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Debito Pubblico Italiano: sarà sostenibile con la deflazione?

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Il Debito Pubblico Italiano continua a crescere. Quale sarà la sua sostenibilità qualora ci fosse deflazione? E se i rischi di un default fossero più concreti di quanto il mercato non “sconti?”

Il debito Pubblico Italiano potrebbe non essere più sostenibile. Lo afferma l’Agenzia di Rating Moody’s che stima un rapporto debito pubblico/Pil al 145% tra soli sei anni qualora i prezzi scendessero (e ci fosse deflazione). Secondi i parametri Europei il rapporto dovrebbe essere al massimo pari al 60%. Ecco perché oggi occorre guardare ai titoli di stato con una certa diffidenza.

La sostenibilità del Debito Pubblico Italiano: questione di rendimenti

Come sai in finanza c’è una relazione precisa, che di solito non viene mai tradita, tra il rendimento atteso di uno strumento finanziario ed il rischio che lo stesso comporta. Tanto più un impiego è rischioso, tanto maggiore dovrà essere il rendimento che lo stesso pagherà, se le cose andranno bene, per ricompensare il rischio stesso. Il rischio di un investimento in titoli di stato oggi è alto, ed è collegato con la mole crescente di debito pubblico  che, se continuiamo di questo passo, potrebbe essere insostenibile.

In uno scenario di difficile sostenibilità del debito pubblico italiano nel lungo andare i rendimenti dovrebbero essere molto alti, invece non è così. A fronte di rischi più alti di qualche anno fa, i titoli di stato rendono pochissimo. Come mai? E Perché secondo Moody’s il debito pubblico italiano potrebbe essere a rischio? La relazione rendimento/rischio dei titoli di stato è alterata da qualcosa (o qualcuno) che rende lo scenario attuale un tantino “pericoloso”.

Il Debito Pubblico Italiano e la Deflazione

Il rischio dell’Italia deriva dalla crescita del suo debito pubblico, cui si potrebbe accompagnarsi la discesa dei prezzi (deflazione). Quando i prezzi crescono, l’importo nominale dei debiti non cresce, ma cresce la quantità di moneta in circolazione per cui il debitore, di fatto, restituisce denaro svalutato. Questo è lo scenario più favorevole ai governi, ed infatti secondo me è l’unica via percorribile senza traumi per rimborsare la grande mole dei debiti pubblici accumulata nel mondo.

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Secondo Moody’s se ci fosse una deflazione dell’un per cento annuo, ovvero se i prezzi scendessero di quell’importo, il rapporto debito pubblico/Pil arriverebbe al 145% nel 2020. In questo scenario sarebbe davvero difficile per la Repubblica riuscire ad onorare i propri debiti. Personalmente non credo che arriveremo a tanto, e la stessa Moody’s afferma che lo scenario più probabile è quello di un’inflazione pari a zero. Un ribasso generalizzato dei prezzi nell’ordine dell’1% è stato registrato solo dal Giappone durante il periodo 1999-2012.

In uno scenario di prezzi stabili il rapporto debito pubblico/Pil dovrebbe stabilizzarsi al 123% nel 2020. Perché questi numeri sono importanti?

Investire in titoli di Stato? Oggi non ne sarei più così sicuro

In un articolo precedente affrontavo lo stesso argomento da un altro punto di vista, ma arrivavo alle stesse conclusioni cui giungiamo adesso. Il debito pubblico italiano è sostenibile e probabilmente lo sarà anche per parecchi anni in futuro, a meno che non arriveremo ad una situazione di deflazione generalizzata stile giapponese. Questo scenario per ora è altamente improbabile, ma non può essere scongiurato del tutto.

Quello che appare ovvio, invece, è che le manovre monetarie ultra espansive della BCE hanno alterato la sana relazione tra rendimento e rischio. In presenza di un rapporto debito pubblico/Pil elevato ci si aspetterebbero tassi di rendimento altrettanto alti per compensare il rischio di sostenibilità del debito pubblico italiano, mentre in realtà i rendimenti sono ai minimi storici ed in molti casi addirittura negativi.

Nel 2011 scrivevo che era opportuno investire in titoli di stato italiani, perché i timori che il nostro debito fosse insostenibile erano eccessivi mentre i rendimenti scontavano un possibile default dell’Italia che, per fortuna, non c’è stato.

Oggi il debito pubblico italiano è cresciuto ed è meno sostenibile di allora per definizione. Ciò nonostante i rendimenti dei BTP sono così bassi da non tenere conto in modo adeguato dei veri rischi che corre chi li sceglie.

La sostenibilità del debito pubblico italiano ed i nostri investimenti

Un portafoglio diversificato deve contenere una quota di titoli di stato, che restano comunque uno dei pilastri portanti di qualunque strategia di investimento. Tuttavia se in passato la porzione rappresentata dai titoli del debito pubblico poteva essere elevata, oggi la stessa andrà ridotta per effetto dei due fattori che abbiamo visto.

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Anzitutto il debito pubblico italiano è cresciuto molto e potrebbe, con il tempo, non essere più sostenibile qualora ci fosse uno scenario di deflazione. In ogni caso i rendimenti offerti dai BTP sono così bassi che molto spesso non giustificano l’investimento “massiccio” in essi. Personalmente non terrei più del 30-40% dei miei investimenti in titoli di stato oggi.

E tu?

Giacomo Saver – Direttore e Fondatore di Segretibancari.com


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