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L’Investment Club alla Prova dello Spread

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I Vantaggi della Diversificazione Internazionale

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Le incertezze politiche e l’Euroscetticismo della maggioranza parlamentare hanno fatto risalire lo Spread tra BTP e Bund tedesco e alimentato i timori di un default dell’Italia.

Chi credeva che investire in BTP fosse sicuro, ha dovuto ricredersi. Nel mese di maggio 2018 il BTP decennale (IT0004889033) è arrivato a perdere il 5,50%. Molto. Troppo se consideri che parliamo di un investimento “sicuro” fatto di obbligazioni. Se tieni conto che i rendimenti erano molto bassi, e lo sono ancora nonostante la risalita dei tassi, viene da chiedersi come mai oggi i BTP siano ancora considerati ottimi investimenti.

Non fraintendermi: avere un po’ di BTP non fa male, anzi. Contribuisce a rendere stabile un portafoglio, ma ciò che mi preme ora è farti riflettere sulla relazione rendimento – rischio squilibrata e sui vantaggi di avere una diversificazione globale.

L’Esterofilia dell’Investment Club

L’Investment Club è il servizio informativo per investire offerto da Segretibancari. In due parole esso consiste nel rendere pubbliche le mie operazioni di investimento, che vengono concretizzate in 4 portafogli ottimizzati, monitorati e aggiornati nel corso del tempo.

Il Portafoglio Platinum Determinato ha registrato, sempre nel mese di maggio, una discesa massima del 6,11%, quindi in linea con il ribasso del BTP decennale. Per essere più precisi: la rischiosità del più aggressivo dei miei portafogli è stata (di poco) superiore a quella del titolo di stato più amato dagli italiani.

Ma cosa possiamo dire del rendimento? Tralasciando tutti gli indicatori di efficienza come Sharpe, Sortino, ecc, il rendimento passato del portafoglio è stato, negli ultimi 12 mesi, del 5,17%. Da inizio anno il guadagno è pari all’1,38% (senza annualizzazione).  A fronte di una rischiosità di poco superiore a quella del BTP a dieci anni i ritorni sono stati decisamente più elevati.

Tutto questo è stato reso possibile semplicemente da una ampia diversificazione internazionale e da un accresciuto peso delle azioni in portafoglio.

Tre Modi per Vincere la Battaglia dello Spread

Forse non otterrai i risultati che ho ottenuto io grazie ad un portafoglio ottimizzato e composto da singoli titoli più ETF a basso costo, ma grazie ad un paio di buoni consigli eviterai di venire stritolato dalla morsa dello spread. Ecco cosa ti suggerisco di fare, riassumendo ciò che scrivo da tempo sul sito segretibancari.com:

  • riduci il peso delle obbligazioni e dei titoli di stato in portafoglio. Ciò non significa non comprarli più, ma solo diminuire gli acquisti o venderli se ne hai troppi, ovviamente sulla base dei tuoi obiettivi di investimento e della tua tolleranza ai rischi;
  • aumenta il peso delle azioni. Alcuni iscritti all’Investment Club mi chiedono se sia il caso di abbandonare un po’ la prudenza scegliendo un portafoglio più aggressivo e la mia risposta è un deciso sì;
  • aumenta la diversificazione internazionale. I portafogli che hanno “poca Italia” e “molto mondo” sono quelli più adatti a passare indenni anche le notti più buie dello spread.

Giacomo Saver

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Due modi per Guadagnare con lo Spread BTP Bund

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guadagnare con lo spread

Lo Spread Btp Bund ha toccato quota 281. La crisi istituzionale che si è venuta a creare dopo la mancata formazione del Governo Lega-Movimento 5 Stelle ha riacceso i fari sull’Italia ed il mantra è diventato “VENDERE, VENDERE, VENDERE”. Non solo azioni italiane, ma anche i BTP.

Lo spread, oltre ad essere un indicatore del differenziale tra il rendimento di un titolo domestico e l’omologo tedesco, è anche un’opportunità di investimento che gli euroscettici potranno sfruttare a loro vantaggio.

Come Guadagnare con la Salita dello Spread

Esistono più modi per speculare sull’allargamento dello spread: l’investimento short sul BTP e una strategia doppia volta a trarre profitto dall’ampliamento dello stesso spread.

Come “Shortare” i BTP

Comprare un ETF Short significa, in buona misura, trarre un vantaggio dalla discesa del sottostante, il BTP nel nostro caso.

Il Lyxor Btp Daily (-1x) Inverse Etf – LU1523098561 ha l’obiettivo di replicare, in modo inverso, l’andamento del BTP future, senza alcun effetto leva. L’ETF si apprezza quando il BTP future perde di valore (ossia quando i tassi di interesse crescono) e perde quando il BTP future guadagna (ossia quando i tassi scendono).

Il Lyxor Btp Daily -2x  Etf  – FR0011023621 ha l’obiettivo di replicare, in modo inverso e raddoppiandola,  la performance di un paniere di BTP a lunga scadenza. Rispetto al caso precedente abbiamo due differenze:

  • il sottostante è un indice di BTP e non un derivato
  • la leva è paria due per cui ad una salita dell1% del sottostante corrisponde una discesa del 2% dell’ETF e viceversa.

Come Speculare sul Rialzo dello Spread

Un secondo modo di procedere consiste nel comprare contemporaneamente l‘ETF Xtrack Ii Germ Govt 7-10 – LU0730820569 e l’ETF Lyxor Btp Daily (-1x) Inverse – LU1523098561.

In questo modo avremo una esposizione diretta del portafoglio alle variazioni dello spread.

Un allargamento del differenziale di rendimento ci farà guadagnare, poiché per realizzarsi occorre che si realizzi una di queste due condizioni:

  • riduzione del rendimento del bund con conseguente apprezzamento del primo ETF
  • aumento del rendimento del BTP, con conseguente discesa del prezzo dello stesso e apprezzamento del secondo ETF.

La posizione di Segreti Bancari sullo Spread

Prendere posizione scommettendo su un possibile allargamento del differenziale di rendimento tra BTP e Bund è rischioso e non rientra nella strategia prudenziale di Segretibancari.

In nessuno dei miei portafogli ho investito in uno o più degli strumenti di cui ti ho parlato, perché sono più adatti alla speculazione di breve termine, che non ad un guadagno di lungo periodo.

In fin dei conti tra un anno o due cosa sta accadendo in questi giorni farà parte della storia passata. Se vuoi speculare usando gli ETF di cui ti ho parlato, tieni presente due cose:

  • nessuno può sapere cosa ci riserverà il futuro, ma oggi come oggi la scommessa potrebbe essere tardiva, e gran parte del guadagno potrebbe essere già alle nostre spalle
  • mantenere aperta una posizione short a lungo comporta dei costi aggiuntivi, che nel lungo andare potrebbero compromettere il buon fine dell’operazione.

Io ti ho dato gli strumenti. A te il compito e l’onere di decidere cosa fare dei tuoi soldi 🙂

Giacomo Saver – Segretibancari.com

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I 4 Indizi che Preannunciano un Investimento Disastroso

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Esistono quattro indizi da tenere d’occhio per capire se l’investimento che stai per fare sarà un disastro.

Un rapido controllo ti permetterà di riconoscere la presenza di questi indizi, per reagire (o agire) prima che sia troppo tardi.

I Costi

In finanza esiste una regola ferrea, che non ammette eccezioni.

Tanto più i costi di un investimento sono elevati, tanto maggiori sono le probabilità di ottenere rendimenti deludenti in futuro.

I mercati finanziari sono molto concorrenziali, mentre le mani dei gestori professionisti sono legate dal conflitto di interesse cui sono soggetti a causa delle pressioni di vendita.

Date queste premesse, chi si fa pagare di più “darà di meno”. I costi che gravano sui tuoi investimenti e ai quali prestare attenzione sono di tre tipi:

I Costi per Investire

Sono rappresentati dalle commissioni di ingresso sui fondi di investimento, o dalle commissioni di negoziazione che ti vengono addebitate quando compri o vendi un’azione, un’obbligazione o un ETF.

Se scegli di comprare ETF, azioni o obbligazioni, usa preferibilmente il canale Web della tua banca. L’ideale è contenere i costi di acquisto/vendita entro un massimo dello 0,30% per operazione. Meno paghi al momento dell’acquisto o della vendita, maggiore sarà il tuo rendimento finale.

Se vuoi investire in fondi usa portali come Online Sim o Fundstore che ti permettono di sottoscrivere i migliori prodotti

I Costi di Gestione

Sono costituiti dagli oneri che ti vengono addebitati per il fatto di mantenere un investimento. I meno pesanti sono i costi legati alla tenuta del conto titoli (gratuito per molte banche e piattaforme on line). I più pesanti sono i costi di gestione dei fondi di investimento, delle polizze vita e delle gestioni patrimoniali.

Se scegli i prodotti del risparmio gestito, cerca di minimizzare i costi di gestione scegliendo i prodotti che presentano gli oneri più bassi.

I Costi per Disinvestire

Sono oneri che ti vengono addebitati al momento della vendita di un certo investimento. Alcuni fondi comuni di investimento e polizze hanno il così detto “tunnel di uscita“, ossia presentano costi decrescenti a seconda del tempo di permanenza nel prodotto, per fare in modo di prelevarti le commissioni di gestione per tutta la durata dell’operazione.

Informati bene sui costi di disinvestimento, ed adoperati affinché essi siano minimi.

La Mancanza del Contesto

Molte decisioni di investimento vengono prese al di fuori di un contesto specifico. Invece di partire da un programma di investimento che parte dalle tue esigenze e arriva ai prodotti, l’investitore inconsapevole fa il contrario.

La scelta degli investimenti “migliori” senza tenere conto né degli obiettivi che vuoi raggiungere, né di come il portafoglio si comporterà nel suo insieme, ti condurrà probabilmente verso il disastro finanziario.

Rifletti un attimo su questo: due investimenti possono essere singolarmente rischiosi, ma se combinati in modo opportuno all’interno di un contesto e di una strategia di portafoglio, potranno ridurre il rischio complessivo ed aumentare i rendimenti.

L’analisi della matrice di correlazione del tuo portafoglio ti aiuterà a capire se hai contestualizzato gli investimenti o se, invece, il tuo piano manca di una visione di insieme.

L’Emotività

Inutile che ci giriamo in torno. Sebbene crediamo di essere persone razionali, il nostro agire dimostra una realtà differente. Siamo  prevedibilmente irrazionali e questo si ripercuote sulle nostre scelte di investimento.

La capacità di riconoscere le emozioni e di dominarle è una caratteristica degli investitori di successo. La regola base è quella di cercare, per quanto possibile, di essere paurosi quando tutti sono avidi e avidi quando tutti sono paurosi.

Il controllo dell’emotività è un traguardo importante da raggiungere, ma la sola consapevolezza del problema rappresenta il primo passo verso la sua soluzione.

La Superficialità

Se hai scelto i tuoi ultimi investimenti sulla base delle “prospettive future” o per il fatto che il loro rendimento nell’ultimo periodo era elevato, stai attento. Chi segue la folla ed ignora il fenomeno del ritorno in media, secondo cui a periodi di forti rialzi ne seguiranno altri dominati dai ribassi, otterrà risultati deludenti dal proprio portafoglio.

Inevitabilmente finirà con il comprare alto e vendere basso, distruggendo la performance che potrebbe ottenere.

Giacomo Saver

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New Energy: Investire nei Migliori ETF sulle Energie Pulite e Rinnovabili

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La Green Economy è molto di più di uno slogan. E’ un modo di vivere, e da oggi anche di investire, grazie a due ETF tematici specializzati sulle energie alternative.

Sebbene apparentemente si tratti di due strumenti finanziari simili tra loro, le differenze tra l’uno e l’altro sono piuttosto marcate. Ma vediamo in dettaglio le caratteristiche dei due strumenti, così che tu possa operare in modo consapevole.

iShares Global Clean Energy – IE00B1XNHC34

L’ETF ha come sottostante l’indice S&P Global Clean Energy composto dalle azioni delle 30 maggiori società a livello globale attive nel campo delle energie pulite e rinnovabili. L’ETF è a replica fisica e detiene tutti i titoli che compongono il sottostante.

I titoli più “pesanti” all’interno del portafoglio sono:

  • VERBUND AG (peso: 5,61%)
  • CHINA EVERBRIGHT INTERNATIONAL LTD (peso: 5,36%)
  • CHINA LONGYUAN POWER GROUP CORP LT (peso: 5,25%).

La ripartizione geografica dell’ETF è questa:

ishares-clean-energy

Come puoi vedere la Cina rappresenta il 31% circa dell’investimento totale.

Pur essendo a vocazione globale, a causa del settore di nicchia in cui opera, l’ETF IShares implica una notevole esposizione verso i Paesi Emergenti, cosa di cui tenere conto in sede di definizione della strategia complessiva di investimento.

Il costo annuo di gestione è dello 0,65%, l’ETF distribuisce dividendi con frequenza annuale e prevede un ribilanciamento del portafoglio due volte l’anno. Il rendimento da dividendo è del 2,52%.

Lyxor New Energy – FR0010524777

L’ETF ha come sottostante l’indice World Alternative Energy composto da azioni di 20 società attive a livello globale nell’ambito delle energie pulite e rinnovabili. L’ETF è a replica sintetica e usa un derivato per tracciare l’andamento dell’indice sottostante.

Rispetto al caso precedente siamo di fronte ad una maggiore concentrazione, come puoi vedere dal peso dei primi 3 titoli che compongono l’indice sottostante il prodotto:

  • NextEra Energy Inc (peso: 10,75%)
  • STMICROELECTRONICS NV (peso: 10,12%)
  • SCHNEIDER ELECTRIC SA (peso: 9,86%).

Anche la ripartizione geografica del portafoglio sottostante è completamente diversa rispetto al caso precedente:

Il costo annuo di gestione è dello 0,60%, la liquidità è simile a quella dell’IShares. L’ETF paga dividendi semestrali ed il rendimento da distribuzione è più basso: l’1,40% circa.

Investire nelle Energie Pulite: un Confronto in Retrospettiva

Se esaminiamo il comportamento passato dei due ETF notiamo una differenza schiacciante, dovuta alla diversa composizione dell’indice replicato:

investire in etf energie pulite

I dati analitici sul rischio/rendimento confermano la superiorità del prodotto Lyxor, che si dimostra più redditizio e meno rischioso dal punto di vista del drawdown:

 

ETF energie rinnovabili

 

Investire nelle risorse pulite può essere conveniente, ma occorre tenere presente alcune cose. Anzitutto trattandosi di prodotti di nicchia ti troverai di fronte a differenze sensibili nelle performance. Tali discrepanze derivano dalla diversa composizione degli indici sottostanti che gli ETF replicano e non alla maggiore o minore “qualità” del prodotto selezionato.

L’analisi della composizione del sottostante, la sua ripartizione geografica e settoriale è quindi un aspetto importante, che puoi invece  trascurare negli ETF “generalisti”

In secondo luogo è bene – semmai -dedicare a questo tipo di prodotto un peso minimo all’interno di un portafoglio. Sappi che puoi comunque investire in modo efficace anche senza dover ricorrere a prodotti molto specifici.

Risorse Utili per fare un Buon Investimento

Molto spesso il successo di una strategia di investimento sta nella sua semplicità. Se vuoi evitare di complicarti la vita con strumenti finanziari di nicchia che vanno monitorati nel tempo ed eventualmente cambiati quando variano le loro condizioni, ecco due risorse utili per te.

  • Sei una persona curiosa che vuole imparare ad investire? Questa risorsa fa al caso tuo.
  • Sei una persona impegnata che vuole subito un portafoglio pronto per iniziare ad investire? Inizia da qui.

Giacomo Saver

 

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Fondi Fidelity a Cedola Mensile: Analisi del Fidelity Global Short Duration Income Fund

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Il Global Short Duration Income è il nuovo fondo a cedola mensile di Fidelity. Collocato senza commissione di ingresso e appena ripartito con una nuova politica di gestione, il fondo promette di generare un rendimento annuo dell’1% nel 2018 con bassa volatilità.

Seppur in mancanza di uno storico significativo, una semplice analisi dei costi dimostra che ci sono buone probabilità che il fondo renda meno di un ETF obbligazionario.

Caratteristiche del Fidelity Global Short Duration Income Fund – LU0718467177

Si tratta di un fondo con cedola mensile che investe in obbligazioni di tutto il mondo, mantenendo la durata media finanziaria del portafoglio (duration) sotto i 3 anni.

Il portafoglio risulta investito in 137 titoli obbligazionari ciascuno dei quali pesa per circa il 2% del totale. Il fondo è posizionato nell’ultimo decile per quanto riguarda il rendimento (è al 100-esimo posto su 111 fondi simili).

La tabella che segue mostra i dettagli del portafoglio del fondo:

fidelity fondi a cedola mensile

Le aree geografiche in cui il gestore ha investito:

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e i dettagli sulla qualità del credito:

fidelity-global-short-duration-income-rating

Ombre del Fidelity Global Short Duration

Sebbene sia privo di commissioni di ingresso, il fondo Fidelity preleva una commissione di gestione dello 0,75% cui si aggiungono altri costi che portano l’onere annuo complessivo all’1,38%.

Con i tassi bassi è difficile per il gestore continuare a creare una performance tale da permettere il recupero dei costi di gestione e generare valore per il cliente.

Affinché il fondo possa rendere l’1% annuo, il gestore dovrà riuscire ad ottenere il 2,38% attraverso investimenti a obbligazionari breve termine. Ti sembra possibile?

In presenza di un mercato obbligazionario avaro di rendimenti, l’incidenza dei costi di gestione è così alta da corrodere gran parte dei guadagni finali. Tieni anche presente che un reddito annuo dell’1% lordo corrisponde ad un netto dello 0,74% che si traduce in una cedola di 740 € su un capitale di 100.000 €.

La scelta se investire o meno nel fondo Fidelity è solo tua, ma tieni presente che c’è il rischio concreto che il gestore compia operazioni poco ortodosse per cercare di ottenere rendimenti “decenti” anche su obbligazioni a breve termine che in questo momento sono tutt’altro che generose.

Il video che segue ti mostra quello che ho scoperto analizzando un fondo obbligazionario flessibile simile a quello di cui abbiamo parlato:

Giacomo Saver

Segretibancari.com

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Tre Modi per Difendere il Tuo Capitale da un Ribasso delle Obbligazioni

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Tra maggio e l’inizio di giugno 2018 l’indice MTS BTP ha perso il 7,15%. Le tensioni sul caso Italia hanno mandato in fibrillazione il mercato dei bond, già sotto pressione per i timori del rialzo dei tassi. Alcuni temono che nel 2019 le obbligazioni possano continuare a scendere per colpa di tre fattori:

  • la fine della politica monetaria espansiva da parte della Federal Reserve Usa
  • la scadenza del mandato di Draghi ala guida della Bce
  • la fine del quantitative easing europeo.

Una risposta in anticipo a ciò che potrà accadere non esiste. Personalmente sono convinto che con il giusto piano di investimento non ci saranno problemi neppure in presenza del più inaspettato scenario. Tuttavia, ecco tre strade alternative per contenere le oscillazioni delle obbligazioni e di un portafoglio di bond.

Investire in titoli a tasso variabile

Le obbligazioni a tasso variabile sono bond i cui interessi sono agganciati ad un certo tasso di interesse, sovente uno a breve termine come l’Euribor a tre o sei mesi.

Esse sono idonee a proteggere il tuo capitale in caso di rialzo del livello dei tassi di interesse. Quando questi salgono, crescono anche le cedole dei bond, mitigando la svalutazione dei corsi.

A fronte di questo vantaggio, le obbligazioni a tasso variabile presentano alcune criticità.

Le “contorsioni” della curva dei tassi

I bond indicizzati offrono scarsa protezione in caso di aumento dei tassi a lunga scadenza, o in caso di movimento anomalo della curva dei tassi. Poiché l’indicizzazione è fatta nei confronti di un tasso “puntuale” e a breve scadenza, un possibile rialzo dei tassi e medio e lungo termine non sarà incorporato in cedole più alte, vanificando in parte la protezione.

Lo “Spread Effect”

Un aumento della rischiosità percepita da parte degli investitori fa crescere il rendimento richiesto per investire in bond. Ciò si traduce in un aumento dei tassi relativamente ad un emittente, pur in presenza di bassi tassi di interesse in generale. Ciò accadde, ad esempio, ai CCT nel 2011.

I timori di un default dell’Italia portarono ad un aumento del rischio percepito, pur in presenza di un livello dei tassi di interesse contenuto. Il risultato fu una discesa molto forte dei bond governativi a tasso variabile, i CCT appunto, avvenuta mentre i tassi di interesse non salivano.

Se scegli di investire in obbligazioni a tasso variabile ricorda di diversificare molto il rischio emittente. Un buon modo per farlo consiste nell’usare degli ETF ad ampio spettro.

Investire in obbligazioni High Yield

Le obbligazioni high yield sono titoli di debito di emittenti poco affidabili che, proprio per questa ragione, sono costretti ad offrire rendimenti elevati. Ti sconsiglio di comprare da solo dei bond ad alto rendimento, noti anche come titoli spazzatura, o Junk Bond, perché il rischio associato ad ognuno di essi è alto. Tuttavia investire in un ETF specializzato su questi titoli ti offrirà una buona protezione contro un rialzo dei tassi.

La ragione va cercata nel fatto che i tassi di interesse di solito crescono durante le fasi di crescita economica. La migliore congiuntura favorisce gli emittenti di bond poco sicuri, grazie al fatto che con la crescita dei ricavi diventa più semplice per loro ripagare o rinegoziare i debiti. Questo fa apprezzare le loro quotazioni mentre i bond più sicuri perdono terreno.

In ogni caso i bond high yield (linea blu) e i bond governativi (linea azzurra) attraversano regolarmente delle fasi di asincronia durante le quali essi si muovono in modo opposto:

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I riquadri rossi mostrano la presenza di significative correlazioni negative tra i due investimenti.

Aumentare il Peso delle Azioni

Grazie al fatto che le azioni ed i bond hanno una correlazione negativa tra loro, un portafoglio con una quota modesta di azioni migliorerà il rapporto rischio rendimento rispetto ad un investimento fatto solo in bond.

Il rendimento di un paniere di obbligazioni denominate in euro e con diverse scadenze, negli ultimi 5 anni, è stato del 15,56%. 100.000 € investiti in questo modo sarebbero diventati 115.560, con una volatilità del 3,25%.

Un portafoglio composto per il 75% dagli stessi bond e per il 25% da azioni internazionali opportunamente scelte, avrebbe offerto un guadagno del 29,98% in presenza di una volatilità molto simile (4,09%). 100.000 € investiti nel portafoglio sarebbero diventati 129.980€: 14.420 euro in più.

Ecco i rendimenti da inizio anno a giugno 2018:

  • portafoglio bilanciato prudente: 0,26%
  • portafoglio di bond in euro: -1,03%

La volatilità ha premiato il portafoglio bilanciato:

  • volatilità portafoglio “misto”: 1,41%
  • volatilità portafoglio di bond: 2,17%

Un portafoglio a Prova di Ribasso

Se hai un capitale di almeno 100.000 € da investire o investito in prodotti male assortiti e con costi alti, puoi usare alcuni strumenti a basso costo per costruire un portafoglio efficace. Essi non sono stati scelti “a caso” ma estratti in modo accurato, così che tu possa usarli per costruire il tuo portafoglio a prova di ribassi.

Mi rendo conto che è solo un modo per iniziare, ma chi ben comincia è a metà dell’opera. Puoi trovare qui gli strumenti di cui ti parlo.

Giacomo Saver

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Paesi Emergenti 2018. Come e Perché Investire nelle azioni dei Mercati Emergenti

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Investire nei Paesi Emergenti rappresenta oggi una opportunità interessante. Le azioni dei mercati emergenti hanno valutazioni inferiori rispetto a quelle dei Pesi sviluppati. La forte crescita economica di molti stati, l’aumento della popolazione che spinge la domanda di beni e servizi e il contenuto disavanzo in percentuale del Pil sono motivi che inducono ad essere ottimisti sulle aree  in via di sviluppo.

Paesi Emergenti 2018: un’ analisi geografica

E’ possibile investire in azioni emergenti sia a livello globale, ossia comprendendo tutti i Paesi, oppure per area geografica, andando a selezionare quella o quelle che secondo l’investitore presentano le prospettive migliori.

Gli indici di riferimento per chi vuole investire in azioni internazionali sono gli indici Morgan Stanley Capital International (MSCI) che rappresentano anche il benchmark, ossia il termine di paragone, di molti fondi di investimento specializzati.

MSCI Emerging Market

E’ composto da 980 azioni dei Paesi in via di Sviluppo. Lo stato più rappresentato è la Cina, che pesa per il 33,49% dell’indice. Seguono la Corea, con il 14,90%, Taiwan con l’11,59% e l’India con l’8,26%.

Il price earning ratio è pari a 13,43, un livello decisamente contenuto soprattutto se paragonato con quello dei mercati sviluppati.

I settori più rappresentati nell’indice sono l‘infomation technology con il 28,16% seguito dalla finanza con il 22,51% e dai consumi discrezionali con il 9,76%.

Ne consegue che l’indice è molto sensibile alla congiuntura economica dei Paesi che lo compongono e tenderà a crescere durante le fasi espansive per scendere durante le fasi recessive.

MSCI South Africa

E’ composto da 53 azioni degli stati sud africani. I consumi discrezionali rappresentano il 36,95% dell’indice, seguito dalla finanza che pesa il 25,98%. Seguono i materiali con il 10,65%.

Il rapporto prezzo utili è 17,78%. Rispetto al caso precedente le azioni degli stati africani sono più volatili, più concentrate e più care in rapporto agli utili prodotti.

MSCI Emerging Asia

E’ composto da 658 azioni di paesi emergenti dell’area asiatica. Il Paese più importante è la Cina, con il 43,87% del totale, seguito dalla Corea con il 19,57%, da Taiwan con il 15,20% e india con il 10,89%.

I settori più rappresentativi sono l’information technology con il 36,830%, la finanza con il 20,14% e i consumi discrezionali che pesano per l’8,66% dell’indice.

Il Price earning dell’indice è di 13,50.

Come avrai notato l’MSCI Emerging Asia e il MSCI Emerging Markets hanno una composizione piuttosto simile, anche se il primo è più diversificato. Ciò si spiega con il fatto che la maggior parte dei Mercati Emergenti si trova nel continente asiatico.

MSCI Emerging Latin America

E’ composto da 109 azioni dell’America Latina. Il Pese più importante è il Brasile, che pesa per il 55,27% dell’indice, seguito dal Messico con il 25% e Cile con l’11,07%.

I settori più rappresentati sono la finanza che rappresenta il 29,90% dell’indice, i materiali per il 19,37% e i generi di largo consumo per il 15,91%.

Il rapporto prezzo utili è di 16,13.

MSCI Eastern Europe

E’ composto da 56 azioni di stati dell’Europa dell’Est. il Paese più pesante è la Russia che occupa il 63,62% del totale. Seguono la Polonia con il 25,92% e l’Ungheria con il 6,16%.

L’energia rappresenta il 41,590% dell’indice, seguita da finanza con il 27,90% e materiali di base che pesano il 13,290% sul totale.

Il rapporto Prezzo/Utili è di 8,82.

Prospettive per il 2018 per chi Vuole Investire nei Mercati Emergenti

I Paesi Emergenti presentano delle peculiarità che rendono le loro azioni più volatili rispetto ai mercati sviluppati. La riduzione della liquidità da parte delle Banche Centrali rischia di penalizzare alcuni Stati, così come il protezionismo voluto da Trump.

Inoltre la forza del dollaro rischia di mettere in difficoltà alcuni Stati, posto che questi sono indebitati nella valuta americana. Tieni inoltre presente che l’andamento delle valute emergenti influisce molto sulla performance finale che potrai ottenere, come investitore in euro.

La tabella che segue ti mostra l’andamento a uno, due e quattro anni degli indici esaminati a seconda della valuta di riferimento: euro, locale o dollaro:

azioni e valute mercati emergenti

Paesi Emergenti: che Fare?

Investire una quota del proprio portafoglio nelle azioni dei mercati emergenti è una scelta saggia. La cosa importante è impostare un piano di investimento efficace ed attribuire a questo tipo di attivo il giusto peso sul totale del portafoglio.

In linea di massima la quota di emergenti dovrebbe rappresentare una quota che va dal 5% al 15% del totale del portafoglio a seconda del livello di rischio scelto dal cliente.

Giacomo Saver

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Invesco Global Income Fund (LU1097689522): Analisi, Opinioni su un Fondo di Investimento alla Moda

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Invesco Global Income Fund

Invesco Global Income Fund  sembra essere il fondo di investimento perfetto per chi vuole investire i propri soldi in modo sicuro e redditizio. Con un rendimento complessivo del 9,66% dal giugno 2015 al giugno 2018, esso ha soddisfatto le richieste di chi lo ha scelto. Almeno in apparenza.

La realtà purtroppo è diversa: investendo nel benchmark del fondo avresti ottenuto, nello stesso periodo, un rendimento del 14,16%.

Le Caratteristiche del Fondo Invesco Global Income Fund

Etichettato come fondo flessibile da Assogestioni e bilanciato moderato da Morningstar, il fondo Invesco ha investito il 40% delle sue disponibilità nel mercato azionario e il 60% circa in obbligazioni.

Gli Stati Uniti sono l’area geografica in cui il fondo investe in prevalenza. A livello azionario sono privilegiate le aziende di grandi dimensioni con rapporti prezzo/utili più bassi (stile di investimento “value”). A livello obbligazionario il 34,20% del portafoglio è impiegato in bond con un rating discreto, mentre il 23,40% è impiegato in titoli ad alto rendimento.

Nel corso del 2018 il gestore non ha modificato in modo sensibile l’asset allocation lasciando immutata la ripartizione del portafoglio tra azioni e obbligazioni.

I Costi del Fondo Invesco

Il Global Income prevede una commissione di ingresso del 3%, che può essere scontata a discrezione del venditore. E’ anche possibile ottenerne l’azzeramento di questo costo dal proprio consulente, o sottoscrivendo eventualmente il prodotto su piattaforme on line come Onlinesim o Fundstore.

Le spese correnti ammontano al 2,15%, decisamente altine per un prodotto bilanciato. Anche ammesso di non aver pagato il costo di ingresso, 100.000 € investiti nel fondo comporterebbero un costo annuo di 2.150 €, il che va a ridurre in modo drastico la performance.

I Rendimenti di Global Income Fund

Al 12 giugno 2018, i rendimenti risultano essere i seguenti:

  • ad un anno (ossia dal giugno 2017 al giugno 2018): 1,40%
  • a tre anni (ossia dal giugno 2015 al giugno 2018): 9,66%
  • dalla data di lancio (ossia dal 12/11/2014 al 12/6/2018): 17,88%

Questi dati non tengono conto delle eventuali commissioni di ingresso, per cui se le hai pagate il rendimento complessivo sarà inferiore perché sarà calcolato su un capitale iniziale di 97, posto che 3 li hai pagati per investire.

Come Battere il Fondo Invesco

Seguendo un metodo collaudato ho esaminato in dettaglio il benchmark del fondo, ossia l’indice composto con cui il gestore si confronta. Poiché il fondo ha sempre ottenuto rendimenti inferiori a quelli dell’indice, ho trovato gli ETF corrispondenti ed ho fatto delle simulazioni usando un software professionale di analisi.

Se avessi comprato per metà del tuo capitale un ETF azionario Globale e per metà un ETF obbligazionario Euro avresti ottenuto questi risultati:

  • ad un anno (ossia dal giugno 2017 al giugno 2018): 3,54%
  • a tre anni (ossia dal giugno 2015 al giugno 2018): 14,16%
  • dalla data di lancio (ossia dal 12/11/2014 al 12/6/2018): 23,66%.

Ovviamente il “mio” portafoglio non avrebbe comportato costi di ingresso né di uscita, ma solo un ridicolo 0,19% di commissione di acquisto.

L’immagine qui sotto mostra l’andamento comparato del portafoglio con il fondo:

invesco-global-income-fund-vs-benchmark-etf

Il procedimento che ho usato per ottimizzare il fondo invesco può essere applicato a qualunque prodotto finanziario in cui hai investito o che ti verrà proposto. Te lo illustro in dettaglio QUI.

Giacomo Saver

 

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Hai Davvero Bisogno delle Cedole delle Obbligazioni?

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cedole-obbligazioni

Questo articolo è una provocazione rivolta a chi non può fare a meno delle cedole sui bond, e per ottenerle ricerca costantemente obbligazioni con cedola elevata. Dimostreremo che non sempre questa strategia è vincente, perché quello che in apparenza è poco rischioso, in realtà diventa instabile e poco redditizio.

Che Cosa Sono le Cedole

Dare una definizione di cedola è semplice. Si tratta degli interessi periodici pagati da un’obbligazione di tipo standard che alla scadenza rimborsa il capitale. Il nome cedola deriva dai tagliandini che una volta venivano attaccati alle obbligazioni cartacee. In corrispondenza con le date di scadenza le cedole venivano staccate, ossia materialmente separate dal titolo, e presentate in banca per l’incasso.

Nel tempo la parola “cedola” è stata usata anche per descrivere i frutti periodici pagati dai fondi comuni di investimento, dagli ETF e talvolta dalle azioni. Le cedole sono tassate al momento del pagamento con aliquota del 12,50% o del 26% a seconda che l’emittente sia uno Stato o un privato.

Anche se è possibile reinvestirle, di solito chi sceglie titoli con cedola elevata lo fa per ottenere un reddito periodico dal proprio investimento.

Identikit dell’Investitore che Ama le Cedole

Chi costruisce un portafoglio in grado di pagare cedole elevate di solito è una persona con un’età superiore a 50 anni, che ha accumulato un buon capitale,  vorrebbe smettere di lavorare o integrare il proprio reddito senza consumare il capitale. Il suo obiettivo di investimento può tradursi nella ricerca di un guadagno modesto ma costante, che si traduca in somme che periodicamente vengono accreditate sul conto.

Chi ha letto il mio libro “Entro io e il Mercato Scende – Come diventare un investitore Libero” ha incontrato mia nonna Orsolina e mia zia Giuliana, che ne amministrava parte degli averi. Zia amava creare un portafoglio di obbligazioni strutturato in modo tale da avere ogni mese una cedola. Un piccolo “stipendio” accreditato sul conto senza sforzo.

La riduzione dei tassi di interesse ha portato questi investitori su una strada molto pericolosa. Più di quanto credano…

Il Miraggio dei Portafogli a Cedola Alta

Chi sceglie le obbligazioni con cedola alta di solito finisce, presto o tardi, per cadere nei bond dei Paesi Emergenti o in titoli ad alto rischio. Sono solo questi i titoli in grado di generare un reddito elevato. Il problema sta nel fatto che molto spesso questo investitore sottostima il rischio insito nella sua scelta.

Se investisse diversamente guadagnerebbe di più rischiando di meno.

obbligazioni-cedola-alta-vs-azioni

Il grafico confronta un indice obbligazionario Paesi Emergenti ad alta cedola (linea blu) con un portafoglio composto per la metà da azioni e per la metà da obbligazioni europee (linea azzurra). Negli ultimi 7 anni la differenza tra un portafoglio composto SOLO da bond emergenti e uno composto da azioni e da bond sicuri è schiacciante.

Ovviamente si sarebbe potuto fare ancora meglio, costruendo un portafoglio misto che avesse tutte le classi di attivo. Come ti ho detto all’inizio, però, questo post serve a provocare in te una riflessione.

Nel periodo selezionato un portafoglio bilanciato 50/50 avrebbe reso 10 volte di più di un investimento con cedola alta: l’81,03% contro l’8,07%. Impressionante, non trovi?

Se credi che un portafoglio composto per metà da azioni sia stato più rischioso di uno composto da bond Paesi Emergenti, sei fuori strada. Nello stesso periodo la volatilità dell’indice azionario emergente è stata del 9,86% contro il 5,82% del portafoglio. La discesa massima è stata del 12,12% del portafoglio contro il 22,89% dell’indice emerging bond.

Come mai un portafoglio di obbligazioni con cedola alta è meno efficace di un portafoglio composto da azioni ed obbligazioni standard, in euro?

I Due Errori Miopici del Cacciatore di Cedole

Ci sono due aspetti da tenere presenti che riguardano l’investimento in bond con cedola elevata. Sono importanti, ma sfuggono all’attenzione di molti.

La Distorsione da Tassazione

Le cedole vengono tassate nel momento stesso in cui sono prodotte. Ciò significa che se le stesse non sono regolarmente consumate il loro reinvestimento diventerà penalizzante per l’investitore accorto. Immagina, ad esempio, di ottenere 1.000 € lordi. Al netto della tassazione incasserai, nell’ipotesi migliore, 875 € che reinvestirai, perdendo 125 € che lasci subito allo stato.

Su periodi lunghi il differimento delle imposte è un beneficio enorme. Peccato che se le cedole sono prestabilite non puoi ottimizzare questo aspetto.

La “Fissazione” del Reddito Costante

La ragione per cui i cacciatori di cedola guardano solo ai bond è che così facendo credono di incassare importi costanti. In realtà le cedole raramente sono fisse; basta avere dei titoli denominati in valuta estera per accorgersene. La ricerca della presunta sicurezza è ciò che frena gli investitori in cerca di cedole dal fare scelte più redditizie.

Immagina per un attimo di investire in un portafoglio 50 e 50 come quello che ti ho mostrato. Il suo rendimento non è affatto stabile ma varia ogni anno per effetto del saliscendi delle quotazioni. Ma nel tempo la sua performance supererà di gran lunga quella di un portafoglio composto solo da obbligazioni ad alta cedola. Devi solo accettare che non tutti gli anni saranno uguali e prelevare anno per anno in tutto o in parte ciò che ti serve.

Puoi Sempre Convertire un Portafoglio da Crescita in uno da Cedola

Pensare che un portafoglio bilanciato non sia in grado di offrire redditi periodici è un madornale errore. Così come il reinvestimento ti permette di trasformare un portafoglio da “reddito” in uno “da crescita”, allo stesso modo puoi vendere parte delle quote del portafoglio bilanciato per monetizzare ciò che ti serve.

L’ideale è di consolidare i guadagni facendo in modo tale che la ripartizione del portafoglio stesso non vari nel tempo. Se le azioni sono salite di più delle obbligazioni venderai maggiormente queste ultime in modo che il loro peso all’interno del portafoglio resti costante: 50 e 50.

Stesso discorso qualora le obbligazioni fossero cresciute di più delle azioni.

Quando “Cercare” le Cedole

Abbandonare la visione secondo cui solo i portafogli che pagano delle cedole sono in grado di offrire un reddito periodico richiede tempo e fatica. Molti di noi non ci riescono per colpa di retaggi culturali, ma non importa. Quello che mi prefiggevo, attraverso questo articolo, è il risveglio della coscienza, attraverso la messa in discussione di presunte realtà non opportunamente verificate.

Se le azioni ti fanno paura e psicologicamente ti senti più a tuo agio con un portafoglio di obbligazioni dalla scadenza certa, non preoccuparti. Continua pure ad investire in un portafoglio di bond ad alta cedola. In fondo ciò che conta, più della strategia in sé, è la sua sostenibilità psicologica.

Se ti affidi ad un professionista per la gestione dei tuoi investimenti potresti trovarti in portafoglio un mix di obbligazioni ad alta cedola e di azioni. In questo caso sfrutterai le correlazioni imperfette tra le classi di attivo, il che migliorerà ancor più la relazione rendimento/rischio.

Se vuoi imparare come costruire un portafoglio ottimizzato in pochi semplici step QUESTO fa per te.

Se vuoi allargare i tuoi orizzonti di investimento, hai almeno 100.000 e di capitale investito da ottimizzare o liquido da investire, QUESTI STRUMENTI ti saranno utili.

Giacomo Saver

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Investire in Spagna: Come e Perché

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La Spagna ha attraversato un periodo difficile, tra il 2011 ed il 2012. Le banche hanno vissuto un biennio complicato, a causa della notevole presenza di immobili in costante svalutazione. A causa della situazione debitoria il Pese ha dovuto richiedere aiuto alla “Troika” (BCE, Commissione Europea e FMI), ma i 40 miliardi di prestito ottenuto hanno permesso al paese di risollevarsi.

Ecco una piccola ma completa guida per investire nella ripresa iberica e dedicata a chi è alla ricerca di “spunti ed idee” per investire.

Perché Investire in Spagna?

La ripresa economica nel paese c’è ed è piuttosto forte. Il Pil è cresciuto, negli ultimi anni, ad un tasso medio del 3%, superiore a quello di Francia e Germania. Il rapporto deficit/Pil è sceso sotto il 3%, come richiesto dalle Autorità europee e dimostra un sostanziale miglioramento dei conti pubblici. L’obiettivo è ridurre il rapporto al 2,20% nel 2018.

Il tasso di disoccupazione è sceso dal 22,10% del 2015 al 15,5% del 2018 (dato stimato).

Il rapporto debito/Pil è inferiore a quello dell’Italia: nel 2017 si fermava al 96,7% contro il 132% del nostro Paese. Pur essendo considerata “periferico”, la Spagna ha saputo uscire dalla palude e si è incamminata verso un sentiero stabile di crescita.

Investire nella Borsa Spagnola

Investire in azioni spagnole può essere una forma efficace di diversificazione dei tuoi investimenti. L’indice azionario IBEX ha perso il 12% dai massimi del 5 maggio 2017. Ciò è avvenuto a causa della notevole esposizione dell’indice verso il settore finanziario, che pesa per un terzo del totale. Sulla borsa ha inciso negativamente l’incertezza politica che ha portato alla sfiducia del Governo Rajoy.

Sanchez, il nuovo premier, potrebbe non riuscire a governare fino alla scadenza del mandato, nel 2010, a causa della fragile base parlamentare che lo sorregge.

Tuttavia i fondamentali delle azioni quotate a Madrid sono piuttosto buoni:

  • il rapporto Price/Earning è di 14,19
  • il rendimento da dividendi è pari al 3,79%

Il listino azionario iberico risulta quindi non particolarmente caro, se confrontato con lo scenario internazionale. Ecco due strumenti da usare per investire in azioni spagnole.

Amundi Msci Spain – FR0010655746

E’ l’unico ETF disponibile su Borsaitaliana che permette all’investitore italiano di replicare l’indice MSCI Spain. Esso costa lo 0,25% l’anno, è a replica sintetica, ed i tre più importanti titoli che compongo l’indice sono:

  • BANCO SANTANDER SA(20,38%)
  • BCO BILBAO VIZ.ARGEN 810,66%)
  • IBERDROLA SA(9,69%)

Fidelity Funds – Iberia Fund A – LU0261948904

Sebbene io sconsigli l’investimento in fondi, ho inserito il prodotto Fidelity a causa della penuria di prodotti specializzati per investire in azioni spagnole.

Il fondo ha battuto il benchmark, rappresentato dall’indice MSCI Spain, 5 volte negli ultimi 7 anni. Se riesci a comprarlo senza commissioni di ingresso su portali on line come Fundstore o online Sim il fondo può essere una valida alternativa all’ETF nonostante il costo di gestione sia superiore (le spese correnti sono l’1,95% l’anno contro lo 0,25% dell’ETF).

Investire in Bond Spagnoli

Se vuoi investire in BTP spagnoli, hai due possibilità. Comprare i singoli titoli o puntare su un ETF che abbia come sottostante un paniere di obbligazioni spagnole, permettendoti una migliore diversificazione lungo la curva dei rendimenti.

I Migliori Titoli di Stato Spagnoli

Per colpa dello scenario caratterizzato da bassi tassi di interesse in tutta la zona euro, gli unici “Bonos” degni di nota sono quelli con scadenza lunga. Ad esempio puoi optare per il titolo scadenza 30/4/2028 con cedola 1,40%  che costa 100 e rende l’1,40% (ES0000012B39), oppure per il titolo con scadenza 31/10/46, cedola 2,90%, prezzo 109 e rendimento 2,46% (ES00000128C6).

iShares Spain Govt Bond

E’ composto da 38 titoli obbligazionari emessi dal Governo Spagnolo. Costa lo 0,20% l’anno, è a distribuzione dei proventi e a replica fisica con campionamento. La scadenza media del portafoglio è di 9 anni e purtroppo non è quotato in Italia. Se lo vuoi inserire in portafoglio, sempre che ciò sia coerente con il tuo piano, dovrai per forza comprarlo sullo Xetra di Francoforte pagando commissioni più elevate.

Sono Trasparente al 100%

Personalmente non ho investito in nessuno dei prodotti che ho analizzato. Essi non sono nemmeno presenti all’interno dei portafogli dell’Investment Club. Ho scritto questo post per soddisfare le richieste dei lettori che vogliono avere qualche idea per investire, ma ti ricordo che la responsabilità delle scelte finanziarie che farai è solo tua.

Ci tengo inoltre a precisare che nessun investimento ha senso se viene fatto senza l’analisi del contesto e al di fuori di una strategia complessiva.

Se vuoi sapere dove investire oggi in modo semplice e diversificato, QUI trovi un portafoglio che richiederà ZERO MANUTENZIONE.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

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Azionario Internazionale: Come e Perché Investire nell’MSCI World Index

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Le azioni internazionali sono noiose: hanno una modesta volatilità e non danno il brivido delle forti oscillazioni giornaliere, ma investire nell’indice globale MSCI World è semplice e conveniente grazie ad una sua caratteristica unica. L’indice sale quasi sempre, e quando scende lo fa per periodi limitati di tempo.

Perché Investire nell’Azionario Internazionale

Inserire in portafoglio un paniere di azioni globali presenta grandi vantaggi. Anzitutto la volatilità dell’investimento si riduce, grazie alla grande diversificazione. Ciò rende meno importante il market timing, ossia la scelta del momento ottimale in cui entrare e uscire dal mercato.

In secondo luogo poiché l’indice si muove pigramente verso l’alto non è necessario fare molte movimentazioni all’interno del portafoglio. Una volta decisa la quota azionaria ottimale da detenere puoi vivere tranquillo e dedicarti ad altro.

Il ventennio che va dal 1999 al 2017 (il 2018 è ancora in corso) è stato molto difficile:

  • il biennio 2001 – 2002 ha visto l’implosione della bolla high tech
  • il biennio 2007 – 2009 ha visto l’esplosione della più grande crisi finanziaria dal Dopoguerra.

Ciò nonostante l’indice azionario internazionale MSCI World, in euro, è cresciuto del 5,53% annuo composto, tenuto conto del reinvestimento dei dividendi.

Il grafico che segue mostra una cosa interessante:

azioni-internazionali-msci-world-index

L’indice ha subito mediamente un ribasso ogni tre anni,  (scala di sinistra), mentre per la metà delle volte ha riportato un guadagno superiore al 10% (scala di destra). Ogni 6 anni mediamente c’è un ribasso di oltre il 10%, recuperato negli anni successivi.

L’indice MSCI World

Composizione Geografica

L’indice MSCI World rappresenta un paniere composto da oltre 1.600 azioni internazionali. E’ anche il parametro oggettivo con cui si confrontano i fondi azionari internazionali, senza riuscire ad ottenere gli stessi rendimenti.

A livello fondamentale l’indice risulta in una zona neutra. Con un rapporto prezzo/utili di 19 e un rapporto prezzo/valore contabile di poco superiore a 2 le azioni globali non sono più a buon mercato, ma nemmeno sopravvalutate. Se teniamo conto del fatto che nel tempo l’indice è sempre salito, pur subendo ribassi temporanei, oggi è ancora un buon momento per investire nell’azionario internazionale.

E’ però importante mettere in conto che nei prossimi anni probabilmente ci sarà un ribasso di importo superiore al 10% con picchi massimi di caduta anche superiori al 30%. Ma se sei un investitore di lungo periodo questo non deve per nulla preoccuparti.

A livello geografico l’MSCI World vede una predominanza delle azioni Usa, che pesano per il 60% dell’indice grazie anche ai rialzi degli ultimi anni. Seguono il Giappone con l’8,66%, il Regno Unito con il 6,33%, la Francia con il 3,94% e la Germania con il 3,46%. L’Italia rappresenta meno dell’1% dell’indice a motivo delle ridotte dimensioni del mercato azionario domestico.

Analisi Settoriale

Il settore più importante è quello della tecnologia (IT, information Technology), che pesa per il 18,66% seguito dalla finanza che rappresenta il 16,73%. Seguono i consumi discrezionali (12,830%) e settore della salute (12%). La limitata presenza di servizi di pubblica utilità rende l’indice poco sensibile ai rialzi dei tassi di interesse.

L’indice azionario internazionale MSCI World permette di investire nella intera economia mondiale, con esclusione dei soli Paesi Emergenti. Se vuoi includere anche questi nel tuo investimento hai due possibilità:

  • usare l’indice MSCI AC World che comprende anche una selezione di Economie in via di Sviluppo
  • affiancare l’indice MSCI World all’indice MSCI Emerging Markets.

I Migliori ETF Azionari Globali

Esistono diversi ETF che ti permettono di investire nel mercato azionario internazionale. Alcuni di essi sono più efficaci, altri meno. Ma la scelta di usare prodotti a basso costo invece dei tradizionali fondi comuni a gestione attiva risulta essere vincente.

Sul sito di Borsaitaliana troverai diversi ETF tra cui scegliere quello che preferisci:

  • Amundi
  • IShares
  • Lyxor
  • Xtrackers

Le azioni globali crescono nelle fasi di espansione del ciclo economico, mentre tendono a perdere durante le fasi di crisi o di recessione. Per questo può essere utile aggiungere al portafoglio un ETF che sia poco correlato con le azioni globali.

Se ti interessa conoscere il miglior ETF azionario globale ed altri 3 strumenti da affiancare ad esso per costruire un portafoglio efficace puoi andare QUI.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

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Investire nelle GAFA è Redditizio o Troppo Rischioso?

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investire in azioni gafa

Gafa è l’acronimo di Google, Amazon, Facebook e Apple. Quattro società molto in vista, dalle ottime prospettive di crescita. Ma se il prezzo pagato per comprarle è elevato rispetto agli standard dell’analisi contabile, rischi di comprare ottime società nel momento sbagliato finendo con il danneggiare le performance del tuo portafoglio.

Gli investitori non si chiedono mai se il prezzo pagato per comprare una società è elevato. Così finiscono per il comprare le azioni giuste nel momento sbagliato”. – Benjamin Graham

Investire in Azioni Google

Google non è una società quotata in borsa, ma solo il brand del più noto motore di ricerca. Se vuoi comprare azioni Google devi investire nelle azioni Alphabet, la società che detiene il marchio.

Il business dell’azienda di Mountain View è in costante espansione, grazie soprattutto ai ricavi della rete di pubblicità AdWords, ma le apparentemente illimitate potenzialità di crescita sono già incorporate nel prezzo. Con una quotazione di 1.180 $ Alphabet – Google presenta i seguenti multipli di bilancio:

La redditività del capitale investito è del 15% , il fatturato è cresciuto del 15% negli ultimi 5 anni e tutto va per il meglio. Il fatto che la redditività del capitale investito (ROI) e quella del capitale proprio (ROE) coincidano è un buon segno. Significa che l’azienda trae profitti dalla sua attività caratteristica senza “arrangiarsi” in altri settori come la finanza o la locazione di immobili.

I debiti ammontano a 2 volte il capitale proprio, ma l’azienda è straricca in termini di liquidità e questo le garantisce la solvibilità. Il prezzo però è troppo elevato, come dimostrano i multipli che ti ho indicato sopra.

Secondo le raccomandazioni prudenziali di Graham il prodotto tra il price earning e il prezzo/valore di libro non dovrebbe superare 22,5. Nel caso di Alphabet il prodotto porta ad un valore di 180.

Investire in Azioni Amazon

Quando lavoravo in banca, 20 anni fa, Amazon era un book store che vendeva solo libri in lingua inglese. Nessuno avrebbe immaginato che l’azienda si espandesse così tanto da arrivare ad essere un fornitore globale in grado di mettere in ginocchio la grande distribuzione. ma è successo.

Di quanto dovranno crescere i profitti per la società per giustificare multipli assurdamente alti?

  • Rapporto Prezzo/Utili: 379
  • Rapporto tra prezzo e valore contabile: 30

Il fatturato negli ultimi 5 anni è cresciuto ad un tasso medio del 21%, ma il ROE è solo del 9,55%, il ROI non arriva al 4%.

Amo Amazon e acquisto abitualmente di tutto sul loro sito. Ma l’acquisto delle azioni a questi prezzi mi sembra una follia suicida. Ciò che perde il contatto con la realtà prima o poi scende rovinosamente. E’ accaduto ai Bitcoin, accadrà anche ad Amazon.

Investire in Azioni Facebook

Nato come strumento per cercare i compagni di università di cui si è perso la traccia, Facebook è diventato IL Social Network per eccellenza, fino a sviluppare un business miliardario. L’introduzione della pubblicità a pagamento ha dato una spinta alla redditività del titolo. Negli ultimi 5 anni il fatturato è cresciuto ad un tasso del 42%, il ROE è del 27%, il ROI del 25% segno che la redditività aziendale deriva dalla gestione caratteristica.

L’azienda ha una enorme liquidità disponibile e nessun debito, ma i rapporti sono troppo alti:

  • Rapporto Prezzo/Utili: 32
  • Rapporto tra prezzo e valore contabile: 8

Sebbene non sia cara come Amazon e più redditizia di Google, comprare azioni Facebook rischia di essere un azzardo.

Investire in Azioni Apple

La Apple non ha bisogno di presentazioni. Il marchio è così forte da sovrastare il prezzo che non è sicuramente a buon mercato. Dal punto di vista dei soli fondamentali Apple non è un titolo da comprare, tuttavia nell’ultima assemblea annuale della Bershire Hataway Buffet e il suo socio Charles munger hanno ammesso di aver comprato azioni della “Mela”.

Questo è un segnale inequivocabile, posto che stiamo parlando di due leggende viventi nel mondo degli investimenti. Ad ogni modo ecco in dettaglio i dati societari:

  • Rapporto Prezzo/Utili: 20
  • Rapporto tra prezzo e valore contabile: 7

Il fatturato è cresciuto, negli ultimi 5 anni, ad un tasso del 13%. Il ROE è pari al 37%, il ROI al 19%. L’azienda è parecchio indebitata ma la sua capacità di produrre liquidità ne dovrebbe garantire la solvibilità a lungo termine.

Investire nelle Gafa: un Parere Personale

Quando ebbi la fortuna di conoscere un gestore di portafoglio di lungo corso, ai tempi in cui lavoravo in banca, quest’uomo mi disse di prestare attenzione alle “growing stories“. Secondo lui quando un trend accelera in modo sconsiderato ci sono ottime probabilità che segua una caduta rovinosa.

Rispetto al 2000 credo che non ci sia una bolla speculativa sul settore dell’e-commerce o della tecnologia. Credo però che le valutazioni di alcune società quotate non riflettano correttamente i fondamentali sottostanti e che sia opportuno prestare attenzione.

Il modo migliore per evitare cocenti scottature consiste nell’avere una strategia per investire che poggi le proprie basi su un terreno solido, ferree basi psicologiche e sul comune (ma spesso dimenticato) buon senso.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

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Sei un Investitore Bottom Up o Top Down?

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top-down-bottom-up-investimentiProbabilmente hai già sentito parlare degli approcci Top Down e Bottom Up nella scelta degli investimenti, ma sai DAVVERO di che si tratta? Questo post parla proprio di questo.

Bottom Up

Secondo questo approccio l’analista (o lo stesso investitore che desidera scegliere la propria asset allocation) esamina attentamente i fondamentali dei singoli titoli in cui desidera investire.

Poi procede alla scelta delle azioni migliori privilegiando, ad esempio, quelle che presentano un price earning ratio inferiore alla media. Oppure cerca i titoli che in un certo periodo sono cresciuti di più, nella convinzione che questa tendenza possa proseguire nel tempo.

L’approccio basato sulla scelta delle azioni con rapporti prezzo/utili bassi è comunemente definito “value investing“; l’approccio basato sulla scelta dei titoli che corrono di più, ma che presentano rapporti prezzo/utili più elevati, è detto “growth investing“.

  • Gli investitori “Bottom Up” prestano poca o nulla attenzione all’andamento del sistema economico e sono poco interessati a capire quali siano le prospettive future del settore in cui operano le società che si accingono ad acquistare
  • concentrano la propria attenzione sulle singole aziende
  • leggono molti report prodotti dagli analisti e analizzano con cura i bilanci societari
  • sovente preferiscono le azioni di società note e conosciute.

Caratteristiche dei portafogli costruiti secondo l’approccio Bottom Up

Scegliere le azioni in cui investire seguendo l’approccio Bottom Up richiede molto tempo e conoscenze approfondite in tema di analisi di bilancio. Poiché la maggior parte degli investitori non possiede nessuna di queste due abilità, spesso finisce con lo scegliere azioni italiane ben note, o società estere di cui ha sentito parlare.

Un portafoglio costruito seguendo questo approccio è solitamente composto da pochi titoli, presenta una grande concentrazione geografica e molto spesso settoriale.

Può accadere, infatti, che l’investitore effettui una diversificazione apparente, ossia compri diversi titoli ma tutti appartenenti allo stesso Paese e operanti nel medesimo settore.

Il portafoglio di Luigi è affetto dagli errori appena descritti. Ecco le azioni da cui è composto:

  • Eni
  • Enel
  • Terna
  • Telecom
  • Netflix

Tutte le società operano nello stesso business (energetico) o in settori molto simili (utility/telecomunicazioni) e per lo più sono quasi tutte italiane.

Top Down

Chi adotta questa strategia di investimento segue un approccio “ad imbuto“: parte dall’area geografica (o dal settore merceologico) per poi arrivare ad individuare i singoli titoli all’interno dei settori pre-selezionati.

L’approccio Top Down è quello più adatto per l’investitore privato. Sebbene l’intero processo sia semplice da implementare e dia risultati interessanti, lo svantaggio consiste nel fatto che esso è controintuitivo e fa sentire colui che lo adotta un po’ “vintage”. Ma esso ti permetterà di ottenere portafogli più diversificati, di minimizzare il tempo trascorso ad analizzare i bilanci o altri documenti e di semplificare il tutto.

Come costruire un portafoglio Top down in tre passaggi

Il percorso che ti consiglio di seguire per costruire un portafoglio seguendo il modello Top Down è davvero semplice:

  • scelta delle proporzioni azioni-obbligazioni-liquidità con cui costruire l’ossatura del portafoglio
  • scelta, nell’ambito di ogni categoria, delle aree geografiche in cui investire (scelta obbligata per l’azionario, opzionale per le obbligazioni e inutile per la quota di liquidità)
  • scelta, per ognuna delle macro-aree dei migliori ETF in cui investire.

La scelta di usare ETF al posto dei singoli titoli permette di evitare analisi dettagliate sulle migliori società e consente di ottenere portafogli diversificati anche per investitori con patrimoni di alcune centinaia di migliaia di euro.

E per chi vuole vivere il “brivido” del top down scegliendo i singoli migliori titoli?

Introduzione alla costruzione semplice di un portafoglio articolato

Realizzare un buon portafoglio con una buona asset allocation è davvero semplice. Puoi procedere in questo modo:

investi il 95% del tuo patrimonio totale seguendo un approccio Top Down più diversificato. Troverai utili indicazioni su come procedere nel mio VIDEO corso GRATUITO A Scuola di investimenti.

Tieni fuori il 5% delle tue disponibilità totali per scegliere due o tre titoli secondo l’approccio Bottom Up. In questo modo vivrai l’ebbrezza della selezione dei singoli titoli senza compromettere la stabilità complessiva del tuo portafoglio.

Se la tua attività di selezione (stock picking) sarà vincente potrai ottenere rendimenti straordinari, in caso contrario non capiterà nulla al tuo “denaro serio“. Se i titoli da te scelti raddoppieranno di valore l’impatto sul totale sarà un rendimento complessivo del 5% (il 100% del 5%). Se il controvalore investito si dimezzerà per colpa di crolli improvvisi, la perdita sul totale sarà solo del 2,50%.

Divertiti con il bottom up ma investi con la strategia top down.

Giacomo Saver

SegretiBancari.com

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Quando Vendere le Obbligazioni e i BTP

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Obbligazioni e BTP. Quando vendere? E Quali Parametri considerare?

Questo Post è dedicato a tutti gli Amici che privatamente mi hanno posto queste domande: “quando è ora di vendere delle obbligazioni?” e “è ora di vendere i BTP?”

La risposta alla domanda se vendere o meno le obbligazioni nel caso generale e i BTP nello specifico non è banale né scontata. Essa dipende soprattutto dalle motivazioni per le quali l’investimento è stato fatto. Se la durata dei BTP o delle obbligazioni è troppo lunga rispetto alle esigenze che tale somma andrà a soddisfare e se hai avuto un guadagno importante, io oggi venderei. Se l’investimento in obbligazioni è stato fatto seguendo la strategia del goal frame, allora è opportuno tenere.

Proseguendo nella lettura, però farai grandi passi avanti nella tua formazione e diventerai padrone di un metodo che ti permetterà di fare delle valutazioni generali sull’opportunità o meno di vendere dei bond prima della scadenza.

Il rendimento delle obbligazioni

Il punto di partenza di ogni valutazione è il rendimento. Giusto per essere certo che tu sappia come calcolare questo dato in modo semplice, ti ripropongo un tutorial fatto dalla mia bravissima collaboratrice Laura:

Come mai il rendimento è un dato così importante? Perché esso ti permette non solo di fare delle valutazioni sull’opportunità di investire in un bond prima dell’acquisto, ma anche di determinare se convenga o meno continuare a tenere un bond in portafoglio, soprattutto se il suo prezzo è ben al di sopra del valore di rimborso.

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Quando hai delle obbligazioni il cui prezzo è sopra la parità, per valutare se venderle o meno devi eseguire i seguenti passaggi:

  • determina il rendimento dei bond sulla base del prezzo di mercato di oggi, come se stessi per acquistarle
  • cerca altre obbligazioni che, per quella scadenza o per una successiva, diano un rendimento superiore a quello offerto dal bond che hai.

A questo punto potrai vendere le obbligazioni vecchie per investire in quelle nuove.

Il metodo nel dettaglio

Se potessi andare a fondo della questione, mi chiederesti il motivo della regola che ti ho appena enunciato, giusto? Perfetto 🙂 Te la dirò. Il rendimento che otterrai a partire da oggi, tenendo le obbligazioni fino alla loro scadenza, sarà quello a cui rinuncerai vendendole prima. In economia il concetto di costo inteso come rinuncia è noto come costo opportunità.

Quindi se tu liquidi ora i bond rinunci ad un rendimento pari a quello determinato seguendo il procedimento del video ed inserendo come prezzo il valore di oggi. In questo modo potrai uscire dal blocco provocato dalla fatidica domanda: “è meglio tenere le obbligazioni e prendere le cedole o è meglio incassare la plusvalenza e vendere oggi?”.

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E’ però opportuno che tu abbia un’alternativa. Se non ce l’hai il rischio è quello di dover reinvestire i tuoi soldi ad un tasso di mercato diverso dal precedente e verosimilmente più basso. Non insisterò mai abbastanza sul fatto che investire è questione di metodo. E tutto quello che facciamo qui e altrove è sempre finalizzato a farti acquisire degli strumenti metodologici per fare le scelte finanziarie più opportune.

Torniamo ai BTP?

Lo stesso discorso delle obbligazioni si applica ai BTP. Se ne hai comprati con scadenze molto lunghe, che vanno al di là delle tue esigenze, ed oggi sei in forte guadagno l’idea di liquidare tutto non è malvagia. Il trend sui BTP è ancora positivo, ma i tassi non potranno scendere all’infinito e per questo motivo non conviene scherzare troppo con il fuoco. Mentre un trend azionario teoricamente non ha limiti, le obbligazioni non potranno crescere oltre alla somma aritmetica delle cedole future e degli interessi.

Quindi oggi le probabilità sono sfavorevoli al mantenimento di un BTP fino alla scadenza, se questa supera la durata prudenziale descritta nell’Investimento Perfetto. Quindi, nel nome del “vendere e pentirsi” puoi pensare di liquidare i BTP con durata oltre decennale.

Se invece per te investire in BTP aveva uno scopo definito, legato ad esempio all’esigenza di integrare la pensione o di comprare un’auto nuova od una casa, allora farai bene a tenere i tuoi bond. In questo caso, vendere prima non solo significa rinunicare alle cedole, ma anche dover trovare un’alternativa nella quale investire da oggi alla scadenza. E tu ed io sappiamo che oggi di alternative valide per investire in obbligazioni OGGI non ce ne sono.

I tassi sono così bassi che per migliorare i rendimenti occorerebbe correre rischi sproporzionati. Meglio, in questo caso, tenere i tuoi cari vecchi BTP.

Prima di salutarti ho una domanda per te. A quanti amici hai girato un post o hai parlato di Segretibancari? Scrivilo nei commenti!! Fammi sapere se intendi aiutarmi a diffondere la formazione finanziaria indipendente!!

Ti aspetto qui sotto e ricorda che “sharing is caring” 🙂 Condividi questo post su Facebook ed aiuta i tuoi amici a investire in obbligazioni e BTP.

L'articolo Quando Vendere le Obbligazioni e i BTP proviene da Segreti Bancari.

Come Investire i Risparmi: la valutazione della performance

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Come Investire i Risparmi: l’importanza dell’asset allocation e del calcolo della performance

come investire i risparmi“Come investire i risparmi? Da dove parto per costruire un’asset allocation? Aiuto, il titolo xy sta perdendo il 30%!!” Il post che stai per leggere ti stupirà, smontando molti luoghi comuni in merito alla costruzione di un portafoglio e alla valutazione delle performance.

Iniziamo a passare “dietro le quinte” per scoprire alcune regole fondamentali nella costruzione di un portafoglio di investimenti. ricordando che lo stesso dovrà usare solo prodotti efficienti a basso costo come obbligazioni, ETF e conti deposito.

Come Investire i Risparmi?

La prima cosa che le persone fanno quando devono decidere come investire i risparmi è cercare il titolo migliore. Oppure cercano il momento migliore per investire in un determinato mercato.

Mentre l’asset allocation, ossia la ripartizione iniziale tra azioni, obbligazioni, liquidità e materie prime è una questione di strategia e non di tattica. Ed ha a che vedere con i nostri obiettivi di investimento, prima ancora che con il futuro andamento dei mercati.

L’ebook “I 3 Segreti per Investire in modo intelligente” che puoi scaricare gratuitamente cliccando sull’icona qui a sinistra ti mostrerà come fare ad individuare il ‘momento migliore’ per investire e per uscire da un mercato.

Noi, ora, ci occuperemo di alcune regole base per l’asset allocation e la corretta valutazione delle performance e vedremo alcuni errori tipici nella gestione dei propri risparmi.

Errore # 1 – mancanza di strategia

Come dicevo prima non si costruisce un portafoglio cercando di insieme i migliori investimenti. Per prima cosa devi individuare le tue esigenze, poi si cerca una ripartizione tra le diverse possibilità che siano coerenti con gli obiettivi dei risparmiatori e solo dopo si sondano i mercati.

I 4 profili dell’Investment Club, ad esempio, hanno una forte componente strategica, perché si basano su diverse ripartizioni con l’obiettivo di offrire diverse soluzioni pratiche di investimento differenziate per il rischio. Non partiamo dal titolo che “va di più”, ma dalle fondamenta della casa. E le fondamenta è l’asset allocation.

Errore # 2 – La valutazione parziale dei rendimenti

Quando analizzi il tuo portafoglio, o quando ti domandi dove investire i risparmi, spesso ti concentri sul singolo titolo, non è così? E se vedi un -30% inizi a incaxxarti dimenticando, invece due cose importanti:

  • la performance di un portafoglio va valutata nel suo insieme. Se sapessimo individuare a priori il titolo migliore non avrebbe senso la diversificazione, non credi?
  • la performance va pesata in modo adeguato, rapportando la perdita o l’utile al patrimonio complessivo.

Questo punto è di fondamentale importanza, e lo chiariremo meglio.

Asset Allocation e Valutazione delle Performance

Immagina di avere questi due portafogli, ok?

asset allocation

Se ti conosco bene mi dirai che preferisci il portafoglio DUE, vero? BENISSIMO. Però per poter dare una risposta completa ti mancano i pesi percentuali dei due titoli, ossia “quanto hai investito” in uno e quanto nell’altro. Osserva la tabella successiva:

performance-1

performance-2

Cos’è successo? Semplice.

Il titolo che ha perso il 30% pesa solo il 5% del totale mentre il titolo più pesante guadagna.

Se avessi concentrato la tua attenzione sul singolo investimento saresti molto “seccato”, mentre guardando le cose nella ‘giusta prospettiva’ un ribasso del 30% non fa paura. Anche i portafogli dell’Investment Club hanno dei segni meno, ma nell’insieme il loro andamento è più che soddisfacente.

Il video che stai per vedere – trasmesso sul canale Reteconomy di Sky –  ti spiega, da un altro punto di vista, gli stessi concetti:

Come investire i risparmi scegliendo in modo intelligente

Voglio proporti due asset allocation già ‘precompilate’ in modo che tu possa usarle per decidere come investire i risparmi, i tuoi risparmi. Si tratta di macro caselle che potrai riempire con gli strumenti che vorrai, anche se io ti consiglio di usare degli ETF.

  • Profilo a rischio “pressoché” nullo: Azioni: 1,50%, Titoli di stato area Euro: 47,50% ,obbligazioni emergenti:13,50%, corporate euro 23,50%, corporate dollari 14%
  • Profilo a rischio “basso” – perdita massima nell’anno non superiore al 5%: Azioni: 18%, Titoli di stato area Euro: 41,0%, obbligazioni emergenti:12,90%, corporate euro 20,50%, corporate dollari 7,60%

Se vorrai disporre di alcuni portafogli ottimizzati tra i quali scegliere quello più adatto alle tue esigenze, clicca qui per saperne di più sull’Investment Club.

Dedicato ai tuoi risparmi.

Giacomo Saver, Coach Finanziario e Consulente

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Due Modi per Investire nelle GAFA in Modo “Protetto”

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investire nelle Gafa

Google, Amazon, Facebook ed Apple: quattro società di grande successo, le cui quotazioni in borsa sono cresciute a dismisura. Merito dei geniali business sottostanti, del forte brand che sono riuscite a creare e della notevole popolarità. Investire nelle GAFA attira gli appetiti degli investitori alla ricerca di opportunità di investimento, ma c’è il rischio concreto di subire delle perdite in caso di ribasso delle loro quotazioni.

Ecco, allora, come fare ad investire nelle aziende più in voga del momento in modo “protetto“.

Le GAFA Sono Ovunque

Il segreto per investire in modo redditizio, senza correre rischi sconsiderati, è la diversificazione. Secondo alcuni economisti e grandi investitori, come David Swensen della Yale University, essa è l’unico pasto gratis che i mercati possono offrirci. Se comprare azioni Google, Amazon, Apple e/o  Facebook è rischioso, perché non acquistarle insieme ad altri centinaia di titoli?

Certo, in questo caso non raddoppierai il tuo capitale se le loro quotazioni continueranno a crescere, ma eviterai di leccarti le ferite qualora uno storno colpisse più duramente le azioni che “sono cresciute di più”.

Proprio grazie alla loro importanza su scala mondiale, le GAFA fanno parte di due tra i più comuni indici azionari a livello globale: lo S&P 500 e il MSCI World. Ti basterà investire in uno di questi indici e avrai in portafoglio anche le azioni più hot del momento, ma eviterai di scottarti le dita in caso di ribasso.

Il Peso delle Gafa nell’Indice S&P 500

  • Apple: 3,94%
  • Amazon: 2,96%
  • Facebook: 2,02%
  • Alphabet: 1,47%

Complessivamente il peso delle azioni nell’indice arriva al 10,39%.

Il Peso delle Gafa nell’Indice MSCI World

  • Apple: 2,33%
  • Amazon: 1,74%
  • Facebook: 1,16%
  • Alphabet: 0,87%

Le quattro azioni rappresentano il 6,10% dell’indice globale.

La scelta se dare più o meno peso alle Gafa all’interno di un portafoglio dipende, come sempre, dalla tua strategia di investimento.

Gli ETF che Investono nell’S&P 500

Amundi

Amundi S&P 500 Ucits Etf Dr – LU1437017863. Con un costo dello 0,15% l’anno Amundi ti permette di replicare la performance dello S&P 500 in dollari Usa, nella versione “total retrurn” ossia con reinvestimento dei dividendi. Il prodotto è ad accumulazione e pertanto no paga dividendi.

IShares

Ishares ha due ETF che investono nello stesso indice:

Ishares Core S&P 500 Ucits Etf Usd Acc – IE00B5BMR087. Costa lo 0,70% l’anno, è ad accumulazione e replica lo S&P 500 in versione “total return” ossia con reinvestimento dei dividendi.

Ishares S&P 500 Ucits Etf Usd Dist – IE0031442068. Costa lo 0,07% l’anno ma fiscalmente inefficiente perché distribuisce i dividendi ogni 3 mesi. Indicato per chi vuole incassare le “cedole”. Replica l’indice nella versione “price” ossia senza reinvestimento dei proventi.

Lyxor

Lyxor S&P 500 Ucits Etf – Dist – LU0496786574. Costa lo 0,15% l’anno ma è a distribuzione dei proventi. L’indice replicato è total return.

Invesco

Invesco S&P 500 Ucits Etf – IE00B3YCGJ38. Costa lo 0,05% ed è ad accumulazione dei proventi. L’indice replicato è total return.

 

 

Gli ETF che Investono nell’MSCI World

Amundi

Amundi Msci World Ucits Etf Dr – LU1437016972. Costa lo 0,18% l’anno, è ad accumulazione e replica l’MSCI World con reinvestimento dei dividendi (versione total return).

IShares

Ishares Msci World Ucits Etf Usd Dist – IE00B0M62Q58. Costa lo 0,50% l’anno è a distribuzione trimestrale dei proventi e replica l’MSCI World nella versione “price” ossia senza reinvestimento dei dividendi.

Ishares Core Msci World Ucits Etf Acc – IE00B4L5Y983. Costa lo 0,20% annuo, è ad accumulazione dei dividendi e replica l’MSCI World total return.

Lyxor

Lyxor Msci World Ucits Etf – Dist – FR0010315770. Costa lo 0,30% è a distribuzione semestrale dei proventi e replica l’indice nella versione “total return”.

Due Avvertenze IMPORTANTI

Gli ETF che ti ho elencato rappresentano un elenco tra cui potrai scegliere quello che ritieni essere il “migliore” secondo i tuoi standard. Se vuoi una selezione di ETF ottimali in cui investire, selezionati da me secondo un procedimento rigoroso, li trovi QUI.

Ricorda anche che se scegli un ETF che paga i dividendi ma replica un indice “total return” apparentemente la performance dell’ETF sarà inferiore a quella del sottostante per effetto dello stacco dei dividendi, che fanno scendere la quotazione dell’ETF ma non quella dell’indice. Allo stesso modo un ETF che reinveste i proventi ma clona un indice che li distribuisce in apparenza batterà l’indice per la stessa ragione.

Non sta a me, in questa sede, dirti quale ETF usare per investire nelle Gafa. Ma ricorda, prima di tutto e anzi tutto, di avere una strategia di investimento chiara e rigorosa. Nessun porto è un buon approdo per l’investitore che non sa dove andare.

Giacomo Saver

 

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Imparare ad Investire: Poche Idee ma Buone

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Imparare ad investire i tuoi soldi in modo redditizio e consapevole è davvero semplice. Una delle regole fondamentali da tenere a mente è quella di avere sempre una quota di azioni in portafoglio, acquisita usando strumenti finanziari a basso costo come gli ETF e “dimenticarle” per i prossimi 5 o più anni.

Se non hai dimestichezza con gli Exchange Traded Funds ti consiglio di guardare questo video prima di proseguire:

Saper Investire: il Disorientante Buy & Hold

La storia secondo cui investire in azioni è redditizio nel lungo periodo è nota a tutti gli investitori. Essa è una verità accertata e conosciuta, suffragata anche da appositi studi fatti sulla redditività dei mercati azionari sviluppati. Tuttavia essa è stata strumentalizzata dalle banche, avide nel venderti i propri prodotti. Ecco come la frittata viene rigirata a tuo sfavore.

Il Buy & Hold Risente Fortemente dei Costi

L’indice del mercato tecnologico americano NASDAQ 100 ha toccato il suo massimo il 2 aprile del 2000 a 4.291,53 punti. Il 1 aprile del 2018 l’indice valeva 6.433,21 punti. Tralasciamo l’effetto valuta (l’indice è denominato in dollari) e concentriamoci sui rendimenti. Il guadagno complessivo dell’indice nel periodo è stato del 49,90%. 100.000 € investiti sarebbero diventati 149.900 € con un rendimento medio annuo del 2,27%.

Se l’investimento fosse stato fatto attraverso un fondo specializzato del costo del 2% annuo 100.000 € sarebbero diventati 104.200 €. La differenza, pari a 45.700 €, sarebbe andata in fumo per colpa dei costi.

La tabella evidenzia questa discrepanza abissale:

nasdaq 100

Il Buy  & Hold Funziona Solo per Tempi Davvero Lunghi

Purtroppo non basta comprare un paniere di azioni diversificate e tenerlo per poco tempo per essere certo di ottenere un guadagno soddisfacente. Occorre tenere l’investimento fermo per tantissimi anni. Questo, però, è in netto contrasto con gli obiettivi delle banche, che impongono una certa movimentazione dei portafogli per poter vendere i prodotti di ultima generazione che vengono creati nel tempo.

Non conosco nessuno che abbia mantenuto lo stesso investimento per più di due o tre anni, perché poi gli veniva venduta la storiella che “il prodotto era superato” e che occorreva venderlo per sottoscriverne un altro più adatto al momento.

Il Buy & Hold è stato strumentalizzato dalle banche che hanno spostato l’attenzione dal “comprare un fondo e tenerlo” a “restare investiti a lungo nei mercati”, cambiando prodotto abbastanza spesso così da incassare ricche commissioni ad ogni cambio.

Imparare ad Investire: i Pilastri del Successo

Imparare ad investire è davvero semplice. Tutto può riassumersi in poche e semplici regole che ora analizziamo insieme:

Investi SEMPRE una quota di azioni e tienila nel tempo

Dal luglio 2014 al luglio 2018 l’inidce mondiale MSCI World, in euro, con reinvestimento dei dividendi, ha reso il 52% complessivo. Se avessi investito 100.000 € quattro anni fa ora ne avresti 152.000. Pochi però hanno raggiunto questo risultato, per due ragioni:

Se fossi rimasto fuori dal mercato azionario nei 5 giorni migliori, il tuo rendimento complessivo sarebbe stato del 31,12%, ossia avresti perso 20 punti percentuali di performance. Se avessi evitato i 5 giorni peggiori avresti ottenuto un guadagno dell’85%, con un 30% in più rispetto al buy and hold.

La tabella che segue ti dà i dettagli dei rendimenti:

msci world

Non Cercare di Battere il Mercato

La tentazione di movimentare l’investimento, comprando nei momenti giusti e vendendo ai primi sentori si uno storno è molto forte. Ma è una tentazione alla quale devi resistere. Anzitutto l’intuizione secondo cui la borsa dà con il cucchiaio e toglie con il mestolo è giusta. Evitando i ribassi avresti migliorato molto la performance, più di quanto tu abbia fatto perdendo i giorni di rialzo.

Esiste un sistema semplice per capire quando è ora di uscire dai mercati, e sono lieto di spiegartelo. Tuttavia tieni presente che purtroppo i giorni negativi non sono consecutivi, per cui è possibile che ti trovi ad effettuare un nutrito numero di acquisti e vendite con tutto ciò che ne consegue in termini di tasse e costi.

La cosa migliore da fare, se non hai un buon metodo di ingresso-uscita, consiste nel restare sempre investito, per lo meno in azioni globali.

Come Vincere ad un Gioco Perdente

Investire è un gioco a somma negativa. Qualcuno che guadagna c’è sempre, a scapito degli altri. E quel qualcuno sono le banche che ti sfilano i soldi dalle tasche proponendoti prodotti costosi. Ma vincere ad un gioco perdente è facile, se sai come farlo.

Il tutto si traduce nell’investire in azioni una quota variabile del tuo portafoglio che può andare da un minimo del 20% ad un massimo del 70%, tenendole nel tempo e usando strumenti finanziari a basso costo.

La parte non investita in azioni potrà essere tranquillamente impiegata in titoli di stato con media scadenza, diciamo intorno ai 7-10 anni.

Pensavi che imparare ad investire fosse così semplice?

Giacomo Saver

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Obbligazioni 2018: l’Irrazionalità dell’Investitore Prudente/Perdente

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obbligazioni 2018 illusione di rendimento

Le migliori obbligazioni del 2018 non esistono. Chi cerca di guadagnare, o di creare “alpha” – come dicono gli esperti, investendo in BTP lunghi farà un buco nell’acqua. Il mio parere è che un portafoglio con una grande componente azionaria, paradossalmente, sia meno rischioso di un bond. Ma più redditizio. Ora te ne fornirò la prova.

BTP Lunghi, Vi Amo!!

Chi cerca un rendimento dalle obbligazioni valuta essenzialmente tre parametri:

  • la cedola
  • il prezzo del titolo
  • il rendimento

E’ indubbio che la cedola eserciti un certo fascino agli occhi dell’investitore, da tempo abituato ad incassare un provento periodico dal suo capitale senza doversene occupare direttamente. Ma negli anni lo scenario è cambiato profondamente.

Nel 2018 molte obbligazioni hanno un rendimento negativo e quelle con cedola alta hanno prezzi esorbitanti. L’unica soluzione percorribile sembra essere una: cercare titoli con cedole alte e prezzo sotto cento. Finendo così per cadere nella “rete” dei bond con scadenza lunga.

Uno dei titoli che gli investitori prendono di punta e si chiedono se valga la pena di comprare è di certo il BTP 1 marzo 2047 al 2,70% – IT0005162828. Con una cedola annua del 2,70%, una fiscalità agevolata al 12,50% invece che al 26% e un prezzo di 90, il bond sembra perfetto per l’investitore “cassettista“.

Sei Sicuro di Conoscere le Azioni?

L’obbligazionista molto spesso non prende nemmeno in considerazione l’investimento in azioni, perché lo definisce rischioso senza prendersi la briga di fare delle valutazioni approfondite. Se chiedi al tuo vicino di casa cosa pensa delle azioni, poi, il riferimento cade alle solite società italiane note a tutti. Quello che voglio mostrarti, invece, fa assumere all’investimento in obbligazioni, un significato del tutto diverso.

Il BTP 2047 è quotato dal 5/2/2016. Da allora il suo guadagno è negativo del 2,76%. La volatilità, invece, è stata parecchio alta: 13,77%. Se lo avessi comprato nel momento peggiore avresti subito un ribasso del 25%, perché la quotazione è passata da 115 dell’agosto 2016 ad un minimo di 86 a febbraio 2017.

Ora le quotazioni del BTP sono tornate ai livelli del 2017, ma cosa avrebbe fatto, nel frattempo, un portafoglio aggressivo?

Il mio portafoglio determinato, che ha una quota azionaria minima del 50% ha avuto, nello stesso periodo, un guadagno del 26,26%, una volatilità del 4,61% ed un massimo ribasso del 6,10%.

La tabella che segue confronta i parametri dei due titoli:

btp-2047-obbligazioni-2018

L’Irrazionalità dell’Obbligazionista

Se mi hai seguito fino a qui e cerchi ancora le migliori obbligazioni in cui investire è probabile che nella tua testa suonino queste obiezioni:

Il confronto è sbilenco perché negli ultimi anni il mercato azionario è andato bene, ma potrebbe andare male. Inoltre con il BTP non posso perdere: se lo porto a scadenza ottengo il rimborso del valore nominale.

Ipotizzando che l’Italia sia in grado di ripagare il suo debito, tu oggi fai un investimento della durata di 29 anni dichiarandoti disposto a non toccare il tuo capitale fino al 2047. Non ti è mai venuto il dubbio che un investimento fatto in azioni globali su un tempo così lungo avrebbe reso molto ma molto di più (ed ha ottime probabilità di farlo anche in futuro) del 3% scarso netto che ti pagherà il BTP?

Come mai se si tratta di investire in obbligazioni pazientare un decennio o più non ti spaventa, mentre se hai delle azioni in portafoglio tremi come una foglia al primo ribasso temporaneo?

Gocce di Saggezza da Consumare Subito

Valuta con attenzione il tuo orizzonte temporale. Su periodi lunghi inevitabilmente la volatilità si riduce, anche se nel tuo portafoglio ci sono parecchie azioni. I bond non sono esenti da volatilità, è la tua percezione della stessa che cambia, perché fai affidamento sulla naturale scadenza del titolo.

Ma se il tuo orizzonte temporale è lungo ed il portafoglio è ben diversificato, un BTP comprato oggi ha una volatilità paragonabile a quella di un portafoglio fortemente azionario. Per inciso io ho scelto il portafoglio più aggressivo, ma all’interno dell’Investment Club potrai scegliere un profilo più prudente, ovviamente.

Trovi i rendimenti dei portafogli dell’Investment Club a questo link: https://www.segretibancari.com/investmentclub/.

Investire in obbligazioni oggi ha ancora senso, ma con un obiettivo diverso rispetto al passato. Se fino a pochi anni fa i bond rendevano qualcosa, oggi molti titoli offrono la semplice protezione del capitale. Le obbligazioni vanno inserite in portafoglio, nell’ambito di un piano di investimento complessivo ben strutturato con l’obiettivo di stabilizzare il portafoglio, ma il vero “motore” di rendimento sono e saranno le azioni.

Scordati di guadagnare con i bond da soli, per i prossimi anni. Investendo in obbligazioni subirai comunque una volatilità, che tuttavia non sarà compensata dal guadagno che ti attendi.

Se non vuoi vedere oscillare il tuo capitale è molto meglio lasciarlo fermo sul conto corrente, piuttosto che rischiare la nausea  da montagne russe in cambio di un bicchiere di acqua. Se, invece, sei disposto ad accettare delle fluttuazioni nel tuo portafoglio, inserisci una quota di azioni. Tra 5 o 10 anni il guadagno che avrai ottenuto supererà quello dei BTP.

Giacomo Saver

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ETF Etici: Conviene Fare un Investimento Socialmente Responsabile?

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etf-etici

Gli ETF Etici permettono di fare un investimento socialmente responsabile evitando, ad esempio, di acquistare azioni di società che sfruttano il lavoro minorile, producono o commerciano armi o depauperano il pianeta. Essi fanno parte della più ampia categoria degli “SRI” – Social Responsable Investments, che condividono con i tradizionali fondi comuni a gestione attiva che tuttavia è bene evitare per colpa dei costi esorbitanti.

Quando un ETF può Dirsi Etico?

Gli ETF etici replicano l’andamento di un indice di mercato composto da titoli di aziende socialmente responsabili. Non si tratta, dunque, di un prodotto nuovo, ma di un ETF standard che replica un indice costruito secondo una metodologia particolare.

Sebbene esistano degli indici “etici” progettati ad hoc, la maggior parte degli ETF socialmente responsabile replica l’andamento di indici standard “geneticamente modificati”. In termini semplici, gli ETF etici che ora esamineremo di fatto hanno come sottostante un indice di mercato ampio al quale sono tolte le aziende che non rispettano alcuni requisiti di eticità.

A questi “filtri negativi” si aggiungono i “filtri positivi”, ossia l’aggiunta di titoli non compresi nell’indice standard ma emessi da società eticamente meritevoli. Tutto ciò premesso è utile ricordare come non esista una definizione univoca di ETF Etico, ma occorra valutare caso per caso le politiche di costruzione degli indici sottostanti.

I Migliori ETF Etici Quotati in Italia

Prima di porci il problema se l’investimento in ETF responsabili sia indispensabile per creare un portafoglio redditizio, esaminiamo le caratteristiche dei principali prodotti azionari disponibili per l’investitore italiano.

Ubs Msci World Soc Resp Ucits Etf A-Dis – LU0629459743

Si tratta di un prodotto a distribuzione semestrale dei proventi a replica fisica completa. Esso replica l’indice MSCI World Socially Responsible 5% Issuer Capped, composto da 408 azioni di 23 Paesi scelte tra quelle che presentano una maggiore attenzione all’ambiente.

La distribuzione geografica dell’indice è la seguente:

  • Stati Uniti: 55,60%
  • Giappone: 8,60%
  • Francia: 6%
  • UK: 4,8%

A livello settoriale notiamo un peso preponderante della tecnologia dell’informazione (19,4%) seguita dai servizi finanziari (16,4%), industria (12%) e beni di consumo (11,90%).

Il costo annuo di gestione è pari allo 0,38%.

I rendimenti del prodotto e gli indicatori di rischio lo rendono molto simile a quello di un prodotto standard che replica l’MSCI World.

Ubs Msci Usa Socially Respons Ucits Etf – LU0629460089

Si tratta di un prodotto a distribuzione semestrale dei proventi e a replica fisica completa. Esso replica l’indice MSCI USA Socially Responsible 5% Issuer Capped che include 158 aziende nord americane attente all’ambiente.

L’ETF investe prevalentemente nei seguenti settori:

  • tecnologia dell’informazione: 25,60%
  • beni di consumo: 13,7%
  • servizi finanziari: 13,6%
  • sanità: 13,2%

il costo annuo di gestione è dello 0,33%.  Negli ultimi 5 anni l’ETF ha sempre reso meno di uno strumento analogo che investe nell’indice MSCI Usa.

Ubs Msci Emu Socially Respons Ucits Etf – LU0629460675

E’ un prodotto a distribuzione semestrale dei proventi e a replica fisica completa. L’indice replicato è l’MSCI EMU Socially Responsible 5% Issuer Capped, composto da 60 azioni di società della zona Euro attente all’ambiente.

L’ETF investe prevalentemente in questi settori:

  • beni di consumo: 26,8%
  • servizi finanziari: 21,60%
  • tecnologia dell’informazione: 10,80%.

I Paesi più rappresentati sono: Francia (37,40%), Germania (22,10%) e Paesi Bassi (16,50%).

Il costo annuo di gestione è dello 0,28%. Negli ultimi 5 anni ha sempre sovraperformato prodotti analoghi ma non “etici”.

Ubs Msci Em Mkts Socially Resp Ucits Etf – LU1048313891

E’ un prodotto a distribuzione semestrale dei proventi e a replica fisica a campionamento. L’indice replicato è l’MSCI Emerging Markets SRI 5% Issuer Capped  composto da 184 azioni di società operanti nei Paesi Emergenti ed attente all’ambiente.

L’ETF investe in prevalenza in questi settori:

  • servizi finanziari: 31,60%
  • beni di consumo: 20,20%
  • tecnologia dell’informazione: 17,80%

I Paesi più importanti sono: Corea (17,60%), india (15,60%), Taiwan (14,50%) e Sud Africa (13,70%).

L’ETF costa lo 0,53% e negli ultimi 5 anni ha sempre reso di più di un prodotto analogo ma non “etico”.

Gli ETF Etici Convengono o No?

Investire in ETF etici presenta l’indubbio vantaggio di “essere a posto con la coscienza” nel prevenire uno sfruttamento dell’ambiente, degli esseri e delle risorse che lo abitano. In alcuni casi l’etica si traduce in un maggior rendimento per l’investitore, altre volte invece non ci sono sostanziali differenze.

E’ bene che tu tenga presente, tuttavia, che gli ETF etici presentano alcuni punti deboli. Anzitutto gli indici sottostanti sono meno diversificati e presentano un numero minore di titoli rispetto ai prodotti standard. A causa di ciò anche la ripartizione geografica può essere diversa da quella ritenuta ottimale nell’ambito del proprio piano di investimento.

In secondo luogo essendo prodotti a distribuzione dei proventi gli ETF socialmente responsabili sono fiscalmente inefficienti.

Infine essi sono poco liquidi, il che potrebbe essere un problema nel caso di disinvestimento “affrettato”, magari causato da un ribasso improvviso dei mercati. A causa delle loro dimensioni, poi, i prodotti potrebbero essere delistati, ossia cancellati dalla quotazione.

“Investi in ETF etici responsabilmente” 🙂

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

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Guerra Commerciale Cina – Usa. Gli Effetti dei Dazi di Trump sugli Investimenti Finanziari

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La guerra commerciale tra Usa e Cina, che coinvolge l’Europa, inizia a mostrare i propri effetti sulle borse e sugli investimenti finanziari. I timori riguardano il fatto che i dazi voluti da Trump, cui seguono quelli imposti dagli altri Paesi in risposta all’offesa, possano scatenare una recessione globale. E’ fuori di dubbio che la rottura dell’attuale sistema di scambio provocherebbe danni gravi alle economie e alla finanza, ma forse i timori sono esagerati.

Come Funzionano i Dazi?

I dazi commerciali sono una tassa applicata a merci e prodotti importati dall’estero con l’obiettivo dichiarato di renderli fuori mercato rispetto alla produzione domestica.

A rimetterci le penne saranno le aziende di quei Paesi che esportano acciaio o alluminio negli Stati Uniti ad eccezione, a quanto pare, di Messico e Canada, i cui governi sembra abbiano reagito così in malo modo al tentativo di imposizione di un dazio proprio da parte del loro principale partner commerciale.

USA, Messico e Canada fanno da decenni parte dell’accordo sul libero scambio nord-americano (NAFTA) che  Washington ha rinnegato per misteriose “ragioni di sicurezza nazionale”.

Quel che lascia sbigottiti dell’azione statunitense non è tanto il fatto di aver introdotto dei dazi – di cui ci si aspettava essere la Cina il bersaglio più ovvio – ma di averli estesi contro partner storici quali l’Unione Europea, nata al fine di promuovere il libero scambio, il Regno Unito, l’India e tutto il Commonwealth.

Le Reazioni Storiche che Seguirono l’Imposizione dei Dazi

Nel 1900 ci furono diverse guerre commerciali che sfociarono in guerre valutarie, ossia svalutazioni della propria moneta a favore di altre per aumentate la competitività. All’iperinflazione della Repubblica di Weimar (1921 – 1923) seguirono le svalutazioni del Franco Francese (1925), della Sterlina Britannica (1931), del Dollaro Usa (1933) e di nuovo Franco e Sterlina nel 1936.

Lo Smoot-Hawley Act del 1930 impose dazi su numerosi prodotti di importazione, scatenando le reazioni dei “partner traditi”. Tra il 1929 ed il 1932 il commercio globale crollò del 66% creando in borsa un crollo senza precedenti.

I Possibili Sbocchi e gli Effetti delle Guerra Commerciale sugli Investimenti

Un altro 1929 (o 2008)?

Cina e Russia stanno progressivamente aumentando le loro riserve auree con l’obiettivo di “togliere potere” agli Usa ed al dollaro, da sempre la valuta centrale negli scambi internazionali. La Cina si sta aprendo alla globalizzazione, permettendo lo scambio di contratti derivati sulle principali commodities: petrolio e oro.

Il fatto che gli Stati (Uniti in primis) stiano aumentando gli armamenti, preannuncia l’arrivo della Terza Guerra Mondiale?  Chi è pessimista e legge nell’escalation crescente dei dazi un possibile innesco per la prossima catastrofe finanziaria, farà bene a porre in essere le opportune contromisure:

  • riduzione dell’investimento in azioni
  • riduzione o azzeramento dell’investimento in bond dei Paesi con più alto debito. Questi dichiarerebbero subito default qualora subentrassero spese militari ingenti
  • riduzione del contante detenuto presso la banca e conversione della liquidità in oro fisico detenuto in luogo sicuro, preferibilmente all’estero.

Una posizione così estrema, ovviamente, non è senza conseguenze. Se la guerra commerciale finirà in un armistizio i mercati azionari ed obbligazionari continueranno la loro corsa creando un danno all’interno del portafoglio.

Cosa Farebbe John Templeton?

Noto per essere un grandissimo investitore dal grande sangue freddo, Sir John Templeton approfittava di ogni situazione di panico per aumentare e potenziare i propri investimenti.

La gente mi chiede quale è il settore che presenta le migliori prospettive future per investire, ma la domanda è SBAGLIATA. Quella giusta è: “qual è il settore da cui tutti scappano?” – John Templeton

Ci sono fondate ragioni per credere che gli effetti dei dazi e della politica protezionista di Trump sugli investimenti saranno di breve periodo e benefici per il tuo futuro.

Anzitutto la classe politica si è evoluta, il mondo è diventato più “smaliziato” e lo stesso Trump potrebbe fare marcia indietro qualora la situazione diventasse rovente. In secondo luogo non è detto che il noto e discusso imprenditore venga riconfermato alla Casa Bianca. Sembra che stia scendendo in campo anche un uomo del calibro di Michael Bloomberg, già sindaco di New York e fondatore dell’omonimo gruppo di informazione finanziaria.

Perché i Mercati Credono che gli Effetti dei Dazi Saranno di Breve Periodo

Nella riunione annuale della Berkshire Hathaways, un altro leggendario investitore, Warren Buffett, ha dichiarato che i mercati (azionari Usa) non sono sopravvalutati e che ci sono un sacco di buoni investimenti da fare.

Se concordi con la teoria secondo cui la guerra commerciale tra Cina ed Usa si fermerà prima di toccare un punto di non ritorno, ecco cosa potresti fare:

  • approfittare di ogni ribasso dei mercati per aumentare le tue posizioni
  • concentrarti in modo particolare sugli emergenti, che hanno subito il ribasso maggiore dopo l’introduzione dei dazi Usa e che presentano valutazioni ancora convenienti
  • vivere una possibile futura e forte correzione come una sorta di saldo estivo, con serenità e pace mentale.

Le Migliori Risorse per Sconfiggere i Dazi

Se temi per il tuo futuro finanziario, hai bisogno di un metodo per mettere ordine nei tuoi investimenti e nel tuo portafoglio. Un metodo che ti dia le chiavi per fronteggiare ogni possibile evenienza o evento futuro. A Scuola di Investimenti è il video corso gratuito che fa per te.

Se vuoi un aiuto per costruire un portafoglio diversificato per iniziare ad investire, nell’attesa di trovare alternative migliori, gli ETF di IC Warm Up fanno per te.

Buon investimento.

Giacomo Saver – Segretibancari.com

 

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