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Risparmio Assicurato Che Banca: Opinioni e Analisi di Yellow Life 4

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opinioni risparmio assicurato che banca

Chebanca, dopo aver raccolto fiumi di soldi con il conto deposito, ora propone il risparmio assicurato. Ecco cosa non convince del contratto Yellow Life 4, che ci accingiamo ad esaminare in dettaglio.

Che Cos’è il Risparmio Assicurato?

Con l’espressione “risparmio assicurato” si intendono forme di investimento assicurativo di tipo misto, che uniscono la protezione del capitale alla possibilità di fare crescere le somme investite.

In sintesi un contratto di questo tipo è formato da due componenti: una gestione separata in cui confluisce una parte del capitale versato, ed uno o più fondi di investimento che raccolgono la restante parte.

In questo modo il cliente viene attratto dalla certezza di non perdere il capitale grazie alla parte impiegata in modo sicuro, per poi venire indirizzato verso strumenti di investimento costosi.

Yellow Life 4: il Risparmio Assicurato di Chebanca

Il risparmio assicurato, che Chebanca sta offrendo ai propri clienti attraverso il contratto Yellow Life, incarna i punti critici che abbiamo visto nel paragrafo precedente.

Esso è un investimento finanziario travestito da assicurazione, con costi elevati e scarse possibilità di offrire rendimenti “decorosi”. Ma permettimi di lasciare che siano i fatti a parlare.

Per illustrare e documentare quello che sto per dirti ho esaminato per te il fascicolo informativo che deve essere consegnato prima di sottoscrivere l’investimento.

Caratteristiche del Contratto

Yellow Life è un contratto di assicurazione a vita intera. Esso quindi non si estinguerà perché è scaduto il termine, ma per effetto della morte del contraente/beneficiario o per effetto del riscatto. Il rimborso può essere chiesto dopo sei mesi dalla sottoscrizione iniziale.

Il premio iniziale, che corrisponde all’investimento minimo, è di 5.000 €. Grazie all’importo estremamente basso. Chebanca cerca di coinvolgere i piccoli risparmiatori, o gli investitori dotati di capitali più contenuti.

La Composizione del Portafoglio

Come ho detto in precedenza, il prodotto ha una struttura mista. Una parte del premio versato sarà investito nella gestione separata GLIFE PREMIUM; il resto finirà in uno dei due fondi collegati: GTL DEFENSIVE STRATEGY o GTL FACTOR ROTATION STRATEGY.

Il primo dei due fondi ha un profilo di rischio medio basso, mentre il secondo ha un profilo di rischio medio. Entrambi i profili sono definiti attraverso la volatilità del valore della quota.

I Costi del Risparmio Assicurato Chebanca

Una delle regole ferree che l’investitore deve sempre applicare è la conoscenza e la minimizzazione dei costi relativi ai propri investimenti. Da lì non si scappa se vuoi ottenere rendimenti superiori.

Alla luce di ciò andiamo ad esaminare i costi applicati sul contratto Yellow Life.

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Costi Diretti

I costi diretti sono quelli che “vedi”, perché vanno a ridurre il capitale effettivamente investito, che sarà inferiore alla somma versata.

Al momento della sottoscrizione Che Banca tratterrà l‘1,50% della somma versata a titolo di remunerazione iniziale. Se investissi 100.000 € nel prodotto, solo 98.500 € verrebbero impiegati effettivamente.

Tutto sommato questi costi sono “il meno peggio”, sia perché puoi riconoscerli facilmente, sia perché ti colpiscono una sola volta.

Costi Indiretti

Gli oneri indiretti sono più subdoli, sia perché non sono immediatamente visibili sia perché sono ricorrenti. In altre parole continuerai a sostenerli fino a che il contratto sarà attivo, con effetti devastanti sul risultato finale.

I Costi della Gestione Separata

Sui rendimenti della gestione separata viene tolto l‘1,40% l’anno che finisce nelle tasche di altri, ma non le tue. Ecco come cambiano i rendimenti del GLIFE PREMIUM una volta presi in carico gli oneri:

risparmio assicurato che banca - rendimento gestione separata-segretibancari.com

E’ interessante notare come la quota di rendimento “bruciata” dai costi cresce al diminuire del tassi di interesse. In uno scenario di bassi tassi che costringono i gestori del fondo assicurativo a cambiare i bond scaduti con altri meno redditizi, il fenomeno peggiorerà.

I Costi dei Fondi Assicurativi Interni

Il fondo GTL DEFENSIVE STRATEGY ha un costo annuo di gestione pari all’1,80%. Il GTL FACTOR ROTATION STRATEGY costa il 2,15% l’anno.

Non occorre essere degli esperti di finanza per comprendere che con questi numeri ottenere rendimenti elevati da un contratto simile è praticamente impossibile.

Le Opinioni di Segreti Bancari

Personalmente non vedo alcun motivo per cui un investitore consapevole e attento dovrebbe scegliere il risparmio assicurato Chebanca.

Per farla breve: il costo di ingresso dell’1,50% è alto, ma sopportabile. i costi di gestione sono assurdamente elevati, se tieni conto del fatto che ci troviamo in un ambiente di tassi di interesse stabili.

La stessa Che Banca fa notare che il costo medio annuo si aggira intorno al 2% per una suddivisione del premio versato che prevede il 60% di gestione separata e il 40% del fondo più “aggressivo”.

A poco conta l’esenzione dell’imposta di bollo, se a fronte del risparmio di briciole ti vengono sottratti costi irrecuperabili. Io fossi in te stare alla larga da questo investimento.

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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari.

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Mercati Finanziari in Preda al Panico?

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mercati finanziari in preda al panico - segretibancari.com

Venerdì 22 marzo 2019 sui mercati finanziari ci sono stati ribassi diffusi. Dopo tre mesi di salita record lo scenario sembra già compromesso. Hanno forse ragione quelli che credono in un crollo imminente e corrono a sottoscrivere fondi obbligazionari?

I Due Fattori Responsabili del Ribasso

A dire il vero è inutile stabilire a posteriori una relazione di causa – effetto tra l’uscita di dati macroeconomici e andamento dei mercati. Se fosse possibile sarebbe meglio poter fare questi ragionamenti a priori. Tuttavia, dal momento che nessuno ha la capacità di leggere nel futuro, accontentiamoci di interpretare il passato per trarre da esso utili indicazioni sul nostro futuro comportamento.

Il Rallentamento Economico dell’Europa

Senza dubbio i dati macro usciti venerdì 22 marzo 2019 sono responsabili della virata in rosso dei mercati finanziari.

Infatti l’indice PMI tedesco, usato per anticipare il futuro andamento dell’economia più importante della zona Euro è sceso da 47,6 a 44,7, il dato minimo dal 2013.

A ciò si sono aggiunte le parole del numero uno della BCE, Mario Draghi, che ha affermato in una riunione con i Capi di Stato europei, che “i rischi di recessione sono bassi. Tuttavia la debolezza economica si protrae e c’è una incertezza pervasiva“.

Debolezza negli Usa e Curva dei Tassi Invertita

Negli Stati Uniti l’indice manifatturiero si è attestato a 52,50, contro i 53,60 attesi. L’indice dei servizi è pari a 54,8 contro 56 previsto. Il confronto sfavorevole tra le attese ed i dati a consuntivo, seppur buoni, ha generato paura tra gli operatori dei mercati finanziari.

In aggiunta a questo, un altro elemento di preoccupazione riguarda l’inversione della curva dei tassi, con i titoli di Stato a tre mesi che rendono il 2,467% contro il 2,444% del decennale.

Storicamente una inversione della curva dei rendimenti ha significato l’arrivo di una recessione. Condividerò tra poco con te la mia opinione al riguardo.

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I Due Effetti sui Mercati Finanziari

L’arrivo delle notizie economiche deludenti coincide con l’apice di una salita ininterrotta dei mercati durata quasi tre mesi. In considerazione di ciò la reazione dei mercati è stata piuttosto violenta.

Ribassi Generalizzati delle Borse

Il primo effetto dei dati deludenti si è avuto sulle borse. Infatti tutti i principali indici a livello mondiale hanno chiuso in rosso:

  • S&P 500 – 1,55%
  • Cac 40 – 2,03%
  • Dax – 1,61%

Dato che un rallentamento economico globale significherebbe un ribasso degli utili societari, è comprensibile che questa eventualità preoccupi gli operatori.

Rialzo dello Spread e Corsa Verso i Porti Sicuri

In precedenza, ogni ribasso dei mercati azionari si è tradotto in un rialzo dei beni rifugio, in primis dei Bund tedeschi. Vedila come un’applicazione della legge di Walras, secondo cui un eccesso di offerta in un mercato genera un eccesso di domanda in un altro.

Per dirla in breve, il ribasso delle borse ha fatto crescere e quotazioni dei Bund, facendone scendere i rendimenti. Per questa ragione il tasso del decennale tedesco è sceso da + 0,12% a zero in poco tempo, e lo spread con il BTP è salito fino a 250 punti (2,50% su base annua).

L’Opinione di Segreti Bancari

A mio avviso, se il trader di breve periodo fa bene a preoccuparsi, l’investitore di lungo corso ha tre ragioni per dormire sonni tranquilli. A patto, ovviamente, che il portafoglio che ha costruito sia sostenibile, sia a livello economico, sia a livello psicologico.

1 – Le quotazioni delle borse non sono in “ipercomprato”

I rischi di un ribasso forte, che si protrae per anni, si verificano quando il livello di quotazione delle borse è elevato. Oggi non ci troviamo in questa situazione, perché i livelli di quotazione azionaria sono in linea con gli standard di valutazione comunemente accettati, e con le loro medie storiche.

Se ci sarà un ribasso esso dovrebbe comunque venire recuperato in tempi abbastanza ristretti ed essere più ascrivibile a fenomeni di volatilità passeggera, che non ad una crisi finanziaria stile 2008.

2 – L’inversione della curva Usa “dice poco”

La tanto temuta inversione della curva dei tassi non solo è minimale, ma di per sé dice poco. Due delle quattro teorie che ne spiegano l’andamento sono compatibili con la situazione attuale e non chiamano in causa l’arrivo di una recessione.

Prima di tutto una curva con pendenza negativa può semplicemente scontare le attese di tassi di interesse in ribasso, ma non necessariamente di una frenata economica.

Successivamente la teoria della segmentazione dei mercati afferma che ad oggi ci può essere una spiccata preferenza per gli investimenti a breve, il che non ha nulla a che vedere con le attese circa il futuro andamento delle economie.

I mercati hanno corso molto e una pausa è fisiologica, oltre che sana

Per concludere è bene ricordare che da inizio anno i mercati azionari segnano rialzi di oltre il 10%. L’FTSE MIB è in progresso del 17%, l’S&P 500 è in guadagno del 13%, l’MSCI World è cresciuto del 12,07% mentre lo STOXX europeo è salito del 13%.

Se è vero che il futuro è incerto per tutti, è innegabile che un portafoglio ben costruito e coerente con i nostri obiettivi ed il nostro atteggiamento mentale reggerà benissimo anche in questa fase dei mercati finanziari che si annuncia volatile.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari

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Carmignac Patrimoine Analisi Recensione ed Opinioni

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gestione carmignac

Articolo aggiornato il 22 marzo 2019

Carmignac Patrimoine è un fondo bilanciato moderato salito agli onori della cronaca nel 2008. Da allora, tuttavia, le performance sono state deludenti. Ecco cosa è successo.

Carmignac Patromoine: Origine e Decadenza del “Mito”

In principio il Patrimoine era un fondo di nicchia che pochi conoscevano. Fu il 2008 a renderlo famoso, grazie alla sua straordinaria performance. Difatti in quell’anno riuscì a realizzare ben lo 0,01%.

A dire la verità sembrerebbe una presa in giro, ma non lo è. Nell’anno horribilis della grande crisi i fondi bilanciati perdettero, in media, il 30%, pressappoco. Avere avuto in portafoglio un fondo capace di preservare il valore del capitale investito sembrava un sogno. Destinato ad infrangersi sia a causa di errori gestionali sia per colpa della enorme dimensione che il fondo ha raggiunto (13.633 milioni di euro).

Analisi del Fondo Patrimoine

Tra i prodotti di Carmignac Gestion il Patrimoine è senza dubbio uno dei fondi più popolari. Esso si propone come un prodotto a gestione attiva, ma a causa di eccessiva prudenza (e del timore di perdere le masse gestite a causa di rendimenti negativi), il fondo ha deluso le aspettative.

Il Portafoglio di Carmignac Patrimoine

A febbraio 2019 il Patrimoine risulta investito in azioni per il 40%, in obbligazioni per il 30% e in liquidità per il 30%.

La gran parte del portafoglio azionario è concentrato sui mercati sviluppati, mentre i Paesi Emergenti rappresentano una quota residuale.

A livello settoriale notiamo una grande prevalenza del settore della salute (che pesa per il 20% della componente azionaria), seguito da beni voluttuari (16,96%) e da servizi di comunicazione (16,52%).

La quota obbligazionaria è concentrata su bond in euro con una durata media di 2 anni circa.

Da una prima analisi del fondo emerge come il portafoglio sia improntato ad una gestione decisamente prudente, probabilmente impostata secondo l’ipotesi che il mercato crollasse, come è accaduto a fine 2018.

I Rendimenti del Carmignac Patrimoine A

Il grafico che segue mostra i rendimenti del prodotto Carmignac (in azzurro) paragonati con quelli della categoria di appartenenza (in blu).

rendimenti e performance di Carmignac patrimoine A

Per di più i dati confermano quello che abbiamo ipotizzato: Patrimoine è un fondo troppo prudente. Ma i timori dei gestori relativi a crolli drammatici non verificatisi, lo hanno penalizzato duramente dal punto di vista delle performance.

Inoltre la situazione peggiora se confrontiamo le performance del prodotto con quelle di un portafoglio composto da due ETF, uno azionario globale per il 30% ed uno obbligazionario Euro per il 70%.

carmingac patrimoine confronto performance-segretibancari.com

L’andamento deludente della quotazione del Patrimoine (linea azzurra) emerge in tutta la sua forza.

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I Rischi

Una delle obiezioni che potresti pormi riguarda i rischi. “Il confronto che hai fatto non regge“, potresti dirmi. D’altra parte, potresti obiettare, un portafoglio composto per il 30% di azioni è più rischioso di un fondo gestito attivamente.

Al contrario il portafoglio si è dimostrato meno rischioso del fondo. Infatti negli ultimi cinque anni la volatilità del fondo è stata del 6,74% contro il 4,70% del portafoglio.

La gestione attiva realizzata da Carmignac quindi non sembra essere stata efficace. Resta da capire perché.

L’Analisi di Efficienza

Grazie all’utilizzo di un metodo testato e potente siamo ora in grado di fare l’analisi ai raggi X del Carmignac Patrimoine, indagando a fondo le ragioni della sua scarsa redditività.

Per prima cosa notiamo come il rendimento non sia stato soddisfacente in relazione al rischio corso. L’information ratio negativo a uno, tre e cinque anni dimostra numericamente quanto detto.

La ragione della sotto performance del gestore ha due radici:

  • l’eccessiva prudenza, mostrata in modo particolare durante i momenti “sbagliati”
  • la scorretta selezione dei titoli inseriti in portafoglio.

Le Opinioni di Segreti Bancari

In tutta onestà io non sottoscriverei il fondo Patrimoine. Credo che il prodotto sia vittima della “sindrome da crescita“. Esso è stato gestito bene in passato, e grazie a ciò è riuscito ad attirare masse enormi di soldi.

Se consideri che la commissione annua di gestione è pari all’1,35% ti rendi conto di come il fondo renda alla società che lo gestisce 184 milioni l’anno.

L’obiettivo a questo punto non è quello di massimizzare il rendimento per gli investitori, quanto, piuttosto, non deluderli troppo in modo che restino. Sfruttando la tendenza psicologica delle persone a mantenere lo status quo.

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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari

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ETF Canada: i Migliori ETF per Investire in Canada

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i migliori etf per investire in canda

Investire in Canada con gli ETF è un buon modo per beneficiare delle performance di un Paese solido, il cui andamento è scollegato a quello dell’Europa. Ecco i migliori ETF da prendere in considerazione.

Perché Investire nelle Azioni Canadesi?

Investire in Canada significa prendere parte ad una delle economie più forti del mondo. Per prima cosa, con un PIL pari a 1.400 miliardi di dollari, il Canada è uno dei 12 Paesi più ricchi al mondo. Oltre a questo il tenore di vita degli abitanti è decisamente alto, superiore a quello dei vicini Stati Uniti.

L’economia del Canada è guidata dai servizi, in modo particolare da finanza, turismo e commercio, mentre l’agricoltura si avvale di tecniche e strumenti evoluti.

Per quanto riguarda la borsa, il mercato azionario canadese presenta valutazioni attraenti. Il rapporto Prezzo/Utili dell’indice TSX Composite è fermo al 16,90, inferiore al 20,40 dello S&P 500.

I Quattro Migliori ETF Canada in cui Investire

Come investire in Canada? Una prima strada potrebbe essere quella dei fondi di investimento, ma la scarterei a priori. Come sai essi sono poco performanti, comportano il rischio gestore a causa della “delega insalubre” e sono troppo costosi.

Grazie agli ETF che ora esaminerò per te potrai replicare l’indice MSCI Canada in modo economico, trasparente e semplice.

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iShares MSCI Canada – ISIN IE00B52SF786

L’ETF di IShares è ad accumulazione, a replica fisica e costa lo 0,48% l’anno. Esso investe in 91 azioni di società canadesi e l’indice sottostante è così composto:

  • finanza: 38,52%
  • energia: 20,67%
  • materiali: 10,18%

Come puoi notare la composizione dell’indice riflette con precisione lo “spaccato” dell’economia canadese nei termini in cui l’abbiamo descritta sopra.

Lyxor MSCI Canada – ISIN LU0496786731

Per contrasto, il prodotto Lyxor costa lo 0,40% è a replica sintetica e paga i dividendi con cadenza annuale.

In considerazione del fatto che l’indice replicato è lo stesso, l’MSCI Canada, non ci soffermeremo sullo studio del sottostante.

Xtrackers MSCI Canada – ISIN LU0476289540

L’ETF di DB è il meno caro tra tutti. Infatti il costo annuo di gestione è di appena lo 0,35%.

Possiamo considerare il prodotto come una “via di mezzo” tra gli altri due precedenti. Esso, difatti, è a replica sintetica (come il Lyxor) e reinveste i dividendi (come l’IShares).

Ubs Msci Canada Ucits Etf Eur Hedged Acc – ISIN LU1130155606

Al contrario degli ETF precedenti, che comportano l’assunzione del rischio di cambio, il prodotto di UBS è di tipo “hedged“.

A fronte di un costo annuo di gestione più alto (0,43%), una liquidità inferiore e ulteriori oneri per la copertura valutaria, esso permette di eliminare la variabile “cambio” dall’investimento.

Peraltro l’ETF è a replica fisica e reinveste i proventi.

Il Miglior ETF Canada Secondo Segreti Bancari

Fermo restando che, a mio avviso, è sempre meglio muoversi tra ETF azionari senza copertura dal rischio di cambio, il miglior ETF Canada è l’IShares.

Sono arrivato a questa conclusione usando un metodo di scelta degli ETF che ho elaborato nel corso del tempo, e che tiene conto di diversi fattori

Al secondo posto troviamo l’Xtrackers, seguito da Lyxor. Al contrario UBS si dimostra come l’ETF più costoso, e quindi non idoneo per investire in azioni del Canada in modo redditizio.

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Giacomo Saver – Segretibancari.com

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Carmignac Securite: Tutto Ciò che Devi Sapere

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carmignac securite

Il fondo Carmignac Securite è famoso quanto il suo “cugino” Patrimoine. Ed è apprezzato soprattutto per il fatto che investe in obbligazioni, ma i costi eccessivi – ancora una volta – ne affossano i rendimenti.

Le Caratteristiche del Securite

Carmignac Sécurité è un fondo obbligazionario specializzato in bond a breve scadenza e limitato rischio emittente.

Per fartela breve esso investe in obbligazioni dell’area euro con durata finanziaria modificata (volatilità) compresa tra – 3 e + 4 anni. La ragione per cui la durata può essere negativa sta nel fatto che il gestore del fondo può usare delle strategie evolute di manipolazione della stessa con i derivati.

In aggiunta a ciò nel portafoglio del fondo rientrano solo bond con rating non inferiore all’investment grade. Grazie a questa scelta la volatilità del portafoglio è contenuta e il rischio emittente praticamente azzerato.

Investire nel fondo comune di investimento Carmignac Sécurité permette di ottenere un guadagno modesto dai propri soldi, evitando di correre rischi. Occorre ora scoprire se sia conveniente che un investitore con queste caratteristiche lo acquisti o se, ancor auna volta, esistono delle soluzioni migliori.

Il Portafoglio del Fondo Securite

A marzo 2019 la durata media del portafoglio è di 2,43 anni. Un valore basso ma non eccessivamente contenuto. Infatti esso rappresenta un valore che permette di beneficiare di tassi di interesse non troppo poveri, senza per questo correre rischi legati alle lunghe durate.

Per quanto riguarda i titoli più importanti del portafoglio, al primo posto troviamo la Spagna con i suoi titoli di Stato con scadenza 2021. Seguono VolksWagen e Grecia.

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In aggiunta a ciò sappi che il settore più importante è la finanza, che pesa per il 36,26%. Seguono i beni voluttuari con il 22,41% e il settore della salute con il 12% circa.

I tre quarti del patrimonio sono investiti in obbligazioni a tasso fisso, mentre i bond a tasso variabile rappresentano solo il 12,64% del totale.

Inoltre nel portafoglio del fondo ci sono circa 350 titoli, il che garantisce un’ottima diversificazione.

I Rendimenti del Fondo Obbligazionario Carmignac

I rendimenti di Securite non sono esaltanti. Come puoi vedere dal grafico qui sotto, a parte il 2016, il guadagno del fondo è stato sempre inferiore al 2% annuo.

carmignac securite grafico rendimenti

La gestione professionale serve davvero? Se facciamo un paragone tra l’andamento grafico del Securite e quello dell’ETF iShares EURCorp Bond 1-5yr:

andamento grafico carmignac securite

Negli ultimi cinque anni l’ETF avrebbe reso di più con una volatilità simile. Ecco i dati di sintesi:

  • rendimento annuo lordo: 0,29% per il Carmignac – 0,47% per l’ETF
  • volatilità: 1,37% per il Securite – 1,39% per l’ETF.

Su periodi più lunghi il Securite risulta più performante. Va detto però che nel confronto non si è tenuto conto del fatto che l’ETF ha pagato dividendi, e che gli stessi non sono stati considerati nel calcolo delle performance.

Facendo un’analisi approfondita dei rendimenti emerge come l’andamento del Securite sia più correlato con un indice obbligazionario high yield che non con il benchmark del fondo.

Sebbene questo non sia un elemento sfavorevole, in quanto tale, è tuttavia un piccolo campanello di allarme che si attiva.

I Costi del Fondo Carmignac

Securite ha un costo di gestione annuo dello 0,85%. Anche se in passato tale valore era piuttosto basso, con i rendimenti di oggi si tratta di un onere difficile da reggere. Soprattutto se pensi che parliamo di un prodotto obbligazionario.

La commissione di ingresso può arrivare all’1%, ma è scontabile (o addirittura azzerabile) a discrezione del collocatore.

Le Opinioni di Segreti Bancari

Non vediamo motivi particolari per cui un investitore dovrebbe sottoscrivere Carmignac Sécurité. Un’alternativa al fondo potrebbe essere una strategia di investimento di questo tipo:

  • acquisto dell’ETF iShares di cui ti ho parlato poco sopra
  • acquisto, in aggiunta, dei primi 3 o 4 titoli che compongono il portafoglio di Sécurité.

In questo modo combinerai la diversificazione ottenibile dal fondo con l’ETF e inoltre aumenterai la performance grazie ai titoli più “importanti” che compongono il fondo.

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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari

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Obbligazioni Banca IMI in Dollari Emissione 2019: Tre Cose da Sapere

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obbligazioni banca imi in dollari usa

Banca IMI ha emesso due nuove obbligazioni in Dollari Usa con scadenza 2029 e 2023. Una è a tasso misto, l’altra a cedola crescente. Ma non tutto è così chiaro come dovrebbe essere.

Banca IMI Collezione Tasso Misto Dollaro Usa

Il primo titolo che esaminiamo è un’obbligazione con scadenza 2029. Si tratta di un titolo Senior, con una struttura “tasso fisso più variabile“.

La struttura del tasso fisso, cui segue la remunerazione variabile, piace molto agli investitori. Infatti essi potranno ottenere un rendimento costante per i primi anni, per poi passare alla remunerazione variabile quando i tassi saliranno.

Caratteristiche del Titolo

  • ISIN: XS1963242752
  • Taglio minimo: 2.000 $
  • Cedola annua: pari al 5,70% per i primi 4 anni. Poi LIBOR Usd 3 mesi con minimo 3% massimo 5,70%
  • Scadenza: 20/3/2029
  • Periodicità della cedola: annuale

Il Rendimento di Banca IMI Tasso Misto

In aggiunta a quanto visto, la tabella che segue mostra i rendimenti lordi minimi e massimi ottenibili dal titolo:

rendimento obbligazione banca imi tasso misto in dollari

Per farla breve, la tabella si legge così: il REL è il rendimento annuo lordo, il REN è il rendimento annuo netto. Entrambi sono calcolati nell’ipotesi che dal quinto anno in poi la cedola si situi in corrispondenza del minimo (3%) e del massimo (5.70%).

Il Parere di Segreti Bancari

A nostro avviso l’obbligazione non è conveniente. Per illustrare il concetto basti dire che il differenziale di guadagno rispetto ad un BTP di pari scadenza è pari all’1,03% dal minimo e al 2,16% dal massimo.

Tenuto conto anche delle tre cose che ti dirò dopo aver analizzato il secondo titolo, noi non investiremmo nel bond Banca Imi, che infatti non troverai in nessuno dei nostri portafogli dell’Investment Club.

Banca IMI Collezione Cedola Crescente Dollaro Usa

In alternativa al titolo precedente, puoi sottoscrivere il bond cedola crescente. La differenza sta nel fatto che il rendimento è predeterminato ed è fisso, ma la cedola è crescente.

In altre parole, mentre la prima obbligazione offre una struttura mista, la seconda prevede una cedola crescente. Facendo una media, se la tieni fino alla fine, è possibile determinare con precisione quale sarà il guadagno.

Caratteristiche del Titolo

  • ISIN: XS1963241606
  • Taglio minimo: 2.000 $
  • Cedola annua: pari al 3% per il primo anno, 3,30% per il secondo, 3,50% per il terzo e 4% per il quarto anno
  • Scadenza: 20/3/2023
  • Periodicità della cedola: annuale

Il Rendimento di Banca IMI Tasso Misto

La tabella che segue mostra i rendimenti lordi e netti del titolo:

rendimento obbligazione banca imi cedola crescente in dollari

Il rendimento è una media, e tiene conto della intera evoluzione della struttura cedolare del titolo.

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Il Parere di Segreti Bancari

A nostro modo di vedere il titolo non va comprato. In particolare l’obbligazione presenta un moderato extra guadagno rispetto al BTP, che non giustifica i maggiori rischi.

A titolo di esempio, il BTP 2023 rende l’1,15%. Ciò implica un differenziale di 1,42% su base annua.

Sebbene il secondo bond IMI sia a mio avviso da preferire rispetto al primo, in tutta onestà non comprerei né l’uno né l’altro.

Tre cose da Sapere sulle Nuove Obbligazioni Banca IMI

Dopo aver analizzato i singoli strumenti, vediamo ora tre elementi di rischio che accomunano gli stessi. Alla luce di ciò il nostro consiglio di evitare di investire in questi bond risulterà rafforzato.

Tassazione e Liquidità Sfavorevoli

Anche se i tassi di rendimento netto tengono già conto della imposizione fiscale, le obbligazioni di Banca IMI sono soggette ad un’aliquota fiscale sfavorevole rispetto ai titoli di Stato.

Il fatto che i bond rendano di più di un BTP deriva dal fatto che sono emessi in dollari Usa, la cui struttura dei tassi è più elevata di quella Euro. Un confronto con un Treasury fiscalmente meno tartassato offrirebbe forse risultati diversi.

Dal momento che le obbligazioni sono titoli privati, essi saranno meno liquidi di un bond governativo. Ciò potrebbe rappresentare un problema se dovessi vendere i titoli prima della scadenza, perché potresti trovarti di fronte prezzi penalizzanti.

Senior Unsecured

Entrambe le obbligazioni sono titoli senior, quindi non siamo di fronte ad obbligazioni subordinate. Tuttavia la mancanza di garanzie reali può essere un problema, nel senso che le rende meno sicure di un titolo senior standard.

Tasso Comunque Incerto

I rendimenti che ti ho mostrato sono sì netti, ma in dollari. In seguito a ciò qualora il tasso di cambio tra Euro e Dollaro dovesse crescere, saresti penalizzato.

A causa del modesto differenziale tra il rendimento delle obbligazioni e quello dei BTP, una piccola svalutazione del dollaro ti trasformerebbe un investimento in utile in uno in perdita.

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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari

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Investire a Londra: i Migliori ETF per Clonare l’Indice FTSE 100

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migliori ETF per investire nel FTSE 100 di londra

La borsa di Londra rappresenta un’opportunità interessante di investimento. Ecco una selezione dei migliori ETF per investire nell’indice FTSE 100, beneficiando così dell’andamento del mercato azionario del Regno Unito.

Perché Investire nel Listino Azionario di Londra?

La piazza londinese è da tempo uno dei mercati finanziari più evoluti e sviluppati al mondo. Grazie all’uscita dall’Unione Europea (Brexit), il mercato azionario del Regno Unito potrebbe crescere grazie ad una ritrovata competitività indotta dalla svalutazione della Sterlina.

I Migliori ETF per Investire nel Regno Unito

Lyxor FTSE 100 – LU1650492173

L’ETF clona l’indice FTSE 100 attraverso la modalità sintetica. Il costo annuo è solo dello 0,15%, il prodotto è ad accumulazione dei proventi. L’ETF è negoziato presso Borsa Italiana in Euro, ma espone l’investitore al rischio di cambio nei confronti della Sterlina.

Vanguard FTSE 100 – IE00B810Q511

Con un costo annuo dello 0,09% l’ETF Vanguard appare come uno degli ETF più economici. La modalità di replica è fisica, mentre la distribuzione dei dividendi è trimestrale.

In aggiunta a ciò occorre rilevare la recente storia del prodotto. Sebbene Vanguard sia una garanzia, in considerazione dell’importanza che la società ha nel panorama globale, l’ETF in Italia è presente da poco e non è possibile fare un’analisi del volume scambiato.

L’investimento comporta la sopportazione del rischio di cambio.

iShares Core FTSE 100 – IE0005042456

Grazie ad un costo annuo di gestione dello 0,07%, il prodotto di casa iShares è quello che ha il costo annuo di gestione inferiore. La modalità di replica è fisica, ma il prodotto non è fiscalmente efficiente a causa della distribuzione trimestrale dei dividendi.

Oltre a ciò l’acquisto dell’ETF comporta l’assoggettamento al rischio di cambio.

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Dove Investono gli ETF: Analisi dell’Indice FTSE 100

In considerazione al fatto che tutti gli ETF hanno come sottostante il medesimo indice, vediamo ora come è composto l’FTSE 100 della borsa di Londra.

Con riferimento ai fondamentali il mercato azionario britannico appare decisamente a buon mercato. Infatti il rapporto Price /Earning, o presso utili, è pari solo a 15,47 inferiore alla media storica di 16,59.

A livello settoriale la finanza rappresenta il 20% del totale, seguito dall’energia che pesa per il 17% e dai generi di largo consumo che coprono il 16% del totale.

Il titolo più importante è un bancario: HSBC Holdings che pesa per il 6,86%. Segue British Petroleum con il 5,95% tallonata a sua volta da Royal Dutch Shell che conta per il 5,78%.

A causa della componente energetica e finanziaria che “dominano” l’indice, l’FTSE 100 appare soggetto all’andamento della congiuntura economica. Pertanto esso performerà bene durante le fasi di espansione del ciclo economico e meno bene durante le fasi di recessione.

L’Opinione di Segreti Bancari

Scegliere il miglior ETF per investire nel FTSE 100 non è semplice. Da un lato il Lyxor è da preferirsi, grazie al fatto che si tratta di un prodotto a capitalizzazione.

Oltre a questo iShares e Vanguard presentano costi inferiori, ma a causa del pagamento dei dividendi sono fiscalmente inefficienti e, nel lungo andare, il mancato reinvestimento dei proventi potrebbe risultare penalizzante.

Un modo per uscire dall’impasse potrebbe essere quello di investire in un ETF che clona l’indice MSCI Europe. Grazie al fatto che il Regno Unito rappresenta il 30% circa del totale, i due strumenti avranno un andamento piuttosto correlato.

Per illustrare il concetto ti mostro un grafico che compara l’andamento dell’ETF Lyxor FTSE 100 (linea azzurra) con l’Amundi sul MSCI Europe (linea blu). Entrambi i prodotti sono ad accumulazione.

etf ftse100 vs msci europe

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Giacomo Saver -CEO Segreti Bancari

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Investire nella Digitalizzazione con l’ETF iShares Digitalisation

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investire nel digitale

Stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione industriale basata sulla digitalizzazione dell’economia mondiale. Se vuoi trarre vantaggio da questo trend in atto, c’è un ETF iShares che fa per te e che analizzerò in questo articolo.

Cosa Significa Digitalizzazione dell’Economia?

Da anni è in atto un processo di integrazione delle tecnologie digitali nei processi produttivi e nella vita di tutti i giorni. L‘economia della condivisione ha permesso, infatti, di disporre di una serie di informazioni world wide attraverso software sempre più facili da usare.

La sharing economy, ad esempio, ha modificato radicalmente modelli di business esistenti. Per illustrare il concetto pensa a come Whats’up ha decretato la fine della fortuna degli SMS, o come Youtube e Netflix hanno cambiato il modo di guardare la televisione e fruire dei suoi contenuti.

L’automazione industriale, nota come industria 4.0, porterà grandi innovazioni sia nel sistema produttivo sia nella vita dei cittadini. Per queste ragioni la domanda sorge spontanea: “come trarre beneficio dalla nuova economia digitale“?

L’Indice Istoxx Factset Digitalisation Index

Esiste un indice che racchiude alcune delle più importanti società coinvolte nella digitalizzazione dell’economia. Il suo nome è Istoxx Factset Digitalisation Index ed è composto da aziende già presenti nel più ampio STOXX Global Total Market index che posseggano, però, queste caratteristiche:

  • il 50% minimo dei ricavi deve derivare dalla vendita di prodotti o servizi legati al mondo digitale, tanto nei Paesi Sviluppati quanto in quelli Emergenti;
  • il volume medio scambiato nei tre mesi precedenti deve essere almeno pari a un milione di Euro;
  • il flottante, ossia la parte del capitale sociale non immobilizzato nelle tasche degli azionisti, deve essere pari ad almeno 200 milioni di Euro;
  • le azioni che compongono l’indice sono almeno 80.

ETF iShares Digitalisation – IE00BYZK4883

Grazie ad un patrimonio di 459.771.397 Dollari Usa, l’ETF di casa iShares è decisamente ben patrimonializzato. Peraltro esso ha una storia tutto sommato recente, grazie al fatto che è stato lanciato sul mercato l’8 settembre del 2016. Ma analizziamo a fondo questo prodotto.

La Composizione del Portafoglio

Sebbene sia un ETF a replica fisica con campionamento, al 5 aprile 2019 il portafoglio contava 109 azioni diverse. Questi sono i titoli più importanti (tra parentesi il peso che essi hanno nell’indice):

  • AFTERPAY TOUCH GROUP LTD (2,53%)
  • LINX SA (1,93%)
  • B2W COMPANHIA DIGITAL (1,65%)
  • MERCADOLIBRE INC (1,59%)
  • EURONET WORLDWIDE INC (1,53%)

Come puoi notare l’indice è molto ben diversificato perché i primi cinque titoli che lo compongono rappresentano solo il 7,70% del totale.

Il Paese più importante sono gli Stati Uniti, che coprono il 49,15% dell’indice. Seguono il Giappone con il 12,02% e l’Australia con il 7,25%.

L’ETF è ad accumulazione dei proventi, ovvero non distribuisce i dividendi incassati ma li reinveste automaticamente. Il costo annuo di gestione è dello 0,40%.

Il Rendimento dell’ETF iShares Digitalisation

Le performance del prodotto sono state davvero eccezionali, ad esclusione del 2016 in cui è nato, e del 2018, anno negativo per tutti:

  • 2016 (dal 3 novembre): +2,43%
  • 2017: +12,43%
  • 2018: – 1,04%
  • 2019 (da gennaio al 5 aprile): +23,97%

E’ proprio l’accelerazione dei rendimenti negli ultimi mesi ad aver attirato l’attenzione degli investitori su questo prodotto. Il grafico che segue mostra l’andamento della quotazione dell’ETF. Puoi notare, sulla destra, l’impennata delle quotazioni nell’ultimo periodo:

ishares digitalisation - andamento grafico

Il Rischio dell’ETF

Da quando sono disponibili i dati relativi alla quotazione su Borsaitaliana, è possibile ottenere questi parametri:

  • volatilità: 13,62%
  • massima caduta da un max precedente (drawdown): 18,84%.

Da questa analisi emerge quindi che l’ETF Digitalization presenta oscillazioni in linea con ampi indici azionari mondiali. Tuttavia esso risente della grande esposizione al mercato Usa e del suo positivo andamento negli ultimi anni.

In aggiunta a ciò non dimenticare il rischio cambio. Dato che i titoli che compongono il portafoglio sono quasi tutti esterni all’area euro, l’andamento della quotazione sarà influenzato da parecchi tassi di cambio.

L’Opinione di Segreti bancari

Occorre sempre distinguere tra le prospettive di un mercato/settore e quello delle aziende che vi operano. Se nel breve periodo il trend è decisamente positivo, le società che compongono il portafoglio sono un po’ sopravvalutate.

Il rapporto Prezzo/Utili del portafoglio è pari a 27,70, un valore un tantino elevato. Il rapporto tra prezzo e mezzi propri supera le 3 unità. A causa di ciò l’ETF potrebbe subire un ribasso in seguito ad una correzione che colpisse i mercati azionari.

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Puoi investire in questo ETF una parte piccola del tuo capitale, diciamo tra il 3% e il 5% a seconda delle tue disponibilità, sottraendo questa quota alla porzione che hai scelto di investire in azioni sulla base del tuo piano strategico di lungo periodo.

Grazie a ciò se l’ETF crescerà ti aiuterà a migliorare le performance complessive grazie alla sua “esplosività”, mentre i danni saranno limitati in caso di discesa tagliente.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari

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Fondo Bilanciato Janus Henderson Balanced: Opinioni, Analisi e Recensioni

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janus balanced fund opinioni e analisi - segretibancari.com

Janus balanced è un fondo bilanciato che vanta una gestione attiva dinamica, 25 anni di storia e persistenza nel primo percentile. Sarà vera gloria?

Janus Henderson Investor

Prima di passare all’esame del fondo bilanciato Henderson, al quale dedico questo articolo, è bene spendere due parole sulla società che lo gestisce.

Janus Henderson Investors è una società di gestione fondi con alle spalle una storia discretamente lunga. Infatti, una delle pubblicità che trovi in giro afferma che essa vanta 25 anni di asset allocation dinamica.

Con oltre 287 miliardi di Euro di masse amministrate e oltre 2000 dipendenti in tutto il mondo, la società è senza dubbio un protagonista del mondo del risparmio gestito.

In aggiunta, l’esperienza media dei gestori dei loro fondi supera i venti anni. Il che è sicuramente un bene perché in finanza, come nel resto, l’esperienza conta.

Caratteristiche del Fondo Janus Henderson Balanced

Secondo Morningstar il fondo si classifica come bilanciato moderato. In altre parole esso può investire in azioni una quota variabile tra un minimo del 40% ed un massimo del 60%. Un annuncio pubblicitario comparso sul Sole 24 ore, invece, afferma che la quota azionaria può oscillare tra il 35% ed il 65%.

Sebbene ci sia questa discrepanza tra i dati, essa è minima e non merita ulteriori approfondimenti.

Ciò che devi sapere, invece, è che il mercato di riferimento è quello statunitense. Ciò ha due conseguenze:

  • l’investimento nel fondo comporta il rischio di cambio tra Euro e Dollaro
  • la performance del prodotto risente dell’andamento dei mercati finanziari Usa.

Il Portafoglio di Janus Henderson Balanced Fund

In aggiunta a quanto detto, esaminiamo lo stile di gestione del fondo e la composizione del suo portafoglio. La parte azionaria è impiegata in società a larga capitalizzazione, senza particolare riguardo a fattori di tipo fondamentale come, ad esempio, il rapporto prezzo/utili

Invece la quota obbligazionaria è concentrata su bond con media qualità e scadenza media. A causa di ciò la sensibilità del portafoglio obbligazionario alle variazioni dei tassi di interesse è “media”.

Grazie ad un indice prezzo/utili pari a 16 – a gennaio 2019 – il portafoglio di azioni non è particolarmente caro. Ciò è senza dubbio un fattore positivo per chi desidera investire nel prodotto. Altrettanto non può dirsi, purtroppo, per l’indicatore prezzo/valore contabile. Con un valore di 3 da questo punto di vista il portafoglio risulta essere un po’ caro.

La parte obbligazionaria risulta investita secondo un approccio volto ad ottimizzarne la redditività senza accollarsi troppo rischio. Grazie alla presenza di bond con scadenza breve, insieme con titoli dalla durata molto lunga, il portafoglio risulta essere particolarmente “convesso” e quindi efficiente.

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I Rendimenti di Janus Balanced

Cosa possiamo dire delle performance passate del fondo Henderson? La tabella che segue, presa da Morningstar, mostra i rendimenti del fondo a partire dal 2012:

janus balanced fund performance rendimenti

Come puoi vedere sebbene i rendimenti in assoluto siano buoni, essi presentano una alternanza nei confronti del benchmark del fondo. A volte il gestore è riuscito a fare meglio, altre volte decisamente no. Va però detto che il benchmark comprende un indice azionario globale, mentre la politica di investimento del gestore è concentrata sul listino americano.

L’Analisi delle Performance

Come ulteriore approfondimento, andiamo ad indagare sulle modalità con cui il gestore ha ottenuto i risultati passati. Tieni presente, infatti, che le leve che il gestore può manovrare per ottenere rendimenti superiori sono essenzialmente due:

  • l’aggressività rispetto al mercato, ottenuta amplificando o deamplificandone le oscillazioni;
  • la scelta dei titoli migliori (stock picking).

Janus balanced ha usato entrambe queste leve. Il gestore non ha accresciuto di troppo l’aggressività del fondo, ma non ha nemmeno mostrato doti particolari di stock picking.

Oltre a ciò l’andamento del fondo risulta essere più correlato con l’indice azionario Russel 1000 che non con il benchmark del fondo stesso. Ciò significa che il gestore ha correttamente sfruttato il momento positivo per il mercato azionario. Sarà altrettanto bravo quando le cose andranno male?

I Costi del Fondo Bilanciato Henderson

Sottoscrivere il fondo può costarti fino ad un 5% di costo di ingresso. Tieni però presente che questa commissione può essere scontata o perfino azzerata a discrezione del collocatore.

Al contrario la commissione di gestione dell’1,92% annua non può essere ridotta, e questo rappresenta un freno alla crescita del fondo. A mio modo di vedere un costo del 2% l’anno è eccessivo per un prodotto bilanciato. I costi rischiano di drenare parecchia performance che, senza di essi, resterebbe nelle tue tasche.

L’Opinione di Segreti Bancari

L’esame di un importante indicatore di efficienza mostra che il Janus balanced è stato ben gestito nel complesso. In fondo, ha saputo offrire mediamente rendimenti corretti per il rischio positivi.

Negli ultimi 10 anni il rendimento medio composto è stato di oltre il 10% , mentre la volatilità di appena il 9%.

Noi non correremmo a sottoscrivere il prodotto sia a causa dei costi sia dei lati oscuri di cui ti ho parlato. Tuttavia se hai questo fondo in portafoglio non correre a venderlo ma tienilo. Potrebbe riservare ancora buone sorprese.

Se sei interessato a migliorare la tua conoscenza in ambito finanziario per sapere come investire, continua la tua formazione con il video corso gratuito A Scuola di Investimenti.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari

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ETF Litio: Una Nuova Opportunità di Investimento

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investire in litio

Investire nel litio per beneficiare dello sviluppo delle batterie destinate, tra l’altro, ad alimentare auto elettriche è possibile, grazie agli ETF.

Perché Investire nel Litio?

Il litio è un metallo versatile, che può essere usato per scopi diversi. A titolo di esempio è utile citare la medicina (dove è impiegato per stabilizzare l’umore), l’industria bellica ed aerospaziale (è usato, infatti, come combustibile per i razzi).

Oltre a ciò il litio è impiegato nella creazione di batterie per l’immagazzinamento dell’energia elettrica. Non solo del tuo smartphone o tablet, ma anche degli accumulatori per l’energia prodotta con il fotovoltaico e per l’alimentazione delle auto elettriche.

Queste ultime dovranno disporre di batterie potenti, capaci cioè di immagazzinare energia sufficiente ad alimentare il motore per centinaia di chilometri.

Si stima che il tasso di crescita delle batterie al litio si attesterà sopra il 40% annuo per i prossimi anni. Nel 2015 il consumo di litio derivante dalla produzione di automobili è stato 15.000 tonnellate e nel 2025 viene stimato a quota 136.000 tonnellate, per far fronte alla richiesta di una maggior energia pulita.

I Rischi dell’Investimento in Litio

Prima di vedere i migliori ETF per investire nel litio, permettimi di mettere in chiaro i rischi che corri se sceglierai di comprarli.

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Il Lithium Price Index è cresciuto del 28% da inizio 2017, del 132% da inizio 2016 e del 207% da inizio 2015 (dati al 30/11/2017). Come tutte le salite repentine ed improvvise, un ribasso che riporti i prezzi su valori più ragionevoli è sempre possibile.

Uno degli ETF che vedremo ha perso il 17% dal suo lancio (23 gennaio 2018) ad aprile 2019, mostrando una grande volatilità. L’investimento inoltre ha un punteggio di rischio di 6 su 7. Ciò ti mostra come acquistare un ETF litio sia decisamente rischioso, sia nel bene sia nel male.

I Due Migliori ETF per Investire in Litio

Hai due possibilità, se vuoi comprare azioni litio attraverso gli ETF. In aggiunta sappi che non è possibile – al momento attuale – investire direttamente nel sottostante a differenza con quanto accade con altre commodities.

Global X Lithium & Battery Tech – US37954Y8553

Si tratta di un ETF lanciato nel 2010, quotato negli Usa e pertanto non armonizzato. Esso investe in azioni di società attive nell’estrazione, nella lavorazione del litio e nella produzione di batterie. Esso replica l’indice Solactive Global Lithium e presenta un costo annuo dello 0.75%.

Sebbene l’ETF appaia a prima vista diversificato, esso è molto concentrato per ciò che riguarda l’investimento in titoli. I primi tre titoli che compongono il portafoglio coprono il 40% dell’indice.

Ecco, in sintesi, i principali titoli azionari con indicazione, tra parentesi, del peso sul totale:

  • Albemarle (18%)
  • FMC Corp (17%)
  • Sociedad Quimica y Minera (7%)

L&G Battery Value-Chain – IE00BF0M2Z96

A differenza del precedente, questo ETF è quotato su Borsa italiana ed è armonizzato. Puoi quindi comprarlo senza la preoccupazione di dichiarare nulla sul Modello Unico o 730.

L’Indice clonato, Solactive Battery Value-Chain Index Net TR, mira a replicare la performance di un paniere di azioni di fornitori di tecnologie di immagazzinaggio energetico elettrochimico e società di estrazione mineraria che producono metalli utilizzati per la produzione di batterie.

Le prime dieci azioni rappresentano il 40% circa dell’indice. Ecco i primi titoli con indicazione del peso percentuale:

  • General Electric (4,40%)
  • LG Chem (4,30%)
  • Hitachi Chemical (4,20%)

Con riferimento alle valute, l’ETF risulta parecchio concentrato, con lo Yen che pesa per il 42,70% ed il Dollaro Usa per il 25%. Seguono il Won Sudcoreano con l’11,70% e l’Euro con il 10,50%

Il costo annuo di gestione è pari allo 0,75, uguale all’ETF precedente.

Un Confronto

Il grafico che segue mostra l’andamento comparato dei due ETF.

etf litio

Come puoi vedere l’andamento è piuttosto simile. Nell’ultimo anno il Value Battery Chain si è mostrato meno volatile del Global X Lithium. La deviazione standard dei rendimenti è stata del 14,89% contro il 19,32%.

Il rendimento, in Euro, del Value Battery è stato di 1,34% contro -1,39% del global.

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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari

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I Migliori ETF per Investire nell’Indice NASDAQ Americano

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Come Investire nel NASDAQ USA - Segretibancari.com

Articolo aggiornato l’11 aprile 2019

Gli indici NASDAQ hanno guadagnato il 20% da gennaio ad aprile 2019. Una performance che attira l’attenzione degli investitori che desiderano approfittare del buon stato di salute dell’high tech. Ecco come.

Perché Investire nel NASDAQ

L’indice Nasdaq è uno dei più seguiti e famosi al mondo. Tra gli indici americani esso supera in popolarità addirittura il Dow Jones, nonostante la sua vita sia più breve.

Infatti, la National Association of Securities Dealers Automated Quotations è nata nel 1971, mentre l’8 febbraio di quell’anno sono iniziate le contrattazioni. Il NASDAQ è un mercato “quote driven” fatto di operatori che comprano e vendono azioni in proprio (dealers). A differenza dei mercati order driven, che vedono la presenza sia di operatori professionisti sia di investitori e trader privati nel book di negoziazione, gli ordini impartiti si abbineranno sempre e solo alle proposte di un dealer.

Inoltre sul NASDAQ sono quotate  3.000 imprese non finanziarie. Primo mercato elettronico al mondo, il NASDAQ è caratterizzato da una notevole volatilità, grazie al fatto che esso funge per lo più da “incubatore” per le aziende ad alta crescita e con forte vocazione tecnologica.

Sebbene la sede del mercato sia a Times Square, il NASDAQ è un mercato completamente elettronico che può essere “raggiunto” attraverso una qualunque banca italiana abilitata.

A dire il vero, infatti, è possibile investire nel NASDAQ in modo semplice e diretto senza incorrere in problemi di fiscalità o di fuso orario, comodamente da casa, grazie agli ETF.

Prima di individuare i migliori titoli per prendere posizione sul mercato americano della tecnologia, capiamo meglio come funzionano gli indici che ne misurano l’andamento.

I Due Principali Indici NASDAQ

L’andamento del NASDAQ è misurato attraverso due indici, che spesso gli investitori confondono. Per questa ragione ora li esamineremo, mettendone in luce le differenze.

L’Indice NASDAQ Composite

Grazie alle 3.200 azioni circa che lo compongono, esso è uno degli indici più “popolosi” al mondo. A titolo di esempio, per fare parte del Composite una società deve essere quotata solo sul NASDAQ, anche se sono ammesse eccezioni per quelle aziende che nel 2004 erano già quotate presso un altro listino.

Per quanto riguarda gli strumenti finanziari ammessi alle negoziazioni, abbiamo:

  • American Depositary Receipts (ADRs)
  • Common Stock
  • Limited Partnership Interests
  • Ordinary Shares
  • Real Estate Investment Trusts (REITs)
  • Shares of Beneficial Interest (SBIs)
  • Tracking Stocks

L’Indice NASDAQ 100

Si tratta di un indice più diffuso che rappresenta una “sotto categoria” del composite con il quale spesso è confuso. E’ composto da 103 azioni emesse dai principali 100 emittenti del NASDAQ. L’indice è costruito secondo una metodologia a capitalizzazione. Esso privilegia, quindi, le società che hanno un valore di mercato più elevato sebbene ci siano dei tetti massimi per consentire una adeguata diversificazione.

In particolare l’assenza di società finanziarie differenza il NASDAQ 100 sia dallo Standard & Poor’s 500 sia dal più noto Dow Jones.

Per quanto riguarda le azioni, i titoli più rappresentati nell’indice sono:

  • Apple (11,57%)
  • Microsoft (10,32%)
  • Amazon (10%)
  • Alphabet (4,69%)
  • Facebook (4,46%)

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I Migliori ETF NASDAQ

Sebbene esistano più ETF che ti permettono di investire nel NASDAQ quotati in America, io mi concentrerò sui prodotti quotati presso Borsa Italiana.

Ciò ti permetterà di beneficiare di due grandi vantaggi. In primo luogo non avrai problemi con il fuso orario, e potrai quindi inserire gli ordini di acquisto/vendita durante il giorno. In aggiunta a ciò non avrai nessuna complicazione di tipo fiscale, perché non dovrai dichiarare nulla nel tuo 730 o Modello Unico.

Quali sono, allora, i migliori ETF per investire nel NASDAQ? Eccoli!!

Lyxor ETF NASDAQ100 – LU1829221024

L’ETF è nato il 7 settembre 2001, poco prima del crollo dovuto all’attentato terroristico. Esso è quotato in Euro, ma espone al rischio di cambio tra l’Euro e il Dollaro Usa, poiché le azioni all’interno del fondo sono denominate in USD.

Il patrimonio dell’ETF ad aprile 2019 era pari a 31.809 milioni di Euro.

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche dello strumento possiamo dire che:

  • l’ETF è a replica sintetica
  • costa lo 0,30% l’anno
  • è a distribuzione semestrale dei proventi.

iShares NASDAQ 100 – IE00B53SZB19

A differenza del caso precedente, l’ETF è a replica fisica.

La data di lancio del prodotto è il 26 gennaio 2010. Nonostante sia arrivato dopo il Lyxor, l’ETF NASDAQ iShares ha un patrimonio notevole, pari a 3.027.441.038 Dollari Usa (il dato è relativo al mese di aprile 2019).

Il rischio di cambio è presente e queste sono le caratteristiche tecniche del prodotto:

  • la modalità di replica è fisica completa. L’ETF detiene tutte le azioni che compongono l’indice
  • costa lo 0,33% l’anno
  • è ad accumulazione. Pertanto reinveste automaticamente i proventi che saranno incassati al momento della vendita del prodotto.

Invesco Eqqq Nasdaq 100 – IE0032077012

L’ETF ha un patrimonio pari a 2.273.274.003, ad aprile 2019. In modo analogo ai precedenti esso è denominato il Dollari e comporta il rischio di cambio.

Dal punto di vista tecnico queste sono le caratteristiche del prodotto:

  • la modalità di replica è fisica completa
  • il costo annuo di gestione è dello 0,20%
  • è a distribuzione. Esso paga dividendi con cadenza trimestrale.

Amundi Nasdaq 100 – Eur – LU1681038243

Il patrimonio dell’ETF è più piccolo, rispetto ai casi precedenti. Ad aprile 2019 esso è pari “solo” a 562,39 milioni di Euro.

Come per tutti gli altri casi, l’investimento nel prodotto comporta l’assunzione del rischio di cambio.

In sintesi, queste sono le caratteristiche tecniche dell’ETF:

  • la modalità di replica è sintetica
  • il costo annuo di gestione è dello 0,23%
  • è ad accumulazione dei proventi.

Le Opinioni di Segreti Bancari

Sebbene tutti gli ETF replichino il medesimo sottostante, tra loro ci sono profonde differenze. Per scegliere il prodotto migliore non devi guardare solo al costo di gestione, ma prendere in considerazione anche altri parametri.

Sulla base dell’analisi svolta, io ti consiglio il prodotto iShares, se vuoi una gestione fiscale più efficiente e non hai bisogno di cedole. Se, al contrario, vuoi incassare un provento periodico dal tuo investimento, il miglior ETF è il Lyxor.

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Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari

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ETF Robotica: Analisi Recensione e Opinioni di iShares Automation & Robotics

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ETF Robotica per investire nellautomazione

L’ETF IShares Automation & Robotics ti permette di investire nel promettente settore dell’automazione e della robotica. E’ un prodotto di nicchia interessante, che può trovare posto in alcuni portafogli di investimento.

Automazione: Perché?

Che ci piaccia o no il mondo sta cambiando molto rapidamente. Difatti, molte delle mansioni che fino ad oggi sono state svolte dagli esseri umani, stanno per essere delegate alle macchine.

In materia di beni di consumo apparecchi come Amazon Echo e Google Home si stanno già diffondendo fino a permettere la gestione della casa a distanza, grazie a semplici App.

Per quanto riguarda l’industria, nelle fabbriche troverai sempre più robots e meno persone. Sono d’accordo con te nel dire che l’automazione sottrarrà posti di lavoro, ma d’altra parte questo è il futuro e noi possiamo accettarlo o rifiutarlo, ma non possiamo cambiarlo.

Ad ogni modo sappi che la robotica e l’automazione oggi rappresentano una importante opportunità per investire parte dei tuoi soldi. Grazie agli ETF.

L’Indice Istoxx Automation & Robotics

Mano a mano che l’economia e la finanza si evolvono, nuovi indici appaiono sul mercato. Uno di questi è l’iStoxx Automation & Robotics, che comprende azioni di società attive nel campo.

In particolare esistono diversi indici tematici legati alle nuove tecnologie: uno di essi lo trovi nel post dedicato alla digitalizzazione, mentre qui esamineremo l’indice automation e robotics.

Affinché le azioni siano considerate “candidate” per entrare nell’indice, i ricavi delle società emittenti devono derivare per almeno la metà dal settore della robotica e della automazione.

Infine per poter essere replicato facilmente grazie agli ETF, l’indice comprenderà solo azioni che hanno un sufficiente flottante, ovvero che presentano una grande liquidità sui mercati finanziari.

L’ETF iShares Automation & Robotics – IE00BYZK4552

Grazie ad un patrimonio di oltre 2 miliardi di Dollari, l’ETF iShares Automation & Robotics ha tutte le premesse per essere un prodotto liquido e scambiato.

Sebbene esso sia disponibile solo dall’8 settembre 2016, la dimensione raggiunta dal fondo è davvero notevole. Le maggiori masse amministrate rispetto all’ETF che investe nella digitalizzazione dell’economia mondiale mostra come il settore della robotica abbia catturato l’attenzione e l’interesse degli investitori.

La Composizione del Portafoglio

Nonostante l’ETF investa solo in un campione delle azioni che formano l’indice, il portafoglio del fondo è composto da 107 titoli diversi. Dal punto di vista del rischio emittente l’ETF è decisamente ben diversificato.

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Ricevi Gratis 4 tra i Migliori ETF e Scopri Dove Investire

I titoli più importanti che avrai in portafoglio se sceglierai di investire nell’ETF sono i seguenti: (tra parentesi trovi la percentuale che essi hanno sul totale)

  • XILINX INC (1,88%)
  • TECHNOLOGY ONE LTD (1,85%)
  • TOTVS SA (1,54%)
  • VALMET (1,43%)
  • GARMIN LTD (1,43%)

Come puoi vedere la diversificazione del rischio emittente è davvero notevole. I primi cinque titoli, tutti insieme, rappresentano solo l’8,13% del portafoglio dell’ETF.

Da un punto di vista valutario l’ETF comporta il rischio di cambio, in modo particolare nei confronti del Dollaro Usa e di quello di Hong Kong. Il primo rappresenta il 35,63% mentre il secondo pesa per il 25,67%.

L’Euro costituisce l’11,59% del totale, per cui quasi tutto l’investimento è denominato in valute estere.

Per ciò che riguarda la ripartizione geografica l’ETF vede gli Stati Uniti in prima posizione con il 33,14% del portafoglio. Segue il Giappone con il 25,47% tallonato da Taiwan con il 10,89%.

Le Caratteristiche Tecniche dell’ETF sulla Robotica

Il prodotto iShares è a replica fisica con campionamento. Come ho detto in precedenza esso deterrà solo una parte dei titoli azionari che compongono l’indice.

Con riferimento ai proventi, esso è ad accumulazione. Sebbene esista anche la versione a distribuzione, essa al momento non è disponibile presso Borsa Italiana.

Il costo annuo di gestione è dello 0,40%.

I Rendimenti di iShares Automation & Robotics

Le performance passate dell’ETF sono state davvero notevoli. Ecco, di seguito, i rendimenti ottenuti dalla data di quotazione in Italia:

  • 2016 (dal 3 novembre): +10,35%
  • 2017: +29,38%
  • 2018: -15,21%
  • 2019 (da gennaio ad aprile): +29,75%

Il grafico che segue ti mostra l’andamento della quotazione negli ultimi tre anni:

andamento-etf-ishares-automation

Come puoi vedere la volatilità è stata notevole. Senza contare l’accelerazione degli ultimi mesi.

Grazie alla salita eccezionale delle performance l’ETF sta attirando l’interesse e gli “appetiti” di molti investitori, che nell’acquistarlo dimenticano la propria sana strategia di portafoglio di lungo termine per privilegiare il guadagno di breve.

I Rischi dell’ETF Automation

Senza dubbio investire nell’ETF iShares Automation & Robotics comporta rischi che è bene non sottovalutare.

Questi sono i parametri di rischio passato, utili per capire dove potrebbe andare la redditività in futuro:

  • max drawdown (massima caduta rispetto ad un massimo precedente): 23,08%
  • volatilità: 16,95%

L’Opinione di Segreti Bancari

Il trend è molto positivo e nel breve termine le quotazioni potranno ancora crescere. Tuttavia tieni presente che il rapporto prezzo/utili è su un livello medio – alto (22,80) il che rappresenta senza dubbio un fattore di allerta.

Inoltre il rapporto prezzo/valore contabile è pari a 2,85, un importo un po’ elevato.

Alla luce di quanto detto ci troviamo di fronte ad un ETF che ha dei discreti fondamentali, sebbene i valori non indichino una sottovalutazione del portafoglio, ma con un forte trend a sostegno.

Il mio consiglio è di investire in questo ETF solo se il tuo portafoglio è molto aggressivo. La quota da destinare a questo prodotto potrà essere compreso tra un minimo del 3% ed un massimo del 5%.

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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari

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Propensione al Rischio: Come Calcolarla e Stimarla

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propensione al rischio

La propensione al rischio è un concetto strano, etereo. Ma presto diventerà pratico e ti sarà di grande aiuto nel progettare la tua strategia di portafoglio.

Cos’è la Propensione al Rischio

La propensione al rischio rappresenta la tua capacità, in qualità di investitore, di sopportare l’incertezza connessa con un’operazione di investimento.

A dire il vero l’espressione “propensione al rischio” è diventata famosa solo da pochi anni, dopo l’introduzione del questionario MIFID. Essa, insieme con l’esperienza e la conoscenza degli strumenti finanziari, definisce il profilo dell’investitore.

D’altra parte, però, la propensione al rischio si traduce in un numero che permette all’intermediario/consulente di stabilire quali prodotti finanziari siano o meno adatti per quel tipo di investitore. Questo, purtroppo, rappresenta un grosso limite.

Scomponiamo la Propensione al Rischio

Per capire come determinare la tua personale propensione a rischiare in modo semplice e, soprattutto, utile, è opportuno operare una distinzione fondamentale tra le sue due componenti principali.

La Capacità di Rischio

Essa esprime la capacità dell’investitore di sopportare una perdita temporanea o definitiva senza per questo compromettere il proprio tenore di vita e quello della propria famiglia.

La capacità di rischio dipende quindi da un dato puramente economico ed è influenzata da questi fattori:

  • composizione del nucleo familiare
  • patrimonio familiare complessivo
  • quota degli investimenti sicuri
  • orizzonte temporale
  • capacità di risparmio.

La capacità di rischio di solito cresce con l’aumentare del patrimonio. Sulla base della legge microeconomica dell’utilità marginale decrescente un investitore ricco può sopportare maggiori rischi di uno dotato di meno risorse.

La Tolleranza al Rischio

Per contrasto con il caso precedente, la tolleranza al rischio è un fattore psicologico. Essa misura, infatti, la tua abilità a sopportare una perdita senza per questo andare in ansia.

Per illustrare come capacità e tolleranza ai rischi siano fenomeni diversi, permettimi di fare un esempio. Una persona potrebbe avere una grande capacità di rischio, grazie al buon patrimonio e alla grande capacità di risparmio, ma essere ansiosa. In questo caso la sua tolleranza al rischio sarà piuttosto bassa.

Per di più mentre la capacità di rischio cresce al crescere del patrimonio, la tolleranza ai rischi diminuisce perché gli investitori temono di perdere quanto accumulato.

A differenza della capacità, la propensione al rischio dipende dal carattere dell’investitore e dal suo temperamento.

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Relazione tra Capacità e Tolleranza al Rischio

Come hai capito la stima della propensione al rischio dipende dalla corretta scomposizione della stessa. Quella che segue è una guida per evitare di commettere errori che si tradurranno in rendimenti mancati o perdite eccessive.

Capacità di rischio maggiore della tolleranza => prevale la tolleranza

Se tari il tuo portafoglio finanziario sulla base della capacità di rischio non appena ti troverai di fronte ad un ribasso non sarai psicologicamente “attrezzato” per sopportarlo.

In altre parole ti affretterai a liquidare i tuoi investimenti prima che gli stessi possano ritornare in utile. Meglio, allora, essere più prudenti.

Capacità di rischio minore della tolleranza => prevale la tolleranza

In questo caso ti senti particolarmente “forte” e la tua sopportazione del rischio è elevata. Al contrario, però, la tua capacità di tollerare perdite è minore rispetto alla tua forza psicologica.

Se basi la costruzione del tuo portafoglio sulla base della tolleranza ai rischi, finirai per diventare troppo aggressivo. Quando i mercati scenderanno sarai costretto a vendere, perché altrimenti il tuo tenore di vita risulterà compromesso.

Come Calcolare e Stimare la Propensione al Rischio

Al fine di stimare la tua personale propensione al rischio, tieni presente questi fattori:

Capacità di Risparmiare

La tua capacità di mettere da parte qualcosa mese dopo mese aumenta la propensione al rischio. La tua parsimonia, infatti, accresce la tua capacità di sopportare perdite temporanee grazie alla continua formazione di risorse nuove cui attingere.

Orizzonte Temporale

Il semplice trascorrere del tempo abbassa notevolmente la rischiosità di un investimento. E’ dimostrato, con buone basi statistiche, che un investimento in azioni globali diversificate produrrà sempre un guadagno positivo per durate superiori ai 15 anni.

Per questa ragione tanto più lontano è il momento in cui spenderai i soldi, tanto più puoi permetterti di essere aggressivo.

Patrimonio e Nucleo Familiare

Se il tuo patrimonio familiare è elevato puoi correre più rischi, fino al limite della loro sopportabilità. Al contrario, se hai un nucleo familiare ampio e poca patrimonialità, la tua propensione al rischio diminuirà.

Carattere

Per illustrare come il carattere influenzi le scelte di investimento e la propensione al rischio permettimi un esempio. Immagina di essere un medico, un chirurgo da sala operatoria per capirci.

E’ ragionevole supporre, in questo caso, che tu sia una persona fredda, che sa mantenere la calma anche in situazioni difficili. La tua tolleranza al rischio sarà quindi più elevata e, con essa, anche la propensione.

Invece una persona che si affanna, soggetta all’ansia o preoccupata per una miriade di cose, farà bene a non correre rischi.

Risorse per Approfondire

Se vuoi conoscere lo schema, il sistema da seguire per imparare ad investire da solo, iscriviti al corso gratuito A Scuola di Investimenti.

Invece se vuoi passare subito alla fase operativa e sapere dove investire, inizia con i consigli pratici e gratis di Ic Warm Up.

Per le tue domande sul tema della propensione al rischio, scrivi il tuo commento qui sotto.

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Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari

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Il Libretto dell’Investitore Consapevole

Come ho Guadagnato il 50% in Poco più di 5 Anni

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Negli ultimi tre anni, grazie al positivo andamento dei mercati e grazie ad un metodo serio ed affidabile, ho ottenuto guadagni di tutto rispetto.

Nel video che ho preparato per te e in quelli successivi voglio farti passare “dietro le quinte” del mio lavoro, per aiutarti a capire ed applicare gli stessi principi che mi hanno permesso di ottenere (e fare ottenere) quei risultati:

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Il Segreto che Ha Reso il 50% in Pochi Anni

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Mentre tutti si affannano a cercare di investire nel momento giusto, ottenendo solo ansia e frustrazione, grazie ad un semplice segreto io sono riuscito ad ottenere rendimenti elevati su tutti i miei portafogli.

In questo secondo video in cui ti faccio vedere come, grazie ad un processo rigoroso anche tu potrai ottenere rendimenti elevati dai tuoi soldi, ti parlo dell’importanza della semplicità e della sua applicazione.

Vuoi rivedere il primo video? CLICCA QUI.

Giacomo Saver – CEO di Segretibancari

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Investment Club di Segreti Bancari: Vale la Pena?

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Tutti mostrano le recensioni positive dei loro servizi. Io, per onestà e trasparenza nei tuoi confronti, mi soffermerò su una negativa.

In questo terzo ed ultimo video ti parlerò di una TESTIMONIANZA NEGATIVA sul mio servizio Investment Club. In questo modo potrai darti una risposta in merito al fatto che sceglierlo valga davvero la pena.

Vuoi rivedere il primo video? CLICCA QUI

Vuoi rivedere il secondo video? CLICCA QUI

Giacomo Saver – CEO Segreti Bancari

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Crollo di Borsa: Come Proteggersi dai Crack di Mercato

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crollo-borsa-crash

Articolo aggiornato il 10 maggio 2019

Il crollo delle borse spaventa. Mette a dura prova la nostra resistenza di investitori e ci fa temere il peggio. Ecco come superare indenni i ribassi che, fisiologicamente, di tanto in tanto arrivano.

Crash di Borsa

Un crollo di borsa è una discesa rapida, repentina e imprevista delle quotazioni che nel giro di pochi giorni “brucia” i guadagni accumulatisi nel corso degli anni. Un crack di borsa può avere origine in seguito ad un fenomeno di panico generalizzato, innescato da qualche notizia deludente, da una crisi finanziaria o da una recessione economica.

La discesa delle quotazioni durante le fasi di crash è molto acuta e può superare tranquillamente il 20%. In occasione del crollo di borsa di Wall Street del 1929, del 2002 e del 2008, gli indici persero più della metà del proprio valore.

Riassunto delle Grandi Crisi  Finanziarie

Negli ultimi 200 anni abbiamo attraversato tre grandi crolli di borsa. Esaminarli ti aiuterà a comprendere come superare il prossimo “market crash”.

Crollo della borsa di Wall Street del 1929

Uno dei peggiori crolli di borsa di tutti i tempi si verificò negli USA nel 1929. Il ribasso fu così forte che innescò la Grande Depressione. La crisi fu provocata da una eccessiva sopravvalutazione delle azioni. L’indice Dow Jones in dollari era cresciuto, nei 5 anni precedenti, del 500% mentre il rapporto price earning era arrivato a 30.

Ci vollero 25 anni prima che le quotazioni ritornassero al livello precedente lo scoppio della bolla.

La Crisi High Tech

La seconda grande bolla speculativa esplose nei primi anni 2000, in occasione dell’avvento della New Economy. L’avvento di Internet sconvolse il mondo, trascinando con sé le attese per una crescita senza fine degli utili delle imprese ad alta tecnologia. Poiché molte aziende erano appena state fondate e non producevano utili, il rapporto price earning perse significato a favore del più ambiguo indicatore “prezzo/fatturato”.

L’indice Nasdaq Composite toccò il suo massimo il 10 marzo del 2000 a 5.048,62 per poi scendere ad un minimo di 1.221,09 il 20 settembre del 2002, con un ribasso del 75,8%. Il tempo di recovery fu inferiore rispetto alla crisi del 1929: il 24 aprile del 2015, 13 anni dal picco massimo precedente, il Nasdaq Composite rivide quota 5.000 punti.

Crollo Borse 2008

La borsa Usa (continuo a parlarti di quella perché è il mercato azionario più importante del pianeta), perse circa il 50% del proprio valore tra il 2007 ed il 2008. L’indice S&P500 passo da 1,561,80 il 12 ottobre 2007 a 683,38 il 6 marzo 2009, lasciando sul campo il 56,24%. Il tempo di recupero si accorciò ulteriormente. Ad aprile 2013 l’indice aveva recuperato tutto il terreno perso in precedenza.

Occorre ricordare come in questo caso il ribasso fu innescato da una recessione economica e non da una sopravvalutazione delle quotazioni.

Crollo delle Borse Oggi

I ribassi delle borse sono un fenomeno intrinseco al mercato. Sempre ci sono stati e sempre ci saranno, ma analizzarne le statistiche ti aiuterà a non commettere errori di cui domani potresti pentirti.

Secondo quanto riportato da Morgan Stanley, dal 1988 al 2015 i ribassi di borsa di magnitudo pari o superiore al 5% si verificano all’incirca due volte l’anno ed hanno una durata di 67 giorni. Faccio riferimento all’indice azionario globale MSCI World, ovviamente, e non a indici delle borse “locali” che potrebbero essere più volatili.

Discese di borsa superiori al 10% capitano una volta ogni due anni e durano circa 170 giorni.

Ribassi superiori al 15% accadono ogni 3 anni e mezzo e durano 255 giorni.

Per concludere, discese superiori al 20% si vedono ogni 6 anni circa e la loro durata si estende mediamente a 465 giorni.

Tre Regole per Passare Indenni Attraverso i Ribassi

Riflessione

Se affrontate nel modo giusto, le crisi sono un’ottima occasione per analizzare in modo freddo i tuoi investimenti. La sensazione di panico che avverti è lì per avvertirti che hai progettato male il tuo portafoglio.

Al contrario, se avverti l’impulso a comprare, vuol dire che puoi sopportare maggiori rischi di quelli che stai correndo adesso.

Progettazione

Dopo aver constatato i punti critici del tuo attuale portafoglio, è tempo di progettarlo da capo. Fissa con cura la quota di azioni, quella di obbligazioni e di liquidità e fai in modo che esse siano coerenti sia con i tuoi obiettivi finanziari sia con la tua tolleranza al rischio.

Implementazione

Dopo aver esaminato le differenze tra il tuo portafoglio attuale e quello desiderato, è tempo di passare all’azione. MA NON AGIRE SUBITO. Sei sotto l’influsso della emotività.

Inoltre se il crollo di borsa oggi è solo una correzione temporanea rischi di vendere quando ormai il punto di minimo relativo è stato toccato.

Se sceglierai di aspettare un mese avrai le idee più chiare e eviterai ulteriori ribassi qualora il crollo fosse davvero “importante”.

Ti ricordo di visitare la pagina Segretibancari.com per scaricare risorse utili per aiutarti ad investire in modo consapevole, semplice ed indipendente.

Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari

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Morgan Stanley Global Brands:Analisi, Opinioni e Recensione

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global brands fund - Morgan Stanley

Morgan Stanley Global Brands è un fondo azionario tematico collocato da parecchi istituti e diventato “alla moda” grazie alle sue eccezionali performance passate.

Morgan Stanley Investment Management

La Società che gestisce il Global Brands fa parte del colosso USA Morgan Stanley.

In particolare, la casa madre fu fondata il 5 settembre 1935 da Henry Sturgis Morgan e Harold Stanley. Essa è diventata, nei decenni, uno dei più grandi attori del risparmio gestito a livello mondiale.

In aggiunta al fatturato di 37,94 milioni di Euro del 2017, MS ha asset all’attivo per 482 miliardi di dollari. Tuttavia i dati forniti riguardano i bilanci della società. Ma che dire dell’andamento dei suoi fondi?

Morgan Stanley Global Brands Fund: Caratteristiche

Secondo quanto riportato da Morningstar, Morgan Stanley Global Brands è un fondo azionario internazionale specializzato nel settore dei beni e servizi di consumo.

Le ragioni per le quali molti investitori sono attratti dai marchi globali sono essenzialmente tre:

1 – i marchi globali hanno un forte vantaggio competitivo

Grazie alla visibilità del marchio e alla forte leadership, le società che dominano specifiche nicchie di mercato non sono facilmente scalabili, né i loro prodotti sono confusi o scambiati con quelli della concorrenza.

Per non parlare del fatto che secondo i più grandi investitori del mondo, il posizionamento forte di un’azienda grazie ai suoi prodotti diventa una vera e propria attività, o asset.

2 – i global brands dovrebbero sovraperformanre gli indici azionari globali

Grazie alla rigidità della domanda ed alle limitate flessioni delle vendite nei momenti sfavorevoli, i marchi globali dovrebbero ottenere performance superiori agli indici globali.

Secondo questa impostazione, la forza relativa delle società con prodotti forti e un buon posizionamento di mercato dovrebbe essere positiva e crescente rispetto, ad esempio, all’indice MSCI World.

3 – i marchi globali sono difensivi

Per concludere è opinione diffusa, ma purtroppo non verificata dai fatti, che le società forti siano meno soggette ad oscillazioni negative durante le fasi di ribasso dei mercati.

Il Portafoglio di Morgan Stanley Global Brands

Dato che si tratta di un fondo azionario, il patrimonio del Global Brand è investito in titoli rappresentativi del capitale per la quasi totalità.

In modo particolare la quota azionaria, pari al 95% delle disponibilità del fondo, segue questa ripartizione geografica:

  • Stati Uniti: 62%
  • Regno Unito: 21%
  • Europa Euro: 17%.

Come puoi vedere il fondo ricalca la composizione di un indice globale, come il MSCI World, tuttavia il portafoglio è meno diversificato di quanto sembri. Infatti tutte le aziende che compongono il patrimonio appartengono agli stessi settori merceologici, sminuendo – nei fatti – l’efficacia della diversificazione internazionale.

Le azioni in cui il fondo investe appartengono a società di crescita e aventi una larga capitalizzazione. Per concludere l’analisi non possiamo tralasciare due indicatori molto importanti.

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Il Price Earning è pari a 21, un valore non basso ma nemmeno troppo elevato, mentre il Price Book supera le 3 unità. Al contrario del Prezzo/Utili il rapporto Prezzo/Valore contabile è un po’ elevato e richiede un minimo di attenzione.

I Rendimenti del Fondo Morgan Stanley

Il Global Brands Fund ha ottenuto performance molto positive negli anni. Proprio per questo motivo esso è sotto i riflettori dei consulenti bancari che lo stanno proponendo a piene mani.

Ecco, in sintesi, i risultati conseguiti nel corso del tempo dalla classe A in Euro:

  • 2014: +18,85%
  • 2015: +16,97%
  • 2016: +7,64%
  • 2017: +10,08%
  • 2018: +2,02%

Inoltre i rendimenti del fondo hanno subito una accelerazione rispetto agli ETF che investono replicando un indice simile:

performance morgan stanley global brands fund - segretibancari.com

Tutto ciò rappresenta un punto di favore del fondo, ma occorrerà seguirne l’andamento per evitare che, nel tempo, i rendimenti “perdano quota”. rispetto all’indice.

I Costi del Global Brands

Il fondo Morgan Stanley è collocato in due diverse classi: la A e la B. Mentre la prima ha una commissione di ingresso pesante (5,75% max), la seconda ne è priva, ma prevede una penalità in caso di uscita nei primi anni.

In considerazione di ciò sembrerebbe conveniente scegliere la classe B, ma attenzione. Il costo annuo di gestione è più elevato (2,64% contro l’1,64%).

Se vuoi sottoscrivere il fondo ti consiglio di optare per la classe A trovando il modo di FARE AZZERARE il balzello. Un modo per ottenere questo risultato consiste nell’investire nel Global Brands attraverso supermercati di fondi on line come Fundstore o Onlinesim.

L’Opinione di Segreti Bancari

Anche se i costi di gestione non sono propriamente “economici”, il fondo ha mostrato una serie di performance elevate e sostenibili. I rendimenti sono stati elevati anche in un anno – come il 2018 – in cui la maggioranza dei mercati è andata in negativo.

Per contro, il fatto che si tratti di un fondo settoriale lo rende particolarmente concentrato e soggetto all’andamento di una particolare classe di attivo.

Personalmente non investo nel Morgan Stanley Global Brands (e non lo troverai nei portafogli dell’Investment Club), ma potrebbe andare bene per te se:

  • sei un investitore fai da te che apprezza i marchi globali
  • lo affianchi ad un altro fondo/ETF azionario globale con una maggiore diversificazione merceologica
  • sei disposto a seguirne l’andamento, al fine di liquidarlo non appena la performance scenderà rispetto a quella di un ETF che clona l’indice MSCI Consumer Staples.

Ti ricordo che andando nella home page del sito Segretibancari.com troverai risorse gratuite per approfondire i tempi del dove e del come investire, in modo consapevole, semplice ed indipendente.

Giacomo Saver – CEO di Segreti Bancari.

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Lo Tsunami di Trump Scuote i Mercati

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dazi e reazione dei mercati

Trump alza dal 10% al 25% le tariffe su 200 miliardi di importazioni dalla Cina. E i mercati reagiscono con una rapida discesa.

I Dazi e la Politica Protezionistica del Presidente

Il braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina, sembra non placarsi. Nel momento in cui scrivo questo articolo (13 maggio 2019), nuovi dazi sono entrati in vigore su 5.700 categorie di prodotti cinesi.

Se da un lato ammiro la coerenza di Trump nel continuare per la sua strada, il dubbio circa l’efficacia della politica protezionistica infiammano i dibattiti, mentre i mercati scendono generando preoccupazione tra gli investitori.

Per prima cosa occorre dire che l’inasprimento delle tariffe deciso dagli Usa non sarà un fatto isolato. Infatti Pechino probabilmente risponderà con un provvedimento simile finendo con il danneggiare l’economia americana e quella globale.

D’altra parte la Cina è il primo mercato per le vendite di automobili made in Usa. In questo caso la reintroduzione della tassa sui Suv del 25%, affosserebbe il mercato auto. Per non parlare delle conseguenze che i dazi stanno sortendo sull’agricoltura Usa, soprattutto al mercato della soia.

In aggiunta a tutto ciò i dubbi sulla efficacia dei dazi come misura di contenimento del deficit commerciale crescono giorno dopo giorno. Infatti la riduzione delle tasse, l’aumento del deficit pubblico e l’accelerazione della crescita nell’ultimo trimestre negli Usa “pesano” di più dei dazi.

Il braccio di ferro tra le due superpotenze, che insieme rappresentano il 40% del Pil mondiale, dovrà finire prima o poi. Ma la guerra fredda, combattuta a colpi di rialzi nelle tariffe, potrebbe portare ad una implosione dell’economia mondiale, con ricadute sui mercati.

La Reazione delle Borse

C’è una relazione precisa tra dazi e borse. A dire il vero ogni volta in cui i primi crescono, le seconde scendono. La prima volta è accaduto il 22 gennaio 2018, quando arrivò la prima tassa sulle lavatrici di importazione.

La ragione per cui i mercati odiano i dazi è semplice: sebbene essi appaiano come una forma di rilancio dell’economia locale a discapito di quella globale, in un mondo interconnesso gli stessi diventano un pericoloso boomerang.

In altre parole, gli effetti sull’economia Usa non si limiterebbero ad una maggiore domanda interna, ma anche nella fuga degli investimenti esteri, della Cina in particolare. Questi ultimi sono caduti dai 29 miliardi di Dollari del 2017 a 5 miliardi nel 2018.

Dal momento che le notizie arrivano dopo una fase positiva per i mercati, in crescita da inizio gennaio, è lecito chiedersi cosa ci aspetta per i prossimi mesi.

Cosa Aspettarsi nelle Prossime Settimane

Sebbene sia difficile ragionare a ruote ferme in un contesto mondiale in cui le informazioni disponibili rischiano di diventare presto obsolete, a nostro avviso non c’è motivo di preoccuparsi.

Ecco, qui di seguito, un riassunto delle analisi dell’Ufficio Studi di Segreti Bancari, che sono state condivise con gli iscritti al servizio Investment Club.

Indebolimento della Forza Relativa

La forza relativa tra oro e azioni è un indicatore importante circa la salute del mercato azionario. Quando questa è palesemente a favore dell’oro significa che gli investitori stanno correndo verso il bene rifugio per eccellenza, scaricando le azioni.

Sebbene la forza relativa, nel breve termine, sia ancora a favore delle azioni, essa si sta indebolendo. E’ quindi importante capire cosa accadrà nelle prossime settimane. Quello che appare da questo indicatore è un peggioramento del quadro tecnico che ha sostenuto il rialzo degli ultimi mesi.

Mercato Usa in “Panchina”

In aggiunta a quanto detto, osserviamo una divergenza con la curva di Coppock e l’uscita dell’indice Usa dalla banda superiore di Bollinger, calcolata su base mensile:

mercato azionario usa sopravvalutato

La presenza simultanea di questi indicatori, insieme ad un evidente rallentamento atteso nella crescita economica globale, fanno propendere per un ribasso di modesta entità della borsa Usa.

Nonostante i mercati europei e gli “emerging” subiscano un effetto trascinamento indotto dall’andamento dei Wall Street, la situazione tecnica è profondamente diversa.

In entrambi i casi, difatti, le quotazioni sono lontane dalla banda superiore di Bollinger. I margini per una discesa appaiono, quindi, più contenuti.

Storno o Crollo?

Come abbiamo visto, alcuni indicatori suggeriscono un ipercomprato di breve termine sulla borsa americana. Alla luce di ciò le premesse per una prosecuzione del ribasso appena iniziato ci sono, ma abbiamo fondate ragioni per credere che si tratta di uno storno e non di un crash.

Se osserviamo il livello generale di onerosità dei mercati, espresso dagli indici P/E, non notiamo valori degni di nota. Le borse non sono sopravvalutate e anche se una contrazione degli utili farà crescere il rapporto, non dovrebbero esserci problemi.

Se hai impostato correttamente il tuo portafoglio, evitando di correre rischi eccessivi rispetto a quelli che puoi effettivamente correre, non fare nulla in questa fase.

Mentre sono a tua disposizione per domande e approfondimento nei commenti, permettimi di ricordarti che andando nel sito Segretibancari.com troverai preziose risorse che ti aiuteranno a migliorare i rendimenti dei tuoi investimenti e ad investire in modo consapevole, semplice ed indipendente.

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