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Il Mercato Obbligazionario Ci Sta Avvisando di un Pericolo?

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Mercato obbligazionario: il 10 gennaio 2018 il rendimento del Treasury Bond americano ha subito un’impennata. Segnale di un pericolo imminente?

Il tasso di rendimento del decennale americano ha appena raggiunto il 2,59%, il massimo da marzo 2017. Sebbene il livello sia ancora basso, ciò che colpisce è la velocità con cui i rendimenti sono cresciuti. Poiché esiste una relazione inversa tra andamento dei tassi e quotazioni delle obbligazioni, alcuni investitori temono che un collasso dei bond sia alle porte e che esso sfocierà in una crisi innescata dalle Banche Centrali che queste ultime non sono in grado di risolvere.

Andamento del mercato obbligazionario: cosa aspettarsi

La visione classica dell’economia prevede che ci sia uno stretto legame tra l’andamento dei tassi di interesse e quello dell’economia reale. Tuttavia le politiche monetarie espansive poste in essere dalle Banche Centrali dopo la grande crisi del 2008 – 2009, hanno scardinato questa relazione. I tassi sono stati spinti così in basso che è inimmaginabile ipotizzare ulteriori discese da questi livelli.

La Banca del Giappone ha annunciato la sua intenzione di ridurre gli acquisti di bond a lunga scadenza, mentre la Cina ha iniziato a immettere sul mercato parte dei suoi 3,1 trilioni di $ di Treasury Usa. La Fed e la BCE faranno altrettanto. Il timore che serpeggia tra gli operatori è che la fine della politica monetaria accomodante porti con sé una crisi finanziaria peggiore della precedente.

Poiché essa sarebbe indotta dall’operato delle stesse Banche Centrali, queste ultime potrebbero non essere in grado di evitare una nuova crisi finanziaria.

Sebbene le obbligazioni non offrano più rendimenti elevati come in passato, a mio avviso il mercato obbligazionario non è per nulla morto. Anzi.

Non spariamo sui bond

Chi ha investito in obbligazioni ha avuto rendimenti molto alti in passato, se rapportati ai rischi corsi. Da un lato avevamo le cedole, gli interessi che i bond pagano ai loro possessori; dall’altro la rivalutazione in conto capitale generata dai tassi che scendevano, rendendo così appetibili i “vecchi” titoli in circolazione, che aumentavano di valore.

Nel 2017 le cose non sono andate bene per gli obbligazionisti:

  • il travaso di denaro dalle obbligazioni alle azioni ha fatto scendere le loro quotazioni
  • la rivalutazione dell’euro ha depresso ulteriormente i prezzi dei titoli denominati in valuta estera.

Se è fuor di dubbio che il mercato obbligazionario non sia più “attraente” come lo era in passato, io credo che sia eccessivo parlare di una grande crisi imminente.

In PRIMO LUOGO perché un rialzo dei tassi comporterebbe una riduzione della quotazione delle obbligazioni, ma non un repentino crollo del flusso cedolare. Nel tempo questo sovra compenserebbe la caduta di prezzo dei titoli, in ogni caso.

In SECONDO LUOGO perché è insolito che un certo strumento finanziario generi costantemente ritorni negativi. Esiste un fenomeno, conosciuto come “ritorno in media“, secondo cui c’è in finanza un’alternanza tra stagioni buone e meno buone.

Dopo un po’ di anni redditizi è normale e fisiologico che arrivi la doccia fredda con rendimenti negativi, ma poiché nel lungo andare il rendimento medio di un investimento deve essere positivo, a periodi sfavorevoli ne seguiranno necessariamente altri positivi.

Come diceva Brandon Lee: “non può piovere per sempre”.

mercato obbligazionario

Il grafico che vedi mostra il rendimento di un ETF Obbligazionario  globale. Sebbene il 2018 non sia significativo, è immediato constatare come il 2014 ed il 2017 siano stati anni anomali.Il primo è stato decisamente positivo, il secondo discretamente deludente.

Sebbene concordo sul fatto che le obbligazioni siano meno “attraenti” rispetto al passato, non credo che esse debbano essere escluse da un portafoglio diversificato.

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