica fisica che permette di investire in 1794 società americane a piccola capitalizzazione che compongono l’indice MSCI USA Small Cap. Il prodotto è ad accumulazione, costa lo 0,43% e risulta così investito:

  • finanza 16%
  • tecnologia dell’informazione 16%
  • salute 14%.

Sounds too difficult?

Se ti è venuto il mal di testa leggendo questo articolo, non preoccuparti. Ci sono due strade per semplificarti la vita, ottenendo subito dei risultati.

IC Warm Up è un corso gratuito via email che ti renderà subito operativo analizzando per te 4 semplici ETF e dandoti precise ed utili indicazioni su come usarli per costruire un portafoglio. Lo trovi QUI.

A Scuola di Investimenti è un video corso gratuito che ti insegnerà le basi per costruire un piano di investimento personalizzato ed efficace. Lo trovi QUI.

Buon investimento.

Giacomo Saver

 

 

 

L'articolo 8 ETF per Investire nelle Small e Mid Cap proviene da Segreti Bancari.

Tre Motivi per Cui Investire in Obbligazioni nel 2018 Conviene Ancora

$
0
0

conviene investire in obbligazioni nel 2018

Le obbligazioni sono l’amore/odio dell’investitore italiano. Fino agli anni ’90 erano l’unico investimento fatto praticamente da tutti grazie alla redditività elevata ed ai rischi bassi. Poi le cose sono cambiate. Il default dell’Argentina nel 2001 e della Parmalat nel 2003 hanno dimostrato che anche con i bond si può perdere.

Poi si è “messa di mezzo” la BCE con il suo Quantitative Easing, il piano di acquisto di titoli di Stato che ha ulteriormente ridotto i rendimenti dei bond. Eppure, nonostante tutto, investire in obbligazioni conviene ancora nel 2018, per tre ragioni che ora ti dirò.

Quanto Renderanno i Bond in Futuro?

La prima domanda da porsi, per decidere se un investimento in obbligazioni abbia senso, riguarda il tasso di rendimento. Se è vero che stimare il guadagno del mercato azionario è molto complesso, sapere quale sarà il guadagno di un bond è molto più semplice. Sebbene il rendimento stimato ex ante faccia alcune ipotesi circa alcune variabili (prima tra tutte il tasso di reinvestimento delle cedole), esso è un’ottima stima del rendimento effettivo che si otterrà ex post.

Esistono studi accreditati che quantificano un legame molto stretto tra i due tassi, con un coefficiente di correlazione pari allo 0,95.

Prendendo l’Italia a riferimento, è ragionevole ipotizzare che il guadagno che i bond offriranno nei prossimi dieci anni si aggirerà intorno al 2,50% circa, il rendimento effettivo a scadenza medio sui titoli decennali.

L’investimento in obbligazioni ha offerto, nel lungo periodo, rendimenti costantemente inferiori rispetto ad un investimento in azioni. Date queste premesse, allora, perchè mai un investitore consapevole e accorto dovrebbe continuare ad avere bond in portafoglio? Si tratta di una domanda che viene posta spesso tra gli iscritti all’Investment Club ed alla quale daremo ora una risposta.

Investire in Obbligazioni Conviene Ancora. Ecco Perché

In Certe Condizioni  Bond Possono Rendere più delle Azioni

Sebbene nel corso di periodi di tempo lunghi le azioni abbiano “dominato” le obbligazioni in quanto a rendimenti, è pur vero che il lungo periodo può essere “frammentato” in sotto-periodi più brevi. E in alcuni di questi le obbligazioni hanno ottenuto performance superiori alle azioni, niente meno.

Uno studio fatto da Jack Bogle sul mercato Usa mette in luce che nei 117 anni che vanno dal 1900 al 2017, le obbligazioni hanno superato le azioni in 42 anni (il 36% delle volte, ossia in media un anno ogni 3). Nei 112 quinquenni le obbligazioni hanno “battuto” le azioni 29 volte (il 26% del tempo ossia un quinquennio ogni 5). Nei 103 periodi di 15 anni le obbligazioni hanno superato le azioni per 13 volte (il 12% delle volte ossia un quindicennio su 10 circa).

Come puoi notare il numero di volte in cui i bond hanno reso più delle azioni si riduce drasticamente con il trascorrere del tempo. Su periodi brevi, un anno ad esempio, c’è una alternanza più frequente sul podio. A causa della erraticità dei rendimenti azionari le obbligazioni possono essere un investimento migliore, soprattutto quando il mercato azionario storna.

Le Obbligazioni Stabilizzano il Portafoglio

La seconda ragione per cui conviene investire in obbligazioni nel 2018 riguarda la loro funzione stabilizzatrice. I bond presentano una correlazione negativa con le azioni ed una volatilità ridotta. Sebbene, come vado ripetendo da tempo, il vero generatore di performance del futuro siano le azioni, convengo che non avrebbe alcun senso un portafoglio composto per il 100% da azioni, nemmeno per un investimento di lunghissimo periodo.

La presenza di obbligazioni in un portafoglio diversificato ne ottimizza il rapporto rendimento rischio, abbattendo la volatilità in misura maggiore a quella che è la riduzione dei rendimenti.Una quota di obbligazioni sicure in tasca ti rende anche più sereno negli inevitabili momenti di storno dei mercati azionari, evitandoti di agire di impulso liquidando tutto nel momento peggiore.

I Rendimenti delle Obbligazioni, Nonostante Tutto, Restano Competitivi

Il guadagno che possiamo immaginare di ottenere nei prossimi dieci anni da un impiego in bond è pari al 2,50% circa, per quanto riguarda l’Italia. Il rendimento delle azioni, in termini di dividendo, è molto simile in diverse aree geografiche.

La tabella che segue evidenzia il “dividend yield” ossia il rapporto tra i dividendi ed il prezzo di alcune aree geografiche. Il dato in verde indica che le azioni sono più redditizie delle obbligazioni. Il dato in rosso indica una maggiore convenienza dell’investimento in obbligazioni.

investire in azioni o obbligazioni

Come puoi vedere il rendimento delle obbligazioni è allineato con quello delle azioni ed in alcuni casi addirittura maggiore.

Alcune Riflessioni Libere su Azioni e Bond nell’Estate del 2018

Il prof. Jeremy Siegel, autore del bestseller Stocks for the Long Run coni suoi studi diede il là ad un altro libro molto controverso, uscito negli anni 2000, dal titolo “Dow Jones a 36.000” in cui gli autori sostenevano che poiché nel lungo andare azioni e obbligazioni hanno lo stesso rischio, secondo Siegel, allora occorreva fare una previsione circa il futuro valore dell’indice della borsa Usa usando ipotesi più generose.

Gli autori arrivarono anche a stimare un valore “equo” per l’indice Dow Jones di 36 mila punti, che sarebbero stati raggiunti entro pochissimi anni.

Il Dow a 36.000 punti non è mai arrivato, ma il messaggio risuona ancora oggi nella testa di molti investitori è chiaro:

quando i rendimenti delle obbligazioni e delle azioni sono simili le borse sono sopravvalutate.

Se sei convinto di questo hai un motivo in più per investire in obbligazioni. Ma anche se, come me, non credi che stia per arrivare un ribasso duraturo delle quotazioni azionarie, una parte di bond in portafoglio è utile per costruire un investimento equilibrato.

Permettimi, in chiusura di articolo, di suggerirti due risorse utili per approfondire ed essere maggiormente operativo.

Se vuoi avere degli ETF a basso costo con cui INIZIARE ad investire, puoi cliccare sul bottone Dove Investire che trovi nel menu un alto.

Se vuoi imparare di più sui meccanismi che guidano i mercati per imparare a costruirti una tua strategia personalizzata, clicca sul bottone Come Investire che trovi sempre in alto, nei menu.

Io resto a tua disposizione per le tue domande nei commenti ma ti chiedo una cortesia. I COMMENTI devono essere PERTINENTI con il contenuto dell’articolo.

A presto e buon investimento!!

Giacomo Saver

 

 

 

L'articolo Tre Motivi per Cui Investire in Obbligazioni nel 2018 Conviene Ancora proviene da Segreti Bancari.

Le Migliori Azioni Bancarie da Comprare Oggi

$
0
0

azioni-bancarie-da-comprare

Investire in azioni bancarie, oggi, dopo il recente crollo delle quotazioni, può rappresentare una interessante opportunità per te. A patto, come sempre, che l’acquisto dei titoli finanziari sia inserito all’interno di un piano completo e non sia dettato, al contrario, da previsioni o logiche speculative di breve termine.

Esistono due modi per comprare azioni bancarie: l’acquisto di singole azioni o l’investimento in un ETF specializzato. Se vuoi concentrarti sul mercato italiano puoi tranquillamente comprare uno o più dei titoli che analizzerò per te. Se, invece, vuoi fare un investimento diversificato sul mercato europeo l’ETF rappresenta la scelta ottimale.

Azioni Bancarie Italiane: Ecco le Migliori

L’indice FTSE Italia Banche ha perso il 18% dal massimo del  25 aprile al 25 luglio 2018. La sua performance è negativa da inizio anno del 7%; ad un anno la perdita ammonta al 10,80%. Una vera sofferenza, causata soprattutto dal rialzo dello spread che ha ridotto di molto il valore patrimoniale delle banche, piene zeppe di BTP e titoli governativi italiani.

Inoltre il settore bancario deve ancora smaltire gli eccessi di crediti deteriorati e non esigibili (NPL, non performing loans) e questo tiene alla larga gli investitori. Ma l’altro lato della medaglia è che le quotazioni sono talmente basse che il rischio di ulteriori perdite è limitato, mentre ci sono ampi spazi di miglioramento.

Ecco, in sintesi, quali sono le banche italiane che presentano il maggior rendimento, in termini di dividendo, ed il minore rischio di deprezzamento grazie alle valutazioni contenute.

INTESA SAN PAOLO

Con una capitalizzazione di 42.037,13 milioni è uno dei titoli bancari più importanti del nostro Paese. Possiede il brand Fideuram, leader nel risparmio gestito, e presenta valutazioni molto convenienti.

Il piano industriale comprende anche l’espansione in nuove aree di business, tra le quali le assicurazioni contro i danni.

La redditività del capitale proprio (ROE) è stata del 14%, mentre il rapporto tra dividendo e prezzo offre un rendimento dell’8% sulla base dell’ultimo utile.

Il patrimonio netto è superiore al prezzo di mercato del titolo di 1,35 volte il che offre una adeguata protezione del capitale anche in caso, improbabile, di default dell’emittente.

MEDIOBANCA

E’ la storica banca d’affari del nostro paese. Grazie alla controllata Che Banca conta su un bacino di clienti molto importante, che sta cercando di convertire alla consulenza finanziaria digitale. La capitalizzazione di 7.254,237  milioni di euro non la rende equiparabile a Intesa, ma si tratta comunque di una realtà importante e prestigiosa.

Il ROE è stato dell’8%, inferiore a quello di Intesa ma comunque molto elevato.

Il prezzo rappresenta l’80% del valore patrimoniale di Mediobanca, mentre il rendimento da dividendo è del 4,39% sulla base dell’ultimo bilancio.

UBI BANCA

Con una capitalizzazione di 3.932,908 milioni è la più “piccola2 tra le banche esaminate. Tuttavia la sua quotazione è davvero conveniente. Il ROE è stato del 6,67%, mentre il rendimento da dividendo del 3%.

A fonte di questa redditività contenuta anche i rischi sono modesti.

Il prezzo rappresenta solo un terzo del valore patrimoniale della banca. Se questa dovesse fallire e si procedesse ad una liquidazione degli azionisti essi, sulla base dei dati di bilancio, prenderebbero tre volte il prezzo pagato per comprare le azioni oggi.

Il Grafico ti mostra l’andamento comparato delle tre banche di cui abbiamo parlato:

grafico-azioni-bancarie

 

Due ETF per Investire nelle Banche Europee

Se le banche italiane ti spaventano e se hai già deciso come investire, allora puoi optare per un ETF che prenda posizione sulle banche europee, attraverso una maggiore diversificazione e meno rischi. Esistono essenzialmente due ETF settoriali, simili tra loro per quanto riguarda i titoli che li compongono, che ora esamineremo.

Xtrackers Stx Eu600 Banks  – LU0292103651

E’ un prodotto che replica, in modo indiretto, l’indice Stoxx 600 Banks. La modalità di replica è sintetica, l’ETF è ad accumulazione dei proventi ed il costo annuo di gestione è dello 0,30%.

I principali titoli che compongono l’indice sottostante sono:

  • HSBC HOLDINGS PLC (17% del totale)
  • BANCO SANTANDER (7,79% del totale)
  • BNP PARIBAS (6,20% del totale)
  • UBS (5,28% del totale).

I Paesi più rappresentati sono il Regno Unito (29,78%) seguito da Spagna (15,06%) e Francia (11,27%).

Amundi MSCI Europe Banks – FR0010688176

E’ un prodotto che replica, in modo sintetico, l’indice MSCI Europe Banks. L’ETF è ad accumulazione e costa lo 0,25% l’anno.

I principali titoli che compongono l’indice sono:

  • HSBC HOLDING (19,86% del totale)
  • BANCO SANTANDER (9,13% del totale)
  • BNP PARIBAS (7,32% del totale)

I Paesi più rappresentati sono il Regno Unito (35,12%), seguito da Spagna (17,81%) e Francia (12,34%).

Poiché la correlazione tra i due indici è molto alta gli ETF sono equivalenti sotto questo aspetto. Si tratterà, semmai, di scegliere il migliore da inserire nel proprio portafoglio.

Pro e Contro dell’Investimento nelle Azioni Bancarie

Non correre ad acquistare al buio le azioni bancarie. Prima di farlo stabilisci un piano finanziario a medio/lungo termine corretto. Se non sai come farlo puoi partire da qui: segretibancari.com/ascuoladiinvestimenti.

Se sceglierai una o più banche italiane sappi che il tuo investimento potrà essere “inchiodato” per anni perché non è assolutamente detto che nel breve termine le quotazioni delle tue azioni partano a razzo.

Compra con l’ottica di tenere il titolo o i titoli per molti anni e incassare i dividendi, che devono essere per te la fonte principale di rendimento. Se poi il prezzo crescerà, tanto meglio, ma non affidarti a previsioni o indicazioni di corto respiro.

Metti anche in conto la possibilità di non percepire alcun reddito, qualora l’assemblea dei soci deicida di non distribuire dividendi, o qualora in uno o più anni ci siano delle perdite.

L’acquisto delle banche europee attraverso ETF presenta alcuni vantaggi. In primo luogo i dividendi vengono automaticamente reinvestiti, per cui non pagherai alcuna tassa fino a che non venderai il prodotto. In secondo luogo beneficerai di una diversificazione maggiore, sia per ciò che riguarda il numero di titoli, sia per i Paesi rappresentati.

Il rendimento da dividendo dei due ETF si attesta intorno al 3% l’anno, inferiore rispetto a quello delle banche italiane. Inoltre l’ETF comporta dei minimi costi di gestione, che puoi evitare se scegli tu quali titoli comprare. Infine l’investimento diretto in azioni può offrire rendimenti migliori se compri i titoli giusti e li tieni per diversi anni.

Se invece hai cambiato idea riguardo alle banche, hai un capitale liquido o investito pari ad almeno 100.00 €, e sei alla ricerca di alternative per aumentarne la resa, ecco dove investire.

Giacomo Saver

 

 

L'articolo Le Migliori Azioni Bancarie da Comprare Oggi proviene da Segreti Bancari.

Lyxor Etf Msci World Health Care per Investire nel Settore Farmaceutico

$
0
0

Lyxor Etf Msci World Health Care azioni farmaceutiche

Il Lyxor MSCI World Health è l’ETF farmaceutico ideale per investire in uno dei settori che in futuro avrà ottime prospettive di crescita. Sebbene il settore farmaceutico in borsa non sia particolarmente difensivo, come si potrebbe pensare, comprando un ETF diversificato si potrà fare un buon investimento, a patto  di sopportare le inevitabili fluttuazioni di valore che si presenteranno nel corso del tempo.

Perché Investire nel Settore Farmaceutico?

La popolazione mondiale invecchia, e questo crea nuove esigenze per l’umanità e nuove aree di business per le imprese. Pensa che l’età media a livello mondiale nel 1990 era di 26 anni. Secondo stime fatte dalle Nazioni Unite, nel 2050 essa salirà a 38 anni, con un incremento del 46%.

Le ragioni dell’invecchiamento della popolazione mondiale sono essenzialmente tre:

  • basso numero di figli per coppia. Il numero di figli che manterrebbe lo status quo della popolazione è di 2,1 figli per donna. Al momento siamo ad una media di 1,5 per l’Europa e 1,3 per l’Italia
  • riduzione della fecondità. Questo comporta un aumento della fascia di popolazione di età compresa tra i 45 ed i 65 con ovvie ricadute sul sistema pensionistico ma anche per le aziende che operano nel settore della cura della persona
  • l’aumento della aspettativa di vita alla nascita, cresciuta dal 1960 ad oggi di 8 anni ma destinata ad aumentare di altri 5 anni entro il 2050.

Il mondo dovrà affrontare un periodo più lungo di morbilità, ossia degli anni di esposizione a malattie croniche o patologiche. Ma quali sono i titoli farmaceutici da comprare?

Analisi e Convenienza del Lyxor Etf Msci World Health Care – LU0533033238

L’Indice MSCI World Healthcare è ideale per investire nel settore “pharma” con un elevato grado di diversificazione. Le altre due strade disponibili, l’acquisto diretto di poche singole azioni, o l’uso di un fondo di investimento specializzato sono da evitare.

La prima strada è troppo rischiosa e presuppone delle capacità di analisi che l’investitore medio non ha. La seconda opzione comporta costi inutili che possono essere evitati grazie ad un ETF sufficientemente liquido e poco costoso.

Composizione dell’ETF Lyxor: Geografia e Titoli

L’ETF è a replica sintetica, dunque non possiede materialmente le azioni che compongono l’MSCI World Healthcare. Tuttavia l’indice sottostante è composto da 136 titoli diversi, un buon numero per garantire una adeguata diversificazione.

Gli Stati Uniti sono l’area geografica più rappresentata, con il 66,80% del totale. Seguono la Svizzera, con 7,80%,  il Giappone con il 5,48%, Regno Unito con il 4,20% e la Germania con il 3,51%.

Il titolo più pesante è Johnson & Johnson con il 6,61% del totale. Seguono Unitedhealth Group con il 4,82%, Pfizer con il 4,40% e Novartis con il 3,61%.

Caratteristiche dell’ETF

Il Lyxor World Health Care costa lo 0,30% annuo di commissione di gestione e reinveste automaticamente i dividendi. Il rendimento da dividendo, ai prezzi attuali, è pari all’1,96%, in linea con il guadagno offerto da un titolo di stato decennale.

Il portafoglio non è economico sulla base dei fondamentali. Il rapporto prezzo/valore di libro è pari a 3 volte, un po’ tirato. Il rapporto prezzo/utili è di 15,94.  Rispetto ad un ETF azionario globale ma non settoriale il Lyxor farmaceutico appare leggermente sopravvalutato.

Conviene Comprare l’ETF Lyxor?

Una delle ovvietà non verificate che i consulenti raccontano ai propri clienti è che il settore farmaceutico è più difensivo di altri, perché conserva il proprio valore durante le fasi di ribasso dei mercati.

Ciò non è vero, perché rispetto ad un massimo precedente il Lyxor Etf Msci World Health Care ha perso il 23,12% dal 24 settembre 2010, data di prima quotazione, al 25 luglio 2018, contro un ribasso di un ETF sul più ampio MSCI World del 22,35%.

Nel periodo, tuttavia, il Lyxor World Healthcare ha reso il 15,25% medio annuo composto contro il 12,16% dell’ETF azionario globale. 100.000 € investiti nel settore farmaceutico sarebbero diventati 303.390 € contro i 245.540 € investiti nell’indice globale, come ti mostra il grafico sottostante.

Lyxor ETF MSCI Wolrd Healthcare Andamento Grafico Quotazione

Sebbene l’ETF farmaceutico abbia reso di più nel periodo considerato, esso presenta una correlazione molto forte con l’indice globale. Purtroppo mancano i dati relativi al 2008, poiché il prodotto ancora non esisteva. Sebbene le correlazioni possano variare è ragionevole ipotizzare che il crollo subito da un prodotto specializzato nell’healthcare sia analogo a quello subito da chi ha investito in azioni mondiali di più settori.

Il futuro potrebbe essere completamente diverso dal passato per due ragioni sulle quali voglio farti riflettere.

Hai dubbi su come e quando investire? Dai un’occhiata al video corso gratuito A Scuola di Investimenti.

Il Portafoglio di Lyxor non è sottovalutato

Come ti ho detto a livello di fondamentali l’ETF Lyxor MSCI World Healthcare non è sottovalutato. ANZI. Se lo compri oggi sappi che la sua tendenza a crescere più rapidamente dell’indice globale potrebbe venire compromessa qualora le valutazioni dovessero scendere e riportarsi su livelli più bassi. La forte presenza delle azioni Usa, al momento tra le più care nel panorama internazionale, non aiutano di certo.

Meglio sarebbe comprare il prodotto durante una fase di storno delle quotazioni, che faccia scendere sia il rapporto prezzo/utili sia il rapporto prezzo/valore contabile.

Il ritorno in media potrebbe penalizzarti

Dopo aver reso di più dell’indice globale per tre anni consecutivi, il 2013, 2014 e 2015, l’indice MSCI World Healthcare ha performato peggio nel 2016 e nel 2017. Addirittura nel 2016 ha segnato un – 4,65% mentre l’indice globale cresceva del 10,19%. Dal 1/1/2018 a luglio l’ETF Lyxor supera l’indice globale di 3 punti percentuali, crescendo del 9% contro il 6%.

Poiché a periodi di redditività superiore alla media susseguono periodi di rendimento inferiore alla media, è ragionevole ipotizzare che per i prossimi anni il settore potrà sottoperformance.

In definitiva il settore farmaceutico può rappresentare un buon investimento, ma a patto di essere inserito in portafoglio nel momento giusto. E forse quel momento non è ancora arrivato.

Meglio attendere che le sue quotazioni si raffreddino.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

L'articolo Lyxor Etf Msci World Health Care per Investire nel Settore Farmaceutico proviene da Segreti Bancari.

Investire nella Borsa Olandese?

$
0
0

investire-in-olanda

La borsa olandese, con la sua performance del 5,77% dal 1 gennaio 2018 al 30 luglio dello stesso anno, si conferma come il miglior mercato azionario  della zona Euro del 2018. Se questo dato ti solletica e se vuoi sapere come investire nella borsa di Amsterdam, questo articolo fa per te.

Investire nella Borsa Olandese: Perché?

L’Olanda è una nazione piuttosto piccola, ma con un grande potenziale economico. Parliamo della quinta economia dell’Eurozona per dimensioni, dopo Germania, Francia, Italia e Spagna, che vanta il terzo Pil pro capite più alto della zona Euro dopo Lussemburgo e Irlanda.

I Paesi Bassi sono il secondo esportatore mondiale del settore agricolo e la loro competitività è enorme (li precedono solo la Svizzera, Singapore e Stati Uniti d’America). Si tratta quindi di una zona dal fortissimo potenziale economico che potrebbe rappresentare una interessante opportunità di investimento.

Come Investire nella Borsa Olandese

L’indice rappresentativo della borsa d’Olanda è l’AEX 25, composto dalle 25 azioni più patrimonializzate scambiate sul listino Euronext di Amsterdam. Per prendere posizione sull’intero indice, evitando di sopportare il rischio specifico collegato all’investimento di una singola azione, abbiamo a disposizione due diverse alternative.

L’ETF IShares sull’indice AEX 25

Esiste un ETF che ti permette di comprare in un solo colpo le azioni olandesi. E’ un prodotto iShares (IE00B0M62Y33) a replica fisica che costa lo 0,30% l’anno ed è a distribuzione dei proventi.

Il problema è che non è quotato in Italia ma solo sull’Euronext di Amsterdam o sul LSE di Londra. Se la tua banca ti permette di investire in ETF anche al di fuori dall’Italia non avrai problemi nel comprarlo e questa, a mio avviso, è la soluzione migliore per prendere posizione sul mercato olandese.

Se, invece, non vuoi o non puoi accedere a uno di questi due mercati esiste una seconda alternativa.

Investire a Campione in Azioni Olandesi

Un modo per replicare un indice di borsa composto da pochi titoli è il “campionamento“. Esso consiste nell’individuare i titoli più importanti dell’indice stesso e comprarli, tralasciando quelli la cui importanza è minore.

Grazie a questo trucco potremo replicare il 53% dell’indice AEX operando sulla borsa di Francoforte (Xetra) dove sono scambiate molte azioni dei Paesi Bassi senza dover affrontare mercati meno “comodi” come Londra e Amsterdam.

Ecco, allora, quali azioni comprare.

ROYAL DUTCH SHELL – GB00B03MLX29

Si tratta di un titolo petrolifero attivo nella estrazione di petrolio e gas naturale.

ASML – NL0010273215

E’ un’azienda specializzata nello sviluppo, produzione e commercializzazione di microprocessori e semi conduttori.

UNILEVER – NL0000009355

E’ un grande “conglomerato” operante nel settore dell’alimentazione e della cura personale. Detiene marchi importanti come Findus, Algida, Dove, ecc.

ING GROEP – NL0011821202

E’ un’azienda bancaria nota in Italia per i suoi prodotti della linea “arancio” (Conto arancio, conto corrente arancio, ecc.).

Questi quattro titoli, da soli, rappresentano la metà dell’indice olandese. Acquistandoli tutti insieme avrai una elevata correlazione del tuo portafoglio con quello della borsa di Amsterdam.

Conviene Comprare Azioni Olandesi?

Se è indubbio che la borsa olandese abbia reso parecchio in passato, raggiungendo un guadagno del 5,77% da inizio 2018 a fine luglio dello stesso anno, è corretto chiedersi se la corsa possa continuare.

Indubbiamente una ripresa dell’Europa gioverebbe anche alla borsa olandese, le cui quotazioni tuttavia appaiono non proprio a buon mercato. Ciò è vero per quanto riguarda l’ETF ma lo è ancora di più per i titoli che abbiamo esaminato.

Occorre anche considerare i rischi connessi con l’investimento in un Paese “di nicchia“: se il vento dovesse cambiare direzione, dovrai essere pronto ad uscire dall’Olanda per posizionarti, magari, su un altro mercato europeo.

Vuoi migliorare le tue conoscenze finanziarie per imparare ad investire da solo? ===> A Scuola di Investimenti

Stai cercando degli investimenti redditizi ed il tuo capitale ammonta ad almeno 100.000? ====> IC- Warm Up

Giacomo Saver

 

L'articolo Investire nella Borsa Olandese? proviene da Segreti Bancari.


Investire nell’Azionario Internazionale con l’MSCI World Index

$
0
0

msci-world-index

Se vuoi diversificare il tuo portafoglio, investire nell’azionario internazionale attraverso l’indice MSCI World è la cosa più saggia che tu possa fare. La ridotta volatilità dell’indice, la sua ampia copertura geografica e la “tendenza a crescere” nel tempo sono i tuoi alleati per un investimento vincente.

Ma attenzione allo strumento che usi per investire, perché potresti andare incontro ad una sgradevole sorpresa.

MSCI World Index: Composizione

L’indice MSCI Wolrd è composto da 1.600 azioni internazionali emesse da società operanti nei principali Paesi sviluppati. Gli Stati Uniti rappresentano il 60% del totale, il Giappone l’8,50%, l’Europa il 19%. Il titolo più pesante è la Apple che rappresenta il 2,32% del totale, il titolo meno importante è NWS Holdings che pesa lo 0,010% dell’indice.

L’indice MSCI World pondera le azioni che lo compongono sulla base della loro capitalizzazione di mercato. Non stupisce, quindi, che il peso maggiore vada agli Stati Uniti, la cui borsa è cresciuta molto di valore nel corso degli ultimi anni.

Questa sua caratteristica rende l’indice adatto a seguire una strategia basata sul trend following. Con il passare del tempo le aree geografiche che presentano un andamento migliore saranno premiate attraverso un peso maggiore all’interno dell’indice stesso facendolo crescere ulteriormente.

I Rendimenti dell’Indice e Quello degli Investitori

Nel decennio che va dal 2008 al 2018 il rendimento medio annuo composto del MSCI World Index in euro è stato del 7,71% senza tenere conto dei dividendi e del 10,60% tenendo conto del reinvestimento dei proventi.

Ma quali sono stati i rendimenti ottenuti dagli investitori in questo periodo di tempo? Ho fondate ragioni di credere che il guadagno effettivo sia stato molto inferiore, forse pari alla metà ed anche meno.

Un primo gruppo di investitori ha perso quota cercando di battere il mercato, ossia entrando ed uscendo spesso dall’indice comprando e vendendo strumenti finanziari che investono nell’azionario internazionale. I costi di compravendita e le tasse hanno distrutto la performance ottenibili dall’investitore.

Un secondo gruppo è caduto nella trappola dei fondi comuni di investimento. Dei 297 prodotti che hanno almeno 10 anni di storia, 201 hanno avuto un rendimento superiore all’indice MSCI World senza contare i dividendi. La percentuale di fondi “vincenti” nel passato è del 68%. Se però teniamo conto dei dividendi la percentuale di fondi che ha battuto l’indice scende al 10%.

Solo 31 dei 297 fondi disponibili dieci anni fa sono riusciti a generare rendimenti superiori a quelli dell’indice stesso. Una vera sconfitta, se tieni conto del fatto che non ho preso in considerazione i costi di ingresso. Il 5% di commissione di entrata avrebbe ridotto a 20 su 297 i fondi vincenti.

E’ interessante notare che la differenza di performance dell’indice prodotta dal reinvestimento dei dividendi è pari al 2,89% annuo, circa il costo di gestione dei fondi azionari internazionali.

L’importanza del reinvestimento dei dividendi salta ancora di più agli occhi se prendiamo in considerazione i quindici anni che vanno dal gennaio 2000 al dicembre 2015. Durante questo periodo l’indice MSCI World ha reso, in euro, lo 0,75% annuo composto. Non a caso si è parlato di decade perduta nei mercati azionari. Considerando il reinvestimento dei dividendi il rendimento cresce al 3,30% medio annuo.

La differenza di performance tra le due versioni dell’indice si attesta al 2,55%, una somiglianza straordinaria con il 2,89% del decennio 2008 – 2018.

I fondi azionari internazionali bruciano la performance del MSCI World Index confiscando, attraverso i costi di gestione, l’intero reddito prodotto dai dividendi.

Gli ETF per Investire nel World

Su Borsaitaliana sono disponibili molti ETF per investire a basso costo nell’indice azionario internazionale. Ti faccio un elenco dei prodotti disponibili:

  • Amundi Msci World – LU1681043599
  • Ishares Msci World – IE00B0M62Q58
  • Ishares Core Msci World – IE00B4L5Y983
  • Ishares Edg Msci Wd Min Volatility – IE00B8FHGS14
  • Ishares Msci World Eur Hdg – IE00B441G979
  • Lyxor Msci World – FR0010315770
  • Xtrackers Msci World – IE00BJ0KDQ92
  • Xtrackers Msci World – LU0274208692
  • Xtrackers Msci World Eur Hed Swap – LU0659579733

Tu scegli i migliori!!

Giacomo Saver – Segretibancari.com

L'articolo Investire nell’Azionario Internazionale con l’MSCI World Index proviene da Segreti Bancari.

Conviene Investire in Obbligazioni Bancarie in Dollari Usa?

$
0
0

obbligazioni-in-dollari-usa

Nelle ultime settimane compaiono spesso annunci pubblicitari relativi ad obbligazioni in dollari americani. Se ti alletta l’opportunità di investire in dollari accrescendo il flusso cedolare dei tuoi investimenti senza correre, in apparenza, alcun rischio, questo post fa al caso tuo. Esaminerò in modo particolare i bond di Goldman Sachs e quelli di Banca Imi per mettere in luce le loro opportunità ed i sottili pericoli che rischiano di sfuggirti.

Conviene Investire in Dollari?

La prima domanda da porsi riguarda l’opportunità o meno di fare un investimento in dollari. La risposta è soggettiva perché dipende, anzitutto, dai tuoi obiettivi di investimento e da come è strutturato il tuo portafoglio. Se dopo un’attenta analisi del tuo “profilo” di investitore hai deciso che una quota di dollari americani in portafoglio ci può stare, devi capire se oggi è interessante comprare i bond bancari di cui tanto si parla.

La ragione per cui un investitore acquista dei bond emessi in una valuta diversa dall’euro va ricercata nel maggiore rendimento e/o nel minor rischio che essa offre e/o comporta. Il punto cruciale della faccenda si chiama “carry“.

Il carry è il differenziale di rendimento tra un impiego in euro ed uno in una valuta diversa. Esso rappresenta la maggiore remunerazione offerta nonchè un cuscinetto di garanzia contro eventuali svalutazioni della moneta.

Se il dollaro si apprezzerà nei confronti dell’euro il tuo investimento sarà particolarmente vantaggioso, perché al rendimento dei bond in valuta aggiungerai il guadagno derivante dal tasso di cambio. Se il dollaro si deprezzerà nei confronti dell’euro avrai una piccola protezione offerta dal carry; tuttavia se la svalutazione sarà forte essa eroderà i vantaggi dei maggiori interessi facendoti perdere.

Poiché i due bond che andremo ad analizzare hanno una durata lunga, vediamo come si è comportato il dollaro nei confronti dell’euro negli ultimi dieci anni:

dollari-americani

Dai minimi del 2008 la valuta Usa ha imboccato un trend crescente nei confronti dell’euro. Ricorda che il cambio è espresso nella forma “certo per incerto” ossia quando esso sale il dollaro si indebolisce; quando scende si rafforza. Stiamo parlando, infatti, di dollari in cambio di un euro.

Se la tendenza a lungo termine del dollaro è favorevole, tieni però presente due cose:

  • essa potrebbe comunque invertirsi
  • il rafforzamento del dollaro è un fenomeno di lungo periodo, intervallato da svalutazioni piuttosto marcate che metteranno a dura prova i tuoi nervi di investitore.

Detto ciò, procediamo all’analisi dei due bond.

Obbligazioni Goldman Sachs a Tasso Misto in Dollari Statunitensi

Si tratta di bond con scadenza decennale, il 25 luglio del 2018. Il taglio minimo sono 2.000 $ e le cedole di importo misto: fisso più variabile.

Il primo ed il secondo anno l’obbligazione pagherà una cedola annuale denominata in dollari del 6% lordo (4,44% netto). Dal 2021 in avanti le cedole diventano pari al tasso Libro a 3 mesi senza maggiorazione, ma con un minimo del 3 ed un massimo del 6% l’anno.

Il bond ha un rating di BBB+ (S&P) ed il codice isin è XS1841783894. La quotazione è pari a 100 ad agosto 2018 ed il titolo è comprabile presso qualunque banca su Borsaitaliana.

Luci e Ombre delle Obbligazioni in Dollari Goldman Sachs

Fari allettare dalle cedole alte per i primi anni è un errore. Anzitutto perché esse sono in dollari, e una svalutazione a breve periodo della moneta ridurrebbe di molto l’importo in euro che otterresti. In secondo luogo perché esse sono, appunto, limitate ai primi due anni.

Il fatto che poi le cedole diventino a tasso variabile senza dubbio è un bene, se è vero che i tassi cresceranno, ma non scordare che:

  • non avrai alcuna maggiorazione di rendimento (spread) rispetto al tasso libro
  • il tasso massimo della cedola si fermerà al 6%. Qualora i tassi crescessero di molto tu non beneficeresti di tutto il rialzo.

Obbligazioni Banca Imi Step Up in Dollari Usa

Si tratta di un titolo (Collezione Step Up Dollaro Usa Opera) con scadenza 2024. Il taglio minimo è di 2.000 $ mentre la cedola è crescente e va da un minimo del 3,50% lordo del primo anno (2,59% netto) al 6% del sesto anno (4,44%). Il rendimento è del 3,47% netto in dollari. A differenza del caso precedente il rendimento effettivo può essere calcolato perché le cedole sono fisse.

Il rating dell’emittente è BBB (S&P) ed il codice ISIN XS1854164370. La quotazione è pari a 100 ad agosto 2018 e il bond è comprabile attraverso qualunque banca poiché è quotato sia sul Mot di borsaitaliana, sia ull’Euro-TLX.

Luci e Ombre delle Obbligazioni in Dollari Banca Imi

Le cedole fisse ma crescenti offrono maggiore certezza circa il futuro andamento dell’investimento. Esse però non eliminano gli effetti di un possibile forte rialzo dei tassi di interesse negli Usa.

Come nel caso precedente queste obbligazioni convengono solo se si crede che il dollaro si rafforzerà nel lungo periodo e se i tassi non cresceranno più di tanto.

Hai domande sulle obbligazioni in dollari? Scrivi un commento.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

 

L'articolo Conviene Investire in Obbligazioni Bancarie in Dollari Usa? proviene da Segreti Bancari.

Carmignac Patrimoine e Carmignac Securite: Come Battere i Loro Rendimenti

$
0
0

Il Carmignac Patrimoine ha reso il 3,12% annuo dal 18/8/2012 al 18/8/2017, il Carmignac Securite l’1,90% nello stesso periodo. Non male per due investimenti “prudenti”, ma noi possiamo fare meglio. E molto.

I fondi Carmignac sono il “paradiso” degli investitori prudenti. In particolare i due prodotti di punta della casa sono due:

  • il fondo patrimoine
  • il fondo securite

Se ci limitiamo ad osservarne i rendimenti nel corso degli anni potremmo facilmente arguire che si è trattato di due ottimi investimenti, considerati i ritorni che gli stessi hanno avuto. Ma una volta sottratti i costi di ingresso e di gestione, nelle tue mani resta ben poco. E pensare che è possibile ottenere performance decisamente superiori semplicemente sostituendo i fondi Carmignac con ETF diversificati a basso costo.

Ma procediamo con ordine e andiamo a fare le pulci alla gestione Carmignac…

Carmignac Patrimoine

Secondo quanto scrive il sito di analisi morningstar.it, Carmignac Patrimoine appartiene alla categoria dei fondi bilanciati moderati. Secondo quanto scrive Morningstar, almeno il 50% delle disponibilità del fondo sono investite in obbligazioni o strumenti del mercato monetario, mentre il restante 50% potrà essere investito in azioni.

Grazie alla gestione attiva e ad un anno particolarmente fortunato, 2008, il fondo Carmignac Patrimoine è riuscito a conservare il valore dell’investimento mentre i mercati crollavano a precipizio.

Il punto dolente di Patrimoine sta nel fatto che i costi di ingresso sono piuttosto elevati per la classe A, mentre la classe E, di tipo no load, ovvero senza commissioni, presenta costi di gestione più alti che nel lungo periodo sono dannosi per i rendimenti finali.

Per farti vedere come la gestione Carmignac sia meno efficace di quanto sembri, permettimi di mostrarti un grafico:

carmignac patromoine a

Esso mette a confronto, su un periodo di tre anni iniziato il 16 agosto 2014 e terminato il 16 agosto 2017, il rendimento del Carmignac Patrimoine A confrontato con due ETF che rappresentano il benchmark del fondo stesso.

Se non sai cosa sono gli ETF puoi guardare il video che segue. Se sai già quanto basta su questi strumenti, puoi tranquillamente proseguire nella lettura, ok?

Il fondo ha avuto un rendimento pari alla metà del proprio benchmark negli ultimi tre anni, senza tenere conto delle commissioni di ingresso che per non infierire non sono state prese in considerazione,.

In altre parole se avessi sottoscritto il fondo Carmignac Patrimoine classe A (quella più economica in termini di costo di gestione) e non avessi pagato alcuna commissione di ingresso, 100.000 € investiti nel 2014 sarebbero diventati 111.190 €.

Nello stesso periodo un investimento negli ETF che rappresentano il benchmark del fondo, con un ribilanciamento annuale volto a mantenere “stabili” le proporzioni tra azioni ed obbligazioni, avrebbe trasformato i tuoi 100.000 € iniziali in 122.580 € . Si tratta sempre di dati lordi, che non considerano l’imposizione fiscale.

Se immagini che su un orizzonte più lungo le cose cambiano, purtroppo ti sbagli. Ecco cosa sarebbe accaduto se avessi investito nel Carmignac Patrimoine cinque anni fa, nel 2012:

 

carmignac patromoine confronto due

 Centomila euro investiti nel 2014 sarebbero diventati, nel 2017:

  • 116.820 se impiegati nel Patrimoine
  • 146.750 se investiti nel benchmark del fondo.

I costi del Carmignac Patrimoine

Investire in fondi comuni non è mai un’operazione a buon mercato. Se scegli questa strada, ti troverai di fronte a costi di ingresso o di uscita che vanno a diminuire il rendimento finale che otterrai. Le mie opinioni sul Carmignac  Patrimoine non sono positive per colpa degli elevati oneri che gravano sul fondo.

I costi di ingresso arrivano al 4%, anche se possono essere scontati a discrezione del “collocatore” ossia della persona che ti propone l’investimento di una quota variabile tra il 50% ed il 100%.

Gli oneri di gestione del Carmignac Patrimoine A ammontano all’1,79%, il che drena via gran parte del guadagno complessivo, soprattutto se tieni il fondo per un lungo periodo.

Chiaro il concetto?

Se investi nel breve periodo sono le commissioni di ingresso che fanno a pezzi il tuo guadagno, perché su 100.000€ investiti 4.000 restano giù fin da subito e solo 96.000 possono essere messi a reddito. Se tieni il fondo per un periodo lungo sono le commissioni annue, prelevate in modo invisibile dal patrimonio del fondo, ad avere la meglio.

Ma come fare a investire negli ETF che compongono il benchmark del patrimoine?

Come dopare i rendimenti del fondo Carmignac?

I risultati che ti ho mostrato “stracciano” letteralmente i rendimenti del Carmignac Patrimoine A. Ma non illuderti che sia tutto così semplice. Osserva il confronto anno su anno tra il fodno Carmignac e il portafoglio benchmark composto da ETF:

carmignac patromoine confronto tre

Le colonne azzurre sono il Patrimoine, quelle Blu rappresentano il portafoglio benchmark che ora andremo a replicare.

Come puoi osservare non tutti gli anni il fondo ha reso meno del benchmark, tuttavia quando lo ha fatto la differenza è stata così grande da generare una notevole discrepanza tra i risultati finali.

Inoltre il grafico non considera che il patrimoine a presenta costi di ingresso piuttosto elevati. Gli oneri di gestione, invece, rientrano a pieno titolo nel grafico.

Ecco i due ETF in cui investire i tuoi 100.000 € per ottenere un rendimento di lungo periodo superiore al fondo Carmignac:

  • iShares Core MSCI World ETF – ISIN IE00B4L5Y983
  • iShares EURAggregate Bond  ETF – IE00B3DKXQ41

Ti basterà impiegare 50.000 € su ognuno di questi ETF per ottenere performance superiori al Carmignac A.

Ricorda, però, di ribilanciare i pesi una volta l’anno vendendo l’ETF che ha guadagnato di più per riportarne il peso al 50% del nuovo controvalore, comprando quote dell’ETF che invece è sceso.

Questa operazione è davvero importante (ma psicologicamente difficile da effettuare) se vuoi aumentare le performance riducendo i rischi. Ecco in pratica come fare.

Immagina che un anno dopo l’investimento il tuo capitale valga 108.000 euro, con un guadagno dell’8%. Questo è il dettaglio:

  • iShares Core MSCI World: 59.000 €
  • iShares EURAggregate Bond: 49.000 €.

Il primo ETF ora pesa il 55% del totale mentre il secondo il 45%. Quello che devi fare è molto semplice: sposta il 5% di 108.000 euro (5.400 euro) dal primo ETF al secondo, vendendo le azioni e comprando le obbligazioni. THATS’IT!!

Carmignac Securite

Carmignac Securite è un fondo obbligazionario diversificato a breve termine che si propone di generare una performance costante, ma modesta, del capitale investito.

L’investimento in questo prodotto, da solo, non ha senso. A fronte della garanzia di non correre rischi il guadagno potenziale che potrai ottenere è davvero molto basso e l’incidenza dei costi, in questo caso, si fa ancora più forte. Ecco perché le opinioni sul Carmignac Securite, purtroppo, non possono che essere negative.

Ma vediamo come muoversi per analizzare questo fondo e come sostituirlo vantaggiosamente con degli ETF se il tuo obiettivo è investire i tuoi risparmi in modo sicuro.

Il Carmignac Securite è un fondo che, per certi versi, “fa il furbo”. Il suo benchamark è l’indice BBgBarc Euro Agg 1-3 Yr TR EUR, ma se esaminiamo il fondo con il metodo che insegno al corso Investitore Libero, ti accorgi di una nota stonata. L’indice che meglio spiega l’andamento del fondo è un indice obbligazionario high yield.

La cosa è comprensibile, se ti metti per un attimo nei panni del gestore del fondo Carmignac. In presenza di costi di gestione elevati e di rendimenti bassissimi, l’unico modo per aumentare le performance consiste nell’alterare la politica di gestione.

Grazie all’effetto “style drift” il fondo securite è riuscito ad ottenere rendimenti soddisfacenti con rischi contenuti. Noi possiamo fare di meglio, ma a patto di accettare una volatilità “nel durante” un tantino più elevata.

Ecco come è andato il Carmignac Securite in relazione ad un portafoglio di ETF che rappresentano un benchmark “impuro” del fondo da me elaborato per tenere conto del fatto che il “vero” benchmark è – almeno in parte – un indice di tipo high yield:

carmignac securite grafico

Come vedi per un certo periodo il “nostro” indice composto ha performato peggio del Securite, ma alla lunga ha vinto.

La data di partenza del confronto è il 21/5/2015 perché prima di tale giorno uno dei due ETF che andremo a scoprire non era disponibile.

100.000 € investiti nel 2015 sono diventati:

  • 102.950 con il fondo Carmignac
  • 105.140 con i due ETF che rappresentano un “benchmark alterato” che sintetizza l’andamento del fondo.

I costi del Carmignac Securite

Il fondo Carmignac costa l’1,03% all’anno. Tale onere non ti viene “fatto vedere”, ma è prelevato direttamente dal patrimonio del fondo. Il che significa, come abbiamo detto più volte, che il valore quota resta “incollato a terra” a causa di una zavorra che frena in modo pazzesco i guadagni potenziali che potrai ottenere.

I costi di ingresso arrivano all’1%, anche se possono essere scontati a discrezione del “collocatore” ossia della persona che ti propone l’investimento di una quota variabile tra il 50% ed il 100%.

Anni fa misi il turbo al portafoglio di un amico che aveva il Securite semplicemente facendogli vendere il fondo per comprare le obbligazioni in cui lo stesso investiva. Ma oggi possiamo fare ancora di meglio ed in modo più semplice grazie alla presenza degli ETF.

Dopiamo (con avvertenza) i rendimenti del Carmignac Securite

Come ti ho detto poco fa è difficile replicare fedelmente il fondo Carmignac Securite per due ragioni:

  • un indice obbligazionario a breve scadenza non rappresenta “sul serio” il luogo dove la gestione Carmignac ha messo i tuoi soldi a causa dell’esposizione verso titoli high yield in cui il fondo è investito
  • un indice rappresentativo dei bond ad alto rendimento non sarebbe coerente con la politica del fondo.

Un Portafoglio di ETF composto per il 30% da obbligazioni high yield in euro e per il 70% da bond corporate a breve scadenza avrebbe avuto questo andamento:

andamento carmignac securite

La colonna azzurra rappresenta il Securite, quella in blu il nostro portafoglio.

In sintesi, prima che ti dica quali sono questi due ETF permettimi di sottolineare ancora una cosa. Il Carmignac Securite ha ottenuto rendimenti tutto sommato elevati grazie allo “Style Drift” ossia al temporaneo investimento in obbligazioni rischiose.

Mentre è più “semplice” battere il Patrimoine, il fondo Securite ci obbliga a scendere a compromessi:

  • aumentare i rendimenti aumentando i rischi (ossia portando al 30% il peso degli ETF high yield all’interno del portafoglio che andremo a creare)
  • accettare la “bravura” del gestore Carmignac chiedendo però a chi ci “vende” il fondo di AZZERARE le commissioni di ingresso.

Ecco i due ETF che ho usato per mettere il turbo al Carmignac Securite (pur aumentandone temporaneamente la volatilità):

  • iShares EURCorp Bond 1-5yr ETF EUR – IE00B4L60045 (peso: 70%)
  • db x-track. II EUR High Yield Corp.Bond ETF – LU1109942653 (peso: 30%).

Anche in questo caso è opportuno ribilanciare annualmente i pesi per mantenere costante la ripartizione dell’investimento senza aggravarne i rischi.

Giacomo Saver

Fondatore e Direttore di Segretibancari.com

Articolo riscritto ed aggiornato il 21 agosto 2017

L'articolo Carmignac Patrimoine e Carmignac Securite: Come Battere i Loro Rendimenti proviene da Segreti Bancari.

Fondo pensione: una nuova trappola per te

$
0
0

Se non hai sottoscritto un fondo pensione continua a NON farlo.

La previdenza complementare ha una nuova falla. E tra gli “enne” motivi per evitare il fondo pensione ce n’è uno in più

Sai già che le polizze vita sono da evitare, vero? Magari mi segui da tempo ed hai già letto l’ebook “eretico” sull’argomento o magari sei appena atterrato su questo sito. In questo caso, prima di scoprire perché il fondo pensione è da evitare come forma di previdenza complementare ti invito a scaricare “Investimenti assicurativi? NO GRAZIE” che ti aprirà gli occhi sugli aspetti oscuri delle forme assicurative.

Ma qual è la novità che rende il fondo pensione oggi peggiore di ieri?

Breve storia della previdenza complementare

L’idea di base è buona: incrementare le basse pensioni INPS con un’integrazione volontaria sia da parte dei lavoratori sia da parte dei datori di lavoro. Ma queste forme integrative di tipo “chiuso”, ossia riservate agli appartenenti ad una determinata categoria merceologica,  presentano un limite.

Chi li promuove non ha le competenze necessarie per gestirli e così subentrano gli attori del risparmio gestito: banche, compagnie di assicurazione e SGR che, di fatto, amministreranno i soldi dei lavoratori. E non si tratta di soldi qualunque, ma di somme da cui dipenderà il tenore di vita futuro di chi li ha versati. Quindi non si scherza.

Questa prima delega fa sì che il “secondo pilastro” della previdenza sia gestito dagli stessi soggetti che, come gli studi di Mediobanca ogni anno ricordano, non hanno saputo generare valore al netto dei costi.

Vuoi investire grazie al mio supporto? Vai qui

Una vecchia novità

Il regolamento allo studio del Governo prevede la ratifica di una situazione di fatto. I Fondi pensione potranno investire fino al 100% dei propri attivi in quote di fondi di investimento e Sicav. La cosa è già concreta oggi, per molti prodotti, che di fatto sono “fondi di fondi” gravati da due commissioni:

  • quella sul contenitore
  • quella sui singoli prodotti inseriti in portafoglio.

Non solo, ma l’idea è quella di permettere l’inserimento di un massimo del 30% dell’attivo di titoli non quotati su un mercato regolamentato. Troppo a mio avviso, per un prodotto con finalità previdenziali.

Se tu hai un fondo pensione, ti sei mai preoccupato dei suoi costi o di sapere in che cosa investe? E hai sottoposto a verifica l’assunto secondo cui più sei giovane e più elevata deve essere la componente azionaria del tuo fondo, perché le azioni nel lungo periodo vincono sempre?

Consigli utili

Ora vorrei condividere con te alcuni spunti di riflessione:

  • ovviamente evita di sottoscrivere un fondo pensione anche a costo di rinunicare al contributo del datore di lavoro e tieni stretto il TFR
  • ricorda che nel lungo periodo il vero nemico da battere è l’inflazione. Tienine conto sia nel quantificare i versamenti integrativi sia nel valutare le prestazioni
  • non fidarti del futuro andamento della borsa. Con i soldi da cui dipenderà il tuo futuro tenore di vita non puoi permetterti di correre nessun rischio
  • determina un contributo da versare che sia sostenibile e non lasciarti abbagliare dalle simulazioni fatte sulla base del Gap previdenziale

Se vuoi fare una stima del gap pensionistico, non andare in banca a farti riempire la testa. Sapendo che si tratta di dati stimati usati dagli stessi intermediari che vogliono proporti la previdenza complementare, utilizza questo link.

Per qualunque domanda, dubbio, critica o scambio di idee sono costantemente a tua disposizione. Lo spazio per i commenti è il tuo spazio, per condividere con gli atri lettori e con me le tue richieste.

Giacomo Saver, Direttore e Fondatore di Segretibancari.com

L'articolo Fondo pensione: una nuova trappola per te proviene da Segreti Bancari.

Fondo Pensione Cometa: Conviene Sottoscriverlo?

$
0
0

fondo cometa

Articolo aggiornato il 23 agosto 2017

Conviene sottoscrivere il Fondo Pensione Cometa? Sì, ma solo se sei disposto a bloccare i tuoi soldi per parecchi anni…

Il fondo pensione Cometa è uno dei più importanti a livello nazionale, poiché è il fondo di categoria dei lavoratori metalmeccanici.  Ciò che pochi sanno, però, è che non sempre conviene sottoscrivere il fondo pensionistico Cometa per causa dei grandi vincoli che ti impone e per la scarsa redditività potenziale del prodotto.

Anzitutto capiamo bene di che cosa si tratta: il fondo in questione è a contribuzione definita, poiché raccoglie i versamenti periodici dei lavoratori e li investe nei mercati finanziari al fine di creare un capitale che potrà essere erogato al raggiungimento dell’età pensionabile del lavoratore.

Per queste sue caratteristiche il fondo pensione Cometa non potrà garantire alcun capitale alla scadenza, poiché i soldi versati saranno soggetti alle oscillazioni degli strumenti finanziari in cui il fondo stesso investe. Ciò non significa, ovviamente, che tu non abbia alcun potere di controllo sul fondo stesso…

Fondo Pensione Cometa: ecco come funziona

Al momento della sottoscrizione del Cometa fondo pensione, potrai scegliere la tua “linea” di gestione, ossia la politica di investimento dei soldi che, mese dopo mese, verserai nel fondo stesso.

Il patrimonio del fondo, analogamente a quanto accade con i fondi comuni di investimento, sarà gestito da appositi soggetti nel tentativo di massimizzarne i rendimenti coerentemente con la politica del fondo.

I Comparti del fondo pensione Cometa

Monetario plus

L’obiettivo del comparto è la massimizzazione di un modesto tasso di rendimento contenendo la volatilità dello stesso nel limite massimo dell’1%.

Il motto di questo comparto potrebbe essere “pochi, maledetti, ma certi”. Il comparto investirà solo in obbligazioni denominate in euro o con la copertura del rischio di cambio e/o in quote di fondi di investimento aventi la medesima politica di gestione.

Il comparto monetario del fondo pensionistico Cometa va bene a quei lavoratori cui mancano pochi anni alla pensione e che puntano a sfruttare prevalentemente la deducibilità dei contributi piuttosto che cercare un rendimento elevato.

Sicurezza 2015

L’obiettivo del comparto è quello di avvicinare il rendimento del fondo Cometa al TFR su un orizzonte temporale di almeno cinque anni.

Il 10% massimo delle disponibilità del comparto potranno essere investite in titoli fuori dall’area euro e soggetti al rischio di cambio.

Reddito

L’obiettivo del comparto è la massimizzazione del rendimento in presenza di una volatilità contenuta e pari al massimo al 5%.

Il comparto potrà investire in azioni fino ad un massimo del 40% del totale ed essere soggetto al rischio cambio nella misura del 10% massimo.

Questo comparto va bene se sei un lavoratore cui mancano tra i 5 e i 10 anni alla pensione, hai un bel po’ di soldini nel Cometa fondo pensione e non vuoi che un improvviso ribasso dei mercati possa, in qualche misura, portarti via parte del denaro di cui disponi oggi.

Crescita

L’obiettivo del comparto è la massimizzazione del rendimento in presenza di una volatilità contenuta e pari al massimo all’8%.

Il comparto potrà investire in azioni fino ad un massimo del 70% del totale ed essere soggetto al rischio cambio nella misura del 10% massimo.

Questo comparto va bene se sei un lavoratore cui mancano ALMENO 10 anni alla pensione e sei ancora nella fase di accumulo, ossia hai aderito da poco al fondo pensione Cometa per cui il tuo “capitale pensionistico” è basso.

Dove mettere il TRF

La regola generale è semplice da seguire quanto potente negli effetti.

Tanto maggiore è il capitale pensionistico accumulato nel fondo pensionistico Cometa e tanto minori sono gli anni che mancano alla pensione, tanto minore deve essere la tua propensione al rischio.

Osserva l’infografica qui sotto che ti aiuta a scegliere i comparti in cui versare i tuoi contributi, quelli del datore di lavoro e il TRF:

fondo cometa rendimento

 

 

Il fatto di “scalare marcia” ai tuoi investimenti con il trascorrere del tempo ti permetterà di correre meno rischi. Tieni comunque presente che è difficile uscire dalla previdenza complementare  per cui fai con attenzione le tue valutazioni.

Fondo cometa: il rendimento

Non è possibile conoscere in anticipo i rendimenti di fondo Cometa per il fatto che, come abbiamo visto, la gestione finanziaria – affidata alla Unipol Assicurazioni – presenta delle incertezze.

Quello che puoi fare, però, è avere un resoconto dell’andamento dei comparti Cometa andando a questa pagina. Ricorda solamente che i dati che trovi si riferiscono al passato e non sono indicativi di quelli che saranno i guadagni futuri.

E’ ragionevole immaginare che il rendimento del fondo Cometa sarà più basso rispetto a fondi comuni aventi la stessa politica di investimento, perché l’obiettivo principale del fondo è la conservazione del capitale e la minimizzazione dei rischi più che non la crescita esponenziale delle somme versate.

Contatti del fondo pensione Cometa

La sede legale del fondo è a Milano 20124, via Vittor pisani 19, ma tu puoi contattare Cometa in modo più semplice grazie a:

Il Fondo Cometa conviene davvero?

Il Cometa pensione presenta indubbiamente alcuni vantaggi, per lo più di carattere fiscale:

  • la deduzione fiscale dei premi pagati dal reddito imponibile fino ad un massimo di euro 5.164,57  annui
  • il contributo del datore di lavoro
  • i costi bassi rispetto ad altre forme di previdenza integrativa di matrice bancaria.

Cometa però presenta anche alcuni svantaggi:

  • rendimenti molto contenuti, perché l’obiettivo del fondo è anzi tutto quello di contenere i rischi
  • indeterminazione in merito al “quando” le prestazioni saranno incassate (il loro pagamento dipende dall’età pensionabile secondo l’INPS)
  • contributo del datore di lavoro risibile (intorno all’1,20% – 1,50% della retribuzione annua lorda)
  • benefici fiscali “gonfiati”
  • indisponibilità dei tuoi soldi fino al momento del pensionamento al di fuori di certe ipotesi di “anticipazione”

Tieni anche presente che i vantaggi fiscali sono meno attraenti di quanto sembra: gran parte di quello che non paghi oggi con la deduzione dei contributi a favore della previdenza integrativa lo pagherai nel momento in cui otterrai la prestazione. Per cui o guadagni molto, cosicché il risparmio fiscale è notevole (più guadagni e maggiore sarà il beneficio in termini di risparmio di imposta), oppure il vantaggio fiscale sarà molto più contenuto di quanto tu creda.

Se vuoi investire da solo i tuoi soldi che ti serviranno per vivere bene quando sarai in pensione, puoi seguire le preziose indicazioni che ti REGALO nel mio video corso “A scuola di Investimenti”

L'articolo Fondo Pensione Cometa: Conviene Sottoscriverlo? proviene da Segreti Bancari.

Migliori titoli di stato: come sceglierli?

$
0
0

migliori-titoli-di-stato

Migliori Titoli di Stato: una Guida per Scegliere

Articolo aggiornato il 7 novembre 2017

Migliori titoli di stato. Esistono davvero? La risposta, come sempre, è che non esiste “IL” titolo migliore in assoluto, ma esistono strumenti diversi con caratteristiche uniche che li rendono più o meno adatti agli investimenti che vuoi fare.

Negli ultimi quindici anni le banche hanno sempre di più ‘spinto’ la vendita di fondi comuni di investimento. In questo modo le persone conoscono bene il funzionamento di questi prodotti, ma spesso hanno le idee confuse in merito alle diverse tipologie di titoli di stato.

Per questo motivo, prima cosa imparerai quali sono le caratteristiche dei principali titoli emessi dal Governo: i BOT, i CCT, i BTP. Poi scoprirai una chicca che ti permetterà di acquistarli nel modo migliore.

Ecco i migliori titoli di Stato

Negli anni il Governo ha emesso una serie notevole di strumenti finanziari, molti dei quali oggi non sono più disponibili. Chi ha qualche anno di esperienza come ho io ricorderà i CTO, i CTS ed i CTR. Poiché è inutile parlare di cose che appartengono al passato, la cosa migliore da fare è analizzare i titoli oggi disponibili, ricordando che alcuni di essi nel tempo potranno essere più o meno appetibili.

CCT

I CCT sono bond governativi a tasso variabile con durata al momento dell’emissione di sette anni. Pagano interessi semestrali posticipati variabili sulla base di un parametro di indicizzazione. Esso è rappresentato dal rendimento dei BOT semestrali per i CCT, mentre i CCTeu sono indicizzati al tasso euribor a sei mesi. Comprare i CCT è la scetla giusta se le attese sono per un rialzo dei tassi di interesse a breve scadenza.

Quale CCT è migliore? La risposta a questa domanda, secondo me è: entrambi!! I CCT agganciati all’Euribor sono meno soggetti alle vicende economiche italiane. L’euriobor è il tasso al quale le banche si prestano i soldi sul mercato interbancario,  ed è molto reattivo alla politica monetaria della BCE ed allo scenario internazionale (liquidità, tensioni politiche e così via).

I CCT ‘normali’, invece, pagano interessi rapportati ad un tasso a breve termine tutto italiano. In quanto tale il rendimento dei BOT risente della crisi politica ed economica nostrana, con il risultato che è salito molto di più dell’euribor nei giorni della crisi del debito pubblico. Ecco allora che chi ha comprato i CCT ha beneficiato del rialzo dei tassi sui titoli di stato italiani, mentre chi aveva investito in CCTeu è rimasto al palo.

Ovviamente questa situazione potrebbe capovolgersi in futuro, motivo per il quale entrambe le tipologie di CCT sono valide anche se la convenienza relativa dell’una sull’altra varia a seconda del momento storico.

BTP

I BTP sono la vera ‘black star’ della crisi economica. Sono titoli  a tasso fisso che pagano delle cedole semestrali di importo costante. Il vantaggio dei BTP è quello di non subire oscillazioni nell’importo degli interessi che è costante e noto fin dall’inizio. Emessi con una durata compresa tra 3 e i 30 anni i BTP coprono tutte le necessità di investimento. Ma il rischio dei BTP è maggiore rispetto altri titoli di stato.

La durata lunga fa sì che il loro prezzo di mercato oscilli molto nella misura inversa alla variazione nei tassi di interesse. Se questi ultimi salgono durante il periodo di investimento il prezzo dei BTP scenderà e lo farà tanto più quanto:

  • il rialzo nei tassi è ‘marcato’
  • la durata residua del titolo è lunga

Ora hai ben compreso perché i BTP con durate molto lunghe nella recente crisi sono stati quelli più martoriati. “C’è soluzione a questo problema?” Ovviamente sì.

Intanto ricorda sempre che i BTP al pari di tutti gli altri titoli di stato alla scadenza rimborserà sempre per intero il valore nominale. Se dunque terrai i tuoi BTP fino alla scadenza sarai certo di riprendere i tuoi soldi, a patto che la durata del titolo non sia così lunga da costringerti a lasciarlo in eredità ai tuoi nipoti :).

Inoltre se dovessi aver bisogno di vendere i tuoi BTP prima della scadenza per fare fronte a spese improvvise saresti molto penalizzato. Vale ovviamente la regola opposta: il valore di questi titoli di stato salirà in corrispondenza di un ribasso dei tassi di interesse e lo farà in modo tanto maggiore quanto più è lunga la vita residua.

I migliori BTP da acquistare oggi sono quelli con una durata residua intorno ai 5 – 7 anni.

Essi avranno una quotazione piuttosto stabile nel tempo e ti eviteranno di subire discese consistenti dei prezzi qualora le condizioni sul mercato dovessero diventare negative.

Il rendimento dei BTP oggi è particolarmente depresso a causa della politica monetaria espansiva della BCE. Tanto per farti un esempio, i titoli con scadenza 2024 offrono un rendimento netto di appena l’1%. Se allunghi le scadenze aumenterai anche i guadagni, ma sottoporrai il tuo capitale ad oscillazioni piuttosto marcate durante la vita dei titoli.

Possiamo annoverare i BTP tra i migliori titoli di stato grazie alla loro diffusione e liquidità, ma ricorda quello che hai appena letto in merito al loro rischio…

Esistono poi anche i BTPi che sono una “versione aggiornata” dei tradizionali Buoni del Tesoro che pagano cedole indicizzate in base al tasso di inflazione.

Quali sono i migliori titoli di stato in cui investire oggi

A causa dell’ambiente finanziario sfavorevole caratterizzato da bassi tassi di interesse, investire in titoli di stato italiani non è più redditizio come era un tempo. Qui di seguito ti offro alcuni spunti operativi per investire in modo consapevole:

  • dedica ai titoli di stato una porzione pari o inferiore al 40% del tuo portafoglio complessivo. Ora come ora c’è di meglio per investire e non è il caso di correre rischi eccessivi.
  • dividi in parti uguali la cifra da investire e dedica 1/3 della stessa a BTP con durata inferiore ai 7 anni, 1/3 ai CCT e 1/3 ai BTPi con durate lunghe

Questo semplice accorgimenti ti permetterà di costruire un portafoglio ben equilibrato che ti permetterà di offrirti una discreta soddisfazione in diverse situazioni di mercato.

Se i tassi cresceranno prenderai interessi maggiori grazie ai CCT, se i tassi resteranno stabili o si muoveranno poco il guadagno arriverà prevalentemente dai BTP mentre se ci sarà di nuovo inflazione i BTPi e i CCT dovrebbero rappresentare l’opzione migliore. Non avendo nessun motivo per privilegiare un titolo rispetto agli altri, la cosa più saggia consiste nell’averli tutti, così da essere pronti per tutte le occasioni.

L'articolo Migliori titoli di stato: come sceglierli? proviene da Segreti Bancari.

Le obbligazioni BEI sono davvero sicure?

$
0
0

obbligazioni estere bei

Articolo aggiornato il 13 settembre 2017

Quando le Obbligazioni Sovranazionali BEI Convengono e Quando sono da Evitare

Le obbligazioni Bei rappresentano l’investimento sicuro per eccellenza. Ente sovranazionale posseduto per il 64,68% da Germania, Francia, Italia e Regno Unito, la Banca Europea per gli Investimenti ha il massimo grado di affidabilità ed ha passato indenne la crisi del 2008.

Ma allora posso acquistare i titoli Bei senza farmi troppi problemi?” Dipende dal tipo di titolo e dal momento storico in cui ci troviamo.

Per prima cosa sappi che puoi trovare sul mercato obbligazioni Bei in euro, in dollari, in Lira Turca (TRY), in rand sudafricani, ecc.

Se deciderai di comprare delle obbligazioni BEI in valuta diversa dall’euro correrai il rischio di cambio che renderà “insicuro” il tuo investimento. Se, ad esempio, detieni delle obbligazioni BEI AAA in Rubli non correrai il rischio di perdere il tuo capitale qualora la BEI fallisse, perché difficilmente ciò accadrà, ma potresti perdere in caso di deprezzamento della moneta.

Investire in obbligazioni BEI in valuta diversa dall’Euro ha senso, perché ti permetterà di ottenere rendimenti più alti dei titoli espressi nella nostra moneta, ma ti esporrà a possibili perdite in conto capitale in seguito ad una sempre possibile svalutazione della moneta. Se sceglierai comunque questa opzione, magari perché vuoi ottenere delle cedole dai tuoi capitali, diversifica molto il rischio cambio e ostruisci un portafoglio di obbligazioni sicure ma espresse in almeno 6 o 7 divise diverse.

Le obbligazioni BEI a tasso fisso in euro sono, a mio parere, da evitare. E’ vero che si tratta di obbligazioni con AAA di rating, ma è altrettanto vero che molte di esse hanno rendimenti negativi per cui invece di generare un ritorno positivo dall’investimento finiscono con il drenare la tua ricchezza nel tentativo di conservarla.

Detto ciò ecco un elenco delle obbligazioni BEI interessanti che puoi prendere in considerazione per investire il tuo patrimonio diversificandolo su più valute:

Obbligazioni BEI in Dollari: US298785HB50. Il titolo scade nel 2019, costa meno di 100, ha un rendimento netto in valuta dell’1,28% cui potrà aggiungersi il guadagno in conto capitale se il dollaro recupererà nei confronti dell’euro

Obbligazioni BEI in Rubli: XS0801408435. Il titolo scade nel 2019, rende il 5,28% annuo netto, costa poco sopra 100, offre una cedola del 7,50% fissa in rubli ma variabile in euro a seconda dell’andamento del tasso di cambio

Obbligazioni BEI in Sterline: XS0768478868. Il titolo scade nel 2027 ed ha un rendimento netto annuo dell’1,04% in Sterline. Se la sterlina si apprezzerà nei confronti dell’euro potrai avere un ulteriore guadagno in conto valuta. La cedola è pari al 3,75% annuo ma la quotazione del titolo è 121

Obbligazioni BEI in Rand (Zar): XS0848049838. Il titolo scade nel 2019, ha una cedola annua del 6%, quota 98 e rende il 6,11% annuo netto, in valuta.

Obbligazioni BEI in Pesos (MXN): XS1342860167. La quotazione è di 95, la cedola del 4,75% il rendimento netto del 5,86% ed il titolo scade nel 2021.

Fermo restando che per investire in modo redditizio ed equilibrato hai bisogno di un metodo di investimento più che non dei titoli, puoi iniziare da questi bond per costruire la parte del tuo portafoglio destinata a generare reddito.

L'articolo Le obbligazioni BEI sono davvero sicure? proviene da Segreti Bancari.


Lira Turca in Caduta Libera: Come Approfittarne per Guadagnare

$
0
0

lira-turca-borsa-turca

Il crollo del cambio Euro Lira Turca ha fatto tremare i mercati, assopiti nel caldo torpore delle vacanze estive. Se hai molto sangue freddo e sei alla ricerca di opportunità di investimento, la crisi della Turchia potrebbe rappresentare una interessante occasione per il lungo termine.

Genesi della Crisi Turca

Nell’ottobre del 2016 il pastore americano Andrew Brunson fu arrestato con l’accusa di spionaggio e terrorismo. Tutt’ora è agli arresti domiciliari. Questo incidente diplomatico ha fatto infuriare il Presidente Trump che ha tacciato la Turchia di scorrettezza nei confronti degli Stati Uniti, cui è seguita l’imposizione di dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio proventi dal Paese.

La Lira Turca, che soffre di una svalutazione costante nei confronti dell’Euro, ha subito una forte accelerazione in seguito alla mancata decisione da parte della Banca Centrale, di aumentare i tassi di interesse il 24 luglio 2018.

Il 10 agosto 2018 il cambio Euro Try si è impennato fino a raggiungere la quota record di 7,86. Dopo un parziale recupero a 6,63 il 16 agosto, la Lira Turca sembra soggetta a nuove pressioni. Il grafico che segue ti mostra l’andamento del tasso di cambio negli ultimi 10 anni. Si vede con chiarezza come ci sia una tendenza presso che costante alla svalutazione.

cambio try eurIl nepotismo del potentissimo Erdogan non aiuta cero a restituire al mondo l’immagine di un Paese affidabile. Ma la situazione non è così disperata come appare a prima vista.

Investire in Turchia? Pro e Contro

Sebbene il cambio TRY Euro abbia perso il 40% da inizio anno, la Turchia resta un paese dalla solida crescita economica e dal basso indebitamento. Ecco tre ragioni per investire nonostante la crisi turca e tre motivi per non farlo.

Economia solida

Nel terzo trimestre del 2017 il PIL turco è cresciuto dell’11%. Un tasso elevatissimo, da fare invidia ad economie più grandi come quella cinese. Il paese è il 29-esimo esportatore al mondo.

Conti pubblici in ordine

Il rapporto debito Pil della Turchia non arriva al 30%. Il rapporto deficit Pil è abbondantemente sotto il 3%.

La tenuta dell’oro

Sebbene la Lira Turca si sia svalutata del 20% in un giorno, le quotazioni dell’oro hanno “tenuto”. Il più tradizionale dei beni rifugio non ha subito salite violente, come era lecito attendersi nel momento dello scoppio di una crisi globale.

L’inflazione fuori controllo

L’antipatia di Erdogan per i tassi di interesse alti è risaputa e l’ingerenza politica nelle decisioni della Banca Centrale non piacciono ai mercati. L’inflazione probabilmente è destinata a perdurare creando una forte instabilità al sistema economico.

L’obbligo di svalutazione

Sia per effetto dell’inflazione, sia a causa della introduzione dei dazi commerciali, la Lira dovrà ancora svalutarsi per permettere al Paese di recuperare competitività. Questa possibile e continua svalutazione competitiva renderà debole la valuta creando perdite in conto valutario se l’emorragia non sarà fermata.

Titoli spazzatura

Moody’s ha attribuito alla Turchia un rating di Ba3; Standard & Poor’s  un B+. Tieni presente che la svalutazione della moneta renderà più difficile per il Paese onorare i propri debiti espressi in valute forti, come il dollaro Usa, ad esempio.

Come Sfruttare la Debolezza della Lira Turca

Le obbligazioni in TRY

Se vuoi investire in bond in Lira Turca ecco tre obbligazioni che presentano un ottimo profilo di rendimento, scadenze brevi e tagli minimi contenuti.

BEI 27/3/2019 8,50% – XS1198278175

  • quotazione: 90,41%
  • cedola in Lire: 8,50% – pagamento annuale
  • taglio minimo: 1.000 Try
  • rendimento netto in Lire Turche: 24,79% netto annuo
  • mercato: Euro-TLX

BEI 15/11/2019 10,75% – XS1053090665

  • quotazione: 86%
  • cedola in Lire:10,75% – pagamento annuale
  • taglio minimo: 1.000 Try
  • rendimento netto in Lire Turche: 23,59% netto annuo
  • mercato: Euro-TLX

BEI 12/03/2019 10,50% – XS0484854483

  • quotazione: 92,60%
  • cedola in Lire:10,50% – pagamento semestrale
  • taglio minimo: 1.000 Try
  • rendimento netto in Lire Turche: 23,57% netto annuo
  • mercato: Euro-TLX

La Borsa Turca e le Azioni

Ecco due ETF quotati alla borsa di Milano che ti permetteranno di investire in azioni turche senza correre troppi rischi:

Ishares Msci Turkey – IE00B1FZS574

  • costo annuo: 0,74%
  • titoli in portafoglio: 24
  • modalità di replica: fisica
  • distribuzione dividendi: sì, trimestrale

Lyxor Turkey Ucits Etf – FR0010326256

  • costo annuo: 0,65%
  • titoli in portafoglio: 20
  • modalità di replica: sintetica
  • distribuzione dividendi:no. ETF ad accumulazione

E’ Indispensabile Investire in Turchia?

Investire in Turchia presenta rischi elevati e si tratta di operazioni che non sono adatte a tutti i clienti. Prima di investire imposta un tuo profilo di investimento seguendo alcune semplici regole e attieniti a quello.

Se decidi di comprare obbligazioni o azioni denominate in lire Turche fallo solo per una parte piccola del tuo capitale e non eccedere, soprattutto se sei già molto esposto sui Mercati Emergenti.

Per le tue domande relative all’investimento in TRY sono a tua disposizione nei commenti.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

L'articolo Lira Turca in Caduta Libera: Come Approfittarne per Guadagnare proviene da Segreti Bancari.

Azioni Atlantia: Ultime Notizie e Analisi del Titolo

$
0
0

azioni-atlantia

 

Le azioni Atlantia sono entrate nel mirino degli investitori dopo le 11.36 del 14 agosto 2018, data in cui il ponte Morandi di Genova è crollato. Nel giro di poco tempo le azioni della società che gestisce le autostrade per l’Italia sono collassate.

Rispetto al massimo precedente il titolo ha perso il 34% attirando l’attenzione degli investitori contrarian, alla ricerca di valore dove gli altri vedono solo fosche prospettive.

Andamento del Titolo Atlantia in Borsa

Le azioni Atlantia hanno regalato ottime soddisfazioni agli investitori, in passato. Il loro rendimento annuo ha toccato più volte il 25%.

Il titolo ha reso il 25,49% nel 2013, il 23,17% nel 2014, il 31,25% nel 2015 ed il 23,35% nel 2017, dividendo esclusi. Nel 2016 si è registrato un ribasso di appena il 5,23%. Nulla in confronto ai rendimenti degli anni passati e di quello successivo.

Il -26,43% da inizio 2018 alla fine di agosto appare quindi come una nota stonata all’interno di una storia borsistica di indubbio successo ed è legata ai recenti e drammatici eventi accaduti a Genova.

Il grafico mostra i rendimenti del titolo negli ultimi 5 anni:

rendimento-azioni-atlantia

Dal punto di vista del trend Atlantia ha rotto una importante linea di tendenza rialzista che “conteneva” il rialzo dal 2012. L’aumento dei volumi nelle settimane successive agli eventi di Genova potrebbero essere il presagio di ulteriori discese a breve termine.

trend-azioni-atlantia

John Templeton e Ben Graham Comprerebbero Azioni Atlantia?

I padri del value investing non credo comprerebbero le azioni della società autostradale, nonostante il ribasso abbia raffreddato parecchio le quotazioni. La ragione è piuttosto semplice e va ricercata nei fondamentali aziendali.

Il primo test è superato: il prodotto dell’indice price earning per il price-to-book è inferiore a 22,5. Tuttavia un’analisi più approfondita mette in luce alcune criticità.

Usando più criteri di analisi notiamo degli “alert” da parte di altri indicatori. L’elevato rapporto prezzo/cash flow, unitamente con un indice di liquidità appena sufficiente, dimostrano la situazione finanziaria piuttosto fragile dell’azienda.

Il rapporto tra debito e mezzi propri è davvero molto alto (197), il che rende Atlantia soggetta ai possibili rialzi dei tassi di interesse e indebolisce l’ottima situazione reddituale.

Il rendimento da dividendo, immaginando che lo stesso resti costante, è del 6%. Il ritorno sul capitale proprio addirittura del 14%, in linea con la media a 5 anni. Il fatturato è cresciuto, ma lo scenario potrebbe cambiare in caso di revoca della concessione governativa.

La volatilità delle azioni Atlantia è peraltro molto marcata: negli ultimi 10 anni il titolo ha visto una caduta massima da un massimo precedente del 50% circa.

L’Uovo di Colombo

Le azioni Atlantia oggi presentano valutazioni economiche, ma non sono un affare.

Il prezzo non è sceso abbastanza per rendere il titolo attraente per l’investitore in cerca di opportunità straordinarie. Sul futuro dell’azienda pesano le incognite derivanti da un indebitamento davvero eccessivo ed i rischi connessi con l’attività caratteristica. L’abbandono della concessione da parte del Governo o l’incremento dei costi di manutenzione della rete autostradale inciderebbero in maniera significativa sugli utili futuri.

D’altro canto il titolo opera in un business stabile e consolidato e l’aumento del traffico su gomma potrebbe fare crescere i ricavi.

Esiste una soluzione a tutto questo: investire in azioni Altantia attraverso un ETF specializzato sulla borsa italiana. Le azioni Atlantia pesano per il 3% nell’indice FTSE MIB. Comprando un prodotto che replica questo indice sarà possibile investire nelle azioni delle autostrade senza correre troppi rischi in caso di andamento sfavorevole delle quotazioni.

Ecco gli ETF disponibili quotati su Borsa italiana:

Amundi Ftse Mib – LU1681037518. Commissioni annue 0,18%. Prodotto ad accumulazione

Ishares Ftse Mib – IE00B1XNH568. Commissioni annue 0,35%. prodotto a distribuzione semestrale dei dividendi

Ishares Ftse Mib – IE00B53L4X51. Commissioni annue 0,33%. Prodotto ad accumulazione

Xtrackers Ftse Mib – LU0274212538. Commissioni annue 0,30%. Prodotto a distribuzione annuale dei dividendi

Lyxor Ftse Mib – FR0010010827. Commissioni annue 0,35%. Prodotto a distribuzione semestrale dei dividendi.

Se hai domande relative alle azioni Atlantia scrivi il tuo commento qui sotto. Grazie.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

L'articolo Azioni Atlantia: Ultime Notizie e Analisi del Titolo proviene da Segreti Bancari.

Investire in Austria: Come e Perché?

$
0
0

investire-in-austria

Investire in Austria permette di beneficiare dei rendimenti superiori che il mercato azionario austriaco ha offerto nel corso del tempo. Il Paese è da sempre considerato un “porto sicuro” per chi vuole investire in obbligazioni senza correre rischi.

Molto vicina alla Germania, l’Austria ne condivide il rigore e la cultura. Tuttavia ci sono alcuni aspetti che è bene approfondire per investire in modo consapevole.

I Fondamentali dell’Economia Austriaca

L’economia del Paese resta solida, sebbene la crescita del PIL del 2017 (+3,10%) difficilmente si ripeterà. L’inflazione è sotto controllo ma in ripresa, soprattutto a causa del settore edile che non è esposto ai benefici effetti della concorrenza estera. Nel 2017 il tasso di inflazione è stato del 2,10%, superiore a quello degli altri Paesi della zona Euro.

L’austerità nelle politiche di bilancio, insieme con la forte contrazione della spesa pubblica, hanno ridotto drasticamente il rapporto debito pubblico/PIL. Questo indicatore, nel 2017, si fermava al 78,4% contro il 132% dell’Italia.

La qualifica di bene rifugio dei bond austriaci si evince da queste considerazioni:

  • il rischio Paese è bassissimo (ottimo rating e basso costo assicurativo contro il default)
  • rendimenti dei bond negativi fino a sei anni.

Investire nella Borsa Austriaca

L’indice della borsa Austriaca è l’ATX di Vienna. Esso è composto prevalentemente da azioni bancarie (che rappresentano il 31,50% del totale), seguite dai titoli energetici (che pesano per il 14,90% dell’indice), dal settore immobiliare (10,20%) e dai materiali di base (10,10%).

Il rapporto price earning è di 11,95, decisamente inferiore alla media europea.

ETF Austria

L’unico ETF disponibile per investire in azioni austriache è l’iShares ATX – DE000A0D8Q23. Purtroppo lo strumento non è disponibile per l’investitore italiano ma è quotato solo sullo Xetra di Francoforte.

I titoli che compongono il portafoglio di replica sono 20 e sono fisicamente detenuti dall’ETF.  Il prodotto è a distribuzione trimestrale dei proventi ed il costo annuo di gestione è dello 0,32%.

I titoli più importanti sono:

  • ERSTE GROUP BANK AG (bancario, peso: 19,25% del totale)
  • OMV AG (energetico, 14,53% del totale)
  • VOESTALPINE AG (materiali di base, 9,43% del totale).

Conviene Investire nella Borsa Austriaca?

La borsa Austriaca, negli ultimi 3 anni (agosto 2015 – agosto 2018) ha battuto, in termini di rendimenti, sia l’indice europeo MSCI Europe sia l’MSCI Wolrd in Euro.

Tuttavia la tabella sottostante ci mostra come non ci sia persistenza nella superiorità della performance. A seconda dell’orizzonte temporale di riferimento investire in Austria si è rivelata una scelta vincente o perdente. Le caselle evidenziate in rosso segnalano, per ognuna finestra temporale, il miglior indice borsistico:

azioni-austria

A causa della mancanza di persistenza nelle performance conviene investire nella borsa austriaca solo se si è in grado di intercettare le fasi di sovra performance, sia rispetto al mercato europeo sia a quello globale. Un modo per fare ciò è quello di usare in modo opportuno un indicatore come la forza relativa, valutandone bene l’efficacia e la convenienza.

Investire in Obbligazioni Austriache

I titoli di stato dell’Austria offrono rendimenti davvero molto modesti, a causa della loro qualifica di beni rifugio.  Sull’Euro-TLX sono quotati in particolare due bond austriaci che vale la pena prendere in considerazione. La loro scadenza è lunga ed il rendimento basso. Ciò li rende particolarmente sensibili ai ribassi in caso di rialzo dei tassi di interesse.

Ti suggerisco pertanto di comprarli solo se hai ben chiaro ciò che stai facendo, sei certo di portarli a scadenza e hai un portafoglio ben ottimizzato al cui interno ha senso inserire questi titoli.

AUSTRIA 28EMTN 0.75 – AT0000A1ZGE4

Il titolo è a tasso fisso e paga delle cedole annuali lorde dello 0,75%. La cedola netta è dello 0,66% grazie alla tassazione agevolata del 12,50%. La scadenza è il 20 febbraio 2028, il prezzo è pari a 102 ed il rendimento netto dello 0,44%. Il taglio minimo di acquisto è di 1.000 e nominali.

AUSTRIA 25 VRN – XS0229808315

Il titolo è strutturato ed ha un meccanismo di calcolo delle cedole piuttosto complesso. Gli interessi annui sono pari al tasso Euribor a 6 mesi + 1,50%, tuttavia le cedole saranno pagate solo se il differenziale tra il tasso swap a 10 e a 2 anni moltiplicato per 5 supera l’Euriborsemestrale.

Oggi questa condizione è ampiamente soddisfatta per cui il titolo paga cedole allettanti. Un aumento dei tassi di interesse a lunga scadenza rispetto a quelli a breve però farebbe scattare la clausola di salvaguardia ed il titolo non pagherebbe più interessi.

Considerato che l’Euribor a 6 mesi è negativo la cedola attuale del bond è pari all’1,23% annuo lordo. La scadenza è il 10 ottobre 2025, il prezzo è 106,50 ed il rendimento ai tassi attuali lo 0,38% netto. Taglio minimo 1.000 €.

Se hai domande in merito all’investimento nell’Austria sono a tua disposizione nei commenti.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

L'articolo Investire in Austria: Come e Perché? proviene da Segreti Bancari.

Tempesta in Arrivo: Perché Nessuno si Fida più del Debito Pubblico Italiano?

$
0
0

crisi-italia-debitopubblico.spread

Il giudizio dell’agenzia di Rating Fitch la dice lunga sulle prospettive economiche dell’Italia, il cui debito pubblico ha raggiunto quota 132% rispetto al Pil, il prodotto interno lordo.

Gli impegni di Governo non sono coerenti con l’obiettivo della riduzione del debito” afferma l’agenzia. Il giudizio di affidabilità, per ora, resta immutato, ma le prospettive future peggiorano. E mentre alcuni investitori corrono a liquidare i BTP, altri vedono nelle quotazioni attuali un’ottima opportunità per investire.

Perché Nessuno si Fida più del Debito Pubblico Italiano?

Gli investitori esteri hanno scaricato parte delle loro posizioni sui BTP.  Il 31/8, prima che l’Agenzia Fitch aggiornasse la sua visione sull’Italia, lo spread BTP-Bund aveva raggiunto i 291 punti base. Poiché un punto equivale allo 0,01%, i nostri BTP rendevano il 2,91% annuo in più dei Bund Tedeschi. Il BTP decennale ha toccato un rendimento pari al 3,25%.

In un contesto in cui gli investitori sono avversi al rischio, essi deterranno attività finanziarie ritenute rischiose solo se il loro rendimento è “appetibile” secondo il mercato. La maggiore o minore redditività attesa di un prodotto finanziario esprime il rischio che gli investitori attribuiscono alla stessa.

E’ innegabile che la risalita dei rendimenti dei BTP in relazione ai tassi offerti dai titoli governativi tedeschi esprima un certo nervosismo da parte degli operatori.

Quello che preoccupa è che si inneschi una crisi di fiducia, che impedisca allo Stato italiano di trovare nuovi compratori per i suoi titoli mano a mano che questi scadono. O, nella migliore delle ipotesi, di rifinanziarsi a tassi crescenti, fino a rendere insostenibile il debito stesso.

Le dichiarazioni di autorevoli esponenti del Governo in merito all’aumento della spesa pubblica preoccupa i mercati. Il consenso popolare è stato ottenuto grazie a tre provvedimenti che hanno decretato i vincitori nelle ultime elezioni, ma che difficilmente saranno realizzabili:

  • la semplificazione delle aliquote fiscali e la riduzione delle tasse (la così detta flat tax)
  • il superamento della Legge Fornero per quanto riguarda le modalità di pensionamento
  • il reddito di cittadinanza.

Il governo è stretto in una morsa: se accontenta gli elettori deve rendere il debito difficilmente sostenibile, rischiando di fare saltare il banco. Se accontenta i mercati scontenta gli elettori, con possibili ripercussioni in occasione della prossima tornata elettorale.

A ciò si aggiungono i timori del flop di domanda nel momento in cui la BCE smetterà di comprare i BTP come sta facendo da anni.

Il Debito Pubblico Sarà di Nuovo Sotto Assedio?

Il debito pubblico è in mano ad investitori esteri per circa un terzo del suo ammontare. Una grossa fetta è in mano alle banche italiane le cui quotazioni sono sempre più soggette all’andamento dello spread. Gli investitori esteri non sono animati da alcuna forma di “patriottismo”, e sono più propensi a fuggire non appena le onde si fanno più agitate.

Una fetta di loro, poi, può addirittura scommettere sul ribasso dei nostri BTP, attraverso l’uso di strumenti finanziari derivati.

Affinché l’Italia non si trovi a rivivere, in modo peggiore, la crisi del 2011, occorre che ci siano dei “nomi forti” disposti a comprare i titoli del nostro debito, in modo da mantenere liquido il mercato e favorire al tempo stesso il collocamento dei nuovi bond.

Allo stato attuale il debito pubblico italiano si configura come uno schema Ponzi naturale in cui la presenza di nuovi finanziatori è indispensabile per la tenuta del sistema. I nuovi soldi servono, in gran parte, a rimborsare i titoli in scadenza, ma affinché ciò accada occorre ristabilire un clima di fiducia.

Il recente viaggio del Ministro Tria in Cina e le indiscrezioni secondo cui Trump avrebbe detto al prof. Conte di essere disposto a comprare titoli del debito pubblico italiano, sembrano andare in questa direzione. Un sostegno internazionale anche extra UE potrebbe evitare un nuovo assedio all’Italia e ai suoi debiti.

I Numeri della Crisi Italia

Quello che colpisce è che non è solo lo spread sul decennale ad essere cresciuto. Anche il differenziale tra il rendimento dei BTP con scadenza a due anni e quello dei titoli tedeschi con analoga scadenza si è impennato. Al 31 agosto esso era pari al 2,02% (202 punti base). Il BTP biennale rende l’1,40%: lo stesso tasso pagato dalla Spagna per investimenti con durata decennale.

Anche il Portogallo, stato con un rating inferiore all’Italia sopporta oneri inferiori sul suo debito pubblico. L’agenzia S&P Market Intelligence ha notato una correlazione moto forte tra i BTP con durata 2-10 anni e i titoli high yield, ossia quelli emessi da emittenti poco affidabili.

Ad agosto 2018 la borsa italiana ha perso l’8%, mentre ad essere più penalizzati sono i titoli delle banche. L’Indice FTSE Banche ha perso il 16% nello stesso periodo.

Come Puntare sull’Italia Limitando i Rischi

Stranamente, osserva Cottarelli, lo spread è più ampio per i titoli in euro. I governativi italiani denominati in dollari hanno sofferto meno dei BTP in euro. Ciò fa pensare che i veri timori non riguardino la tenuta del debito pubblico italiano quanto piuttosto la sua ridenominazione nella “nuova Lira” in caso di uscita dall’Euro.

Una eventuale Italexit comporterebbe la ridenominazione  dei BTP et similia nella nuova valuta, che perderebbe immediatamente valore. Se credi che l’Italia non uscirà dall’Euro e che una soluzione politica ai temi economici sia possibile, oggi investire in BTP ha senso. Anche se potremmo non aver ancora raggiunto il punto di massimo pessimismo, acquistare dei titoli di Stato migliorerà i rendimenti del tuo portafoglio.

L’importante è muoversi con cautela e consapevolezza.

Un altro modo per investire sfruttando la crisi italiana è quella di comprare azioni bancarie. Ovviamente occorre muoversi con prudenza, scegliendo i titoli migliori ed avendo sempre presente la propria strategia e la tolleranza al rischio. In altri termini, se l’acquisto di singole azioni non è coerente con la propria strategia di investimento è meglio lasciare perdere.

Se, al contrario, considerata l’ottimizzazione del portafoglio complessivo c’è “spazio” per azioni italiane, potrebbe essere conveniente comprare azioni di istituti come Banca Intesa o Unicredit. Il loro rischio è assimilabile a quello dei BTP, poiché in caso di fallimento dell’Italia perderebbe tanto l’azionista bancario quanto l’investitore in titoli pubblici.

Il potenziale di crescita è tuttavia molto più ampio per le azioni bancarie che non per i BTP. Le quotazioni piuttosto basse di Intesa e Unicredit rappresentano poi un adeguato “margine di sicurezza” contro possibili perdite.

Occorre però mettere in conto una certa volatilità, insieme con nervi saldi e tempi lunghi.

Giacomo Saver

Segretibancari.com

 

 

L'articolo Tempesta in Arrivo: Perché Nessuno si Fida più del Debito Pubblico Italiano? proviene da Segreti Bancari.

Titoli di Stato Italiani: i Migliori ETF per Investire Oggi in BTP

$
0
0

investire--oggi-btp

Investire oggi in BTP potrebbe essere interessante, considerato il livello di rendimento raggiunto dai titoli a più lunga scadenza. Tuttavia qualcuno nutre dei dubbi in merito alla tenuta del debito pubblico italiano. Un buon modo per conciliare la ricerca di un rendimento soddisfacente dai propri soldi, senza correre rischi elevati, consiste nell’utilizzare degli ETF diversificati.

ETF Su Titoli di Stato: Perché?

Investire in BTP lunghi, attraverso degli ETF, potrebbe apparire una operazione inutile all’investitore inconsapevole. Il pensiero comune, infatti, afferma che è meglio comprare un titolo decennale e tenerlo fino alla scadenza, piuttosto che scegliere un prodotto passivo che comporta commissioni. Ciò è tanto più vero oggi, in cui i tassi di interesse sono bassi rispetto alla media storica, per cui anche costi minimi corrodono una parte importante dei rendimenti.

Esistono però due ragioni per cui ha senso usare un ETF per investire in titoli di stato. La prima di esse è banale, la seconda molto più sottile.

Se investi in un singolo titolo ha il vantaggio di non pagare nessun tipo di costo di detenzione del BTP, mentre potrai godere delle cedole da oggi alla scadenza. Un ETF sui bond governativi ti permette di non dover rinnovare i titoli mano mano che scadono e, a volte, di capitalizzare le cedole. Poiché alcuni prodotti sono ad “accumulazione” il reinvestimento delle cedole lorde aumenterà il rendimento finale del tuo investimento grazie al fatto che ritarderai l’imposizione fiscale.

Potrai comunque incassare i proventi semplicemente liquidando parte dell’investimento. Ma c’è una ragione più tecnica per cui l’investimento in ETF su BTP è più vantaggioso del singolo titolo. Conoscerla è di fondamentale importanza, prima di analizzare i migliori prodotti disponibili sul mercato.

Semplici Strategie di Investimento in Bond: Bullett Vs Barbell

La curva dei rendimenti è la rappresentazione grafica del legame tra il tasso di interesse offerto da un bond e la scadenza dello stesso. Se tu compri un BTP con una particolare scadenza la strategia che stai adottando è quella bullett. Come un proiettile, tu “colpisci” un punto preciso della curva, ad esempio la scadenza decennale.

In questo modo il tuo investimento è concentrato su un segmento particolare della curva stessa ed è sensibile a cosa accade a quel particolare tasso di interesse. Il rendimento del BTP decennale, ad esempio, è soggetto alle fluttuazioni dello spread.

Se compri un ETF obbligazionario sui titoli di stato, invece, la tua strategia è una esposizione lungo tutta la curva (strategia barbell). Un barbell portfolio è più efficiente di uno bullett, perché ti permette di realizzare una più efficace diversificazione per scadenza, anche se si tratta di titoli dello stesso emittente.

Ora che abbiamo visto il perché è conveniente usare gli ETF anche per investire in titoli di stato, non ci resta che studiare i migliori prodotti per investire in BTP.

I Quattro Migliori ETF per Investire Oggi in BTP

iShares Italy Govt Bond – IE00B7LW6Y90

Il portafoglio sottostante è composto da 68 titoli di stato italiani. La modalità di replica dell’indice Bloomberg Barclays Italy Treasury Bond Index è fisica con campionamento. Il prodotto costa lo 0,20% l’anno, distribuisce cedole semestrali, fa un ribilanciamento mensile del portafoglio ed ha un rendimento medio a scadenza del 2,50%.

Il 27,35% del portafoglio è composto da BTP con scadenza compresa tra i 7 ed i 15 anni.

Xtrackers Ii Italy Govt Bond – LU0613540185

L’ETF replica l’indice FTSE Italian Government Bond Index attraverso la detenzione fisica del portafoglio sottostante. i titoli che compongono il portafoglio sono 67, il rendimento medio alla scadenza è del 2,73%. L’ETF costa lo 0,20% l’anno e distribuisce annualmente i proventi.

Il 26,42% del portafoglio è investito nelle scadenze comprese tra i 7 ed i 15 anni.

Lyxor EuroMTS 10Y Italy BTP Government Bond – LU1598691217

L’ETF investe in un paniere di titoli di stato italiani. La replica è diretta, il portafoglio molto concentrato (esso è composto da soli 6 BTP). Il rendimento medio del portafoglio è del 3,27%, il costo annuo dello 0,165% ed il prodotto è ad accumulazione. L’indice replicato l’FTSE MTS TARGET MATURITY GOV BOND ITALY MIDP.

Il 100% del portafoglio è concentrato su scadenze medio lunghe, superiori ai 7 anni.

Xtrackers Ii Ital Gov Agg – LU0613540698

Il fondo replica l’indice MTS ITALY AGGREGATE – EX-BANK OF ITALY composto da 106 titoli di stato italiani. Il rendimento a scadenza è del 2,56%, il costo annuo dello 0,20%, la modalità di replica sintetica.

Il 21,05% del portafoglio è investito in titoli con scadenza compresa tra i 7 ed i 15 anni. Il prodotto è a distribuzione annuale dei proventi.

Come puoi vedere dal grafico l’andamento dei quattro ETF è molto simile:

etf-btp

La data di partenza è l’11 novembre 2013, data dalla quale sono disponibili tutti i prodotti esaminati. La ragione per la quale il Lyxor ha reso più di tutti va ricercata sia nel fatto che capitalizza le cedole, mentre gli altri le distribuiscono, presenta costi inferiori ed è specializzato sui titoli a lunga scadenza che fino ad oggi hanno reso di più.

A fronte del maggior rendimento c’è stato un aumento della volatilità rispetto agli altri due prodotti.  La regola secondo cui per aspirare a guadagni maggiori occorre sopportare rischi più elevati è confermata anche in questo caso.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

L'articolo Titoli di Stato Italiani: i Migliori ETF per Investire Oggi in BTP proviene da Segreti Bancari.

Viewing all 1283 articles
Browse latest View live