La volatilità sta per arrivare: prepariamoci!!
Da quando è partito, il 10 marzo 2009, il rialzo dei mercati ha raggiunto proporzioni epiche. Stiamo parlando del secondo periodo di rialzi più lungo della storia: il precedente iniziò l’11 ottobre del 1990 e si concluse il 24 marzo del 2000 con lo scoppio della bolla high tech.
Dai minimi del 2009 l’S&P 500 in dollari è in guadagno del 380%, corrispondente ad un rendimento medio annualizzato del 19%.
Nel 2003, in un commento al libro “The Intelligent Investor“, Jason Zweig ipotizzava la formazione e lo scoppio di una bolla finanziaria intorno al 2020, venti anni dopo la precedente.
La festa finirà prima o poi. E invece di farsi sorprendere dalla volatilità è meglio prepararsi ad essa, così da reagire nel modo migliore non appena la turbolenza scuoterà i nostri investimenti.
Secondo Ann Dowd, vice presidente del colosso finanziario Fidelity Investments, “movimenti improvvisi e sfavorevoli del portafoglio minano la fiducia che abbiamo nel nostro metodo. La reazione migliore appare essere l’uscita dal mercato e la liquidazione totale delle azioni in portafoglio. Vendendo tutto abbiamo la percezione che non ci saranno ulteriori ribassi e che saremo al sicuro, ma questa strategia nel lungo andare è priva di senso“.
La volatilità dei mercati in prospettiva
Aspettarsi una volatilità dai mercati finanziari è il primo passo per affrontarla serenamente. Invece di lottare disperatamente per allontanarla, accogliamola e guardiamo le cose con la giusta prospettiva, ossia quella dell’investitore di lungo periodo.
Se il mercato azionario potrà perdere tranquillamente il 20% in poche settimane, è innegabile che i ribassi durano di meno dei rialzi e sono molto spesso occasioni di acquisto interessanti per chi ha il fegato ed il metodo per approfittarne.
Negli ultimi 35 anni il mercato azionario Usa ha avuto ribassi del 14% in media, calcolati rispetto ad un punto di massimo precedente. Nell’80% dei casi, tuttavia, il rendimento a fine anno è stato positivo.
La volatilità dei mercati ed i ribassi che questa innesca sono devastanti per i nostri portafogli e per la nostra “pace mentale”, ma portafogli adeguatamente diversificati hanno mostrato una grandissima capacità di recupero negli anni successivi al crollo.
Nel 1932, durante la fase più cupa della Grande Depressione, i mercati iniziarono un fortissimo rialzo che fece letteralmente esplodere i rendimenti nei cinque anni seguenti. Come dico spesso “i mercati anticipano cosa accadrà in futuro alle economie“. Usando gli indicatori appropriati potrai capire in anticipo quando è il momento di comprare o di vendere, ma di questo parleremo ad Investitore Libero.
La fiducia nel “sistema”
E’ molto importante che la strategia in base alla quale il portafoglio è stato costruito sia compresa ed accettata, anche a livello psicologico. In caso contrario oscillazioni modeste dei controvalori indurranno gli investitori a compiere scelte dettate dall’emotività. Basandosi su uno studio di Morningstar, Ann Dowd ha dimostrato come chi movimentava il proprio portafoglio in maniera eccessiva finiva con l’ottenere rendimenti inferiori a chi aveva i nervi saldi.
Ciò non significa che gli investimenti fatti ieri oggi non debbano essere ottimizzati. Anzi, parte integrante del sistema deve essere proprio la gestione dei momenti di ingresso/uscita. Tuttavia bisogna tenere ben presente che un buon meccanismo di ottimizzazione non dovrebbe generare continuamente segnali di ingresso e di uscita, altrimenti sconfineremmo nel mondo del trading e non dell’investimento.
Ogni quanto osservare il portafoglio?
La tentazione di movimentare gli investimenti cresce di pari passo con la crescita della volatilità dei mercati. Quando i controvalori investiti fluttuano in modo eccessivo siamo portati, in modo naturale, a fare due cose:
- aumentare la frequenza con cui controlliamo l’andamento del portafoglio
- “fare qualcosa” in risposta allo stress che stiamo subendo.
Lo psicologo comportamentale Richard Thaler ha dimostrato come i portafogli “controllati di meno” erano quelli che rendevano di più, grazie proprio agli errori che si evitano di commettere se si è ossessionati dal monitoraggio continuo delle posizioni.
Limitandoci a controllare il valore dei nostri investimenti una volta al mese eviteremo quel senso di urgenza che ci spinge a “fare qualcosa” anche quando la cosa migliore da fare è stare fermi.
Risparmiare, investire e ribilanciare
A chi non ha tempo né voglia di imparare un metodo di investimento, propongo una ricetta semplice per gestire la volatilità. Essa si basa su una semplice sequenza: risparmiare-> investire regolarmente quanto accantonato, in qualunque situazione di mercato -> ribilanciare i pesi del portafoglio per riportare lo stesso alla composizione originale.
Per quanto questa strategia sembri assurdamente semplice, essa è un modo efficace per aumentare i rendimenti dei propri investimenti riducendo i rischi ed abbattendo costi e tasse inutili.