
Il coronavirus ha messo in ginocchio i mercati azionari, che hanno subito un ribasso del 15% circa in pochi giorni. Ecco le tre lezioni della settimana più difficile dai tempi della Grande Crisi.
I mercati azionari infettati dal Covid-19
Il panico si è impossessato dei mercati azionari. Nel giro di una settimana, infatti, i principali indici finanziari hanno subito una perdita del 15% circa, rispetto ai massimi di febbraio.
L’irrazionalità degli investitori si evince anche da un fatto curioso. La birra Corona è crollata in borsa a causa dell’assonanza del nome con il virus. Si tratta di un fenomeno speculare alla incredibile salita del titolo tessile Basicnet, schizzato alle stelle durante la bolla del “.com” nel 2000.
Il panico dilagante è stato adeguatamente supportato da notizie via via più allarmanti in merito ai danni che il coronavirus infliggerà all’economia globale. E molti hanno liquidato tutto in perdita. Oppure, al contrario, non sanno cosa fare di fronte a mercati sempre più instabili.
Ti serve aiuto per sapere cosa fare? Fermati e formati. Questo è il momento giusto per imparare come investire.
L’effetto covid-19, però, ci consegna tre lezioni importanti, utili per chi vuole investire con successo e migliorare i rendimenti di lungo periodo che otterrà.
Tre lezioni dal coronavirus ai mercati finanziari
I mercati non imparano, ma gli esseri umani sì. In particolare, mentre qualcuno già afferma che “non si è mai vista una cosa simile“, altri vanno avanti e capitalizzano quello che l’epidemia ci sta insegnando.
Gli investitori sbagliano l’autovalutazione del rischio
Quando devono decidere di intraprendere un piano di investimento, gli investitori devono stabilire quale sia la propria tolleranza al rischio. Intendo dire che le persone devono capire quale sia la dose di volatilità (o perdita potenziale) che sono in grado di sopportare.
Purtroppo però, le persone commettono un errore madornale. In breve la tolleranza al rischio è definita sulla base dell’andamento a breve termine dei mercati.
Così chi ha iniziato ad investire nel 2019 probabilmente ha sovrastimato la propria capacità di tollerare perdite. Il fenomeno trova la sua giustificazione in un errore cognitivo secondo cui la nostra percezione è influenzata dalla memoria.
A titolo di esempio una persona potrebbe aver pensato: “sale tutto e io voglio guadagnare. Sceglierò quindi un profilo di rischio alto, poi seguirò il mercato e cambierò se le cose andranno male.”
Purtroppo quando le cose vanno male lo fanno molto velocemente. A causa di ciò gli investitori si trovano a fronteggiare una situazione di perdita che non avevano previsto. La conseguenza è scontata: corrono a vendere.
In verità non bisognerebbe stabilire la tolleranza al rischio sulla base del momento storico. Ciò, infatti, ci porterebbe ad essere troppo aggressivi dopo un rialzo e troppo prudenti dopo un ribasso.
Nel primo caso venderemo tutto al primo crollo. Nel secondo caso, al contrario, metteremo le basi per una performance deludente negli anni successivi.
Coronavirus o no, la tolleranza al rischio ha a che vedere con il carattere dell’investitore, con la sua situazione patrimoniale, e altri dati del tutto esterni al mercato finanziario.
Ecco come definire correttamente il livello di tolleranza al rischio.
I ribassi sui mercati azionari sono intensi
Il coronavirus ha scatenato ribassi senza precedenti nei mercati azionari. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come il panico faccia perdere lucidità alle persone.
Le teorie accademiche e l’esperienza operativa sul campo mostrano che i mercati azionari esibiscono una reazione eccessiva alle notizie. In altri termini, gli operatori scaricano sui prezzi le attese circa il futuro andamento dei fondamentali economici.
A titolo di esempio: oggi tutti sono preoccupati circa l’impatto futuro che il coronavirus avrà sull’economia globale. E reagiscono con maggiore intensità alle notizie negative di quanto facciano con quelle positive. Così i ribassi continuano.
Se prendiamo per buona la teoria secondo cui i rialzi durano anni ma sono graduali, mentre i ribassi durano mesi ma esibiscono una volatilità forte, arriviamo ad una conclusione.
Durante le fasi di ribasso e panico occorre restare lucidi. E la cosa più semplice da fare è non effettuare alcuna operatività, a meno che la stessa non sia dettata da una strategia operativa che era già stata fissata a priori.
La ripresa delle borse non dipende dal covid-19
I mercati azionari sono in una fase diversa da quella di inizio 2020. Ciò a causa del fatto che la narrazione è cambiata. Siamo passati da un racconto in chiaro delle prospettive future ad uno in scuro, che evoca scenari apocalittici di pandemia globale.
Per assistere ad una forte risalita delle quotazioni è ragionevole aspettarsi un mutamento nella narrazione, che dovrà tornare positiva. Ciò potrà accadere dopo la fine dell’epidemia. Oppure, al contrario, le borse potranno ricominciare a crescere proprio nel momento di picco del contagio.
Noi non possiamo sapere cosa accadrà in futuro. Tuttavia possiamo prevedere con buona approssimazione quale sarà il nostro comportamento e plasmarlo affinché ci sia utile.
Non conoscendo gli altri ma conoscendo se stessi, in battaglia qualche volta si vincerà ed a volte si perderà. Non conoscendo gli altri né se stessi si sarà inevitabilmente in pericolo ad ogni scontro. – Sun Tzu
Nessuno sa cosa faranno i mercati. Purtroppo, però, molti investitori non sanno nemmeno come loro reagiranno alla volatilità degli stessi. Che sia innescata dal coronavirus oppure no.
Think different. Invest differently.
Giacomo Saver – CEO di SegretiBancari.com
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